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Donne

Violenza Domestica : Col lockdown donne e bambini fuori controllo

21 Maggio 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

violenza domestica sulle donne e i bambini

Il sequestro a casa di donne e bambini, decretato in diversi Paesi, tra cui l’Italia, sostanzialmente su indicazione del nuovo governo universale ONU / OMS, ha avuto come conseguenza l’aumento della violenza domestica.

Ne è consapevole la stessa organizzazione delle Nazioni Unite.

Violenza domestica in aumento del 60% nei primi quattro mesi del 2020

« La violenza domestica, soprattutto contro le donne e i bambini, è esplosa durante il confinamento in molti paesi europei », ammette sul proprio sito web.

« Le prove dimostrano che la violenza interpersonale tende ad aumentare in tutti i tipi di emergenze » ha dichiarato, in particolare, Hans Kluge, Direttore dell’OMS Europa.

Molti paesi in Europa, tra cui Belgio, Bulgaria, Francia, Irlanda, Federazione Russa, Spagna, Regno Unito e altri, riferiscono un aumento della violenza da parte di un parente contro donne e uomini e contro i bambini.

La sezione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene di aver « registrato un aumento del 60% delle chiamate di emergenza da parte di donne che hanno subito o rischiano di subire violenze da parte dei loro partner rispetto all’aprile 2019 ».

« Mentre la stragrande maggioranza delle scuole è chiusa, i bambini a rischio sono fuori dal radar educativo e sociale e più esposti agli aggressori in casa », ha aggiunto il Direttore dell’OMS Europa.

L’UNICEF: Il cocktail di povertà, alcool e incultura provoca violenza

Risale già al 2000, uno studio dell’UNICEF che affermava come « le donne ed i bambini spesso corrono grandi pericoli proprio nel luogo in cui dovrebbero essere più al sicuro: nella loro famiglia ».

« La mancanza di risorse economiche rafforza la vulnerabilità delle donne e la loro difficoltà di sottrarsi ad una relazione vessatoria », sono spesso causa della violenza domestica. A questi si accompagnano altri fattori quali « il concetto di proprietà che, a sua volta, legittima il desiderio di controllo della sessualità femminile, l’idea della inerente superiorità del maschio : la punizione fisica della moglie è considerata accettabile nel contesto del concetto della sua appartenenza al marito ».

« L’incremento della povertà, della disoccupazione, della disparità salariale, dello stress e dell’abuso di alcool, ha provocato a sua volta l’aumento della violenza nella società, compresa la violenza contro le donne », spiega ancora l’UNICEF.

La ricerca segnalava ancora un altro campanello d’allarme : « Uno dei principali rischi collegati alla violenza sociale e domestica è rappresentato dalla disponibilità di armi ».

Alla repressione preferire la prevenzione del conflitto di coppia

Se, negli anni, sono state incrementate le sanzioni punitive contro i violenti, non altrettanto risulta fatto nel campo della prevenzione, ovvero:

  • dell’educazione (rapporto di parità uomo/donna),
  • della riduzione della vendita di armi,
  • del contrasto al consumo di bevande alcoliche,
  • delle occasioni di stress per i membri della coppia.

Anche nel settore del lavoro la donna paga spesso delle difficoltà nell’inserimento e nel riconoscimento di retribuzioni sufficienti per vivere autonomamente. La recente introduzione del Reddito di Cittadinanza in Italia, infine, è associata al concetto di “famiglia” e l’indennità eventualmente erogata al cosiddetto capofamiglia.

In definitiva, al di la’ delle dichiarazioni d’intenti, la politica continua a sostenere la repressione della violenza piuttosto che investire risorse economiche nella prevenzione.

La demagogia politica, le organizzazioni religiose radicali e il concetto clericale di indissolubilità del sacramento matrimoniale, in tal senso, rappresentano un pesante ostacolo al perseguimento di soluzioni.

Occorre andare oltre i freddi numeri delle donne uccise o picchiate e degli anni di galera da assicurare a violenti o colpevoli di atti persecutori (stalking) : serve un serio dibattito.

