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Politica

Operazione Scrigno: la mafia è sconfitta, la malapolitica no

6 Marzo 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

voto-sporco

Ma la mafia è sconfitta? «Non riescono più a smuovere alcun consenso elettorale consistente», risponde Massimo Marino, editore di Telesud, nel corso di un’emissione televisiva di martedì 5 marzo, sulla base degli scarsi risultati elettorali dei candidati “graditi” a quegli che vengono indicati, dagli inquirenti, gli esponenti di “spicco” dell’organizzazione.

Eppure, ancora una volta, il voto è stato certamente inquinato, tanto alle elezioni comunali che alle regionali e alle politiche. Lo dicono le 594 pagine del provvedimento della magistratura palermitana che ha disposto 25 arresti e altri 8 avvisi di garanzia.

Sul presunto contributo elettorale a Simona Mannina (non indagata), nel 2017 candidata consigliera nel movimento civico “Erice che Vogliamo” a sostegno di Daniela Toscano, abbiamo detto ieri. Un contributo lecito, in quanto non sarebbe stato individuata una contropartita, ma pur sempre un sostegno inopportunamente richiesto a esponenti mafiosi e a figli di mafiosi ergastolani per omicidio.

Poco importa che alcuni indizi evidenziano che si tratti di un sostegno ininfluente per l’elezione di Mannina.

Francesco Virga, soggetto già condannato in via definitiva per associazione mafiosa, richiesto un sostegno da parte del padre Vito Mannina, non offre una particolare “disponibilità” – secondo le intercettazioni -: «quindi io fino a dieci» voti. Virga, infatti, avrebbe sostenuto il consigliere comunale Giovanni Maltese. Sarà Pietro Cusenza, anche questi accusato di fare parte della famiglia mafiosa, invece, probabilmente, a muoversi per “portare” più voti. Ma l’architetto Mannina resterà insoddisfatto: se ne aspettava di più; lo rileva lo stesso Cusenza: «ci è rimasto pure [male]» ammette questi sotto intercettazione.

Per comprendere meglio la portata della questione, è interessante scorrere la tabella dei risultati della Lista “Erice che Vogliamo – Toscano sindaco” pubblicata sul sito del Comune.

Erice-Che-Vogliamo-2018

La Lista riesce ad elegge un solo consigliere, la Mannina, che ottiene 251 preferenze, e giunge davanti al suocero Antonino Ingrasciotta (218) e Pippo Martines (205), quest’ultimo accoppiato con Giuseppina Alcamo detta “Pepea” (150 voti e quarta).

Dall’esame dei voti per sezione, si rileva che in tutte le sezioni, eccetto una, Mannina e Ingrasciotta (consigliere uscente con un buon bagaglio di voti già di suo), hanno sempre quasi le stesse preferenze. Alla sezione 11, quella della scuola Anna Franck di Ballata, invece c’è il “cappotto”: 28-0 di Simona Mannina sul suocero. Risultato che Mannina, ma anche la logica, attribuiscono al candidato locale Vincenzo Cusenza che lì, infatti, ottiene 33 preferenze. L’imprenditore Vincenzo Cusenza, spiega la consigliera, «era un amico di mio padre, che NULLA aveva ed ha a che fare con Pietro Cusenza, oggi indagato».

Resta un altro aspetto da approfondire della vicenda: le foto alle schede elettorali. Pietro Cusenza – riporta il rapporto dell’Autorità Giudiziaria – «aveva richiesto ad ogni persona, da lui contattata in quel periodo, di fotografare la propria scheda all’interno del seggio dopo aver espresso la propria preferenza e quindi, in virtù di tale accorgimento, era stato in grado di dimostrare che un rilevante numero di voti [60, NdR] erano stati dichiarati nulli per dei meri errori nella compilazione».

