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Democrazia

Europa: Una Costituzione per non essere solo un’espressione geografica

29 Ottobre 2018 by FronteAmpio.it Lascia un commento

una-costituzione-per-europa

L’Europa, quella che c’è oggi non è certamente una Nazione, ma è solamente una espressione geografica per dirla alla Metternich.

Non lo è, perché manca degli elementi costitutivi di una Nazione: lo Ius Imperi, lo Ius Gladii, una moneta sovrana. Ancora meno si può parlare di Popolo Europeo.

Tanto il Trattato dell’Unione Europea  del 1992 quanto il successivo di Lisbona non citano mai il vocabolo Popolo nel proprio testo, ma si legge solo di «Popoli europei» (ovvero popoli dell’entità geografica Europa).

Se si vuole costruire una vera Unione Europea, che superi gli egoismi dei singoli paesi che la compongono, e se si ritiene che l’Unione Europea possa veramente «promuovere un progresso economico e sociale equilibrato e sostenibile» non resta che accelerare il cammino per la sua costruzione.

Per un’Europa Nazione: cosa modificare nel Trattato di Lisbona

Personalmente penso, infatti, che sia mancata l’Unione politica. Sicuramente è mancata una Costituzione Europea che superasse l’attuale dedalo di Trattati e di Protocolli aggiuntivi e che riconoscesse lo Ius Imperi, ovvero il comando, al suo governo democraticamente eletto.

Per ottenere questo, a mio parere, vanno tagliati i lacci con gli Stati Nazionali – con l’abolizione delle Istituzioni del Consiglio Europeo  e di quello del Consiglio dell’Unione Europea  – a favore dell’Organo eletto dai cittadini europei, cioè il Parlamento e la Commissione che da questo deve ottenere la fiducia.

É mancata, e quindi serve, un’Europa che possegga la Ius Gladii ovvero una propria indipendenza territoriale garantita da forze armate europee. Un’Europa, quindi, libera da eserciti e basi di paesi esterni (vedi eserciti e basi USA).

É mancata, e quindi serve, un’Europa che abbia una propria indipendenza economica. In altre parole, è necessaria una sovranità monetaria rappresentata dal diritto di battere moneta.

La moneta unica deve decisamente essere emessa da un Banca interamente di proprietà della Nazione-Europa. Vale a dire da una banca i cui amministratori siano nominati dallo Nazione-Europa (come l’americana Federal Reserve il cui Board of Governors è nominato dal Presidente e dal Senato USA). Oggi invece nella BCE, la Banca Centrale Europea, questi non solo vengono nominati dalle banche dei singoli Stati regionali ma il 29,7% del capitale della BCE è sottoscritto da paesi non euro .

Oggi, sulla base dell’art. 284.3 del Trattato di Lisbona (ripreso dall’art. 15.3 dello Statuto BCE ), «la Banca centrale europea trasmette al Parlamento europeo […] una relazione annuale sull’attività […] e sulla politica monetaria dell’anno precedente e dell’anno in corso». La relazione non viene votata dal Parlamento; può semplicemente essere sottoposta a «dibattito generale».

A sua volta, l’art. 123 dello stesso trattato, vieta il finanziamento del debito pubblico da parte della BCE e delle Banche centrali degli Stati membri ovvero di essere prestatori di ultima istanza.

Su questi tre pilastri, poi, è chiaro che si debba erigere uno Stato che non discrimini i cittadini secondo la Regione (Stato Federale) di residenza.

É chiaro, quindi, come sia necessario armonizzare gli ordinamenti almeno nel settore del diritto penale e civile come nel settore fiscale, previdenziale e del lavoro.

Oggi, al contrario, il Trattato di Lisbona, all’art. 144.2, esclude che il Parlamento Europeo possa adottare misure relative al «ravvicinamento delle disposizioni legislative» proprio nel settore fiscale e in quello relativo ai diritti ed interessi dei lavoratori dipendenti.

Non resta, quindi, che rimboccarsi le maniche e dare all’Europa quei poteri che oggi non ha.

