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Giustizia

Lo Stato di diritto è in pericolo in tempi di Covid-19

19 Novembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

libertà-di-informazione

“Lo Stato di diritto è in pericolo quando sacrifica i suoi principi per spuntare successi immediati. In realtà, non sono i terroristi che distruggono le nostre democrazie, loro non possono arrivare a tanto. Siamo noi stessi a mettere in pericolo i nostri valori. Sì, solo noi, i democratici possiamo danneggiare la democrazia. Basta vedere quanto consenso oggi mietano i populisti, le leggi sempre più restrittive dei politici, i poteri più forti ai Servizi: ecco le conseguenze del terrorismo”.

Questo è ciò che afferma in un’intervista rilasciata al settimanale L’Espresso, Ferdinand von Schirach, avvocato a Berlino ed autore di romanzi, racconti e testi teatrali tradotti in tutto il mondo.

Lo Stato di Diritto è violato quando i Governi trattano il Covid 19 come trattano il terrorismo.

Lo Stato di Diritto norvegese, ha trattato la strage effettuata il 22 luglio 2011 dal terrorista Anders Breivik, che ha ucciso 77 persone, senza varare leggi più restrittive o controlli nelle scuole: la risposta del premier Stoltenberg è stata “più democrazia, più apertura, più umanità“.

Il premier norvegese ha dato la giusta risposta al terrorismo: ai fanatici ha opposto ciò che più temono ed odiano, la tolleranza, la nostra immagine dell’uomo, la libertà e il Diritto.

Lo Stato di Diritto propone raccomandazioni e non imposizioni

Cosi la risposta da dare al Covid 19, superando le tesi complottistiche o negazioniste, populiste o sioniste, è quella della tolleranza, la nostra immagine dell’uomo, la libertà e il Diritto.

La politica del governo e dello Stato di diritto che rispetta l’umanità e la dignità deve dare ai cittadini semplici « raccomandazioni », contando sul senso di responsabilità individuale culturalmente molto alto e su un « carattere nazionale » volto a praticare il distanziamento sociale.

L’art. 1 della Costituzione tedesca afferma che “La dignità dell’uomo è inviolabile”.
La Corte costituzionale risponde che un uomo non può mai esser ridotto ad oggetto del potere statale.

L’art. 2 della Costituzione Italiana afferma, che “La libertà individuale è inviolabile”.

L’art. 32 della Costituzione Italiana afferma, che “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.

È un’idea della dignità e della persona umana che risale a Kant ( della “Pace Perpetua” ), per il quale ciò che ci distingue dagli altri esseri è che l’uomo è in grado di darsi le proprie leggi ed agire di conseguenza.

Per questo ogni uomo è un soggetto in grado di autodeterminarsi e perde la sua dignità se qualcuno decide della sua vita al di sopra della sua testa.

Nessun uomo capace oggi ha bisogno di un amministratore di sostegno o di un trattamento sanitario obbligatorio quando è capace di intendere e di volere.

Solo l’avvedutezza, le nostre Costituzioni, la cultura dello stato di diritto possono salvarci da terrorismo e covid 19 o 20.

La storia e la Costituzione ci insegnano che limitare le libertà dell’individuo è un soppruso.

Occorre praticare e diffondere un alto senso di responsabilità individuale ed un « carattere nazionale » volto a praticare il distanziamento sociale per salvarci.

Quando tradiremo le regole che ci diamo perderemo la battaglia contro il covid 19.

Pazienza e rispetto delle regole per vincere il virus Covid-19

Secondo l’articolo “La ricerca : il Sars-Cov-2 già circolava in Italia il 3 settembre” qui pubblicato, « Lo studio pubblicato l’11 novembre su Tumori Journal, con prima firma il direttore dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano Giovanni Apolone, ci dice qualcosa di molto preciso e assolutamente inaspettato: a settembre 2019 il 14% del campione esaminato presentava anticorpi per il nuovo Coronavirus ».

Così un giorno noi diremo ai nostri figli che “Giuda” era dentro di noi, si nascondeva subdolo e malefico tra le pieghe delle nostre mani, si insinuava tra le ciglia, si posava vorace sulle labbra per incantarci e stordirci.

Ed i nostri figli ci chiederanno “come avete spento il fuoco di Giuda? come avete vinto la paura?” E noi diremo loro che lo abbiamo stancato con la pazienza e il rispetto delle regole, che non abbiamo creduto alla diceria dei Giudei (Matteo 28, 1-20).