–

Credits : Photo by Sydney Sims on Unsplash

Archiviato in:Pandemia Sars-Cov-2 Contrassegnato con: coronavirus, Donne, Educazione, Giustizia, Violenza

Tweet del giorno : Cremaschi, Lavorare meno, lavorare tutti

7 Maggio 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

pc-twitter

6 maggio 2020 – Si parla sempre meno di Covid-19 nei post dei politici nazionali. Il tema del giorno è certamente quello dell’immigrazione cui dedica il solito grande spazio il cazzaro – poi capirete il perché del soprannome – Salvini ma anche la Sinistra per altri versi naturalmente.

Lavorare meno, lavorare tutti

« Lavorare meno, lavorare tutti. La sola vera ricetta contro la disoccupazione » e, ancora, « ridurre subito l’orario di lavoro a parità di salario ». E’ il ritornello della sinistra in questo periodo, stavolta suonato da Giorgio Cremaschi (Potere al Popolo).

Sarà un vecchio slogan, ma è sempre attuale e Cremaschi si aggiudica, senza colpo ferire, il merito del tweet più importante della giornata.

Qualcuno nel parlamento l’ascolterà ? Più facile vedere scecchi volare …

Tweet Cremaschi lavoro

Diritti delle Donne in … Ungheria

Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana), con un ritweet, ricorda che « Ungheria, il parlamento non ratifica la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne ». Dello stesso avviso Beatrice Brignone (Possibile) : « Dopo gli attacchi alle persone trans, un’aggressione alle donne che conferma l’impostazione del governo Orban, di fronte la quale non si può rimanere in silenzio ».

L’Ungheria – attaccata perché governata dal destro Orban? -, comunque, è in buona compagnia di :

  • Bulgaria,
  • Repubblica Ceca,
  • Lituania,
  • Lettonia,
  • Slovacchia,
  • Lettonia,
  • Moldova,
  • Ucraina,
  • Liechtenstein e …
  • Regno Unito (!), come ci ricorda il sito delle Unione Europea.

Non ci risulta, peraltro, che, sia pure ratificata dall’Italia nel 2013, il testo molto preciso della Convenzione sia mai stato applicato concretamente nel nostro Paese. Più che su quello dell’Ungheria, inviterei Fratoianni e Brignone a vigilare sul nostro parlamento [1].

Immigrazione & Lavoro Nero

Nicola Fratoianni (molto attivo sui social quest’oggi) twitta : « il Movimento 5 Stelle ci dica se sulla regolarizzazione sta con chi sfrutta i migranti o con chi difende i diritti di tutti ».

Una chiara provocazione, Fratoianni sa la risposta : i grillini stanno coi negrieri e i caporali !

Sul tema un illuminante pensiero dell’ex-M5S Gregorio De Falco, sempre ritwittato da Fratoianni : « Ma come si potrebbe lavorare, se non in nero, senza permesso di soggiorno ? Crimi abusa della logica ».

Beatrice Brignone però, sull’argomento, apre ad un nuovo punto di vista : « Da un lato la Bellanova, che vuole solo tutelare gli interessi della GDO. Dall’altro Crimi, che sbarra la strada alla regolarizzazione. In mezzo le persone stritolate dalla Bossi-Fini e dallo sfruttamento ». Insomma la ministra di Italia Viva farebbe fumo non per … buonismo.

Segnalo il tweet di Aboubakar Soumahoro, un sindacalista pugliese che fa chiarezza sulla questione, ritwittato sempre da Fratoianni : « Ringraziamo il Papa per aver accolto e risposto al nostro appello, lanciato il primo maggio dalle baraccopoli di lamiere nelle campagne del foggiano, per chiedere diritti e dignità per i braccianti schiacciati dallo strapotere della GDO e dall’avidità dei giganti del cibo ».

Immigrazione & Flussi

Fratoianni, quest’oggi, è esterofilo : con un altro ritweet, ci ricorda che « la Corte Penale Internazionale verso nuovi mandati d’arresto in Libia. Sistematiche sparizioni, torture, schiavitù, stupri e abusi su donne e bambini. Nel mirino qualche vecchia conoscenza dell’Italia? ».

Non penso che ciò servirà a fermare l’accordo con la Libia firmato dal premier Gentiloni (PD), a suo tempo. PD e M5S, su questo fronte, sono d’amore e d’accordo.

