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Forze di Controllo

Violenza poliziesca : giornale inchioda la polizia francese

6 Dicembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

polizia-francia-spara-lbd

Zineb Redouane era una donna di ottanta anni. Fu assassinata, vogliamo sperare solo colposamente, dalla polizia francese la sera del 2 dicembre 2018, due anni fa.

Armato di fucile cougar, un agente della CRS [1] le sparò una granata MP7 in casa mentre lei si affacciava alla finestra posta al quarto piano dell’immobile per chiudere le persiane. La granata colpì la donna a circa 97 chilometri orari e quindi entrò nel piccolo appartamento causando un’esplosione assordante e l’emissione di una quantità fatale di gas lacrimogeno. La granata è infatti fabbricata per esplodere all’aperto e disperdere il gas in un’area di mille metri quadri, non certo per essere impiegata in un locale chiuso.

La donna non sopravvisse all’esplosione ed al gas.

A distanza di due anni nessuno ha pagato, non c’è alcun poliziotto indagato. La vita di una donna, anziana e per dipiù d’origine straniera, evidentemente vale meno di nulla per la giustizia nel paese della “Libertè, Egalité et Fraternitè”.

La scorsa settimana, però, dei giornalisti, di quelli veri, di quelli che inchiodano chi è al potere, non di quelli, insomma, che fanno dei “copia ed incolla” dei comunicati stampa dei potenti, ha pubblicato un’inchiesta che inchioda la polizia alle proprie responsabilità. Inchioda, non solo lo sconosciuto agente direttamente colpevole dell’omicidio, ma lo stesso impiego di queste arme da guerra nella gestione cosiddetto “ordine pubblico”.

Il giornale Disclose: il ministro Castaner ha detto il falso

Il giornale d’inchiesta parigino Disclose [2], non si limita a ricordare come l’allora ministro dell’interno francese Christophe Castaner ebbe a dichiarare come “falso” il coinvolgimento delle forze dell’ordine nell’omicidio della donna. Disclose, infatti, pubblica anche il rapporto balistico integrale ed altresì una propria ricostruzione con l’aiuto della modellazione 3D e delle immagini di alcune telecamere di sorveglianza che inquadravano il luogo dell’accadimento.

Il rapporto balistico dell’inchiesta conferma come « l’arma è stata usata secondo le raccomandazioni e le procedure per l’uso nelle forze di polizia nazionali ». Non si spiega, però, di certo, perché l’agente puntò l’arma verso quell’immobile e quella finestra. Il rapporto accusa l’oscurità e la fatalità …

Di seguito il video diffuso sul canale YouTube di Dislose.

Non è certo la prima volta che la polizia francese, per errore, colpisce degli innocenti : basta ricordare, lo scorso aprile, il colpo di LBD “vagante” che fratturò il cranio e gettò in coma una bambina di cinque anni a Chanteloup-les-Vignes, che raccontai in “Parigi: Violano confinamento, polizia spara e colpisce in testa bambina 5 anni” [3].

Dall’Algeria: il colpo verso Zineb fu un’azione volontaria dell’agente

Diversa la posizione della famiglia della vittima, illustrata dal giornale algerino TSA-Algerie [4].

« La contro-perizia indipendente [di Disclose, NdR] dimostra chiaramente che si è trattato di un’azione volontaria da parte del CRS. Per noi, Zineb è stata presa di mira dal poliziotto perché questi credeva che lei stesse filmando la violenza della polizia », sostiene Yassine Bouzrou, avvocato dei familiari.

Quale sia la verità del caso specifico, oltre ad essere grave non conoscere il nominativo dell’agente colpevole dello sparo, appare scandaloso come in un paese civile e democratico si possano usare legittimamente tali armi contro i cittadini.

Le disposizioni governative che consentono l’uso di armi adatte più ad una guerra che al contenimento di manifestanti più o meno violenti suggerisce che la volontà del governo sia tutt’altro che quella di difendere i cittadini ma di combatterli fino alle estreme conseguenze.

–

Fonti & Note:

[1] Wikipedia : CRS è l’acronomo di “Compagnies républicaines de sécurité”, un corpo speciale della polizia francese che dispone, d’ordinanza, di fucili d’assalto ( Ruger AC-556 AMD, HK G36 KP2 ), di fucile di precisione Tikka T3, nonché di lancia granate, dell’arma sub-letale LBD che spara proiettili di gomma, e, infine, di pistola Sig-Sauer SP 2022.

i fucili in dotazione ai CRS (polizia) francesi

[2] Discose, 30 novembre 2020. “Mort de Zineb Redouane : les preuves qui accusent la police”.

