Domenica 20 votiamo al Referendum e votiamo SI

Domenica 21 molti, forse, andranno a votare per il referendum confermativo della riforma del Parlamento già approvata dallo stesso Parlamento.

Non ci sarà quorum.

Questo vuol dire che vince l’opzione che prenderà un voto più dell’altra, e vuol dire che ogni voto è importante.

Purtroppo, si tratta di un voto falsato dal fatto che in alcune regioni questo è accoppiato con il voto delle regionali.

In quelle regioni, quindi, l’affluenza sarà ben maggiore che altrove e questo non consentirà di fotografare la reale, complessiva, volontà degli elettori.

Decideranno il referendum, probabilmente, gli elettori di Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Valle d’Aosta e Veneto.

Saranno comunque i cittadini a decidere, non gli ipocriti politici che dopo mesi di demagogia e voti in Parlamento han abbandonato al proprio destino il progetto di ridurre da 945 a 600 i parlamentari.

Chi ha approvato la riduzione dei parlamentari (PD, Lega, M5S) ora sta in silenzio: non vuole perdere la poltrona

Gli stessi 5 stelle, che avevano fatto propria la bandiera del taglio della casta, non stanno svolgendo alcuna campagna elettorale. Niente comizi, riunioni, banchetti e volantinaggi, niente tour dell’Italia dei suoi leader.

Hanno di fatto rinnegato il proprio programma, quel per cui esistono.

Se vincesse il SI, loro, i 5 stelle, non avranno titolo di intestarsi alcuna vittoria.

Non parliamo poi degli ipocriti della Lega e del Partito Democratico. Han votato a favore del SI in Parlamento ma, ora, numerosi singoli parlamentari danno indicazione di voto per il NO. Così le strutture del partito. La CGIL, l’ANPI, etc fanno propaganda per il NO.

Passasse il SI, si ridurrebbero le poltrone, non solo per i parlamentari, ma anche per i portaborse, i consulenti, gli addetti stampa. E, allora, come sfamare le bocche di queste persone fameliche che non han un lavoro produttivo vero e vivono nel sottobosco della politica ?

345 parlamentari in meno, vuol dire 345 portaborse in meno, 345 addetti stampa in meno, ma anche molto di più.

La verità sulla rappresentatività: Non lo da il numero, ma la qualità

Ora tutta questa gente … democratica … parla di … rappresentatività dei territori che si perde …

Che faccia tosta !

Di quale rappresentatività parliamo ?

Con la legge elettorale che consente le multi-candidature dei leader ? Con i candidati vicini al re catapultati nei collegi cosiddetti sicuri alla faccia della propria residenza e dei propri collegamenti col territorio ? Oppure dovremmo parlare dell’assenza delle preferenze che sopprime il collegamento diretto eletto – elettore (o meglio dovremmo dire grandi elettori) ?

Parlano di rappresentatività coloro che, in nome della governabilità, hanno fatto fuori i partiti piccoli ? Quelli che han messo in piedi e difendono lo sbarramento del 5% ? Quelli che impongono pesanti numeri di raccolta firme per poter presentare una lista indipendente alle elezioni ? Quelli che, appena in Parlamento, si dividono in tanti gruppi e gruppetti per intascare più benefit, soldi, servizi, sulle spalle dei cittadini ? Italia Viva era presente alle elezioni ? Se no, perché ha un Gruppo con tutto quel che consegue in termini di costi ?

Perché io non devo poter essere rappresentato ? Eppure nessuno mette in discussione lo sbarramento al 5% che taglia fuori partiti storici (Verdi, Rifondazione, Comunisti, +Europa), movimenti sociali non condivisibili ma presenti nel tessuto politico (CasaPound) e nuovi progetti (Lista del Popolo, Volt, Vox, Gilet Arancioni, R2020, etc ) ?

Forse non serve una rappresentatività numerica, ma qualitativa.

Serve un vero Presidente della Repubblica, serve una giusta legge elettorale, serve stampa libera

Serve che il Parlamento rappresenti l’intero spettro della politica, della visione politica. Serve, insomma, una diversa legge elettorale, proporzionale, con le preferenze, e che agevoli la partecipazione delle minoranze (ripeto di destra e di sinistra).

945 o 600 ? 600 pure troppi.

Oggi i parlamentari sono solo dei passa carte. Degli alza mano a comando. Dei burattini.

Le leggi non nascono in Parlamento ma vengono scritte dal Governo a forza di decreti leggi e decreti legislativi e poi il voto favorevole dei parlamentari viene forzato coi maxi emendamenti e col voto di fiducia.

Chi vota contro se poi sa di perdere la ricca poltrona parlamentare ?

Allora se vogliamo difendere la democrazia serve una tutela del parlamento, dei 600 parlamentari.

Deve essere soppresso il voto di fiducia, vanno limitati ma veramente i decreti legge, vanno vietati i maxi emendamenti perché le leggi devono essere comprensibili a tutti ed ogni articolo deve contenere una sola norma.

Ma nessuno di coloro che si battono, in buona o mala fede, per il NO ha mai alzato un dito sui temi appena sollevati.

Non c’è alcun serio dibattito su questi devi fondamentali per la democrazia molto di più del numero dei parlamentari.

Perché? Semplice. Perchè a loro non gli interessa la democrazia, ma la poltrona, il posto di portaborse o di addetto stampa per se naturalmente.

Al referendum sulla riduzione dei parlamentari io voto SI

Per questo io voto SI. Senza ipocrisie e demagogie. Per coerenza.

600 parlamentari bastano.

Poi serviranno un Presidente della Repubblica che rispetti la Costituzione e non firmi i decreti-legge, e servirà una legge elettorale giusta e non scritta nell’interesse di chi, di volta in volta, ha la maggioranza, per auto-replicarsi.

E servirà un Sistema dell’Informazione, comunale, regionale e nazionale che sia al servizio delle minoranze e non di chi governa. Libero e non di regime.

Utopia ? Forse.

Domenica non farti prendere in giro, vota SI anche tu.

Credits : Photo by Jen Theodore on Unsplash

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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Una risposta

  1. Giacomo ha detto:

    Il tuo pensiero è quasi del tutto condivibile.
    Fatta eccezione per le preferenze che sono nel Meridione la peste della politica.

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