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Siria

Siria/2: il “tutti contro tutti” prolunga le sofferenze del popolo

15 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Un groviglio intricato e quasi inestricabile. Così è definibile la situazione della Siria, ad undici anni dall’inizio del conflitto che ha ridotto il Paese ad un ammasso di detriti e la sua popolazione alla povertà assoluta, tanto economica quanto culturale.

Dallo scoppio delle prime manifestazioni popolari di contestazione al governo (“primavera araba”, 2011), alla guerra civile, alla nascita di “repubbliche indipendentiste” nel nord del paese ( una curda e l’altra islamista ), all’ingresso in Siria di forze straniere, talvolta alleate tal altra avversarie di una fazione piuttosto che dell’altra, è stato un susseguirsi di sofferenze, bagni di sangue e lutti.

20 risoluzioni dell’ONU sulla questione “Siria”, dal 2012 ad oggi, certificano il fallimento delle politiche di tale organizzazione che, ad esempio, sono mancate della creazione di una “no fly zone” sul Paese che avrebbe potuto impedire i devastanti raid aerei sulla popolazione, tanto stranieri ( americani, russi, turchi e israeliani sopratutto ) quanto siriani stessi.

Siria: i vari interessi politici in conflitto

Troppi gli interessi sulla Siria.

  • Quelli americani e della Lega Araba, tesi tanto a rovesciare il presidente Bashar al-Assad filo-russo e di fede musulmana sunnita, minoritaria nel mondo islamico.
  • Quelli, sempre americani, volti a perpetrare la sua “guerra al terrorismo” e, in particolare, la presenza in Siria di entità legate all’ISIL ( l’organizzazione Hay’at Tahrir al-Sham, “Comitato di liberazione del Levante”, che occupa un’area a nord, attorno la città di Idlib ).
  • Quelli turchi, individuabili nella volontà di allontanare dai propri confini la popolazione curda che vive in Siria.
  • Quelli del popolo curdo, che nel nord-est della Siria ha creato una sorta di repubblica indipendente, il Rojava [1], con tanto di capitale (Ayn Issa ), sotto il controllo delle milizie dell’Unità di Protezione Popolare (YPG).
  • Quelli russi e iraniani, improntati a mantenere la Siria sotto la propria area di influenza politica e quindi a fermare la guerra civile formalmente nata dalla nascita dell’ESL, l’esercito siriano libero, costituto da generali e militari siriani disertori.
  • Quelli della “Syrian Opposition Coalition”, tra i cui componenti si annoverano eppure quelli del “Kurdish National Council” (KNC), che, da un lato, vogliono assolutamente rovesciare il potere di Bashar al-Assad e, dall’altro, assolutamente contestano e condannano l’attività del YPG in Rojava ( e sono da quest’ultimi accusati di « lavorare con la Turchia »).
  • Quelli israeliani, tesi a colpire gli iraniani e i loro alleati Hezbollah presenti in Siria in quanto questi ultimi alleati dell’esercito siriano.

Senza dimenticare la presenza e gli interessi in loco dello “Stato Islamico” (ISIL).

In conclusione, potremmo dire che siamo difronte ad un “tutti contro tutti”!

Siria: il ruolo dell’ONU, degli Stati Uniti e della Lega Araba

Anche l’ONU a più riprese, anche con la Risoluzione n. 2254 del 2015, si è intromessa negli affari interni del Paese di fatto riconoscendo l’opposizione e reclamando « un governo attendibile, inclusivo, non settario e che stabilisca un programma e un procedimento per redigere una nuova costituzione, e inoltre esprime il proprio sostegno ad elezioni libere e giuste » [2].

D’altro canto, sin dal 2011, la Lega Araba e la Libia hanno riconosciuto come “governo legittimo del Paese” non quello guidato da Bashar al-Assad ( rieletto presidente nel 2008 col 97,6 % in elezioni farsa, ovvero dove era l’unico candidato ) quanto quello in esilio ad Istanbul, in Turchia, e denominato “Consiglio nazionale siriano” [3].

Salem Al-Meslet, l’attuale leader dell’opposizione siriana

Tale “Consiglio” si è poi evoluto in un nuovo Organismo, il “National Coalition of Syrian Revolution and Opposition Forces” [4], oggi presieduto da Salem Al-Meslet eletto con 71 voti ( si nota l’ampia rappresentatività e partecipazione popolare alla sua elezione, vero? ).

