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Camerun

Ebam, Camerun: l’esercito violenta 20 donne

26 Febbraio 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

L’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha denunciato quest’oggi [1] che soldati regolari del Camerun avrebbero assalito, derubato, aggredito, torturato e violentato gli abitanti del villaggio di Ebam, nella regione sud-occidentale del Paese.

L’attacco di cui si ha notizia solo oggi, sarebbe avvenuto il primo marzo dello scorso anno, e s’inserisce nell’ambito della guerra civile che dal 2016 coinvolge il Camerun e in particolare la sua area occidentale che chiede il riconoscimento della propria indipendenza.

In particolare, afferma Human Rights Watch, una cinquantina di soldati camerunesi avrebbero sarebbero entrate in tutte le 75 case del villaggio, saccheggiandole e poi violentato almeno venti donne, arrestato 35 uomini e ucciso un altro. Nel corso dell’arresto, poi, gli uomini sarebbero stati picchiati e torturati.

Le forze militari – secondo quanto riferirebbero dei testimoni – avrebbero chiesto informazioni sulla presenza di ribelli nel villaggio e, non ottenutele, avrebbero attivato l’odiosa ritorsione.

« L’attacco – precisa l’ONG – è rimasto in gran parte non denunciato per un anno, in parte a causa dello stigma e della paura di rappresaglie che scoraggiano le sopravvissute alla violenza sessuale dal parlare di ciò che hanno vissuto ».

Camerun: una guerra civile dimenticata dai Potenti del Mondo

La guerra civile, in quattro anni, ha causato oltre 3.500 vittime e 700 mila sfollati ed è caratterizzata, aggiunge Human Rights Watch, « da diffuse violazioni dei diritti umani da parte sia delle forze governative che dei separatisti armati ».

Da un lato, le forze regolari camerunesi « hanno ucciso civili, raso al suolo centinaia di case, aggredito sessualmente donne e arrestato e torturato arbitrariamente centinaia di presunti combattenti separatisti ».

Dall’altro lato, i separatisti armati dell’Ambazonia « hanno anche ucciso civili, attaccato operatori umanitari e scuole, rapito centinaia di persone, compresi studenti e insegnanti, distrutto case e torturato coloro che erano considerati oppositori ».

E’ del 24 ottobre 2020, tra gli episodi cruenti maggiormente cruenti, l’assalto alla scuola di Kumba, nella regione sud-occidentale, dove furono uccisi sette scolari e feriti altri tredici. Assalto di cui non è stata mai chiarita la matrice.

Il 10 gennaio 2021, invece, i soldati dell’esercito hanno ucciso almeno nove civili nel villaggio di Mautu, sempre nella regione sud-occidentale.

Negli ultimi mesi il presidente Paul Biya, nell’intento di favorire un “dialogo nazionale” ha avviato degli incontri con la controparte anglofona, concesso uno “statuto speciale” alle due province anglofone, e rilasciato centinaia di detenuti politici.

L’attività del Ministero degli Esteri italiano in Camerun …

In tutto questo, l’Italia, col suo ministro degli esteri è assente.

Se andiamo a leggere la relazione ministeriale 2018 [2], l’ultima esistente in quanto presentata il 22 giugno 2020, l’attività del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione a favore del Camerun si segnala per:

  • l’acquisto di 5 zanzariere per scuola impregnate di repellente e distribuzione nelle scuole di materiali divulgativi per bambini in tema di igiene e gestione dei rifiuti ( erogato 24.000 euro );
  • l’erogazione di contributi sulla tassa di iscrizione all’Università degli Studi di Pavia per 13 rifugiati di otto Paesi tra cui il Camerun ( 5.000 euro );
  • una borsa di studio per un dottorato di ricerca in scienze politiche presso la Scuola Normale di Pisa ( 16.486 euro );
  • il sostegno al progetto per lo sviluppo di un test per la diagnosi precoce della malaria ( 41.000 euro ).