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Democrazia, Trattati, Unione Europea

Politiche 2018: l’Italia ripudia le … opposizioni!

12 Gennaio 2018 by FronteAmpio.it Lascia un commento

democrazia

Diceva Agatha Christie: «Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova». E qua, di indizi, ne abbiamo ben più di tre …

Il disegno di chi guida il “sistema” – che sia il “Gruppo dei Trenta” o le “Ur-Lodges” massoniche (fa differenza?) – è chiaro: nessuno deve ostacolare il cammino di “globalizzazione finanziaria”.

Era stato chiaro, in tal senso, il messaggio dello scorso 31 dicembre del presidente della repubblica Sergio Mattarella: prima ricorda che «il 4 marzo prossimo voteremo per eleggere le nuove Camere», poi, sollecita i partiti al «dovere di proposte adeguate, proposte realistiche e concrete».

Un chiaro avviso a chi volesse rappresentare un programma antisistema, insomma.

Ma torniamo alla riflessione dell’investigatrice Agatha Christie, agli indizi.

[1] INDIZIO NUMERO UNO. A soli quattro mesi dal presunto voto, il 3 novembre 2017, il Parlamento approva la legge 165, una nuova legge elettorale, il cosiddetto “Rosatellum 2”, su un testo cui ci sarebbe molto da dire in tema di costituzionalità. Il cambio di legge elettorale a pochi mesi dal voto – pure tramite un “voto di fiducia” – è di per sé estremamente grave.

[2] INDIZIO NUMERO DUE. A soli quaranta giorni dalla data della scadenza per la presentazione delle liste dei candidati, il 19 dicembre 2017, la Gazzetta Ufficiale pubblica la nuova conformazione dei “Collegi” elettorali. Solo da questo momento, nei fatti, è possibile, per un nuovo movimento “antisistema”, iniziare ad organizzarsi per partecipare al voto;

[3] INDIZIO NUMERO TRE. Solo il 29 dicembre 2017 la Gazzetta Ufficiale pubblica il testo della legge n. 205 del precedente giorno 27 (“legge di bilancio”) che prevede il taglio ad appena 375 il numero di firme per Collegio necessario per presentare la lista, ma ad una condizione: la lista deve presentarsi in almeno due terzi dei collegi plurinominali di una circoscrizione.

[4] INDIZIO NUMERO QUATTRO. Ad appena 20 giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste, lo scorso 9 gennaio, il “Ministero dell’Interno” pubblica le istruzioni tecniche per partecipare alle elezioni, i moduli per le accettazioni alle candidature, i moduli per raccogliere le firme.

Ad appena 20 giorni dalla scadenza per la presentazione delle liste @Viminale pubblica moduli e istruzioni per partecipare alle #elezioni. Condividi il Tweet

[5] INDIZIO NUMERO CINQUE. La lista “di sistema” “+Europa” capeggiata dall’immarcescibile Emma Bonino, sodale di Matteo Renzi e del suo “Partito Democratico”, supera la “trappola” della “raccolta delle firme”: grazie al “gesto generoso” di Bruno Tabacci e del suo partito “Centro Democratico” che “presta” il suo simbolo all’ex radicale.

[6] INDIZIO NUMERO SEI. Come spiega il giornale online “BlastingNews”, «rimangono però diverse liste a dover raccogliere davvero le firme e, ironia della sorte, sono proprio quelle fra loro più distanti sul piano ideologico e culturale: stiamo parlando delle varie formazioni di estrema sinistra e di estrema destra», ovvero le sole antisistema.

Il caso è risolto, cara Agatha Christie, hanno ucciso la Democrazia e l’assassino è … il “Sistema”.

 

Archiviato in:Politica Contrassegnato con: Democrazia, Elezioni

Reporter senza frontiere: In Italia libertà e democrazia sono compromesse

27 Aprile 2017 by FronteAmpio.it Lascia un commento

RSF«Il livello di violenza contro i giornalisti (intimidazioni verbali o fisiche, minacce e provocazioni …) è molto preoccupante» in Italia. A scriverlo ancora oggi è la “Reporter senza frontiere” un’organizzazione fondata in Francia nel 1985 ed oggi leader per la difesa e la promozione della libertà dell’informazione.

