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Belgio

Belgio, migrazioni e Patto di Marrakesh: scontri politici e nelle strade

15 Dicembre 2018 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Mars Tegen Marrakesh

Domenica si attende una giornata calda a Bruxelles. E questo nonostante il meteo preveda una temperatura di appena due gradi. Sulle strade della capitale belga, però, scenderanno a manifestare, tutta una serie di organizzazioni politiche extra-parlamentari di destra o dell’estrema destra.

L’estrema destra razzista in strada contro il Patto di Marrakesh

i giovani e le bandiere dell'NSV
i giovani e le bandiere dell’NSV

A scendere in campo, in particolare, i giovani del KVHV (Unione degli studenti cattolici fiamminghi), NSV (Associazione studentesca nazionalista), dello “Schild en Vrienden” (movimento di destra pieno di razzismo, sessismo e armi), del Voorpost (gruppo etnico nazionalista che persegue un ideale irredentista di una Grande Olanda, contro l’UE e l’Islam), e del “Vlaams Belang Jongeren” (gruppo giovanile di un partito nazionalista e anti immigrati, il Vlaams Block, sciolto dalla Corte d’appello di Gand nel 2004 per razzismo e riorganizzatosi con un altro nome e statuto).

Questi soggetti manifesteranno contro il “Patto dell’ONU sull’immigrazione” (Global Compact for Migration). Il documento è stato firmato negli scorsi giorni a Marrakesh dal primo ministro belga Charles Michel.

Contemporaneamente, altre quaranta organizzazioni hanno dichiarato che scenderanno per strada per manifestare a favore della firma del Patto globale sull’immigrazione.

Tutte le manifestazioni, per motivi di difesa dell’ordine pubblico, erano state vietate in un primo tempo dal governo regionale. Il Consiglio di Stato, adito dalle organizzazione di estrema destra, ha tuttavia sospeso l’ordinanza d’interdizione. Per l’Alta Magistratura, infatti, «i timori di incidenti non possono limitare il diritto di manifestare». Il Consiglio di Stato, inoltre, ha ricordato l’obbligo in capo alle Autorità di «proteggere i partecipanti all’esercizio della loro libertà di dimostrazione» prevedendo un presidio di polizia adeguato.

I “leghisti” dell’N-VA si dimettono dal governo contro il Patto di Marrakesh

In Italia la notizia non ha avuto molto risalto: il governo belga è caduto proprio in questi giorni dopo la decisione del primo ministro Charles Michel di firmare il “Patto dell’ONU sull’immigrazione”. Lo stesso, osservando la Costituzione, ha deciso di seguire la decisione della maggioranza della Camera dei deputati piuttosto che del governo stesso. Il partito dell’N-VA, una sorta di lega nord belga, esplicitamente contrario alla firma, ha immediatamente ritirato il proprio sostegno al governo e fatto dimettere tutti i propri ministri.

Il governo è quindi rimasto in minoranza. Ora, è composto dai ministri della residua coalizione: i liberali dell’MR (il partito di Michel), quello del CD&V e del Open VLD. Nonostante ciò, Michele ha intenzione di condurre il governo sino alla scadenza naturale del mandato ovvero per sei mesi.

La scadenza elettorale potrebbe essere stata la vera motivazione per l’uscita dal governo da parte della N-VA. Il partito della destra belga, già accreditato di circa un 30% (contro il 25% del MR), probabilmente punta al tema della paura dell’immigrazione per raccogliere maggiore consenso alla propria Destra. L’MR, invece, potrebbe puntare a raschiare consenso a sinistra, dai socialisti del PS.

A confermare quest’ipotesi, lo scontro “colorito” sui media tra i capo gruppo dell’N-VA e lo stesso Michel (MR).