Ancora troppi smartphone che entrano nei seggi elettorali, insomma, e poca attenzione su questo aspetto da parte dei presidenti dei seggi e degli scrutatori. L’esame delle foto, se possibile, sarebbe utile a chiarire chi avrebbe fotografato la scheda, in quali seggi di Erice e con quali presidenti sarebbero avvenute tali irregolarità e le eventuali accoppiate votate da parenti e amici del Cusenza.

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Operazione Scrigno, la consigliera Simona Mannina al contrattacco

5 Marzo 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

carabinieri-112

«L’ordinanza [del Giudice, NdR] è assai ricca di spunti che meriterebbero, al di la della rilevanza penale, tante riflessioni che ovviamente non ci competono e le lasciamo fare a chi le sa fare».

Con questa dichiarazione (al minuto 30 della conferenza stampa svoltasi a Palermo) gli investigatori invitano implicitamente i giornalisti a commentare le 594 pagine del procedimento n. 4079/2016 firmato dal GIP dott. Piergiorgio Morosini e che ha condotto stamani all’alba all’arresto di 25 persone tra cui alcuni ex noti politici.

Insomma – sembrano sostenere  – dagli atti si rilevano delle condotte, anche di soggetti non sottoposti a indagine, che, nonostante le numerose intercettazioni, non risultano illegali, ma che possono egualmente suscitare indignazione e condanna morale da parte dei cittadini.

Il personaggio cui in particolare si riferiscono, appare chiaro: è Simona Mannina. Si tratta di una consigliere comunale di Erice, eletta nel 2017 con 251 preferenze nella lista “Erice che Vogliamo” il movimento civico dall’ex sindaco Giacomo Tranchida.

Mannina  poi, a marzo 2018, è stata pure eletta segretaria cittadina del movimento giovanile del Partito Democratico [1]. Successivamente, però, era diventata “critica” dell’amministrazione Toscano tanto da dimettersi dal Partito [2] e chiedere le dimissioni della sindaca [3] dopo l’arresto, con l’accusa di corruzione, del vice sindaco Angelo Catalano fino a criticare la  Giunta per presunte incompatibilità dell’assessore Gianni  Mauro [4], altro fedelissimo del sindaco di Trapani Giacomo Tranchida.

Mannina, o suo padre Vito ex consigliere comunale a Trapani sotto l’amministrazione del sindaco Fazio, vengono citati, direttamente o indirettamente, due volte durante la conferenza stampa degli investigatori [il video integrale è su Facebook]. Al minuto 18:25-19:30 e al minuto 32:30-33:00.

«Virga Francesco [ha] incontrato il consigliere comunale Vito Mannina, che si reca al suo negozio e gli chiede espressamente l’appoggio elettorale» [per sé, candidato a Trapani, e per la figlia, candidata ad Erice, NdR].

«Dopo aver chiesto l’appoggio elettorale, c’è stata una consigliera eletta che è andata da Franco Orlando, senza alcuna forma di precauzione è entrata nel suo bar, l’ha abbracciato e gli ha detto “grazie, se sono stata eletta è tutto merito tuo”».

La Mannina, da noi contattata, smentisce tale fatto. E, in effetti, scorrendo l’ordinanza del Giudice, sembra che la dichiarazione dell’investigatore sia errata e l’episodio sembra individuarsi diversamente e semplicemente come riferito.

Dalle intercettazioni risulta che Pietro Cusenza, presunto mafioso, chiacchierando con Pietro Virga – figlio del boss Vincenzo, detenuto e, tra gli altri, accusato dell’omicidio di Mauro Rostagno -, sostiene: «cioè io quando ho fatto salire la figlia di Vito MANNINA a me, sua figlia mi ha abbracciato e si è messa a piangere, e mi ha detto: “Se non era per te io non avevo dove andare”, dico sono belle soddisfazioni però Pietro, perché tu fai, una cosa … ».