“Reporter senza frontiere”, nell’annuale rapporto appena diffuso, inserisce l’Italia solo al 52mo posto nella classifica fra i Paesi con un’informazione più libera fra Haiti (53ma) e Papua Nuova Guinea (51ma) con un indice di libertà (26,26 punti) ben lontano da Paesi quali la Norvegia (7,60, 1° posto), la Svezia (8,27, 2°), la Finlandia (8,92, 3°), lo stesso Belgio (12,75, 9°).

A pesare negativamente, per l’Italia, per “Reporter senza frontiere” le liste di proscrizione diffuse da «alcuni politici – come Beppe Grillo del Movimento 5 Stelle (M5S)» che «non esitano a rilasciare pubblicamente l’identità dei giornalisti che li infastidiscono» o un nuovo Disegno di Legge che vorrebbe ancora aumentare le pene («da sei a nove anni di carcere») per chi critica, in maniera poco “continente”, «politici, giudici o funzionari».

Prima conseguenza di queste azioni, secondo l’organizzazione parigina, è che «i giornalisti che sono sotto pressione da parte dei politici optano sempre per l’auto-censura».

Eppure, scrive ancora RSF, «La libertà di espressione e di informazione è la prima libertà, è il fondamento, anzi, proprio della democrazia».

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La scuola? Per Bowles e Gintis serve al controllo sociale!

20 Novembre 2016 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Controllo-Sociale

La scuola è il luogo deputato all’istruzione, cioè quel “momento” formale e specializzato di un più ampio processo educativo che dura tutta la vita e che consiste nell’apprendimento della cultura propria del gruppo in cui ci capita di nascere e di vivere (valori, norme, modi di pensare, agire, sentire, costumi ecc ), il luogo cioè dove i bambini vengono “preparati” all’età adulta e alla società.

Negli anni sessanta il consenso su questo aspetto della società moderna cominciò a sgretolarsi.

In altre parole, la principale funzione della scuola è quella di soddisfare la domanda di qualificazione proveniente dal mondo del lavoro, ed essa lo fa “convertendo” le capacità in competenze necessarie a svolgere le occupazioni “più strategiche” e ciò, nelle intenzione di chi dirige queste scelte, per favorire lo sviluppo economico.

Queste erano le idee degli studiosi funzionalisti intorno agli anni ’50-’60.

Le scuole esistono per riprodurre le disuguaglianze sociali

Una interpretazione più radicale è quella degli economisti statunitensi Bowles e Gintis che in “L’istruzione nel capitalismo maturo” (1976) affermarono che l’istruzione non è una sfera neutrale, ma un ambito nel quale vengono riprodotte le esigenze del capitalismo al fine di favorire la creazione di atteggiamenti che preparino i giovani a svolgere un lavoro alienante in età adulta: secondo Samuel Bowles (economista statunitense e docente anche all’Università di Siena) e Herbert Gintis (economista e sociologo statunitense), le scuole esistono per riprodurre le disuguaglianze sociali.

Pertanto il miglior indizio sul futuro di un bambino è la condizione economica dei genitori e non tanto il rendimento scolastico o l’intelligenza, la funzione primaria dell’istruzione non sarebbe, secondo i due sociologi, quella di insegnare le competenze necessarie nel mondo del lavoro ma quella di inculcare nei bambini il cosiddetto “curriculum nascosto”.

I figli degli operai apprendono così qual è il loro posto nella società, quali sono le qualità apprezzate e ricompensate – il duro lavoro, il rispetto, la puntualità, la docilità, la passività, l’obbedienza – e quali quelle non gradite, come la creatività e il pensiero indipendente.

Bowles e Gintis riscontrarono anche una “corrispondenza” tra i rapporti sociali gerarchici nel sistema scolastico (preside/ insegnanti/alunni) e quelli propri del mondo del lavoro (gerarchie aziendali).

Non solo. Gli studenti, come i lavoratori sul loro lavoro, non hanno potere sul loro curriculum.

