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Lavoro

Deloitte, Industria 4.0: Un futuro da disoccupati o da precari

22 Novembre 2018 by FronteAmpio.it Lascia un commento

industra-40

« Robotica, IA, sensori e informatica cognitiva sono diventati la normalità, insieme all’open talent economy (ovvero i lavoratori “on demand”, esternalizzati, quali i liberi professionisti e i lavoratori della cosiddetta gig economy, quella dei “lavoretti”) », lo sostiene la Fondazione Deloitte, specialista nel settore della gestione delle Risorse Umane, nel suo rapporto 2017.

Si legge ancora nel Rapporto: « Insieme, queste tendenze porteranno alla riprogettazione di quasi tutti i lavori, così come un nuovo modo di pensare alla pianificazione della forza lavoro e alla natura del lavoro ».

« Il cambiamento è già in atto – spiega la Fondazione Deloitte -: Nell’indagine di quest’anno, il 41% dei nostri intervistati ha implementato completamente o ha realizzato processi significativi nell’adozione delle tecnologie cognitive e dell’intelligenza artificiale, e un altro 35% riferisce di programmi pilota ».

Dall’indagine condotta si rileva come « il 20 per cento delle Aziende intervistate ha ammesso che avrebbe ridotto il numero di posti di lavoro ». Le altre, invece, sostengono che interverranno per « riaddestrare le persone ad usare la tecnologia o per ridisegnare i posti di lavoro per sfruttare al meglio le competenze umane ».

Il 66 per cento delle aziende crede che questa riprogettazione comporterà, nei prossimi 3-5 anni, una crescita significativa dell’impiego dei lavoratori “on-demand” cioè dell’esternalizzazione.

« Il passaggio da dipendenti a tempo pieno ad una “forza lavoro aumentata” (intesa come formata dalla tecnologia e dai lavoratori on-demand) – prosegue il rapporto – è una delle più impegnative tendenze all’orizzonte nel campo delle Risorse Umane».

Industria 4.0: L’esempio di Amazon

La ricerca presenta qualche esempio. « L’uso da parte di Amazon di tecnologie di magazzino avanzate, la robotica, l’informatica cognitiva, e strategie flessibili per la forza lavoro umana possono combinarsi per massimizzare l’efficienza e la produttività, creando al contempo nuovi posti di lavoro temporanei e permanenti. Per soddisfare l’aumento della domanda durante la stagione delle vacanze, Amazon amplia la sua forza lavoro di circa il 40 per cento con circa 120.000 assunzioni temporanee, che possono essere addestrato rapidamente a causa di tecnologie robotiche e cognitive ».

Insomma è chiaro come la portata e l’entità dell’evento in arrivo sta comportando, e comporterà a brevissimo sempre più, modifiche al lavoro, alla forza lavoro e ai luoghi di lavoro.

Archiviato in:Politica Contrassegnato con: Economia, Lavoro

Riflettiamo sull’8 marzo: la parità di genere oggi esiste?

8 Marzo 2018 by FronteAmpio.it Lascia un commento

donna e lavoro

8 marzo, giornata internazionale della donna. Penso che ci sia ben poco da festeggiare e debba essere, invece, una giornata di riflessione.

La donna, che sia madre, compagna o figlia, la si dovrebbe amare ogni giorno.

L’8 marzo serve a ricordarlo.

Poi serve a ricordare il contenuto dell’articolo 3 della Costituzione.

Quello che recita «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzione di sesso».

Donne e uomini sono «uguali davanti alla legge»?

Hanno, ad esempio, stessi diritti e stessi doveri rispetto al lavoro e alla cura della famiglia?

Nel campo dell’occupazione sembra di no: solo il 49% delle donne hanno trovato un lavoro, contro il 67% degli uomini.

Nel campo della famiglia, secondo l’art. 143 del Codice Civile, la risposta è affermativa: «Con il matrimonio il marito e la moglie acquistano gli stessi diritti e assumono i medesimi doveri … Entrambi i coniugi sono tenuti … a contribuire ai bisogni della famiglia».

Vediamo, però, la realtà fattuale:

  • L’uomo, impegnato molte ore al giorno nel lavoro professionale, è spesso «costretto» a rinunciare di seguire la loro istruzione ed educazione;
  • La donna è spesso «costretta» a rinunciare a capitalizzare i propri studi e le proprie ambizioni professionali, a «svolgere la propria personalità», a favore del lavoro «casalingo»;
  • La donna è spesso «costretta» a farsi carico anche del lavoro «casalingo» anche quando svolge un lavoro professionale esterno.