Un po’ pochino mi sembra per poter far sostenere al ministro Luigi Di Maio che “gli aiutiamo a casa loro”.

L’operatrice umanitaria Ilaria Allegrozzi sostiene, in un post twitter del 2017, che l’Italia ha in verità ben altri interessi … “loschi” in Camerun.

Ilaria Allegrozzi in Camerun

Ma un recente post twitter dell’Ambasciata italiana in Camerun smentisce l’amica Ilaria: agli italiani interessa … il Festival di Sanremo, mica di contribuire a risolvere i problemi di quel martoriato Paese.

Ambasciata Italiana in Camerun

–

Fonti e Note:

Credits: Photo by Maxim Hopman on Unsplash

[1] Human Rights Watch, 26 febbraio 2021, “Cameroon: Survivors of Military Assault Await Justice”;

[2] Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, 22 giugno 2020, “Relazione annuale 2018” [PDF].

Archiviato in:Estero, Guerre & Disarmo Contrassegnato con: Camerun

Camerun e Ambazonia: gli scontri sono figli del colonialismo

28 Ottobre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

guerra-colonialismo

Oggi, nell’occasione del drammatico massacro di Kumba, dove sono stati uccisi almeno sei scolari, ho scoperto dell’esistenza dell’Ambazonia. Una nazione, dentro la nazione del Camerun, in guerra dal 1° ottobre 2017 per l’indipendenza.

La storia dell’Ambazonia è lunga.

E’ figlia del colonialismo tedesco che occupò quest’area dal 1884 sino al termine della prima guerra mondiale quando la Lega delle Nazioni la sottrasse al Paese sconfitto e la divise tra la Francia e il Regno Unito nel 1919.

La divisione creò due gruppi linguistici e socio-culturali ben distinti : l’uno anglofono e l’altro francofono.

Il referendum che divise in due il Camerun Meridionale

L’indipendenza del Camerun concessa dai francesi l’1 gennaio 1960, secondo le decisioni delle Nazioni Unite, pose la colonia inglese davanti la scelta – visto che le Nazioni Unite le rifiutavano l’indipendenza – :

  • aderire alla Nigeria anglofono,
  • oppure aderire al Camerun francese.

Sotto l’egida delle Nazioni Unite, furono svolti due frettolosi plebisciti : l’uno per le province settentrionali del Camerun Meridionale, che scelsero di aderire alla Nigeria; l’altro per le provincie meridionali della stessa ex colonia inglese che invece aderirono al Camerun.

  • La Risoluzione ONU n. 1350 del 13 marzo 1959, che indice in Referendum nel Nord del Camerun inglese,
  • La Risoluzione ONU n. 1352 del 16 ottobre 1959, che indice in Referendum nel Sud del Camerun inglese.

La promessa di aderire come pari, all’interno di uno stato federale, si scontrò con il dispotismo del presidente camerunense Ahmadou Ahidjo. Gli anglofoni non solo non ebbero alcuna autonomia, ma, piuttosto, ottennero l’emarginazione.

Ambazonia-Wikipedia

Nell’ottobre 2016 esplode la protesta di insegnanti ed avvocati contro il progetto di integrazione che imponeva, anche nella parte francofona del Paese, la lingua e le leggi del Camerun francese. Le proteste – probabilmente macchiate di nazionalismo – e le conseguenti manifestazioni pubbliche vennero fermate dall’esercito, anche con l’uso della violenza e con numerosi arresti.

Il “nuovo” – dal 1982 – presidente Biya intendeva difendere l’unità del Paese e rifiutava di ammettere ogni tutela delle minoranze. Le manifestazioni, anche con vittime, continuano per mesi finché, il 1° ottobre 2017, avvenne l’auto proclamazione del nuovo stato, l’Ambazonia.

Gli scontri diventano quindi sempre più sanguinosi e, secondo un report del 2 maggio 2019, si contavano circa 1.850 morti, 530.000 sfollati, e 35.000 rifugiati nella vicina Nigeria. Oggi i numeri sono, purtroppo, ben più ampi : quasi raddoppiati.