[3] Fronteampio, 24 aprile 2020.

Parigi: Violano confinamento, polizia spara e colpisce in testa bambina 5 anni

[4] TSA-Algerie, 1 dicembre 2020. “France : une contre-enquête accuse les CRS de la mort de l’Algérienne Zineb Redouane”

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Macron si fa beffa della libertà di stampa: in 133.000 protestano

28 Novembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

« E’ punito con un anno di reclusione e con una multa di 45.000 euro, l’atto di diffondere, con qualsiasi mezzo e su qualsiasi supporto, allo scopo di provocare un danno all’integrità fisica o psicologica, l’immagine del volto o qualsiasi altro elemento di identificazione di un funzionario della polizia nazionale o di un membro della gendarmeria nazionale quando questi agisce nell’ambito di un’operazione di polizia ».

Questo è il testo del primo comma del progetto di legge n. 3452 in discussione in Francia, e già approvato all’Assemblea nazionale dei deputati, che sta creando un serrato dibattito in Parlamento, sui mass media e tra la popolazione francese.

Solo ieri, secondo le stesse fonti del ministero dell’interno, almeno 133.000 persone sono scese in piazza in tutta la Francia [2], ed in particolare a Parigi, Lione, Rennes e Strasburgo, per le “Marce delle Libertà” e protestare contro il progetto che fa coriandoli della legge sulla libertà di stampa che risale addirittura al 29 luglio 1881.

Altre 22.000 persone avevano già sfilato sabato della scorsa settimana alla manifestazione indetta dal sindacato dei giornalisti.

legge-sicurezza-globale-proteste-Parigi

“Abbassate le armi, abbasseremo le telecamere!” è lo slogan della protesta contro la violenza della polizia francese, il suo razzismo e, in particolare, il testo della legge redatta dal partito del presidente Macron, LREM, e, tra gli altri, dall’ex ministro degli interni Christophe Castaner.

Al Popolo che si lamenta della violenza, la polizia risponde coi gas

La polizia ha risposto ai manifestanti come sa fare : col lancio di gas lacrimogeni e delle pericolose granate assordanti. Poco importa di alcuni episodi violenti avvenuti durante le manifestazioni.

Il presidente Emanuel Macron ha risposto su Twitter in maniera surreale : « chiedo al Governo di farmi rapidamente delle proposte per riaffermare il legame di fiducia che deve esistere naturalmente tra il popolo francese e coloro che lo proteggono. Io credo nelle nostre libertà di cui io sono il garante ».

L’ubbidiente primo ministro Jean Castex si è istantaneamente attivato per la costituzione di un’inutile ed offensiva Commissione che, assieme al presidente dell’ordine degli avvocati, e del CNCDH, Jean-Marie Burguburu, vagli la stesura di un emendamento all’articolo da presentare poi al Senato in barba al potere di tale Organo democratico.

Di sopprimere l’articolo 24, e l’intera scandalosa proposta di legge [ basta leggere anche gli articoli 23, 25 e 26 per rabbrividire ulteriormente, NdR] , non se ne parla proprio.

Lega Diritti Umani: in democrazia, la Polizia non può sfuggire all’opinione pubblica

« Queste leggi hanno lo scopo di mettere la museruola all’opposizione e alla resistenza », ha chiosato Thérèse Bourgeois della Lega dei Diritti Umani, partecipando alla manifestazione di Marsiglia.

L’articolo 24 della proposta di legge, ha denunciato Malik Salemkour, presidente della Lega dei Diritti Umani (LDH) [3], rappresenta « il segnale inviato ai membri delle forze dell’ordine -, che è peraltro lo scopo politico di questo articolo – è un segnale di sostegno, che, ancora una volta, alcuni ritengono sia stato tradotto in un’impunità ancora maggiore ».

« Non è accettabile – ha aggiunto Salemkour – che, in una democrazia, il funzionamento di un corpo di funzionari pubblici sfugga all’attenzione dell’opinione pubblica. Questo è, tuttavia, ciò a cui questo articolo porterà, attraverso un aumento dell’aggressività dei membri delle forze dell’ordine ».