Mi sembra chiaro che l’art. 3 della Costituzione – «uguali davanti alla legge» – non venga per nulla rispettato.

Come se ne esce?

C’è chi propone di indirizzare la donna esclusivamente al lavoro «casalingo».

Mario Adinolfi, presidente del movimento politico «Il Popolo della Famiglia», suggerisce «l’istituzione del reddito di maternità (1.000 euro al mese di indennità per le donne italiane che decideranno di dedicarsi in via esclusiva alla cura della famiglia)».

Non condivido la proposta.

Attribuire un diritto solo alle «italiane» o solo alle «donne», piuttosto che ai «cittadini» tutti, straniere residenti o uomini che siano, viola l’art. 3 della Costituzione in quanto discriminante!

E se nella coppia, di comune accordo, si decidesse di assegnare proprio all’uomo il lavoro «casalingo» questi ne avrebbe alcun riconoscimento secondo Adinolfi?

La proposta, poi, terrebbe in seno dei gravi rischi.

Se si rompesse il rapporto coniugale dopo che la donna aveva deciso «di dedicarsi in via esclusiva alla cura della famiglia» uscendo  dal mondo del lavoro, potrebbe facilmente farvi ritorno se nel frattempo non è più giovane e aggiornata professionalmente?

Io credo che invece, occorre riconoscere a entrambi i partner il diritto di «svolgere la propria personalità» anche nel mondo professionale esterno.

La soluzione, quindi, potrebbe essere semplicemente ottenuta, da un lato con una consistente riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario per entrambi i compagni, dall’altra con la realizzazione di servizi di assistenza alla famiglia certi e gratuiti (asili nido, ecc).

Qual’è la tua riflessione sulla «parità di genere» per questo 8 marzo?

Archiviato in:Politica Contrassegnato con: Famiglia, Lavoro, Parità

Regaliamo tempo e libertà al Popolo!

7 Gennaio 2018 by FronteAmpio.it

uomo-tempo

Il “Nuovo Ordine Mondiale” è alle porte!

Il progetto dell’elite degli “illuminati” [vedi “Gruppo dei Trenta“, “Trilateral“, “Gruppo Bilderberg“, ecc.] è giunto, da tempo, prossimo al punto di non ritorno.

Le Imprese multinazionali private continuano ad aumentare i propri fatturati e profitti, le grandi imprese finanziarie a fondersi e ingigantirsi, le ricchezze del pianeta a depositarsi sempre più in poche mani.

Gli Stati nazionali hanno perso quasi ogni sovranità.

Poi, fra non molto, sarà la volta delle Federazioni Regionali (EU, ecc.) a capitolare ai piedi degli Stati Uniti d’America – e delle sue corporation – che, oltre a essere una grande potenza economica e tecnologica sono la maggiore potenza militare del pianeta.

Eppure, la globalizzazione capitalistica, l’ideologia neoliberista, ha fallito.

Ci avevano promesso la salute, la fine della povertà, la pace, un lavoro dignitoso e appagante, la felicità in definitiva. Non ci hanno dato nulla di tutto questo.

Il “padrone” privato non vuole la felicità dei propri dipendenti. Vuole solo sfruttarlo, dargli appena il “minimo vitale” per sopravvivere.

Dobbiamo dare una risposta all’infelicità globale.

Dobbiamo riconoscere che il valore principale della nostra vita non è del denaro, che va e viene, ma il tempo.

Il tempo va in una sola direzione, va a scadere per tutti.

La moneta della nostra felicità è, quindi, il tempo.

Dobbiamo, quindi, centrare il nostro programma promettendo d’impegnarci nel “regalare” tempo ai nostri concittadini.

Alcune prime soluzioni per avere più tempo per se

Come?

Con l’abolizione di quelle norme previdenziali (legge “Fornero”, legge “Sacconi”, ecc.) che impediscono la determinazione pensionabile certa, fissa e, soprattutto, ragionevole. E questo vale anche per i lavoratori “precoci”, ripristinando per loro una pensione anticipata ragionevole. La “quota 100” (componendo assieme età del lavoratore e anni di contributi) può essere una quota ragionevole.