Questo Al-Meslet presenta un curriculum che definisce i suoi interessi politici: « Meslet si è recato negli Stati Uniti nel 1978, dove ha completato gli studi in scienze politiche. Dal 1998 al 2011, ha lavorato come ricercatore presso il Gulf Research Center di Dubai, dove ha servito come vice direttore generale » [5].

I timori di scarsa indipendenza del presidente Salem Al-Meslet sono confermati dall’ultimo recente comunicato della “Syrian Opposition Coalition” inerente un incontro avvenuto a Washington [6], a casa del “padrone“.

Qui, i presenti, Stati Uniti, Regno Unito, Lega Araba e Unione Europea, assieme al rappresentante della “Syrian Opposition Coalition”, hanno accusato l’attuale presidente siriano Bashar al-Assad di essere « responsabile di crimini », di « dipendenza dal regime russo », e di conseguente « perdita di ogni senso di sovranità ».

Hanno infine sostenuto che « le sanzioni [ contro la Siria, il loro Paese (!), NdR ] devono essere intensificate per costringere il regime di Assad a impegnarsi seriamente nella soluzione politica ».

A chi scrive non sembrano queste essere quelle posizioni moderate, concilianti, diplomatiche che servirebbero invece per promuovere la riappacificazione del Paese e, poi, di richiedere a Bashar al-Assad la « formazione di un organo di governo transitorio, che aprirebbe la strada per raggiungere una vera transizione politica in Siria ».

Insomma quelle « continue sofferenze del popolo siriano », cui fa peraltro riferimento il documento, sembrano in verità poco interessare a Lega Araba e Stati Uniti, e ai loro burattini.

Il recente rapporto ONU sul permanere di questa situazione è “devastante”.

–

Fonti e Note:

[1] Wikipedia, “Rojava conflict”.

[2] Immigrazione.it , 18 dicembre 2015, “ONU. Risoluzione 2254 (2015) del Consiglio di sicurezza sulla Siria”.

[3] “Consiglio nazionale siriano”( un sito vetrina che sembra sostanzialmente abbandonato a favore di quello della “Syrian Opposition Coalition” ).

[4] “National Coalition of Syrian Revolution and Opposition Forces”.

Tuttavia, per semplicità, l’istituzione si fa chiamare semplicemente “Syrian Opposition Coalition” (SOC).

[5] Syrian Observer, 14 luglio 2021, “Salem al-Meslet Elected Head of the Opposition Coalition”.

[6] “Syrian Opposition Coalition”, 5 marzo 2022, “On Washington International Meeting for Syria”.

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Lega Araba, ONU, Siria, Stati Uniti

Siria, dopo 11 anni di guerra: situazione umanitaria devastante

15 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Dal marzo 2011 l’intero territorio della Siria è tutt’ora coinvolto in un complesso conflitto armato. « Sette milioni di siriani sono sfollati interni e sette milioni sono rifugiati » all’estero.

570.000 morti [ dati marzo 2019, NdR ], inclusi 112.000 civili e « 88.000 cittadini che sono stati uccisi sotto tortura nei centri di detenzione e nelle prigioni del regime », almeno due milioni i feriti sotto i bombardamenti, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani [1].

Il rapporto ONU sulla Siria: diritti umani devastati anche dai cinque eserciti stranieri presenti

« Nei famigerati campi di Al Hol e Al Roj nel nord-est della Siria, sono internate quasi 60.000 persone, 40.000 dei quali bambini. Le popolazioni dei campi vivono in condizioni che equivalgono a trattamenti crudeli, inumani e degradanti, sotto il rischio costante di essere feriti, uccisi o trafficati »[2].

« Possibili crimini di guerra e altri incidenti che causano danni ai civili in Siria nel 2018-2019 da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti » non sono indagati, benché ripetutamente richiesto dall’ONU [2].

« L’economia è in caduta libera: si stima che il 90% della popolazione viva sotto la soglia di povertà ».

Questa la situazione della Siria, sinteticamente descritta nel nuovo rapporto, appena presentato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite [3].