Occorre una politica del governo e dello Stato di diritto che esiste rispetta l’umanità e la dignità, che dice tutta la verità e non nasconde nulla, per dare ai cittadini semplici « raccomandazioni », contando sul senso di responsabilità individuale e su un « carattere nazionale » volto a praticare il distanziamento sociale per vincere il Covid 19 e garantire le regole e lo Stato di Diritto.

Lo Stato di diritto è, cosi, rispettato quando rispetta le nostre democrazie, rispetta i nostri valori e tutela la dignità della persona umana.

Giuseppe Mantia

Archiviato in:Autori Contrassegnato con: Covid-19, Giustizia, Libertà

Algeria, Corte d’Appello : il blogger Khaled Drareni resterà in carcere

15 Settembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

« Oggi, martedì, il tribunale di Corte d’appello di Algeri ha emesso una condanna a due anni di carcere, [senza i benefici della condizionale], contro il giornalista Khaled Dararni ». L’uomo è già in carcere preventivo dallo scorso mese di marzo.
Le pressioni internazionali successive alla condanna a tre anni di reclusione pronunciata dalla Corte di primo grado, pronunciata appena un mese addietro, il 10 agosto, sono servite solo a ridurre la pena.

Da ultimo, domenica, all’antivigilia della sentenza, era intervenuta una pesante dichiarazione della “Lega algerina di difesa dei Diritti dell’Uomo” (LADDH) che aveva sostenuto – secondo il giornale TSA – : Drareni « non faceva altro che esercitare i propri diritti alla libertà d’espressione e di stampa […] consacrati e garantiti dalla Costituzione e dagli Accordi Internazionali relativi ai Diritti Civili e Politici ratificati dall’Algeria ».

Khaled Drareni accusato di seminare discordia coi suoi scritti!

E’ stata quindi confermata la tesi dell’accusa : il quarantenne Khaled Drareni si è reso colpevole, coi suoi scritti giornalistici, dei reati di “istigazione a rassemblamenti non armati” e di “attacco all’unità nazionale”.

In buona sostanza, Drareni, come altri blogger in carcere, è accusato dal regime di Abdelmadjid Tebboune, subentrato al fantoccio Bouteflika, di seminare discordia, ledere la stabilità del dell’Algeria, minacciando l’interesse nazionale e soprattutto di essere al soldo di imprecisati Paesi stranieri.

L’agenzia di stampa Askanews, in dettaglio, spiega che Drareni « è accusato inoltre di avere criticato su Facebook “la corruzione e i soldi” del sistema politico e di avere pubblicato il comunicato di una coalizione di partiti politici favorevoli allo sciopero generale » e riporta di cortei di protesta contro il regime che si starebbero svolgendo, appresa la condanna, ad Algeri.

Reati d’opinione, evidentemente. Reati di stampa, per altro verso.

Corteo-pro-Khaled-Drareni

La Costituzione difende i giornalisti e non i blogger secondo alcuni …

Reati non perseguibili con l’arresto secondo la Costituzione Algerina [ed. 2016] che, in proposito, formalmente, è più avanzata che quella italiana. All’articolo 50, infatti, recita : « i reati di stampa non possono essere sanzionati con la privazione della libertà personale ». E, infatti …

La stampa internazionale, e diverse organizzazioni umanitarie internazionali (Amnesty, Reporters Sans Frontiere), si erano appellate, erroneamente, allo status di giornalista dell’algerino Khaled Drareni per difendere i suoi scritti. In verità, come riporta tra gli altri “Le Nouvel Afrik”, Drareni non è mai stato iscritto all’ordine dei giornalisti algerino, quindi è solo un semplice blogger che scrive per il blog “Casbah Tribune” e, talvolta, anche collabora illecitamente come corrispondente per la tv francese TV5 Monde.

Non ha quindi diritto alle garanzie che spettano ai giornalisti professionisti !

I blogger devono, invece, al più, poter scrivere di … ricette di cucina, così come pensano nell’Italietta di Trapani ad esempio dove il segretario dell’AssoStampa ebbe a dichiarare : « pensassero (il blogger, NdR) a rispettare le leggi sulla stampa e sull’esercizio abusivo della professione giornalistica ».

Silenzio, invece, da parte del mondo politico. L’Algeria non è la Bielorussia, non è Hong Kong, in Algeria la repressione non interessa ai governi occidentali.

Libertà democratiche e diritto d’asilo degli stranieri

Se Khaled Drareni fosse vissuto in Italia, in base all’articolo 21 della Costituzione [1], probabilmente non sarebbe stato perseguito dalla Giustizia per le proprie idee e per i propri scritti.

