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Ti trovi qui: Home / INTERNO / Giustizia & Carceri / Brutalità della polizia : la tortura e la morte di Giuseppe Pinelli

Brutalità della polizia : la tortura e la morte di Giuseppe Pinelli

22 Ottobre 2020 by Natale Salvo Lascia un commento

Il 21 ottobre 1928 nasceva a Milano Giuseppe Pinelli. Fu un ferroviere ed anarchico. Ci è parso bello che la figlia Claudia l’abbia ricordato ieri, anniversario della nascita, come uomo « i cui ideali continuano a volare ». Meglio che ricordarlo per la data dell’assurda morte ( 16 dicembre 1969 ) o, piuttosto, dell’assassinio.

Oltre i suoi ideali politici, Giuseppe Pinelli fu a lungo il simbolo della brutalità poliziesca portata al massimo eccesso : la tortura e la morte. Altri, purtroppo, ne seguirono come nell’episodio della morte del venticinquenne Salvatore Marino ( Palermo, 28 luglio 1985 ) ucciso in Questura affogandolo con l’acqua e rimpiendolo di botte [ quest’ultima la raccontano, in forme diverse, il giornale La Repubblica e il sito web Insorgenze, NdR ].

Pinelli è il simbolo di una Magistratura poco credibile e per nulla autonoma dal potere politico e non solo.

La sentenza D’Ambrosio : lo stress causò una caduta accidentale

Fermato e condotto in Questura per un interrogatorio – in assenza di tutela legale – Giuseppe Pinelli morì, precipitando da una finestra [ alta ben 97 cm da terra, NdR ] del quarto piano.

Suonano ancora come oltraggio alla Giustizia le parole scritte dal giudice istruttore Gerardo D’Ambrosio a giustificazione dell’ “incidente” che causò la morte di Giuseppe Pinelli : « appare verosimile l’ipotesi di precipitazione per improvvisa alterazione del centro di equilibrio. […] Pinelli accende la sigaretta che gli offre Mainardi [ un brigadiere che assisteva all’interrogatorio, NdR ]. L’aria della stanza è greve, insopportabile. Apre il balcone, si avvicina alla ringhiera per respirare una boccata d’aria fresca, una improvvisa vertigine, un atto di difesa in direzione sbagliata, il corpo ruota sulla ringhiera e precipita nel vuoto. Tutti gli elementi raccolti depongono per questa ipotesi ».

L’oramai tristemente famoso “malore attivo” che ci ha ricordato dallo short film ( 11 minuti ) “Tre ipotesi sulla morte di Giuseppe Pinelli” diretto dal regista Elio Petri ed interpretato dagli attori Gian Maria Volontè, Luigi Diberti e Renzo Montagnani.

« Giuseppe Pinelli alto 1,67, sentendosi male, invece di accasciarsi sul pavimento come ogni altro essere mortale, con un balzò inconsulto e involontario si ritrovò invece a scavalcare una finestra di 97 centimetri, spalancando al contempo, quasi in volo, le imposte socchiuse della finestra. Una tesi senza precedenti nella storia del diritto e rimasta ancor oggi unica nel suo genere », sintetizzò sarcasticamente Saverio Ferrari in un articolo su “Osservatorio Democratico” il 14 dicembre del 2004.

Da leggere:  Moltiplicazione di eserciti per … garantire la pace?

Per il giudice, oltre a non esserci dolo nei fatti accaduti, non c’erano neanche delle colpe a carico dei dirigenti della Questura presenti, a turno, nella stanza dell’interrogatorio.

Pinelli, fu tortura : tre giorni quasi senza dormire e mangiare

Il giudice, però, non poté non ammettere che il fermato fosse stato deprivato del sonno e di alimentazione : « dalle 18,30 del 12 dicembre sino a pochi minuti prima delle 24 del 15 dicembre, fu sottoposto ad una serie di stress, non consumò pasti regolari e dormi solo poche ore, una sola volta steso in una branda », scrive D’Ambrosio.

Non fu tortura quella ?

« Esistevano al momento del fatto per il Pinelli condizioni favorevoli per un malore », ne dedusse il magistrato solo per avvalorare l’ipotesi del “malore attivo”.

Nella sentenza del 27 ottobre 1975, firmata dal giudice Gerardo D’Ambrosio, venne pure confermato che il messinese Antonino Allegra, allora Commissario Capo di Pubblica Sicurezza e dirigente l’Ufficio politico della Questura di Milano (DIGOS), avesse abusato dei propri poteri esercitando un arresto illegale per aver violato l’articolo 208 del Codice di Procedura Penale trattenendo in Questura Giuseppe Pinelli oltre le 48 ore massime previste dalla legge.

Tuttavia – spiegò il giudice – il reato era da considerarsi estinto « per effetto dell’amnistia concessa con D.P.R. 22-5-70 n. 283 ».

Episodi che oggi, per fortuna, non accadono più. Si spera.

–

Note :

APPROFONDIMENTO >>> Sentenza contro Luigi Calabresi, Allegra Antonino + 6 per la morte di Giuseppe Pinelli ( 27 ottobre 1975 )

A Giuseppe Pinelli, Joe Fallisi, nel 1968, dedicò “La ballata del Pinelli”. Il testo è riportato in vari siti web, tra cui su “Nel Vento”.

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