Televisione: proviamo a sognare un Servizio Pubblico

Rai

Io sogno uno spazio dove l’informazione sia completa, critica e plurale. Non uno spazio neutrale, ma piuttosto un porto sicuro, profondamente vincolato alla Costituzione, dove una persona, possa rifugiarsi per capire, riflettere e – possibilmente, ma sempre in totale libertà di coscienza – scegliere.

Sogno uno spazio veramente gratuito, libero dal giogo della pubblicità e liberato dall’obbligo di un canone che non ha più un senso, né politico, né economico.

Sogno una televisione pubblica di altissima qualità culturale, pagata con i nostri soldi e capace di un’offerta creativa di livello internazionale, degno dell’Italia.

Sogno telegiornali aperti al mondo, nemici di ogni sensazionalismo provinciale, frutto del lavoro di giornalisti appassionati, con una vera vocazione per la ricerca della verità e, finalmente, emancipati dal giogo stupido dell’albo professionale; spazi informativi e formativi improntati a un’autentica cultura del servizio, sempre pronti a riempire gli inevitabili vuoti di significato con proposte costruttive e intelligenti.

Sogno un’impresa pubblica dedicata all’informazione, alla produzione e alla diffusione della cultura, dove gli stipendi siano giusti e dignitosi, ma mai offensivi per il pubblico che si misura – giorno dopo giorno – con le difficoltà della vita quotidiana; sogno un sistema aperto di televisione, di radio e in rete che non si lasci trascinare passivamente dalle correnti commerciali del momento, ma che faccia della propria “essenza pubblica” un vero punto di forza, il motore della propria resistenza e, in qualche modo, anche della nostra.

Mi piace sognare uno spazio dove poter ripercorrere la storia del Cinema attraverso cicli di film indimenticabili, ma anche – se non soprattutto – dimenticati; uno spazio libero dove gli scrittori e le scrittrici possano proporre i propri libri e abbiano l’opportunità di ragionare sul mondo in cui viviamo; una sorta di biblioteca multimediale dove riscoprire tutto ciò che è stato scritto in secoli e secoli di letteratura; uno scenario dove tornare a vedere il grande Teatro, ad ascoltare la grande Musica di ogni epoca o genere, aperto – senza pregiudizi – alla Poesia e alla Canzone.

Sogno una grande, immensa galleria mediatica, dove le arti siano le vere protagoniste: la pittura e la scultura, finalmente, valorizzate dalla televisione e dalla radio, con la possibilità – unica e irripetibile – di ascoltare la voce degli artisti e di tutti coloro che li conoscono, li studiano e riflettono intorno alle loro opere.

Ecco, io sogno un Servizio Pubblico aperto alla ricerca, alla sperimentazione, ai nuovi linguaggi, alla costruzione cooperativa di una Memoria veramente collettiva, al rispetto e all’ascolto di tutte le memorie individuali, di tutte le storie.

Questo è il mio sogno. E non è un sogno impossibile. Basta volerlo. Di talento, ne abbiamo abbastanza. E i soldi per realizzarlo, ci sono.

Paolo Pagliai

PHD in pedagogia. Presidente del "Centro Interdisciplinario Ítalo Mexicano". Rettore "Alta Escuela para la Justicia".

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