Al contrario, per il fatto che quelle libertà democratiche consentite nel nostro Paese non gli sono riconosciute nel suo, il blogger Khaled Drareni sarebbe un perfetto candidato al diritto d’asilo in Italia secondo il comma 3 dell’articolo 10 della nostra Costituzione [2].

Ma difficilmente potrà lasciare l’Algeria su un barcone, posto com’è dentro una cella del carcere di El-Harrach dallo scorso 7 marzo.

–
Note:

Articolo 21 della Costituzione : “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione”.

Articolo 10, comma 3, della Costituzione : “Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica”.

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Democrazia, Giustizia, Informazione, Libertà

I pedofili reclamano il diritto a non essere discriminati

5 Settembre 2020 by FronteAmpio.it 7 commenti

Sesso libero tra adulti e adolescenti, purché consenzienti, libertà sessuale per gli zoofili ed i necrofili, liberalizzazione della prostituzione e della pedo-pornografia. Sono alcuni tra i punti salienti del programma politico del PNVD, il resuscitato partito dell’amore che tenterà – come ci fa sapere la stampa internazionale – di presentarsi alle prossime elezioni politiche nei Paesi Bassi.

Si tratta del proprio secondo tentativo dopo che il precedente, nel 2006, non è andato a buon fine non essendo stati capaci, i promotori, di raccogliere le pur poche 580 firme necessarie per partecipare alla competizione.

Sono solo tre, infatti, i dirigenti noti del partito che hanno pure il coraggio di auto-proclamarsi pedofili. E questo fa presupporre che anche questa volta il PNVD non raggiungerà alcun obiettivo elettorale.

Oltre mezzo milione di olandesi: Mettere fuorilegge il partito dei pedofili

Il solo annuncio del tentativo di partecipare ha, tuttavia, scatenato l’opinione pubblica olandese.

La petizione online su Avaaz.com indirizzata alla Procura della Repubblica olandese e che sostiene come « il PNVD non dovrebbe far parte della nostra società. Non dovrebbe poter lottare per gli interessi che rappresenta » ha raggiunto e superato, in meno d’una settimana, la cifra di 536.000 firme (molte in un Paese, i Paesi Bassi, che contano solo diciassette milioni di abitanti).

L’eventuale messa fuori legge del PNVD ridurrebbe gli spazi democratici in Olanda? I pedofili, insomma, hanno liberamente diritto a reclamare e promuovere una diversa valutazione della loro condotta ?

Già, in passato, ci avevano provato costituendo un’associazione, la Martijn, che pubblicava un sito web [1] e pure un giornale OK Magazine. L’associazione si autoproclamava « una piattaforma di discussione sulla pedofilia […] per la ricerca di una società libera e umana quando si tratta di relazioni e sessualità […] e contro il terrore politico e la discriminazione ».

Il n. 1 di “OK Magazine”, il periodico di discussioni sulla pedofilia uscì nel maggio 1986.

Nel 2012, tuttavia, il Tribunale di Assen dichiarò illegale l’associazione e la sciolse poiché in contrasto coi « i valori accettati dalla società olandese ». I successivi gradi di giudizio confermarono definitivamente la decisione giudiziaria.

La provocazione del PDNV può servire ad affrontare il tema della sessualità?

La provocazione dei tre fondatori del PDNV (Partito per l’Amore, la Libertà e la Diversità), partito subito ribattezzato dei pedofili, tuttavia, ha raggiunto l’obiettivo di porre all’attenzione pubblica il tema della sessualità.

  • Il sesso è una cosa naturale o … “sporca” e schifosa ?
  • A quanti anni è corretto parlare di sesso e di contraccezione coi bambini?
  • A quanti anni è tollerabile vedere un film con scene di sesso esplicito ?
  • A quanti anni è da indicare la giusta età del consenso dalla quale è legittimo poter fare sesso ?
  • Chi deve introdurre il tema sesso ai bambini ?
  • I genitori ? L’insegnante di scienze della scuola media inferiore ? Gli amici più … disinvolti, più spigliati ? Qualche giornalino a fumetti con materiale pornografico ? Internet ?

Domande attuali già 40 anni fa ma ancora oggi difficili da porre.

I pedofili : gente squilibrata o una minoranza sessuale?

Ma i tre fondatori del PDNV vanno oltre e reclamano il diritto a proclamare i pedofili una “minoranza sessuale” e non dei soggetti squilibrati. Un percorso già intrapreso a suo tempo dal movimento di liberazione omosessuale (LGBT+) che ottenne, solo il 17 maggio 1990, di vedere depennata l’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali.