Va stabilita una paga oraria minima dignitosa. In Francia è stabilita in 9,61 euro, nei Paesi Bassi im 9,21 euro, in belgio in 9,10 euro, in Irlanda 9,65, in Germania 8,50 euro (Fonte: anno 2015, “Il Sole 24 ore“). Questi valori possono essere un buon metro.

salario minimo orario
Infogram

Infine, va ridotto l’orario di lavoro dagli attuali 38-40 ore a 24 ore settimanali, a parità di salario naturalmente.

Una parte dei progressi della tecnologia, che hanno aumentato la produttività dei lavoratori e anche il loro sfruttamento, vanno trasferiti a favore dei lavoratori stessi. Almeno un 10-20%.

Ponendo dei limiti al liberismo, “regalando” tempo ai concittadini (meno anni di lavoro nell’arco della vita, meno ore di lavoro nell’arco della settimana) renderemo più liberi e felici i nostri concittadini.

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La scuola? Per Bowles e Gintis serve al controllo sociale!

20 Novembre 2016 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Controllo-Sociale

La scuola è il luogo deputato all’istruzione, cioè quel “momento” formale e specializzato di un più ampio processo educativo che dura tutta la vita e che consiste nell’apprendimento della cultura propria del gruppo in cui ci capita di nascere e di vivere (valori, norme, modi di pensare, agire, sentire, costumi ecc ), il luogo cioè dove i bambini vengono “preparati” all’età adulta e alla società.

Negli anni sessanta il consenso su questo aspetto della società moderna cominciò a sgretolarsi.

In altre parole, la principale funzione della scuola è quella di soddisfare la domanda di qualificazione proveniente dal mondo del lavoro, ed essa lo fa “convertendo” le capacità in competenze necessarie a svolgere le occupazioni “più strategiche” e ciò, nelle intenzione di chi dirige queste scelte, per favorire lo sviluppo economico.

Queste erano le idee degli studiosi funzionalisti intorno agli anni ’50-’60.

Le scuole esistono per riprodurre le disuguaglianze sociali

Una interpretazione più radicale è quella degli economisti statunitensi Bowles e Gintis che in “L’istruzione nel capitalismo maturo” (1976) affermarono che l’istruzione non è una sfera neutrale, ma un ambito nel quale vengono riprodotte le esigenze del capitalismo al fine di favorire la creazione di atteggiamenti che preparino i giovani a svolgere un lavoro alienante in età adulta: secondo Samuel Bowles (economista statunitense e docente anche all’Università di Siena) e Herbert Gintis (economista e sociologo statunitense), le scuole esistono per riprodurre le disuguaglianze sociali.

Pertanto il miglior indizio sul futuro di un bambino è la condizione economica dei genitori e non tanto il rendimento scolastico o l’intelligenza, la funzione primaria dell’istruzione non sarebbe, secondo i due sociologi, quella di insegnare le competenze necessarie nel mondo del lavoro ma quella di inculcare nei bambini il cosiddetto “curriculum nascosto”.

I figli degli operai apprendono così qual è il loro posto nella società, quali sono le qualità apprezzate e ricompensate – il duro lavoro, il rispetto, la puntualità, la docilità, la passività, l’obbedienza – e quali quelle non gradite, come la creatività e il pensiero indipendente.

Bowles e Gintis riscontrarono anche una “corrispondenza” tra i rapporti sociali gerarchici nel sistema scolastico (preside/ insegnanti/alunni) e quelli propri del mondo del lavoro (gerarchie aziendali).

Non solo. Gli studenti, come i lavoratori sul loro lavoro, non hanno potere sul loro curriculum.

La scuola e il meccanismo delle Ricompense e delle Punizioni

Controllo-sociale-Slide-300x233Sia l’istruzione che il lavoro, inoltre, secondo la lettura dei due studiosi, sono concepite come attività puramente “strumentali” che vengono svolte non per il piacere o il senso di realizzazione personale, ma per ottenere ricompense (voto, salario) o per evitare punizioni (bocciatura, licenziamento).

E infine l’estrema divisione del lavoro nel mondo produttivo “corrisponde” a una elevatissima competizione fra gli studenti causata dal sistema di valutazione.

La scuola, per Bowles e Gintis, insegna ai bambini che le diseguaglianze sociali sono giuste e necessarie, e pertanto l’istruzione può essere considerata una forma di controllo sociale.

Sul tema del controllo sociale, ci sembra interessante segnalare le “slide” che potete seguire cliccando sull’immagine di sopra oppure al seguente link [specie le pagg.: 69-78, “Teoria dell’Apprendimento Sociale”; pagg. 80-86, “Teoria del controllo sociale”].

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

IL FORUM DI FRONTEAMPIO

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