L’arresto, nel gennaio 2018, del leader indipendentista dell’auto proclamato Stato di Ambazonia Sisiku Julius Ayuk Tabe poi condannato all’ergastolo nell’agosto 2019, piuttosto che porre termine alla guerra civile, ha aggravato la situazione sul terreno che vede, ora, i separatisti divisi in varie fazioni [ Seven Karta, Dragoni Rossi, Tigri, Forze di Difesa dell’Ambazonia (ADF), NdR].

La soluzione al conflitto non può che venire, che da un intervento internazionale che sostenga fermamente un cessate il fuoco ed il dialogo tra le parti.

L’Europa commercia col Camerun: nessun interesse a farsi mediatori

In particolare la Francia, ma anche l’Italia ( importa petrolio greggio ), che assieme alla Spagna, al Regno Unito ed alla Corea del Sud ha forti legami commerciali col Camerum, dovrebbero farsi da mediatori.

Ma l’interesse economico personale delle parti non agevola certamente una soluzione.

Sia pure non ne sia particolarmente ricco ( le riserve ammonterebbero ad appena 200.000.000 di barili ), l’oro nero, il petrolio, viene estratto dai pozzi che si trovano proprio nelle acque prospicenti la penisola di Bekassi nel Camerum meridionale.

Ciò rappresenta un valido motivo per non cedere alle richieste dei separatisti tanto più che la penisola di Bekassi – e quindi i giacimenti – è stata già difesa con un conflitto armato con la vicina Nigeria che la reclamava anch’essa ( 1994-2012 ).

Il Congresso USA : Risolvere i conflitti in maniera nonviolenta

La Camera dei Rappresentanti americana, sollecitata dall’ampia diaspora camerunense che vive negli Stati Uniti, è già intervenuta il 23 luglio 2019, condannando « gli abusi commessi nelle regioni anglofone del Camerun dalle forze di sicurezza e dai gruppi armati del governo del Camerun, comprese le uccisioni e le detenzioni extragiudiziali, l’uso della forza contro civili e manifestanti non violenti e le violazioni delle libertà di stampa, espressione e riunione ».

La camera bassa del Congresso americano ha quindi chiesto al regime di Biya di avviare « uno sforzo credibile […] per affrontare le lamentele e cercare soluzioni non violente per risolvere i conflitti e riforme costituzionali che proteggano le preoccupazioni delle minoranze », nonché di « rispettare i diritti fondamentali di tutti i cittadini camerunesi, compresi gli attivisti politici e i giornalisti ».

Silenzio, invece, dalla parte europea.

Ma, in ogni caso, Biya, il dittatore Biya, quello che usa il pugno duro pure nella parte francese del Paese, ascolterà mai gli appelli al dialogo ?

Perché dovrebbe se dal 1959 ad oggi, nulla è cambiato?

–

Credits : Photo by British Library on Unsplash

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Camerun, Guerra

Kumba, Camerun: strage di scolari, ennesimo atto della guerra civile

27 Ottobre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Il mondo si è risvegliato con davanti gli occhi il copioso sangue che copriva il pavimento di una scuola elementare di una cittadina del Camerun, Kumba.

Secondo la fonte ufficiale, sei bambini, di cui cinque femmine, tra i 9 e i 12 anni, sarebbero stati uccisi da un commando penetrato nella scuola. Altri tredici sarebbero feriti, di cui sette in maniera grave. Il commando, composto da una dozzina di uomini, sarebbe arrivato sul posto a bordo di moto ed avrebbe compiuto la strage sia con l’uso di armi da fuoco che di macete.

Le poche immagini che giungono attraverso i social sono raccapriccianti : tanto sangue, diversi bambini senza vita, distesi uno sull’altro come a proteggersi tra loro [ sembra che quattro fossero fratelli, NdR ], altri riversi sul banco, teste mozzate, pezzi di cervello sparsi a terra, genitori urlanti dal dolore.

