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L’astensione disegna una democrazia in crisi

15 Luglio 2022 by Natale Salvo Lascia un commento

voto-sporco

Un’affluenza alle urne dell’appena 60,12%.

E’ il dato medio nazionale per gli 818 comuni italiani per i quali si è votato lo scorso 12 giugno 2022 e che segna che, in Italia, la democrazia sia in forte crisi. In Liguria e Molise, peraltro, questo dato è sceso anche sotto il 51% ( 50,70% e 50,56%, rispettivamente ).

Scandagliando le singole situazioni locali, dal sito del Ministero degli Interni [1], colpiscono percentuali quali:

  • quella del 57,22% della capitale Roma,
  • le cifre attorno al 54% di Parma, Modena e Forlì-Cesena ( 53,44, 53,59, 54,32, rispettivamente ),
  • il 53,56% di Cagliari, il 53,22% di Pisa,
  • ma anche il 51,86% di Monza o del 52,52% di Como,
  • e, addirittura, il 49,68% di Belluno e il 49,14% di Genova, per fermarsi qui.

La politica, quella con la “p” minuscola, ha commentato le proprie vittorie nelle singole città ( l’astensionismo sembra stavolta aver colpito l’elettorato storico della Destra ) ma si è soffermata poco o nulla sul dato dell’affluenza, analizzandone le motivazioni e proponendo dei correttivi.

Eppure la partecipazione al voto è l’unico diritto politico della popolazione in una democrazia indiretta, ovvero rappresentativa, quale la nostra. L’unica libertà effettivamente disponibile.

Ancora più grave non rilevare che si tratta di una dato, quello della riduzione dell’affluenza alle urne, in costante crescita.

Astensione un fenomeno che inizia nel 1983 e dilaga dal 2013

Facendo riferimento alle elezioni politiche, ed in particolare a quelle per la Camera dei Deputati, come non ricordare il dato d’affluenza del solo 72,94 % del marzo 2018 che pure segnarono il successo della forza [presunta] anti-sistema quale il movimento 5 stelle ( 32,68% e oltre 10.700.000 voti )?

Un dato che rappresentava già esso il più basso della storia repubblicana italiana [2].

Più basso, cioè, del dato del febbraio 2013 ( 75,20 % ) e, procedendo a ritroso, del dato sempre superiore all’80% nelle elezioni politiche tra il 1983 ed il 2008, e sempre superiore al 90% di quelle tra il 1979 e il 1948 ( con il massimo del 93,83 % nel maggio 1958 ).

Da leggere:  Riflettiamo sull'8 marzo: la parità di genere oggi esiste?

Per certuni l’astensione ha preso vigore coll’inchiesta “Mani Pulite” ( 1992 e seguenti ) [3], in verità risulta evidente che il fenomeno è antecedente ed inizia dalle elezioni 1983 quelle successive all’omicidio del generale Carlo Alberto dalla Chiesa del 3 settembre 1982.

L’astensione in crescita certifica la crisi della democrazia

Che il popolo “sovrano” creda sempre meno al valore del proprio voto, al parlamentarismo, appare a me un dato di fatto inoppugnabile.

Per una forza politica che voglia proporre un “cambiamento”, una “rivoluzione” di sistema, prima ancora di ricercare dei “capi politici” e stendere un programma elettorale risulta quindi necessaria un’analisi del fenomeno dell’astensione ( cause e proposte di soluzione ).

L’alternativa è lasciare l’Italia in mano ad un’oligarchia di fatto ( governo dei “migliori”, e sappiamo come sta finendo ) oppure, ancora peggio, ad un governo assolutistico.

–

Fonti e Note:

[1] Ministero dell’Interno, “Election day 12 giugno 2022”.

[2] Alle politiche del marzo 2018 l’affluenza arrivò al 72,94 % ( Camera dei Deputati ).

In precedenza era stata:

  • del 75,20 % nel febbraio 2013,
  • l’80,51 % nell’aprile 2008,
  • l’83,62 % nell’aprile 2006,
  • l’81,38 % nel maggio 2001,
  • l’82,88 % nell’aprile 1996,
  • l’86,31 % nel marzo 1994,
  • l’87,35 % nell’aprile 1992,
  • l’88,83 % nel giugno 1987,
  • l’88,01 % nel giugno 1983,
  • il 90,62 % nel giugno 1979,
  • il 93,39 % nel giugno 1976,
  • il 93,19 % nel maggio 1972,
  • il 92,79 % nel maggio 1968,
  • il 92,89 % nell’aprile 1963,
  • il 93,83 % nel maggio 1958,
  • il 93,84 % nel giugno 1953 e il 92,23 % nell’aprile 1948.

[3] “Mani Pulite” su Wikipedia.

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