La consigliera Mannina non smentisce l’appoggio elettorale richiesto dal padre (Pietro Cusenza, nelle intercettazioni, lo calcola in 80 voti), ma dichiara di non sapere né «dove prendeva i voti» Cusenza né che fosse un mafioso.

La consigliera assicura che non si dimetterà.

In effetti non risulterebbe indagata e dalle intercettazioni diffuse non risulterebbe che il padre Vito Mannina abbia mai promesso uno “scambio” ai presunti mafiosi in cambio del sostegno richiesto: «Che faccio ti lascio qualche fac-simile.. qualche cosa…» avrebbe solo detto, l’11 aprile 2017 a Francesco Virga, in una conversazione intercettata all’interno del negozio di questo, “lo Scrigno”.

Il presunto reale appoggio alla Mannina da parte del gruppo Cusenza-Virga è tutto ancora da dimostrare.

In effetti, dagli atti, si rileverebbero delle incongruenze: i presunti mafiosi a chi “portavano”?

Proprio alla Mannina, oppure a Giovanni Maltese, stamani arrestato come presunto appartenente alla famiglia mafiosa di Trapani (questi candidato in una Lista che appoggiava il candidato Nacci e con la quale otteneva 201 voti)? L’accoppiata, essendo i due in due liste diverse, era impossibile.

D’altro canto, la preferenza della Mannina “camminava” in ticket col suocero Antonino Ingrasciotta (sempre lista “Erice che Vogliamo”), da sempre “fedelissimo” di Giacomo Tranchida, che ha ottenuto, nel 2017, 218 voti, appena 33 voti in meno della nuora, e solo una settantina in più del 2012, quando fu eletto con 151 voti con “Erice più grande” in una delle civiche che avrebbe contribuito alla rielezione del sindaco.

Una certezza, Simona Mannina, tuttavia ce l’ha: contro di lei «È stato architettato tutto a regola d’arte. Perché sto facendo la guerra». Un’accusa pesante.

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La Trapani che resiste a intermittenza

3 Febbraio 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Trapani_che_resiste

Ieri una trentina di trapanesi si sono radunati in una piazzatta del Centro Storico, e non davanti il Municipio come altrove in Italia, per protestare contro una presunta politica illiberale e razzista del governo Conte sostenuto da Movimento Cinque Stelle e Lega Nord. In particolare contro il Decreto “Sicurezza”, oramai legge dello Stato da diversi mesi, che pone seri limiti alle condizioni di vita dei migranti presenti nel nostro Paese.

Erano una trentina di, giovani e meno giovani, in buona parte esponenti della Sinistra trapanese, di quella Sinistra che si riconosce nel Partito Democratico intendo, a livello nazionale e locale. Nella foto ricordo dell’evento, s’intravedono dirigenti del Partito Democratico, di MDP-Articolo 1.

Decreto Flussi, Ius Soli, lager in Libia, soldati in Niger: Chi protestava?

Il Partito Democratico è quello che si è reso protagonista, dalla propria poltrona di governo del Paese, di Decreti “Flussi” che consentivano l’ingresso regolare solo a 500 migranti, Di fatto ha così realizzato le condizioni per l’immigrazione irregolare o clandestina, come denunciato in un recente convegno di Pressenza a Milano.

Nessun trapanese è sceso in piazza a urlare il proprio sdegno contro questo ridicolo decreto “Flussi”.

Il Partito Democratico è quello che si è reso protagonista, col governo Renzi-Gentiloni e col ministro Minniti, della realizzazione di veri e propri “campi di concentramento”, o “lager”, chiamateli come preferite, in Libia, per fermare “l’invasione” dei negri e dei musulmani in Italia. Per impedire che partissero i barconi carichi di migranti in fuga da guerre civili, da governi non democratici, da condizioni economiche impossibili.

In quei “campi” i migranti subivano abusi e violenze, anche sessuali, venivano venduti come schiavi nei mercati di Tripoli.