In rete esiste un documentario, “Are All Men Pedophiles?” (ING), che così domanda: « L’industria della moda, da un lato, sessualizza le ragazze sempre più giovani, mentre chi agisce in base a questi istinti è offeso. L’apparente ipocrisia nel cuore della società costringe alla domanda: Cosa intendiamo allora quando parliamo di pedofilia? ».

Nell’aperta e liberale Olanda, Anneke, l’autrice della petizione contro il PDNV, scrive che « scegliere se [i bambini] vogliono fare sesso non è un opzione della vita fino a quando non sono abbastanza grandi e pronti per farlo e questo non è a 12, 13, 14, 15 anni », o, ancora, che « il bambino spensierato di 12 anni gioca fuori con gli amici, salta i fossati, gioca con le bambole » non certo ha pulsioni sessuali.

« A 12, 13, 14, 15 anni, forse sapevo cosa fosse, ma pensavo che fosse sporco e spaventoso ! », precisa Anneke. Che poi nella petizione conclude : « i bambini hanno poca o nessuna conoscenza di cosa sia il sesso e non possono fare una scelta se lo vogliono o no ».

Ecco, l’affermazione chiave : i bambini non sanno. Non sarebbe corretto invece che sapessero ?

Oppure Sapere Aude è ancora una massima vietata nella cattolicissima Europa ?

–

Note:

[1] Il sito web della associazione Martijn oggi non esiste più ma sue tracce si trovano sul sito di Archive.org. Diversi sono gli scritti (in olandese) che si possono rintracciare ed esiste pure la classifica delle “Pedo 100” le cento canzoni più ispiratrici per i pedofili; in testa “Love Generation” di Bob Sinclar & Gary Pine seguita da “Moi … lolita” di Alizee.

[2] il completo Programma politico PDNV [olandese] .

Credits : Photo in testa articolo di proprietà del PDNV. Nell’immagine i suoi tre fondatori: Marthijn Uittenbogaard, Norbert de Jonge e Ad van den Berg,

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Democrazia, Giustizia, Informazione, Sanità

Privacy violata : vendevano i dati personali dei contribuenti

5 Settembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

funzionari trattano dati personali

Una ventina di funzionari disonesti dell’Agenzia delle Entrate belga (SPF Finances) violando la privacy dei contribuenti, raccoglievano e rivendevano dati personali ad un’agenzia di investigazioni private e ad una società.

Quanto fosse consistente e lucrosa l’attività lo ha ammesso uno degli indagati : i dati venivano venduti ad appena 25 centesimi ciascuno, ma, in totale, il funzionario incassava dagli illeciti circa tremila euro in contanti al mese.

Che dati trattava il funzionario?

  • Le dichiarazioni fiscali,
  • quelle patrimoniali,
  • e quelle successorie.

Conseguentemente anche l’importo e la natura dei redditi, l’elenco delle proprietà immobiliari, gli affitti incassati o pagati, i numeri telefonici, quelli dei conti bancari, delle sanzioni amministrative patite.

I reati contestati ai 20 funzionari dell’agenzia delle entrate belga

Dal 15 settembre, tuttavia, a Liegi inizierà i processo a carico di otto di loro: l’accusa rivolta è quella di:

  • pirateria informatica,
  • violazione del segreto professionale,
  • corruzione.

Rischiano una pena di appena 12 mesi di reclusione. Altri hanno preferito patteggiare una pena pecuniaria ed evitare il processo. Ne da notizia il giornale belga RTL.

Serve più coscienza sul tema della privacy, ma i mass media tacciono

Ben maggiori i rischi ed i danni per i cittadini che han veduto diffondere illecitamente propri dati riservati. Basta pensare ai dati sanitari presenti oggi nelle dichiarazioni dei redditi (dai nominativi dei medici specialisti le cui fatture sono allegate al documento è possibile giungere a conoscere eventuali patologie sofferte del contribuente, o, dalle detrazioni, sapere se è stato installato o meno un sistema di sicurezza o dall’allarme in una sua abitazione, etc. )

I rischi per la privacy dei cittadini, quando non esistono dei sufficienti protocolli di sicurezza, emergono pertanto in tutta la loro ampiezza nel caso del quale si sta occupando la giustizia belga.

