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Il popolo ha deciso: vuole la dittatura dei dominanti

6 Marzo 2018 by Natale Salvo Lascia un commento

dittatura

A distanza di due giorni dal voto delle politiche non risultano ancora assegnati tutti i seggi in Parlamento. A mezzogiorno di martedì, non risultano definiti gli scrutini di 26 sezioni per il Senato. Eppure il voto era semplice: mettere solo una croce sul simbolo di un partito.

L’impreparazione e la superficialità di molti scrutatori e presidenti, da me personalmente rilevata, tuttavia ci consegna un risultato ancor monco.

I risultati: vincono gli estremisti

Comunque i dati, se non definitivi, sono oramai chiaramente delineati.

L’Estrema Destra, quella dei partiti della paura e dell’odio verso il prossimo, ha vinto!

Il Movimento Cinque Stelle guadagna due milioni di voti (dagli 8,7 del 2013 ai 10,7 di domenica); la Lega Nord addirittura oltre quattro milioni (dagli 1,4 del 2013 ai 5,7). Gli stessi sostenitori di CasaPound crescono, sestuplicano, da 47.000 a 310.000 senza cannibalizzare l’alleanza tra Forza Nuova e Fiamma Tricolore (Italia agli Italiani) che mantiene quasi gli stessi sostenitori del 2013 (da 134.000 scende a 126.000).

Nasce, e subito con un buon successo, un nuovo partito reazionario: il Popolo della Famiglia (219.000 voti) che nel proprio programma ha tanti no all’aborto e al divorzio breve e che vede la donna a casa a far da badante a marito e ai (numerosi) figli.

L’establishment, l’insieme dei detentori del potere politico ed economico, ha vinto ancora una volta.

Quale miglior schiavo quello che vuole esserlo?

Il cittadino ha scelto il dominante, ma resterà un dominato.

Le grandi imprese e le grandi banche hanno scelto, ancora una volta, il nome del loro burattino.

L’altroieri Berlusconi, ieri Renzi, oggi Di Maio.

Un cambio di burattino dovuto semplicemente a errori d’immagine del «leader» diventati via via invisi pubblicamente per via di condotte personali (gli scandali sessuali di Berlusconi) o caratteriali (l’arroganza di Renzi).

Da leggere:  Politiche 2022: La Follia creativa non ci sarà!

Ma il progetto e la linea politica resta sempre la stessa. Schiavizzare e imbarbarire sempre di più i cittadini; arricchire sempre di più i detentori del potere.

E proporre via via sempre il fantasma di un nemico (i comunisti, i terroristi, gli immigrati, i fascisti) come «armi di distrazione di massa» dai problemi reali del Paese (disoccupazione, sfruttamento, età pensionabile, prevenzione malattie, giustizia lenta, istruzione, guerre, libertà d’espressione sempre più ridotta).

I cittadini sono stati fatti illudere – con una sapiente comunicazione – di poter cacciare la «casta». Non hanno capito che la «casta» non è certo formata da quei signor-nessuno che, per sedere in Parlamento a fare da «parafulmini», prendono un equo risarcimento di diecimila euro al mese.

La «casta» è il Grande Capitale.

Se si cerca nel programma elettorale dei vincitori, non si individua alcuna proposta che limita lo strapotere del Grande Capitale e innalza i diritti e le tutele per tutti i lavoratori.

Al contrario si rilevano proposte che vanno a comprimere i diritti e le tutele dei cittadini, minori inclusi.

Nel programma dei Cinque Stelle si trova financo il carcere sin dai 12 anni d’età e non più dai 14 come adesso, o il potenziamento delle intercettazioni (di massa?) anche con l’utilizzo dei trojan, l’allungamento delle prescrizioni (e quindi dei processi).

Ma chi li ha letti i programmi elettorali? Chi ha votato senza essere pervaso da un qualche rancore?

Ci aspettano tempi sempre più cupi.

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