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Migrazioni

Decreto immigrazione: la cittadinanza sinonimo di sicurezza

25 Settembre 2018 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Vicenza-Cerimonia-Cittadinanza
Vicenza: Cerimonia Cittadinanza

Il governo nazionale ha approvato un decreto sull’immigrazione. Alcuni punti, più o meno criticabili e contestabili, mi sembra che rientrino nella legittima valutazione di un governo in carica. La deputata europea Elly Schlein già ha espresso su Pressenza le proprie preoccupazioni sulla proposta di ridimensionamento degli centri SPRAR e del permesso umanitario di cui al Testo unico sull’immigrazione del 1998.

Qui desidero esaminare due punti a mio parere importanti e su cui mi sembra, invece, sia stata posta scarsa attenzione.

Decreto Salvini: la revoca dello status di rifugiato

«Il decreto estende la lista dei reati che comportano la revoca dello status di rifugiato o la protezione internazionale: saranno inclusi anche i reati come […] resistenza a pubblico ufficiale», spiega il settimanale Internazionale.

Personalmente mi sembra, tale reato, ben poca cosa a fronte del grave pericolo cui va incontro il rifugiato in caso di revoca dello status già riconosciuto e quindi di espulsione verso il paese da cui fugge.

Decreto Salvini: almeno 14 anni per la cittadinanza

La legge 91 del 1992 – governo Andreotti – stabilisce che «la cittadinanza italiana può essere concessa […] su proposta del Ministro dell’interno […] allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica» (lettera f dell’art. 9).

La proposta del decreto Salvini prevede l’aggiunta di un comma 9-ter a tale norma che estende a «quarantotto mesi» (4 anni) «il termine per la definizione dei procedimenti». La cittadinanza italiana per naturalizzazione, quindi, potrà essere concessa dopo 14 anni di residenza. Ma, di fatto, non prevedendo l’art. 9-ter una sanzione in caso di mancato rispetto del termine (per effetto della contestuale previsione di abrogazione del comma 2 dell’art. 8), il termine diventa ordinatorio. In definitiva .. il termine potrebbe diventare …. mai!

Si tratta di una cattiveria gratuita; probabilmente di un atto illegittimo vestito di legittimità.

Una cattiveria solo propagandistica perché appena 87.000 gli stranieri che ottengono ogni anno la cittadinanza per matrimonio o per naturalizzazione (dato 2014, ultimo pubblicato sul sito del Ministero degli Interni); migliaia di quest’ultimi sono europei.

La concessione di cittadinanza è un procedimento amministrativo che viene avviato su istanza dell’interessato, previa presentazione di una serie di documenti che attestano – ad esempio – il possesso di un reddito non inferiore a 8.263 euro annui e l’assenza di condanne, nel paese d’origine, ad oltre tre anni di reclusione, in originale e con traduzione in lingua italiana.

Decreto Salvini: la legge 241 calpestata

La legge 241 del 1990 sul procedimento amministrativo stabilisce all’art. 2 che un procedimento amministrativo debba concludersi nel «termine di trenta giorni» o nel maggiore termine previsto dalle pubbliche amministrazioni competenti. Tuttavia, che il termine sia stabilito in 4 anni appare chiaramente e ingiustificabilmente sproporzionato.

Per una volta si potrebbe dire che si stava meglio, quando si stava peggio: con la legge regia n. 555 del 13 giugno 1912 (quella sulla cittadinanza abrogata per fare posto alla legge repubblicana del 1992) la cittadinanza era concessa allo straniero residente «da almeno cinque anni nel Regno».

Cittadinanza: proposte e buone pratiche

La materia andava certamente riformata; ma nel senso opposto. Abbreviando i termini per l’esame delle domande, compatibilmente alla complessiva della pratica, a tempi prossimi a quelli minimi previsti dalla legge 241. La cittadinanza è una forma di inclusione del residente. Parola che sottintende la vera risposta alla sicurezza.

Qualcosa di positivo che si muove però c’è, anche nel nord Veneto, a Vicenza: lo scorso 12 febbraio, ad esempio, la consegna della cittadinanza italiana è avvenuta per la prima volta in forma pubblica, nell’Aula del Consiglio comunale. L’assessore Filippo Zanetti ha ricevuto i neo italiani con un «per noi è una vera e propria ricchezza accogliere nella nostra comunità nuovi cittadini».