Purtroppo ancora oggi non esiste, tanto da parte dei cittadini quanto degli enti pubblici e pubblici, una coscienza generale sull’importanza di un corretto trattamento dei dati personali e sulla loro conservazione sicura.

Eppure la normativa esiste, il GDPR europeo è stato adottato anche in Italia.

Servono, tuttavia, più informazione sui mass media, più cultura e più controlli.

–

Credits: Photo by Charles Deluvio on Unsplash

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: corruzione, Giustizia, Informazione, Privacy

Violenza Domestica : Col lockdown donne e bambini fuori controllo

21 Maggio 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

violenza domestica sulle donne e i bambini

Il sequestro a casa di donne e bambini, decretato in diversi Paesi, tra cui l’Italia, sostanzialmente su indicazione del nuovo governo universale ONU / OMS, ha avuto come conseguenza l’aumento della violenza domestica.

Ne è consapevole la stessa organizzazione delle Nazioni Unite.

Violenza domestica in aumento del 60% nei primi quattro mesi del 2020

« La violenza domestica, soprattutto contro le donne e i bambini, è esplosa durante il confinamento in molti paesi europei », ammette sul proprio sito web.

« Le prove dimostrano che la violenza interpersonale tende ad aumentare in tutti i tipi di emergenze » ha dichiarato, in particolare, Hans Kluge, Direttore dell’OMS Europa.

Molti paesi in Europa, tra cui Belgio, Bulgaria, Francia, Irlanda, Federazione Russa, Spagna, Regno Unito e altri, riferiscono un aumento della violenza da parte di un parente contro donne e uomini e contro i bambini.

La sezione europea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene di aver « registrato un aumento del 60% delle chiamate di emergenza da parte di donne che hanno subito o rischiano di subire violenze da parte dei loro partner rispetto all’aprile 2019 ».

« Mentre la stragrande maggioranza delle scuole è chiusa, i bambini a rischio sono fuori dal radar educativo e sociale e più esposti agli aggressori in casa », ha aggiunto il Direttore dell’OMS Europa.

L’UNICEF: Il cocktail di povertà, alcool e incultura provoca violenza

Risale già al 2000, uno studio dell’UNICEF che affermava come « le donne ed i bambini spesso corrono grandi pericoli proprio nel luogo in cui dovrebbero essere più al sicuro: nella loro famiglia ».

« La mancanza di risorse economiche rafforza la vulnerabilità delle donne e la loro difficoltà di sottrarsi ad una relazione vessatoria », sono spesso causa della violenza domestica. A questi si accompagnano altri fattori quali « il concetto di proprietà che, a sua volta, legittima il desiderio di controllo della sessualità femminile, l’idea della inerente superiorità del maschio : la punizione fisica della moglie è considerata accettabile nel contesto del concetto della sua appartenenza al marito ».

« L’incremento della povertà, della disoccupazione, della disparità salariale, dello stress e dell’abuso di alcool, ha provocato a sua volta l’aumento della violenza nella società, compresa la violenza contro le donne », spiega ancora l’UNICEF.

La ricerca segnalava ancora un altro campanello d’allarme : « Uno dei principali rischi collegati alla violenza sociale e domestica è rappresentato dalla disponibilità di armi ».

Alla repressione preferire la prevenzione del conflitto di coppia

Se, negli anni, sono state incrementate le sanzioni punitive contro i violenti, non altrettanto risulta fatto nel campo della prevenzione, ovvero:

  • dell’educazione (rapporto di parità uomo/donna),
  • della riduzione della vendita di armi,
  • del contrasto al consumo di bevande alcoliche,
  • delle occasioni di stress per i membri della coppia.

Anche nel settore del lavoro la donna paga spesso delle difficoltà nell’inserimento e nel riconoscimento di retribuzioni sufficienti per vivere autonomamente. La recente introduzione del Reddito di Cittadinanza in Italia, infine, è associata al concetto di “famiglia” e l’indennità eventualmente erogata al cosiddetto capofamiglia.

In definitiva, al di la’ delle dichiarazioni d’intenti, la politica continua a sostenere la repressione della violenza piuttosto che investire risorse economiche nella prevenzione.

La demagogia politica, le organizzazioni religiose radicali e il concetto clericale di indissolubilità del sacramento matrimoniale, in tal senso, rappresentano un pesante ostacolo al perseguimento di soluzioni.

Occorre andare oltre i freddi numeri delle donne uccise o picchiate e degli anni di galera da assicurare a violenti o colpevoli di atti persecutori (stalking) : serve un serio dibattito.

–

Credits : Photo by Sydney Sims on Unsplash

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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