Il COP 28 rinvia tutto al 2050 e … spera

Non so se lui ci creda veramente in quel che dice ma Al-Jaber, il sultano degli Emirati Arabi Uniti, il presidente dell’Assemblea del COP 28, ha concluso oggi il pletorico incontro di capi di stato, imprenditori, e accademici, assicurando che i presenti hanno sottoscritto « un’ambiziosa agenda climatica per mantenere la soglia di 1,5°C a portata di mano » [1].

Al-Jaber, di certo, nel comunicato finale parla di « un piano equilibrato » e, soprattutto, di « un piano guidato dalla scienza ». Forse quella scienza che, come ha affermato alla vigilia del meeting, secondo lui non garantisce risultati sul clima anche in caso di azzeramento delle emissioni fossili.

Per dare un giudizio sommario sulle “dichiarazioni” finali firmate da diversi paesi (ma non da tutti; e non è dato sapere se USA, Cina, India siano tra i firmatari ) penso che sia sufficiente leggere dello « abbandono di tutti i combustibili fossili per consentire al mondo di raggiungere lo zero netto entro il 2050 ». Dichiarazione che, da sola, non vuol dire nulla e comunque sposta la scadenza in un futuro che, in molti oggi che leggiamo, non vedremo.

Insomma, sarà una « transizione energetica giusta e ordinata », aggiunge Al-Jaber.

In definitiva, si sono spostate 70.000 persone da tutto il mondo a Dubai solo per dire che servono « una agricoltura e sistemi alimentari sostenibili » ( sempreché l’Industria farà decidere alla Politica ), che si dovranno sviluppare « sistemi sanitari resilienti ai cambiamenti climatici » e che, dulcis in fundo, occorrerà impegnarsi « per triplicare le energie rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030 ». Un po’ pochino, specie se si considera che i consumi globali di energia, e quindi i fabbisogni di produzione, tendono continuamente a salire.

Solo solo per gestire l’Intelligenza Artificiale.

Limitandosi all’Europa, dove petrolio, gas e carbone nel 2020 rappresentavano ancora il 71% delle fonti energetiche, secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente di Copenaghen [2], dalla produzione “fossile” di energia si produce il 24% delle emissioni ad effetto serra globalmente immesse, mentre il 22% sono causati dai trasporti, il 22% dall’industria, il 12% dall’agricoltura e solo il 13% dalle emissioni residenziali e delle attività commerciali.

Un calo di produzione industriale, in altre parole, si ripercuoterebbe in maniera positiva tanto sui fabbisogni e quindi consumi energetici, quanto sui trasporti di merce, quando infine – sia pure residualmente – sulla produzione di scarti e rifiuti anch’essi (per il 3%) responsabili di emissioni con effetto serra.

Eppure si continua a chiedere ai “consumatori finali” un “sacrificio”, una modifica dei propri comportamenti – abbassando i termostati durante l’inverno e usando meno aria condizionata durante l’estate – nonché costose spese per l’acquisto di pompe di calore o elettrodomestici “più efficienti”.

Fonti e Note:

Credits: immagini Irena.org

[1] COP28, “COP28 delivers historic consensus in dubai to accelerate climate action”.

[2] European Environment Agency, 22 maggio 2023, “La situazione attuale: l’energia alla base delle ambizioni europee sul clima”.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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