Pluralismo e laicità: la sfida educativa

crocifisso

Maurizio Muraglia, docente e formatore palermitano, ha voluto gettare «uno sguardo all’interno della scuola italiana dal punto di vista della sua capacità di essere laica, inclusiva, pluralista», pubblicando le sue riflessioni su una rivista del settore [1].

Il cuore della questione è il significato stesso che l’autore attribuisce al termine “laicità”. Per Muraglia, essa è soprattutto «un cammino che sappia transitare da affermazioni quali “L’ha detto la maestra” ad altre del genere “dal punto di vista della professoressa…” o “a mio modo di vedere”». In questa prospettiva, la laicità coincide con l’ingresso in un «pluralismo costitutivo del clima pedagogico che si dovrebbe respirare nelle nostre scuole».

Muraglia sostiene che «fin dalla scuola dell’infanzia, è proprio l’educazione all’ascolto paziente delle ragioni dell’altro il requisito basilare per intraprendere il faticoso cammino della laicità». In altre parole, «questa educazione al pluralismo insegna che la laicità, lungi dall’essere una parte alternativa a qualcos’altro – ad esempio alla religiosità –, è la condizione che consente a tutte le parti di convivere senza pretese di assolutezza».

Il fine, dunque, è «imparare ad ascoltare e poi imparare a discutere prendendo le distanze da pregiudizi e atteggiamenti da stadio».

Per illustrare la sua idea, Muraglia entra in un terreno delicato: la religione. Citando Umberto Eco, osserva come «sarebbe bello che nelle scuole, accanto all’ora di religione (non in alternativa per coloro che cattolici non sono), fosse istituita almeno un’ora settimanale di storia delle religioni, così che anche un ragazzo cattolico possa capire che cosa dice il Corano o cosa pensano i buddisti o gli ebrei (e musulmani o buddisti, ma persino i cattolici, capiscano come nasce e cosa dice la Bibbia)».

L’idea – che Muraglia sembra condividere – apre però un nodo irrisolto: perché mantenere l’insegnamento della religione cattolica, anziché promuovere una formazione più ampia che includa, per esempio, anche la storia delle ideologie politiche? La riformulazione dei Patti Lateranensi, siglati nel 1929 tra la Chiesa cattolica e il regime fascista e poi rivisti nel 1994 dal governo Craxi, non aveva di fatto eliminato la religione “di Stato”?

La contraddizione riemerge anche sul simbolo del crocifisso nelle aule scolastiche – contro il quale, tra gli altri, si batte ad esempio l’UAAR. Muraglia ricorda la sentenza del Consiglio di Stato che ne ha giustificato il mantenimento per «presunte ragioni culturali» e ammette che si tratta di una decisione «discussa», ma non arriva a contestarla apertamente.

La sua conclusione resta sospesa: «Non sappiamo se una scuola italiana capace di educare al pluralismo religioso avrebbe un effetto maggiormente integrativo sulle comunità islamiche che vivono nel nostro Paese».

Fonti e Note:

Credits: Foto di Martin Jernberg su Unsplash.

[1] “Un’occasione per porsi qualche interrogativo su di noi”, Insegnare 1/2007, Maurizio Muraglia

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