« Il rapporto documenta gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e del diritto umanitario in tutto il Paese ».

Una situazione « devastante », ha commentato Paulo Pinheiro, presidente della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sulla Siria.

« La crisi nella Repubblica araba siriana – spiega il rapporto ONU – è esacerbata dalla presenza di cinque eserciti stranieri, vari gruppi armati non statali ed entitàdesignate quali terroristiche dalle Nazioni Unite ».

In particolare, nel Paese, sono impegnati:

  • la Federazione Russa,
  • il Regno Unito,
  • gli Stati Uniti d’America,
  • la Turchia,
  • e Israele.
  • Nonché gruppi che fanno riferimento ad Al-Qaida o al Da’esh.

Siria, paese laico a maggioranza di islamici diventicato dai media

Eppure di questa situazione siamo all’oscuro, nessun telegiornale dello stato italiano o delle tivù commerciali, nessun talk show, nessun titolo di giornale con foto dei bambini siriani è stato loro dedicato.

Forse perché la Siria è un Paese a maggioranza islamica?

Forse perché tra i colpevoli dei bombardamenti e di migliaia di morti, bambini inclusi, c’è la “Coalizione Internazionale” capeggiata dai dispensatori di democrazia, gli Stati Uniti?

–

Credits: Photo by aladdin hammami on Unsplash

Fonti e Note:

[1] Syrian Observatory For Human Rights, 15 marzo 2019, “More than 570 thousand people were killed on the Syrian territory within 8 years of revolution demanding freedom, democracy, justice, and equality”.

[2] Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, 9 marzo 2022, “Syria’s abyss: UN Syria Commission warns of escalating violence, plummeting economy and a humanitarian disaster”.

[3] Nazioni Unite, 9 marzo 2022, “Fears grow for Syria amid rising violence, deepening humanitarian crisis” [ PDF ].

Archiviato in:Guerre & Disarmo Contrassegnato con: Guerra, ONU, Siria

Je suis Ucraina? Ipocrisia portami via

6 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

« C’è solo abbondanza di maschere. Je suis Paris, je suis Charlie. Je suis l’amor, il est gratuit. Ipocrisia portami via … ». E un refrain di un brano del cantautore Emanuele Aloia, “Ipocrisia” ( 2021 ).

Come non pensare all’ipocrisia umana, in generale, dei politicanti al potere in Italia e dei mass media loro asserviti in particolare, osservando gli ossessionanti notiziari e talk show sul conflitto in Ucraina?

La spettacolarizzazione dei drammi umani non è già essa stessa una ipocrisia?

E come definire se non con la parola “ipocrisia” tutte questa attenzione “umanitaria” rispetto agli ucraini, solo perché virtuali alleati della NATO?

Le emergenze umanitarie di cui non vi parla nessuna tivù italiana

Perché politicanti, giornalisti ed esperti da “talk show”, si girano dall’altra parte quando, contemporaneamente, a morire, ad essere bombardati e invasi, stuprati o torturati, a soffrire in genere di emergenze umanitarie, sono popoli come quelli della

  • Palestina,
  • Siria,
  • Yemen,
  • del Tigray,
  • o i prigionieri nei campi della Libia?

Eppure di quei paesi lì da anni non mancano le denunce, da parte di “Save the Children” o di “Medici senza Frontiere”, di bombardamenti su obiettivi civili, di bambini uccisi, di scuole distrutte, di popoli sfollati, di famiglie senza cibo e medicine, di stupri.

Denunce cui non seguono appelli, condanne, aiuti, sanzioni contro i paesi colpevoli delle violenze.

Forse perché, in quei casi, a essere i carnefici sono proprio gli Stati Uniti o i loro alleati ( Arabia Saudita, Israele, Turchia, Italia stessa etc. ) e quindi l’establishment che governa il mondo ?

O forse, peggio (?), perché lì a soffrire sono neri, gialli o musulmani?

Forse ha ragione Emanuale Aloia [ ascoltalo cliccando qui ], « Ipocrisia portami via … ».

–

Credits: Photo by Abenezer Shewaga on Unsplash

Archiviato in:Guerra Russia-Ucraina Contrassegnato con: Informazione, Libia, Palestina, Siria, Tigray, Ucraina

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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