L’N-VA si è così espresso: «se Charles Michel vuole il nostro sostegno, deve essere il nostro burattino» (SudInfo.be, 15 dicembre). Michel, che aveva già annunciato il proprio sostegno al Patto lo scorso settembre, da statista, invece, aveva dichiarato: «la mia responsabilità è assicurare la coerenza. Fare tutto il possibile per garantire la credibilità del Belgio. Una parola è una parola» (SudInfo.be, 6 dicembre).

Qualcosa che ricorda il dibattito tra il nostro primo ministro Giuseppe Conte e il Capo della Lega Matteo Salvini, ma con una fine diversa. Da noi, il primo ministro Conte, non s’è curato della credibilità del Paese e della sua stessa “parola“.

Il Paese, in ogni caso, già è stato ampiamente contaminato dalle manifestazioni dei “Gilet Gialli”, dagli scioperi dei trasporti pubblici e delle stesse forze di polizia, si trova quindi domenica ad affrontare una nuova emergenza d’ordine pubblico.

dibattito_Belgio_su_Patto_Marrakesk

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Belgio, Immigrazione

Tutto il mondo è paese? Un proverbio che uccide la speranza

18 Ottobre 2016 by FronteAmpio.it Lascia un commento

 

tutto-il-mondo-e-paese

Tutto il mondo è paese: questa è la solita litania che mi ripete il mio ottuagenario padre. Lui, chiaramente, sostiene che è l’animo umano a determinare un ambiente e dato che l’animo umano è egoista, corrotto, malvagio, ogni ambiente ne è negativamente contaminato.

Per lui, quindi, è inutile una “fuga” dalla mia città natale, alla ricerca di un ambiente di vita da offrire a me stesso ed alla mia prole. Ogni mondo è paese, in qualunque città dell’Italia anche settentrionale ma anche in un Paese straniero troverei gli stessi sentimenti umani e quindi lo stesso ambiente ostile che vivo, e vorrei lasciare, a Trapani.

E lui, infatti, Trapani – tranne una breve obbligata esperienza giovanile durante la guerra – non l’ha mai lasciata.

Mio padre ha, in parte, ragione.

Pur tuttavia lui non considera dei fattori: diversi ambienti, latitudini e clima, diverse educazioni religiose (nel nord Europa quella protestante soppianta quella cattolica), diverse esperienze storiche e  filosofiche (Mazzini è nato in Italia, Marx e Engels in Germania, Rousseau e Napoleone in Francia, e così via).

E’ pur vero che la storia più recente, dall’ultimo dopoguerra insomma, è fatta di eguale influenza della cultura capitalista ed individualista degli Stati Uniti, del trattato di Schengen e rinunce delle varie sovranità a favore della Commissione Unica Europea, ma i fattori innanzi indicati e secoli di storia diversa non si annullano ed appiattiscono totalmente in pochi decenni.

Le differenze da un Paese all’altro, magari sempre minori, quindi – per me – ancora esistono.

Un Paese che non è come l’Italia: il Belgio

mappa_del_belgioPrendiamo ad esempio il Regno Federale del Belgio – che ho recentemente visitato -, ed in particolare la regione francofona della Wallonia.

E’ vero che anche qui la dittatura della Grande Industria e delle Grandi Banche che manovrano le marionette della Commissione Europea si fa sentire: i licenziamenti di massa (nell’ultimo mese: Banca ING licenzia circa 3.000 impiegati, Assicurazione AXA altri 800, fabbrica Caterpillar chiude stabilimento e getta oltre 2.000 operai in mezzo alla strada), lo sfruttamento degli studenti-lavoratori, gli orari di lavoro sempre più gravosi (oggi approvate dal governo Michel – il Renzi belga – le 45 ore settimanali “flessibili”), l’allungamento dell’età pensionabile (a 65 anni ma anche a 62 per chi ha 40 anni di lavoro, come spiega il sito dell’ACLI), i tagli ai sussidi, l’esplosione della spesa militare sono sotto gli occhi di tutti.

Ma è altrettanto vero che le differenze, rispetto a Trapani, ci sono eccome.