Covid-19 & Diritto Civile a manifestare

Coronavirus : si può protestare o no ? Io vorrei protestare contro il divieto di protestare imposto incostituzionalmente dal governo Conte. Condividi il Tweet

Assembramenti illegali ? Ieri la destra protestava contro quelli del 25 aprile, ed oggi sostiene quelli di qualche commerciante di Milano. La coerenza non alberga qui. Mariastella Gemini (Forza Italia) : « Multati dopo la protesta di questa mattina. Non si può sanzionare la disperazione di chi vuole solo lavorare ».

Mettiamoci d’accordo : si può protestare o no ? Io vorrei protestare contro il divieto di protestare imposto incostituzionalmente dal governo Conte.

Libero & la Libertà di Stampa

La Libertà non può prescindere dal rispetto delle leggi. Si sveglia, era ora, l’Ordine dei Giornalisti e Nicola Fratoianni ritwitta : « Ancora un titolo inaccettabile di Libero, altra segnalazione disciplinare e procedimento giudiziario ». Il giornale dell’estrema destra aveva blaterato di sostituzione etnica : i 600mila immigrati da regolarizzare che sostituivano i 30mila morti con Covid-19. Pessimo gusto, sicuramente.

Una chiara istigazione all’odio razziale, punito dalla Legge Mancino. Peccato che, in Italia, le buone leggi non si applichino mai.

Ricordo che la Legge n. 205 del 1993 che « prevede la reclusione fino a un anno e sei mesi o con la multa fino a 6.000 euro di chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico ».

Mobilità Urbana … green

Rossella Muroni (Liberi e Uguali) propone la mobilità ciclistica (« ma garantendo sicurezza ai ciclisti ») come soluzione all’emergenza sanitaria : « il Covid è benzina sul fuoco dell’inquinamento atmosferico, quindi se continuiamo a emettere polveri sottili come prima saremo sempre più esposti ».

Bici non si coniuga con auto; quindi sicurezza per i ciclisti vuoi dire chiudere strade alla circolazione veicolare. Altrimenti Muroni fa solo ipocrisia. Lei è in grado di mettersi contro Elkann (Fiat) ed il comodismo di molti cittadini ? Temiamo che neanche ci pensi.

I tre cazzari del pianeta

Matteo Renzi (Italia Viva), con un ritweet di quello della deputata Lisa Noja, ci fa sapere che « Salvini è stato eletto dalla BBC, assieme a Trump e Bolsonaro “uno dei maggiori diffusori di fake news al mondo in tempo di pandemia”. Un primato imbarazzante ».

Questo tweet, non per Renzi, ma per l’immagine che da il Paese all’estero votando cazzari merita quest’oggi la maglia nera.

–

Note :

[1] Sono andato a cercare il testo della Convenzione di Istanbul (testo nel link) : tra l’altro vi si legge che gli Stati si impegnano a :

– adottare « le misure necessarie per promuovere i cambiamenti nei comportamenti socio-culturali delle donne e degli uomini, al fine di eliminare pregiudizi, costumi, tradizioni e qualsiasi altra pratica basata sull’idea dell’inferiorità della donna o su modelli stereotipati dei ruoli delle donne e degli uomini ».

– « includere nei programmi scolastici di ogni ordine e grado dei materiali didattici su temi quali la parità tra i sessi, i ruoli di genere non stereotipati, il reciproco rispetto »

– « adottano le misure legislative o di altro tipo necessarie per garantire che la violenza contro le donne basata sul genere possa essere riconosciuta come una forma […] che dia luogo a una protezione complementare / sussidiaria » (si riferisce al fenomeno della migrazione).

Questo avviene in Italia ?

Archiviato in:Tweet del Giorno Contrassegnato con: Donne, Immigrazione, Informazione, Lavoro, Mobilità

Coronavirus : perché le donne colpite sono metà degli uomini ?

17 Aprile 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

donne

Dati dell’Istat del 2011 alla mano, dei 59.433.744 residenti in Italia (di cui 4.029.145, ovvero il 6,8 %, stranieri), ben 30.688.237 sono di genere femminile. Insomma, le donne sono oltre metà : il 51,6%.
Ancora, su 11.744.206‬ individui oltre 65 anni (dati 2010), ben 6.840.444 ovvero il 58,2% sono donne.