Il Partito Democratico è quello che ha schierato le truppe italiane in Niger, al confine con la Libia, anche per fermare ancora più a monte queste carovane di disperati in cerca di una vita migliore.

Nessun trapanese è sceso in piazza a urlare il proprio sdegno contro questo scandalo umanitario e del diritto nazionale ed internazionale.

Il Partito Democratico, che governava con una maggioranza “bulgara” frutto di una legge elettorale dichiarata incostituzionale, è quello che si è reso protagonista del blocco in Parlamento della legge sullo “Ius Soli” che, sia pure in maniera “temperata”, rinosceva la cittadinanza ai bambini stranieri nati sul suolo del nostro Paese, come avviene perfino negli Stati Uniti.

Corruzione a Trapani, a Erice: Chi protestava?

Il Partito Denocratico è quello che governa l’adiacente Comune di Erice dove ieri hanno arrestato il vice sindaco. Anche qui l’accusa è corruzione. Da anni, componenti dell’Amministrazione e consiglieri comunali, sostiene l’accusa della Magistratura, avevano imposto un Sistema che curava gli “interessi personali e privati” piuttosto quelli della Collettività.

Nessun trapanese è sceso in piazza a urlare il proprio sdegno.

Nessuno del Partito Democratico (né del Cinque Stelle, per la verità) ha diffuso un comunicato con cui prendesse le distanze da questo Sistema. Il pover’uomo ora col braccialetto elettronico alla caviglia sembra, a quanto si capisce, che facesse tutto da solo e di nascosto ai colleghi della Giunta.

Ma di cosa mi sorprendo a Trapani, ancora?

Avevano arrestato l’ex sindaco di Trapani e deputato regionale eletto nelle liste di Forza Italia perché coinvolto in due inchieste per corruzione del filone “Liberty Lines”. Anche lì c’era un Sistema, a leggere quanto pubblicano i giornali. Interesse privato, soldi, favori, voti.

Nessun trapanese era sceso in piazza a urlare il proprio sdegno.

Anzi avevano sostenuto la sua candidatura a sindaco in una campagna elettorale “virtuale” dato che questi l’ha fatta prevalentemente dagli arresti domiciliari. Oltre 10.000 trapanesi (il 31%), a giugno 2017, lo aveva poi votato, la maggioranza relativa, con l’esito che le elezioni venivano annullate e la città commissariata.

Nessuno dei grandi concorrenti, né il candidato della “Sinistra” ovvero del Partito Democratico né quello dei Cinque Stelle, aveva chiesto il ritiro del candidato virtuale dalla campagna elettorale.

Solo un piccolo candidato, quel Giuseppe Marascia della lista “Città a Misura d’Uomo” “premiato” dai concittadini con poco meno del 2% del consensi e oggi ritiratosi a vita privata.

Lui no, non resiste come i giovani esponenti del Partito Democratico trapanese ieri in piazza. Lui, Marascia, si è arreso. Coerentemente.

Archiviato in:Politica Contrassegnato con: Migranti, Sicurezza, Trapani

#1point5: Per l’IPCC occorre tagliare i combustibili fossili entro il 2030

5 Gennaio 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

IPCC Surriscaldamento globale
Fonte: rapporto ottobre 2018 IPCC

«È probabile che il riscaldamento globale raggiungerà 1,5° C oltre il livello preindustriale tra il 2030 e il 2052 se continua ad aumentare al ritmo attuale». Lo ha sostenuto l’IPCC, l’organizzazione governativa che studia il fenomeno, l’ultimo rapporto dello scorso ottobre 2018.

Alla stesura del rapporto hanno contribuito anche la triestina Anna Pirani e l’italo-norvegese Angela Morelli.

«Si stima che le attività umane abbiano causato circa 1,0°C di riscaldamento globale al di sopra dei livelli preindustriali», precisa l’IPCC. Tale livello comporterà dei «rischi per i sistemi naturali e umani».