Poco importa in tutto questo, ha concluso il presidente della LDH, che il contestato articolo 24, col suo secondo comma, non vieti le riprese televisive ma ne limiti la eventuale « comunicazione alle autorità amministrative e giudiziarie competenti » per denunciare eventuali violenze subite.

Parole chiare, pesanti, ma che non smuoveranno Macron dalla suo percorso autoritario neo-fascista.

–

Fonti & Note:

[1] Il testo integrale del progetto di legge n. 3452 relativo alla “Sicurezza globale” – Per il solo art. 24 vedi immagine sotto.

[2] FranceTvInfo del 28 novembre 2020

[3] Dichiarazione integrale di Malik Salemkour, presidente della Lega dei Diritti Umani (LDH), sul sito della ONG.

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Decreti Sicurezza, ovvero Decreti contro le manifestazioni

1 Novembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Lo Stato impedisce manifestazioni politiche e scioperi

« L’aspetto negativo dei Decreti Sicurezza non consiste solo nelle norme sull’immigrazione che sono appena state modificate, ma si iscrive in un ben determinato percorso di criminalizzazione della povertà, della emarginazione e del dissenso », lo ha scritto, lo scorso 11 ottobre, il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED), per come riporta l’agenzia di stampa Pressenza.

« Di fronte alla crisi dello stato sociale prodotto da decenni di politiche neoliberiste che ha condannato fasce sempre più ampie della popolazione alla precarietà, all’emarginazione e alla disoccupazione – spiegano -, i decreti Sicurezza hanno costituito lo strumento per gestire la povertà, il dissenso e il conflitto sociale secondo una logica esclusivamente improntata alla repressione ».

Quella approvata dal governo Conte I ( M5S – Lega ) « è una legislazione penale [ che ha come obiettivo ] il controllo degli individui […]. Questa parte del decreto Salvini è diretta contro ogni tentativo di mobilitazione sociale. Essa tende infatti a criminalizzare i lavoratori in lotta per la difesa del posto di lavoro che scendono in piazza alla notizia della lettera di licenziamento attraverso la minaccia di multe esose e anni di galera. Tende a creare di fatto il reato di occupazione di scuola e università, per stroncare sul nascere le mobilitazioni studentesche. Prefigura una società autoritaria, di stampo orbaniano o peggio ».

Decreti Sicurezza : Quali i punti da sopprimere

Di seguito, il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia (CRED) indica le norme che vanno prioritariamente abolite :

  • art. 21 quater ( introduzione del delitto di esercizio molesto dell’accattonaggio ),
  • art. 23 ( disposizioni in materia di blocco stradale ),
  • tutto il Capo III ( disposizioni in materia di occupazioni arbitrarie di immobili ).

Lo scorso 19 maggio, scrivendo “Da 256 giorni Conte non modifica i Decreti Salvini”, aggiungevo personalmente altri due punti critici :

  • l’impiego dei taser, le armi ad impulsi elettrici, anche da parte della Polizia Municipale (L. 4 ottobre 2018, n. 113, Decreto Sicurezza, articolo 19),
  • l’inasprimento delle pene per una serie di reati quali l’oltraggio contro pubblici ufficiali, membri di un corpo politico o giudiziario e il danneggiamento di beni pubblici (pene fino a tre anni, ex articolo 341 bis, 343, 635 C.P.; Decreto Sicurezza bis, Legge 8 agosto 2019, n. 77, articolo 7).

« Da abrogare definitivamente non solo i cosiddetti decreti Salvini ma anche il cosiddetto decreto Minniti ( da non del ministro del Partito “Democratico” che l’ha sostenuto ), suo diretto presupposto.

In definitiva, il Centro di ricerca ed elaborazione per la democrazia respinge « l’idea che in una democrazia il conflitto sociale possa essere gestito attraverso la repressione ».

Modifiche, nel senso richiesto, non sono state implementate nell’ultimo Decreto Legge emanato dal governo (PD-M5S) che doveva eliminare le criticità del precedente Decreto (Lega-M5S).

Segno che Liberi ed Uguali, Italia Viva e Partito Democratico, nuovi partner del Movimento Cinque Stelle, ne condividono l’impianto repressivo.

—

Nota :

Invitiamo chiunque condivida questo appello ad esprimere la propria adesione comunicandola all’indirizzo ricercademocrazia@gmail.com.