Perché questa sfilza di numeri ?

Per evidenziare una palese contraddizione : in tempi di coronavirus, benché rappresentino il 51,6% della popolazione e il 58,6% della popolazione anziana, le donne si ammalano molto meno degli uomini.

Secondo le statistiche pubblicate dall’Istituto Superiore di Sanità, ed aggiornate al 13 aprile, le donne rappresentano soltanto il 34 % dei decessi con la malattia Covid-19.

Per logica e per i freddi numeri delle percentuali statistiche, invece, dovrebbero rappresentare la maggior percentuale, rispetto a quella degli uomini. Del resto le evidenze dicono che donne sono di più, gli anziani sono la popolazione più colpita e le donne sono molto più longeve degli uomini.

Che succede, quindi ?
Che sorta di immunità – sia pure parziale – hanno le donne rispetto agli uomini ?

Differenza di genere ed incidenza mortalità con Covid-19 : le ipotesi

La domanda se l’è posta pure l’Istituto Superiore di Sanità che si è pure dato una risposta, sia pure in maniera ancora assolutamente azzardata, data l’assenza di dati certi e provati a supporto dell’assunto.

« Per spiegare questo fenomeno sono state avanzate alcune ipotesi generali tra cui:

  • una maggiore tendenza degli uomini al tabagismo,
  • una più spiccata abitudine delle donne a dedicare uno spazio significativo della propria quotidianità all’igiene personale,
  • una risposta immunitaria, sia innata che adattativa, più pronta ed efficace nelle donne che negli uomini.
  • Bisogna però evidenziare anche le differenze che intercorrono tra donne e uomini quando si comincia ad entrare nei meccanismi alla base dell’infezione. Differenze che possono essere sia di tipo ormonale che genetico ».

Lo studio diffuso dall’Istituto Superiore di Sanità si sofferma, in particolare, su quest’ultimo aspetto.

« Il virus responsabile della COVID-19 penetra nelle nostre cellule legandosi a un recettore chiamato ACE2 (Angiotensin Converting Enzyme 2, Enzima di Conversione dell’Angiotensina), enzima che regola la vasocostrizione delle arterie e che si trova sulle cellule dell’epitelio polmonare dove protegge il polmone dai danni causati dalle infezioni, infiammazioni e stress e lo sottrae così allo svolgimento della sua funzione protettiva ».

Differenza di genere e influenza ormone estrogeno sul Covid-19

E se fossero i benefici dei cicli mestruali che rinnovano, seppur parzialmente, il sangue purificandolo ?

« Nelle donne in età fertile gli estrogeni sono in grado di aumentare la presenza del recettore ACE2 facendo sì che questo enzima, anche dopo l’infezione, riesca a svolgere la sua funzione di protezione, in particolare nei confronti dei polmoni. Viceversa gli ormoni androgeni sembra che svolgano un ruolo opposto », concludono i ricercatori.

Una conclusione che però non tiene conto, per l’appunto, che i decessi avvengono perlopiù oltre i 70 anni, età nella quale le donne, ovviamente, non sono più fertili e quindi in possesso di sufficienti ormoni estrogeni.

Differenza di genere e influenza rischio tabagismo sul Covid-19

Diverso è, invece, il fattore rischio se ci soffermiamo sul tema del tabagismo.

In proposito, una pubblicazione del Ministero della Salute riporta che « un italiano su 4 è fumatore attivo (25%). Il fumo di sigaretta è più frequente fra le classi socio-economiche più svantaggiate (meno istruiti e/o con maggiori difficoltà economiche) e negli uomini. Forti sono le differenze di genere: tra gli uomini i fumatori sono il 23,3 per cento, tra le donne invece il 15 per cento ».
Il numero cresce, tuttavia, se si considerano i fumatori passivi :
« l’esposizione al fumo passivo in ambito domestico è ancora rilevante: 16 intervistati su 100 dichiarano che nella propria abitazione è ammesso fumare ».