Il trasporto pubblico urbano: TEC senza paragoni con ATM

Non c’è il nostro clima soleggiato (qui il “grigio” è spesso sovrano) ma il colore verde, i prati, gli alberi, i boschi ancora hanno uno spazio rilevante. L’automobile è il mezzo di mobilità privilegiato, certo, anche lì, ma i servizi di trasporto collettivo (politica di abbonamenti bus ad appena 15,50 euro al mese, ridotti a 12,40 per le famiglie numerose e sino a 24 anni, gratuiti sino ad 11 anni ed a carico delle aziende per il 71,8% per i lavoratori! Per toccare con mano vai al sito della TEC) appaiono ben calibrati, frequenti (anche per le frazioni), puntuali ed ampiamente utilizzati.

Il trasporto ferroviario: SNCB senza paragoni con Trenitalia in Sicilia

L’automobilista è rispettoso dei pedoni e delle strisce pedonali; il traffico veicolare sostenuto ma scorrevole.

Il treno della SNCB, comodo veloce e puntuale, è il mezzo di trasporto privilegiato sulle tratte principali (la linea Liegi – Mouscron taglia tutta la Wallonia da est ad ovest, dal confine con la Germania a quello con la Francia, attraversa la capitale Namur, e grossi centri come Charleroi, Mons, Tournai per un totale di 220 Km che percorre in circa 2:25 minuti). I prezzi contenuti (5 euro circa a tratta).

Nulla a che vedere con l’odissea che può capitare a chi pensa di viaggiare in treno da Trapani a Palermo (poco più che cento chilometri), come ho già raccontato in “Un’odissea lunga 6 ore e 14 minuti“.

Una civiltà che si tasta ogni giorno

Le sale scommesse sono meno numerose che qui da noi. I giocatori non sono malati.

Nei campi di calcio – in erba vera – non ci sono barriere fra spettatori, atleti ed arbitro. Frequentare una piscina costa la metà che a Trapani.

Non c’è la maestosa “Fardelliana” ma, a Namur ad esempio (100.000 abitanti), una rete di una decina di piccole biblioteche comunali.

I parchi urbani (meno maestosi certo che quelli che ho visitato in Germania, a Monaco, Mannhein, ecc) non hanno viali asfaltati ma in un più “naturale” pietrisco.

Il “palazzo” del Comune è chiamato “Casa dei Cittadini” e questi sono ricevuti dai burocrati in forma moderna e funzionale (aperta anche il sabato mattina).

Tutti indizi che hanno un significato.

Non sono alieni, anche i valloni sono umani …

Reporter-sans-frontierPoi c’è pure quello che getta la bottiglia o la carta a terra nel parco, o parcheggia sul marciapiede. Ma non è la normalità come qui.

Non sono cieco: in Belgio pure esiste la criminalità, esiste certa Polizia che picchia la gente in strada, esistono le centrali nucleari, e pure esistono le alluvioni, gli incidenti stradali mortali, i funzionari pubblici ladri o corrotti.

Ma la stampa è libera; secondo “Reporter sans Frontier” , nel 2016, il Belgio è al 13° posto nel mondo davanti un’Italia appena 77° (e pure dietro Nicaragua, Armenia, Lesotho, Tanzania …). Qui, in Belgio, un giornalista qualsiasi de “Dernieure Heure” può “ironicamente” permettersi di equiparare l’allungamento dell’età pensionabile ad un prolungamento di una condanna penale [“… Récompenser ceux qui vont à fond de carrière (on n’a pas écrit de peine), …”].

Si vive di speranza …

Forse, comunque, provare a costruirsi una nuova identità ed una nuova vita all’estero è foriera di quella speranza per un futuro migliore, difficile ma possibile, che è indispensabile a vivere!

Archiviato in:Italia Contrassegnato con: Belgio, Libertà

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

IL FORUM DI FRONTEAMPIO

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