Bruxelles: i miei primi 10 giorni

Natale Salvo alla Forest des Soignes a Bruxelles

La temperatura di 13 gradi e il vento gelido che mi hanno accolto appena sceso all’aeroporto di Charleroi mi hanno fatto subito capire una cosa: l’avventura in Belgio era iniziata davvero. Un mondo nuovo, con servizi e regole che non conoscevo. Un bello shock, considerando che solo due giorni prima, a Pisa, “sopportavo” quasi 30 gradi durante la mia sosta da expat in viaggio dalla Sicilia.

In aereo, accanto a me, c’era una ragazza italiana che vive a Bruxelles da anni. Mi ha sorriso e detto: “Troverai un sacco di italiani!”. Una specie di avviso.

E invece, a Trapani, solo una settimana prima, amici e conoscenti mi avevano salutato con tanti auguri, un po’ di invidia, e la certezza che sarei tornato presto “a casa”.

Beh, devo dire che, dopo dieci giorni qui ad Anderlecht, il comune della regione di Bruxelles dove “abito”, nulla mi fa pensare alla fuga. Anzi.

Questi dieci giorni mi hanno già dato tutto quello che cercavo dall’espatrio: socialità, cultura, gente da tutto il mondo, spazi verdi.

Certo, c’è la burocrazia. Pesante, ma lo sapevo, ne avevo scritto in “Europa, libera circolazione: teoria vs pratica”. Ma almeno ha una sua logica. Ho sbattuto la testa quando ho chiesto la residenza: online avevo fissato il rendez-vous, preparato i documenti (foto, bancomat pronto, prova della pensione…). Ma sorpresa: volevano anche il documento INPS tradotto e legalizzato in francese! Non era scritto da nessuna parte. Risultato? Appuntamento annullato e nuovo tra un mese.

Il mancato riconoscimento della residenza non mi ha però fermato: ho chiesto l’iscrizione alla Mutuelle Solidaire, una delle casse mutue belghe, per avere l’assistenza sanitaria. Ho consegnato tutto, compreso il modello S1 preso dall’ASP. Ora aspetto risposta (martedì andrò a sollecitare). Più avanti valuterò anche un conto in banca.

Ma non è stata solo burocrazia, anzi.

Grazie all’“Antenna” del mio quartiere, Cureghem, ho scoperto la “Guida per i Senior” che pubblica sempre il Comune e quindi, da lì, Cosmos, un’associazione che gestisce un Centro Sociale. Posto accogliente, bar, e un ristorante sociale dove incontri gente, anche belghe d’origine italiana e spagnola, e con 7 euro pranzi senza che nessuno ti chieda l’ISEE. Fantastico. E poi attività a non finire: conversazioni in francese, karaoke, ginnastica, gite ai musei, passeggiate nei boschi, pomeriggi danzanti, cinema, piscina, perfino pedicure e massaggi. Ogni mese distribuiscono un opuscolo con il calendario.

Giovedì, dopo il pranzo sociale, ci siamo fatti una “promenade”, assieme ai nuovi amici multietnici, di sei ore nella foresta di Soignes. Dieci chilometri di sentieri, guidati da Marc, volontario di Cosmos. Rientro a casa alle 19 passate, stanchissimo e felice.

Il municipio mi ha regalato anche “Contact 1070”, il giornale bimestrale edito dal Comune, pieno di info su eventi, lavori e servizi. E un “Bienvenue” sincero dall’impiegato allo sportello. Piccole cose che scaldano.

Bruxelles è una città di 188.000 abitanti, che però diventano 1,2 milioni con i suoi 19 comuni. Un mosaico di lingue: francese, fiammingo e persino tedesco in alcuni paesi di Liegi. Una vera babilonia. Forse è per questo che qui le attività sociali e culturali sono così forti: servono per sentirsi inclusi.

E la rete dei trasporti della STIB è incredibile: metro, tram, bus (l’abbonamento mensile costa 55 euro e per richiederlo serve la carta d’identità belga o un passaporto). In pochi minuti sei in un altro comune e puoi partecipare alle attività lì, senza che nessuno ti chieda chi sei o da dove vieni.

In questi giorni ho facilmente preso in prestito un libro alla biblioteca Espace Carême di Anderlecht, ho ballato al Centro Culturale Brass a Forest con buffet gratis, assistito ad uno spettacolo di comico di un mimo a Jette, visitato il Museo delle Frit al vernissage di Jean-Cloud Salemi e dove ho conosciuto altre due italiane, ascoltato jazz gratis ancora ad Anderlecht, un coro “argento” a Ixelles, e in centro ho scoperto Boum, un café con una piccola biblioteca anarchica. È lì che ho conosciuto un ragazzo libanese, ora mio rivale ufficiale a scacchi. Finora lui vince, ma sto recuperando!

Talmente tante cose che ho dovuto crearmi un’agenda. Tra cui i “café littéraire”: incontri in biblioteca dove si parla di libri, con tè, biscotti e caffè. Io sono stato a quello di Uccle, coordinato dalla bravissima Marianne Koutchoumov.

E poi il colpo grosso: l’RDW Molenbeek, squadra di serie A belga di calcio a 5, cercava un coach per le giovanili. Ho scritto, mi sono presentato, e Abdel, il coordinatore, mi ha accolto con un sorriso: ora sono nel gruppo! E ieri ho visto la prima squadra ribaltare uno 0-3 subito nei primi otto minuti e vincere 6-4. Emozione pura.

Per finire, mi sono iscritto anche a un corso di francese gratuito (anzi quasi) presso uno dei tanti enti di Promozione Sociale, in questo caso nel comune di Saint Gilles. Lunedì test di livello, vediamo dove mi piazzano.

Questa è solo la prima parte della mia Seconda Vita da expat over 60. Restate sintonizzati, vi racconterò tutto.

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2 risposte

  1. Corrado ha detto:

    Sono contento che sei felice di stare in Belgio nella tua nuova vita che ti diverti ti svaghi.

  2. Natale Salvo ha detto:

    Fantastico, sono davvero felice per te, credo di non averti mai visto così contento. Riconosco in me una forte invidia, ma è frutto della mia ignoranza: non avevo mai considerato che in quel periodo avrei potuto sfruttare meglio la mia giovinezza per un progetto del genere. Ero sempre preso dalle conquiste a breve termine, alcune delle quali oggi ritengo mal riposte.
    Tuttavia, mettendomi nei tuoi panni, credo che la maggiore difficoltà per me sarebbe la comunicazione diretta con le persone e il clima. Per il resto, c’è solo da insistere. Se davvero si tratta di un posto come mi descrivesti in passato, dove ci si muove a piedi o in bici e per il resto ci sono i mezzi pubblici quindi auto e moto sono assenti o quasi e dove c’è tanto verde, parchi e numerose distrazioni costruttive, allora è davvero un bel posto, e addirittura pure un cafè dove c’è all’interno un posto di cultura. Complimenti, hai fatto la scelta giusta.

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