La scuola e il meccanismo delle Ricompense e delle Punizioni

Controllo-sociale-Slide-300x233Sia l’istruzione che il lavoro, inoltre, secondo la lettura dei due studiosi, sono concepite come attività puramente “strumentali” che vengono svolte non per il piacere o il senso di realizzazione personale, ma per ottenere ricompense (voto, salario) o per evitare punizioni (bocciatura, licenziamento).

E infine l’estrema divisione del lavoro nel mondo produttivo “corrisponde” a una elevatissima competizione fra gli studenti causata dal sistema di valutazione.

La scuola, per Bowles e Gintis, insegna ai bambini che le diseguaglianze sociali sono giuste e necessarie, e pertanto l’istruzione può essere considerata una forma di controllo sociale.

Sul tema del controllo sociale, ci sembra interessante segnalare le “slide” che potete seguire cliccando sull’immagine di sopra oppure al seguente link [specie le pagg.: 69-78, “Teoria dell’Apprendimento Sociale”; pagg. 80-86, “Teoria del controllo sociale”].

Archiviato in:I Grandi della Filosofia Contrassegnato con: Democrazia, Istruzione, Lavoro

Lenin l’aveva previsto: Renzi e le regole della democrazia

23 Settembre 2016 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Matteo-Renzi

«Avverto una certa sproporzione tra le grandi questioni che riguardano il futuro dei cittadini, gli investimenti sulla crescita, la ricerca, in discussione all’Onu, e le piccole vicende quotidiane che tanto appassionano più la classe politica che i cittadini, le regole del gioco su chi andrà in Parlamento la prossima volta».

La dichiarazione che è apparsa lo scorso 20 settembre sul quotidiano filo-governativo Repubblica e che viene attribuita al primo ministro Renzi fa accaponare la pelle.

La Repubblica italiana fondata sul potere borghese

«Le regole del gioco» sono alla base di una Repubbica, di una democrazia. Non lo sono, sembra, per il Capo dl Partito “Democratico”.

Sono chiari, invece, i messaggi di Matteo Renzi: da un lato «le regole del gioco» democratico sono di scarso interesse per il “Capo” (e lo sapevamo); dall’altro chiunque sia che «andrà in Parlamento la prossima volta» non cambierà nulla poiché le priorità politiche sono già determinate (da chi? Dalla borghesia massonica ed industriale?) e corrispondono agli «investimenti sulla crescita» della produzione e dei consumi.

Salute e ambiente di vita, studio, informazione, tempi di riposo e per la famiglia, non sono temi importanti per il “democratico” Renzi e per i suoi mandanti industriali borghesi.

In definitiva Matteo Renzi si prende gioco del Popolo e scopre il velo che copriva la “democrazia” borghese.

“Democrazia” e dittatura, secondo il pensiero di Lenin

Vladimir-LeninGià nel 1919, sulla Pravda, Vladimir Lenin metteva in guardia contro questa forma di “democrazia”: «…Parlare di democrazia in generale, di uguaglianza, libertà, universalità, mentre gli operai e tutti i lavoratori vengono affamati, spogliati, condotti alla rovina e all’esaurimento … dalla schiavitù salariata capitalistica … significa prendersi gioco dei lavoratori e degli sfruttati».

«Non dovete nemmeno per un istante dimenticare il carattere borghese di questa “democrazia” – Lenin qui ricorda le parole di Marx –, … non dovere scordare che lo Stato… è soltanto una macchina di oppressione di una classe su di un’altra classe».

«Solo la dittatura del proletariato – conclude il leader marxista Vladimir Lenin – può emancipare l’umanità dall’oppressione del capitale, dalla menzogna, dalla falsità, dall’ipocrisia della democrazia borghese, che è la democrazia per i ricchi, e instaurare la democrazia per i poveri, cioè rendere effettivamente accessibili agli operai e ai contadini poveri i benefici della democrazia, che restano oggi inaccessibili di fatto alla stragrande maggioranza dei lavoratori».

Archiviato in:Politica Contrassegnato con: Democrazia

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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