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Come la Sinistra valuta il Reddito di Cittadinanza?

30 Gennaio 2019 by Natale Salvo Lascia un commento

comunisti

L’opposizione è spesso vista dai partiti politici come qualcosa che deve essere netto. O bianco o nero, o con me o contro di me. Guai ad ammettere che l’avversario possa fare una qualche scelta, tra tante sbagliate certo, che è in linea col proprio progetto politico.

Quindi sul Decreto Legge che istituisce il reddito di cittadinanza e la pensione anticipata a “quota 100” la Sinistra preferisce il silenzio e la critica. Che le critiche a un provvedimento che, nella sua immaturità, rappresenta un passo cruciale nell’inclusione sociale, arrivassero dalle Destre liberiste (PD, Forza Italia) era naturale. Ma da Sinistra avremmo sperato qualche apprezzamento in più.

Se Sinistra Italiana, MDP-Articolo 1, Possibile e Potere al Popolo preferiscono il silenzio e Marco Rizzo, col suo Partito Comunista, si limita ad una bocciatura di principio, qualcuno che, timidamente, in parte almeno, apprezza c’è.

I commenti positivi sul Reddito di Cittadinanza e su Quota 100

«L’approvazione del decreto segna indubbiamente un punto per il governo», scrive Roberta Fantozzi della segreteria nazionale di “Rifondazione Comunista” sul sito del Partito.

«Quanto ai provvedimenti su pensioni e reddito, quello sulle pensioni è certamente migliorativo rispetto alla disastrosa situazione attuale. Quello sul reddito invece mette qualche pezza sulle situazioni di povertà più grave», aggiunge la Fantozzi che nel partito riveste anche il ruolo di “responsabile politiche economiche e del lavoro” e che nell’articolo non evita di evidenziare i limiti, che ci sono, degli interventi adottati dal governo giallo-bruno.

Le critiche, in particolare, si rivolgono sul «continuare a regalare soldi alle imprese esattamente come faceva la decontribuzione per il Jobs Act» e sulla mancata «creazione diretta di occupazione».

«Una misura importante, utile per tanti, soprattutto per coloro che vivono pesanti condizioni lavorative», scrive, in merito alla istituzione della pensione anticipata cosiddetta “quota 100” approvata dal governo, Mauro Alboresi, Segretario nazionale PCI sul sito web del Partito.

Di “Quota 100” scrive ancora Lucia Mango, della Segreteria nazionale PCI e Responsabile Lavoro: «tutelerà una piccola fascia di lavoratori, per lo più precoci, che per pochi anni riusciranno ad andare in pensione in età ancora decente». Naturalmente, anche qui le critiche non mancano.

Per P101, il “Movimento Popolare di Liberazione”, «Per la prima volta un governo tenta di applicare due misure che vanno nel senso di redistribuire la ricchezza sociale dall’alto verso il basso, ovvero andando incontro alle istanze di milioni di italiani vittime di una sistematica macelleria sociale».

Gli stessi, sul sito di “Campo Antimperialista” aggiungono: «Suvvia, sono ancora cifre insufficienti, ma dire che si tratta di una banale estensione del Rei, quando gli importi saliranno da tre a quattro volte, ci pare proprio un insulto all’intelligenza: Parlando sempre di importi massimi, una famiglia di due persone poteva arrivare col Rei a 294 euro, col Rdc a 980 euro».

Critiche, ma temperate, giungono dai comunisti di Marco Ferrando, il Partito Comunista dei Lavoratori: il reddito di cittadinanza «assomiglia sempre più a un incentivo all’assunzione rivolto alle imprese».

Le proposte alternative per l’inclusione sociale

Altri commentatori critici articolano almeno delle proposte alternative

E’ il caso del collettivo napoletano “Je so pazzo”: «vogliamo un piano nazionale per il lavoro, per la ricchezza e l’equità sociale in questo paese. Altro che le mance a qualcuno del reddito di cittadinanza».

Da leggere:  Salario Minimo sì, ma come?

«Per contrastare la povertà e ridistribuire, seppur molto parzialmente, la ricchezza, servirebbero nuove assunzioni […], la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, la lotta all’evasione fiscale». Questa la posizione del PMLI, il Partito Marxista Leninista Italiano che ha sede nazionale a Firenze.

Le critiche costruttive al Reddito di Cittadinanza

Infine c’è chi critica e basta. Anche queste critiche, per una futura revisione al rialzo dell’asticella Reddito di Cittadinanza sono positive.

«Non si tratta di un vero RdC, altrimenti si sarebbe trattato di una cifra erogata a tutti, indistintamente dal reddito percepito e dal fatto di avere o meno un lavoro. Sarebbe più corretto chiamarlo reddito minimo garantito, nella cifra di 780 euro al mese», precisa tecnicamente ancora il PMLI.

Carmine Tomeo, su “La Città Futura” giornale online edito da un collettivo politico comunista, sostiene che «il reddito di cittadinanza sarà finanziato dalla fiscalità generale, gravando, quindi, in modo particolare sul reddito da lavoro» e che, nel concreto, «costringe ad accettare praticamente ogni offerta di lavoro». Ancora, Tomeo, evidenzia come, nell’intento di escludere dal beneficio gli stranieri, si colpiscano «gli italiani che ogni anno rientrano dall’estero, magari senza troppa fortuna, perché debbano essere esclusi dal beneficio del reddito di cittadinanza».

Forte è la critica a «l’obbligo coatto all’accettazione di un lavoro qualunque e al trasferimento anche a grandissime distanze» da parte di “Noi restiamo” altro colletivo anti-capitalista.

Per il sindacato USB, il Reddito di Cittadinanza presenta eccessive condizioni per accedere al beneficio: «questo sistema di obblighi trasforma di fatto la misura da strumento di sostegno al reddito di chi è in difficoltà a forma di pressione coatta ad accettare lavori a basso reddito anche a grande distanza dalla propria abitazione». «La gestione familiare della misura è destinata a confermare i vincoli oppressivi per le donne, che non troveranno nel RdC uno strumento per essere più libere ma un ulteriore fattore di condizionamento».

Interessante il ragionamento politico del sindacato: «il messaggio culturale che passa attraverso l’erogazione di questa misura è l’elemento più odioso di tutta la vicenda: i poveri diventano colpevoli della loro condizione e devono dimostrare continuamente di darsi da fare per giustificare il proprio diritto a ricevere il sussidio. Povero viene assimilato a nullafacente, sfaccendato, ozioso, che trascorre il proprio tempo sul divano e deve imparare a guadagnarsi la vita. Non c’è più una responsabilità del sistema economico e sociale ma una colpa individuale che può essere espiata solo accettando offerte di lavoro al ribasso».

Per il sindacato USB la “Quota 100” è «una misura costruita per favorire il pensionamento di lavoratori anziani» che «comporta una decurtazione del 25% della pensione che si maturerebbe a 67 anni». Si contesta «l‘utilizzo dell’ISEE familiare» per individuare i beneficiari della “pensione di cittadinanza”.

Tutti spunti su cui, si auspica, sindacato e Sinistra costruiscano le proprie battaglie per migliorare l’istituto del Reddito di Cittadinanza.

 

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