Credits : Photo by Jorge Segovia on Unsplash

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Brutalità della polizia : la tortura e la morte di Giuseppe Pinelli

22 Ottobre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Il 21 ottobre 1928 nasceva a Milano Giuseppe Pinelli. Fu un ferroviere ed anarchico. Ci è parso bello che la figlia Claudia l’abbia ricordato ieri, anniversario della nascita, come uomo « i cui ideali continuano a volare ». Meglio che ricordarlo per la data dell’assurda morte ( 16 dicembre 1969 ) o, piuttosto, dell’assassinio.

Oltre i suoi ideali politici, Giuseppe Pinelli fu a lungo il simbolo della brutalità poliziesca portata al massimo eccesso : la tortura e la morte. Altri, purtroppo, ne seguirono come nell’episodio della morte del venticinquenne Salvatore Marino ( Palermo, 28 luglio 1985 ) ucciso in Questura affogandolo con l’acqua e rimpiendolo di botte [ quest’ultima la raccontano, in forme diverse, il giornale La Repubblica e il sito web Insorgenze, NdR ].

Pinelli è il simbolo di una Magistratura poco credibile e per nulla autonoma dal potere politico e non solo.

La sentenza D’Ambrosio : lo stress causò una caduta accidentale

Fermato e condotto in Questura per un interrogatorio – in assenza di tutela legale – Giuseppe Pinelli morì, precipitando da una finestra [ alta ben 97 cm da terra, NdR ] del quarto piano.

Suonano ancora come oltraggio alla Giustizia le parole scritte dal giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio a giustificazione dell’ “incidente” che causò la morte di Giuseppe Pinelli : « appare verosimile l’ipotesi di precipitazione per improvvisa alterazione del centro di equilibrio. […] Pinelli accende la sigaretta che gli offre Mainardi [ un brigadiere che assisteva all’interrogatorio, NdR ]. L’aria della stanza è greve, insopportabile. Apre il balcone, si avvicina alla ringhiera per respirare una boccata d’aria fresca, una improvvisa vertigine, un atto di difesa in direzione sbagliata, il corpo ruota sulla ringhiera e precipita nel vuoto. Tutti gli elementi raccolti depongono per questa ipotesi ».

L’oramai tristemente famoso “malore attivo” che ci ha ricordato dallo short film ( 11 minuti ) “Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli” diretto dal regista Elio Petri ed interpretato dagli attori Gian Maria Volontè, Luigi Diberti e Renzo Montagnani.

« Giuseppe Pinelli alto 1,67, sentendosi male, invece di accasciarsi sul pavimento come ogni altro essere mortale, con un balzò inconsulto e involontario si ritrovò invece a scavalcare una finestra di 97 centimetri, spalancando al contempo, quasi in volo, le imposte socchiuse della finestra. Una tesi senza precedenti nella storia del diritto e rimasta ancor oggi unica nel suo genere », sintetizzò sarcasticamente Saverio Ferrari in un articolo su “Osservatorio Democratico” il 14 dicembre del 2004.

Per il giudice, oltre a non esserci dolo nei fatti accaduti, non c’erano neanche delle colpe a carico dei dirigenti della Questura presenti, a turno, nella stanza dell’interrogatorio.

Pinelli, fu tortura : tre giorni quasi senza dormire e mangiare

Il giudice, però, non poté non ammettere che il fermato fosse stato deprivato del sonno e di alimentazione : « dalle 18,30 del 12 dicembre sino a pochi minuti prima delle 24 del 15 dicembre, fu sottoposto ad una serie di stress, non consumò pasti regolari e dormi solo poche ore, una sola volta steso in una branda », scrive D’Ambrosio.

Non fu tortura quella ?

« Esistevano al momento del fatto per il Pinelli condizioni favorevoli per un malore », ne dedusse il magistrato solo per avvalorare l’ipotesi del “malore attivo”.

Nella sentenza del 27 ottobre 1975, firmata dal giudice Gerardo D’Ambrosio, venne pure confermato che il messinese Antonino Allegra, allora Commissario Capo di Pubblica Sicurezza e dirigente l’Ufficio politico della Questura di Milano (DIGOS), avesse abusato dei propri poteri esercitando un arresto illegale per aver violato l’articolo 208 del Codice di Procedura Penale trattenendo in Questura Giuseppe Pinelli oltre le 48 ore massime previste dalla legge.