Le previsioni sul clima del rapporto dell’IPCC

In particolare, si prevede che il numero di giorni caldi aumenterà nella maggior parte delle regioni terrestri, con i maggiori aumenti ai tropici. Inoltre gli estremi di temperatura si innalzeranno tra i 3 (nelle latitudini medie) e i 6 gradi (latitudini elevate). Ciò comporterà aumento del rischio di incendi boschivi, di diffusione di specie animali e vegetali invasive, la riduzione delle aree di diffusione di innumerevoli specie di piante, d’insetti e di vertebrati.

Ma, soprattutto, aumenterebbero i rischi per la salute umana: tanto per lo sviluppo della malaria e della febbre dengue, quanto per le “ondate di calore” nelle aree urbane.

In riferimento al previsto innalzamento del livello medio del mare, le proiezioni (rispetto al 1986-2005) «suggeriscono un intervallo indicativo di 0,26-0,77 m entro il 2100 in caso di 1,5°C di riscaldamento globale». Tuttavia, prosegue l’IPCC, l’aumento di 1,5-2 gradi della temperatura terrestre potrebbe innescare, in un lungo arco di tempo, «l’instabilità dello strato di ghiaccio marino in Antartide e/o la perdita irreversibile dello strato di ghiaccio della Groenlandia che potrebbe comportare un innalzamento di più metri del livello del mare».

Per l’IPCC esistono delle soluzioni: usare le energia rinnovabili

Tali nuove condizioni di vita potranno, comunque, essere affrontate con «attuazione delle opzioni di adattamento e mitigazione».

L’IPCC stima che, attualmente, siano l’industria (col 25%), le abitazioni (23%), i trasporti (23%), i maggiori produttori di C02 e quindi responsabili del surriscaldamento climatico.

Al fine di intervenire per il contenimento dell’aumento della temperatura globale entro 1,5° C, i tecnici dell’IPCC suggeriscono «una profonda riduzione delle emissioni di metano e di carbonio nero (35% o più di entrambi entro il 2050 rispetto al 2010) […], di ridurre il protossido di azoto e il metano provenienti dall’agricoltura».

In tale ottica di riduzione, per l’IPCC, si dovrà tenere conto, altresì, del «potenziale rilascio aggiuntivo di carbonio derivante dal futuro scioglimento del permafrost».

L’IPCC non indica misure precise e rinvia le scelte ai politici cui però assegna poco tempo e poco CO2 da immettere ancora nell’atmosfera. La data limite è il 2030. Nel 2015, la temperatura del pianeta ha già raggiunto circa 0,87°C d’aumento oltre l’era pre-industriale (1850) e «si stima – aggiungono i tecnici – che il riscaldamento globale antropogenico sia attualmente in aumento a 0,2°C per decennio a causa di emissioni passate e in corso». Intervenire, quindi, dopo il 2030, conclude il rapporto dell’IPCC, potrebbe significare dover operare «il blocco delle infrastrutture che producono emissioni di carbonio».

Qui puoi scaricare il PDF del rapporto dell’IPCC.

Se vuoi seguire qualche intervento di Anna Pirani e Angela Morelli vedi i seguenti video.

Archiviato in:Politica Contrassegnato con: Ambiente, Energia Pulita, Surriscaldamento Globale

I Politici? Solo dei burattini: il Potere globale c’è l’ha chi controlla i mercati

5 Gennaio 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

indici_borsa: il potere globale

Credete veramente che i potenti che guidano il pianeta siano i presidenti degli Stati Uniti, della Russia, della Francia o della Cina?

Credete veramente che il nostro Paese sia guidato da quegli ometti in doppiopetto blu che ballonzolano le sera nei nostri TG con il prefisso On., o il suffisso Forza Italia, PD, Lega, Cinque Stelle?

Ebbene, vi siete sbagliati; tutti questi sono semplicemente le marionette di un altro Potere.

Solo se sappiamo chi possiede il vero potere, possiamo difenderci e replicare.