Il Decreto Sicurezza Salvini – nel link il PDF in prima stesura -, tuttavia, sembra correre verso una tempestiva approvazione in Parlamento, non trovando di fatto ostacolo né tra maggioranze né tra opposizione.

Archiviato in:Migrazioni Contrassegnato con: Immigrazione

Attentato Pietraperzia, Vella: siciliani popolo accogliente

17 Febbraio 2018 by FronteAmpio.it

Pietraperzia, in provincia di Enna, come Macerata? La notte tra il 14 e il 15 febbraio scorso un colpo di fucile a pallettoni è stato sparato contro la finestra di un locale parrocchiale che ospita da una settimana una ventina d’immigrati sotto la gestione dell’associazione Don Bosco 2000 di Piazza Armerina.

Per fortuna solo tanto spavento per gli ospiti, questa volta nessuno è rimasto ferito.

I commenti dopo l’attentato a Pietraperzia

«Siamo ancora sconcertati ed increduli per quanto successo stanotte, un atto criminale ingiustificabile, intollerabile ed inqualificabile che ha attentato alla vita di PERSONE con chiaro intento terroristico», scrive su Facebook Antonio Bevilacqua, sindaco di Pietraperzia.

FB Musumeci su PietraperziaCondanna svilita da Nello Musumeci, presidente della regione a capo di una maggioranza di destra, che, in merito ai fatti di Pietraperzia, ha tenuto a evidenziare la propria «preoccupazione per il clima di tensione, presente in molte parti dell’Isola» e accusandone come responsabili «i tanti propugnatori di un buonismo ipocrita e pericoloso».

Una dichiarazione di parte politica e non da rappresentante di tutti i siciliani.

Cinzia Vella è una delle responsabili dell’associazione Don Bosco 2000 di Piazza Armerina che gestisce il piccolo centro colpito dall’atto delinquenziale. Per lei, non esiste alcun «clima di tensione» per gli immigrati.

Per Cinzia, «la dimostrazione è che, sin dal primo momento che i ragazzi sono arrivati qui, la gente ci è stata vicina, ha accolto i ragazzi».

Attentato ai migranti di #Pietraperzia: Ma il popolo siciliano, per natura, è sempre stato un popolo accogliente e continua a esserlo. Condividi il Tweet

«Io credo – prosegue Cinzia – che ci sia una parte politica che strumentalizza, che usa i Social in un certo modo, e che crea opinioni, suscitando anche soggezioni psicologiche».

Sull’accaduto, crede che questo sia «il frutto di una esasperazione creata dallo scontro politico, dall’affrontare il tema dell’immigrazione in maniera errata, come problema e non come risorsa».

Le fa eco il Movimento Cinque Stelle di Pietraperzia che sostiene il sindaco Bevilacqua: «Abbiamo criticato fermamente l’enorme ed ingiustificata esposizione mediatica dell’arrivo di venti poveri ragazzi nel nostro comune. Convocazione di assemblee cittadine, catene di messaggi, istigazioni alla paura ed all’odio, fomentazione degli estremismi, espliciti inviti reazionari e quant’altro di deplorevole. Fin dall’arrivo dei ragazzi in paese, ci siamo spesi attivamente per la loro piena integrazione e così hanno fatto tantissimi concittadini. Qualche altro continuava a pensare a mobilitazioni per fronteggiare il problema».

Dopo l’attentato, la risposta della Società Civile

«Ecco perché – conclude Cinzia Vella – sarebbe importante una corretta informazione, affrontare in maniera diversa il fenomeno dell’immigrazione, far comprendere i motivi per cui i migranti arrivano qui, far conoscere le loro storie. Il pregiudizio, la paura, è frutto della non conoscenza».

Intanto oggi a Catania, è organizzato un corteo cittadino contro le «intimidazioni di origine fascista e mafiosa» che colpiscono la città siciliana, oramai da mesi. E’ ancora fresco, ad esempio, il ricordo dell’incendio al Campo sportivo “San Teodoro” di Librino.

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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