Anche questo dato non sembra convincerci completamente, tuttavia, a parziale supporto dell’ipotesi, arrivano sempre i dati dell’Istituto Superiore di Sanità : il 17,9 % dei deceduti per covid-19 erano affetti dalla patologia BPCO ovvero Broncopneumopatia cronica ostruttiva. La percentuale sale al 20,1 % per gli uomini (più fumatori si è detto), e scende al 13,2% per le donne.

Ancora l’Istituto Superiore di Sanità spiega come « il principale fattore di rischio per lo sviluppo della BPCO è il fumo di tabacco, in particolare quello di sigaretta (meno quello di sigaro e pipa), che accelera e accentua il decadimento naturale della funzione respiratoria ».

Però, poi aggiunge : « Anche il fumo passivo può contribuire parzialmente allo sviluppo della malattia, […] gioca un ruolo determinante anche l’esposizione a polveri, sostanze chimiche, vapori o fumi irritanti all’interno dell’ambiente di lavoro (per esempio silice o cadmio). Altri fattori di rischio, seppure meno influenti, associati allo sviluppo della BPCO sono l’inquinamento dell’aria: non solo quello atmosferico causato da smog e polveri sottili, ma anche quello presente all’interno degli ambienti chiusi (provocato dalle emissioni di stufe, apparecchi elettrici, impianti di aria condizionata ecc.) ».

Insomma, se è vero che il BPCO è una patologia certamente presente nei soggetti deceduti con il coronavirus covid-19 esso è presente in maniera ancora più bassa rispetto all’aspettativa di trovarvi fumatori ( 23,3% ). Non appare elemento quindi sufficiente per spiegare la differenza di genere tra i deceduti per l’epidemia in corso.

Poiché il curioso dilemma resta insoluto e la soluzione sembra lontana lontana, non resta che ipotizzare.

Chissà !

Archiviato in:Pandemia Sars-Cov-2 Contrassegnato con: coronavirus, Donne

Progetto Comunista: 8 marzo, una giornata di sciopero e di lotta

1 Marzo 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Non_Una_Di_Meno_8marzo

«Il prossimo 8 Marzo, giornata internazionale di lotta delle donne, dovrà essere ricordato per il recupero del vero significato di questa giornata che trae origine dalla battaglia contro lo sfruttamento, la duplice oppressione e le molteplici discriminazioni che soffrono le masse femminili». A sostenerlo sono i militanti di “Piattaforma Comunista” in un editoriale pubblicato sul numero di febbraio di “Scintilla”, il loro organo di informazione.

Per i militanti comunisti, l’8 marzo «non una banale ricorrenza, come vorrebbe la borghesia, non innocue passeggiate e serate consumistiche, ma una giornata di sciopero e di lotta!».

“Piattaforma Comunista” ricorda come «le politiche della classe dominante si ripercuotono violentemente sulle donne, che vengono private della loro indipendenza economica e costrette sempre di più tra le mura domestiche, per supplire a tutte le mancanze di un “Welfare state” ormai ridotto al lumicino».

«Assieme alle politiche di macelleria sociale – prosegue l’editoriale – assistiamo alla diffusione della peggiore immondizia ideologica contro le donne, allo spargimento dell’oscurantismo religioso e maschilista, che in Italia ha recentemente preso le forme del DDL Pillon. In questo quadro si collocano i femminicidi e le altre forme di violenza maschile, fisica e psicologica, tra cui quella sessuale (nella maggioranza dei casi ne sono responsabili mariti, fidanzati ed ex), contro le donne».

Si tratta chiaramente di «un tipo di violenza tipica della società basata sulla proprietà privata, in cui le donne vengono ancora considerate proprietà esclusiva degli uomini, senza libertà di scelta».

“Piattaforma Comunista” conclude la propria analisi con una proposta: «Mobilitare, unificare e organizzare le donne per avanzare nella lotta per la propria emancipazione e i propri diritti, è oggi la via da seguire. Da sempre, e oggi più che mai, questa lotta è direttamente legata a quella contro il capitalismo, un sistema che si basa sullo sfruttamento, l’oppressione della maggioranza della società».

Una lotta che non può che cominciare con uno sciopero per l’8 Marzo 2019, come richiesto dal movimento Non una di Meno delle donne e come avverrà in molti altri paesi del mondo.

Archiviato in:Italia Contrassegnato con: Donne, Progetto Comunista

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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