La rivista Fortune: la classifica delle aziende con maggiore potere economico

La rivista americana “Fortune” elabora, da diversi anni, la classifica delle aziende mondiali con il maggiore fatturato.

“Global 500” – questo il nome della classifica – è indicativa per comprendere quali sono le aziende “peso massimo”; quelle che operano sul mercato globale e hanno un fatturato superiore perfino a certi Stati europei o addirittura pari a quello di venti Stati africani messi assieme.

Tra i primi dieci posti di questa classifica troviamo cinque imprese petrolifere. Sono l’americana Exxon Mobil e l’inglese BP, dell’olandese Shell, le cinesi China National Petroleum e Sinopec.

Nel 2017 il fatturato di ciascuna di queste società oscillava tra i 244 e i 326 miliardi di dollari.

A questo punto ti è facile immaginare perché ogni anno le riunioni globali per ridurre il surriscaldamento del pianeta si concludono con un sostanziale “nulla di fatto”?

In classifica, poi abbiamo due grandi imprese automobilistiche: la tedesca Volkswagen e la giapponese Toyota, con 260-265 miliardi di dollari di fatturato.

Anche il peso di tali società sicuramente si fa sentire sui mass media e nelle “scelte” dei politici.

Infine, desidero segnalare che ai vertici di questa classifica c’è a anche un po’ d’Italia. Mi riferisco alla finanziaria olandese l’Exor Group che fa capo alla famiglia Agnelli e che controlla, oltre la Fiat-Chrystel e la Ferrari, anche la società sportiva Juventus e il giornale londinese “The Economist”. L’Exor Group, con un fatturato 2017 pari a 161 miliardi di dollari, si trova al diciottesimo posto della classifica di Fortune Global 500.

Quando Casaleggio pubblicò la Mappa del Potere

Il miscuglio tra grandi società, quali la Exor, e il settore comunicazione non rappresenta l’eccezionalità.

La comunicazione è solo uno dei settori cui si intromettono queste grandi società.

Ad esempio, Andrea Ciccolini su AgoraVox, il 12 ottobre 2010, nell’articolo “Le 4 sorelle del petrolio”, ricordava come BP, Shell, Exxon Mobil e Chevron siano state spesso accusate, l’una o l’altra, di aver appoggiato, anche con forniture di armi, regimi dittatoriali, di sostenere regimi corrotti e di aver impunemente provocato disastri ambientali.

La Casaleggio Associati ha stilato, anni fa, nel 2004, una “mappa del potere” dove si potevano osservare le connessioni che esistevano tra i vari consigli d’amministrazione delle società quotate in borsa.

Dallo studio della Casaleggio Associati, risultava una intricata rete di gruppi di aziende, di scambi di componenti i consigli di amministrazione, all’interno di questa rete trovavamo il mondo della produzione assieme a quello della finanza (banche e assicurazioni) e della comunicazione (RCS, L’Espresso, Mondadori, Mediaset, ecc.).

Periodicamente gli uomini che compongono questa fitta rete che collega le imprese ai massimi livelli, si riuniscono, assieme a degli esperti, per discutere della direzione da dare al futuro dell’umanità.

A seconda del livello di potere, queste riunioni avvengono in tre principali … club: il Bildeberg, la Trilateral, il Gruppo dei Trenta.

Chi sono? Sono i think-tank, sono i lobbisti, sono coloro cioè che sono ricevuti in privato da ogni politico che conti al mondo e che gli “suggeriscono” (spesso dettano) i contenuti delle leggi e dei decreti, ma anche delle linee guida di governo e persino dei programmi delle coalizioni elettorali. Le lobby non sono l’invenzione di fantasiosi perditempo della Rete. Sono istituzioni con nomi e cognomi, con uffici, con budget (colossali) di spesa, dove lavorano i migliori cervelli delle pubbliche relazioni in rappresentanza del vero Potere.

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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