La scuola è a gestione cattolica, ma piuttosto che nel movente religioso – a Kumba esistono e convivono chiese cattoliche, evangeliche, moschee, etc – la spiegazione della strage potrebbe individuarsi nel fatto che in essa si insegnasse il bilinguismo, la lingua francese dell’ occupante governo legittimo assieme a quella inglese locale.

La regione, infatti, è coinvolta da anni in una guerra civile e gli insorti hanno dichiarato il boicottaggio scolastico proprio per questo motivo.

Ma non c’è alcuna rivendicazione della strage, anzi entrambe le parti si accusano l’un l’altra. Una terza ipotesi condurrebbe ad un semplice atto criminale, una semplice vendetta per non aver ricevuto un riscatto.

Strage di Kumba (Camerun), l’Unicef: la scuola non sia una trappola mortale

La strage della scuola di Fiango, quartiere di Kumba, lascia comunque sicuramente choccati. Uccidere dei bambini e dei bambini seduti tra i loro banchi di scuola è semplicemente mostruoso. Non esistono ragioni per giustificare questo crimine contro l’Umanità.

« La scuola deve essere un luogo sicuro e di istruzione e non una trappola mortale », ha propriamente commentato Henrietta H. Fore, direttore esecutivo dell’UNICEF.

Ma la strage di Kumba non è la prima nel martoriato Camerun Meridionale e non sarà l’ultima. Solo lo scorso 14 febbraio, ad esempio, almeno ventuno persone, di cui tredici bambini ed una donna incinta, furono trucidati a Ngarbuh, nella provincia nord del Camerun Meridionale. In quel caso, ad essere accusata della strage fu la BIR, l’elite dell’esercito del dittatore Biya.

E’ inutile limitarsi al cordoglio, e non andare al profondo della crisi che attanaglia, si potrebbe dire da sempre, il Camerun. E’ indispensabile rimettere nelle mani delle Nazioni Unite ( se esistono ancora ) o della diplomazia dell’Unione Europea ( con cui il Camerum ha forti rapporti commerciali ) la soluzione pacifica alla guerra civile definitivamente esplosa il 1 ottobre 2017.

Un guerra civile scoppiata con l’indipendenza dell’Ambazonia

Dopo decenni di covare sotto la cenere, infatti, il territorio del cosiddetto Camerun Meridionale, sarebbe più corretto dire occidentale, in quella data proclamò la propria indipendenza sotto il nome di Ambazonia. Nazione, però, non riconosciuta dalla Comunità Internazionale.

L’esercito regolare ben presto reagì e ne nacque la guerra civile che insanguina tutt’ora il Paese.

Si contavano – secondo un report del 2 maggio 2019 [1] – circa 1.850 morti, 530.000 sfollati, e 35.000 rifugiati nella vicina Nigeria. Oggi i numeri sono, purtroppo, ben più ampi : quasi raddoppiati.

A nulla serve, quindi, il cordoglio dell’ottantasettenne dittatore camerunense Paul Biya, al potere ininterrottamente dal 1982, che su Twitter esprime « grande tristezza » e la condanna per un « crimine barbaro e codardo contro bambini innocenti ».

Camerun: Non serve la repressione, ma il dialogo per giungere alla pace

Serve, invece, una vera volontà di pace, tra le due parti, che cominci con:

  • un cessate il fuoco,
  • il rilascio dei detenuti politici,
  • ed un’amnistia,
  • e si completi con una riforma costituzionale che tuteli le minoranze, anglofone ed islamiche, del Paese, come chiede dal carcere Sisiku Julius Ayuk Tabe l’autoproclamato presidente dell’Ambazonia.

Paul Biya non sembra l’uomo capace di una tal azione. E nemmeno la comunità internazionale sembra oggi interessarci alla vicenda più di tanto: si limita ad un impotente invito ad « un inclusivo dialogo » inviato dalla Commissione Diritti Umani dell’ONU.

–

Note :

[1] Rapporto dell’International Crisis Group sul Camerum [2019]

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Camerun, Istruzione

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

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440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

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Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

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