Tuttavia – spiegò il giudice – il reato era da considerarsi estinto « per effetto dell’amnistia concessa con D.P.R. 22-5-70 n. 283 ».

Episodi che oggi, per fortuna, non accadono più. Si spera.

–

Note :

APPROFONDIMENTO >>> Sentenza contro Luigi Calabresi, Allegra Antonino + 6 per la morte di Giuseppe Pinelli ( 27 ottobre 1975 )

A Giuseppe Pinelli, Joe Fallisi, nel 1968, dedicò “La ballata del Pinelli”. Il testo è riportato in vari siti web, tra cui su “Nel Vento”.

Archiviato in:Giustizia & Carceri Contrassegnato con: Anarchia, Forze di Controllo

#BlackLivesMatter : Nigeria, Polizia spara su manifestanti, decine di morti

21 Ottobre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

« Martedì nero: almeno 49 morti a livello nazionale, molti ricoverati in ospedale mentre le proteste diventano sanguinose ». Questo il drammatico annuncio di Sahara Reportes, blog che però scrive da New York, di stamani. La repressione sulla popolazione inerme da parte del governo della Nigeria avrebbe toccato l’apice.

« È un chiaro attacco [premedidato, NdR]. Hanno tolto le telecamere di sorveglianza. Hanno spento le luci. E stanno ancora sparando », spiega l’utente Emperor su twitter.

« In base ai rapporti a nostra disposizione, sembra essere stato un attacco premeditato e attentamente calcolato contro manifestanti pacifici », conferma Olumide Akpata, presidente della BAR, l’associazione degli avvocati.

« L’esercito ha continuato a sparare ai manifestanti disarmati al casello di Lekki fino al mattino », riporta l’account twitter Sahara Reporters.

Nigeria nel caos, il governatore : non abbiamo il controllo della polizia

Cosa sta accadendo all’ingresso di Lekki, alla periferia di Lagos, la capitale nigeriana ?

Una strage!

La cosa assurda è che l’esercito nigeriano, difronte alle agenzie stampa perfino della Reuters, alle immagini di morti, di feriti, di poliziotti che sparano, neghi i fatti e assicuri che si tratti di fake news !

Hillary Clinton, l’ex candidata presidenziale democratica, tuttavia, condivide la preoccupazione generale ed annuncia sul social di aver contattato il presidente della Nigeria Muhammadu Buhari affinché si « smetta di uccidere i giovani manifestanti ».

Il governatore di Lagos, Babajide Sanwo-Olu, tuttavia insiste ad affermare che la « sfortunata sparatoria di Lekki » è avvenuta per mano di « forze al di fuori del nostro controllo diretto ».

Solo ieri lo stesso governatore condannava gli « anarchici » che, confondendosi dietro i manifestanti pacifici di #EndSars [1] « scatenano il caos sullo Stato » ed aveva imposto il « coprifuoco di 24 ore ».

La polizia spara sui chi protesta contro la brutalità della Polizia !

Le proteste che si susseguono da giorni in Nigeria tra l’altro – oltre che a chiedere una migliore qualità della vita ed una redistribuzione del reddito – denunciano la brutalità delle forze dell’ordine. Brutalità ammessa dallo stesso governatore che aveva promesso, non più di tre giorni fa : « tolleranza zero verso la brutalità poliziesca ». Ed infatti …

… Infatti la Polizia, dal proprio account twitter, intima « che ora eserciterà i pieni poteri ».

Il presidente Muhammadu Buhari, per placare le proteste, lo scorso 12 ottobre, era pubblicamente intervenuto annunciando lo scioglimento della SARS, la famigerata forza speciale di polizia, accusata di frequenti brutalità contro la popolazione : « primo passo del nostro impegno di una vasta riforma della polizia ».

Come era chiaro a tutti, il problema delle varie forze di polizia – in Nigeria, negli USA ed altrove – non è il semplice razzismo, bensì la brutalità, figlia di superficialità nell’arruolamento, della presenza di estremisti di destra negli organici, della mancanza di formazione, della impunità dei reati commessi, del corporativismo tra gli agenti.

Oggi a pagare per questo è il Popolo nigeriano.

—

Credits : Photo By Twitter

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

IL FORUM DI FRONTEAMPIO

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