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La finta sfida delle primarie PD: Tutti ripropongono il programma di Renzi

4 Marzo 2019 by Natale Salvo Lascia un commento

uno dei candidati alle primarie del PD, Maurizio-Martina
Uno dei candidati alle primarie del PD, Maurizio-Martina

Un milione di elettori del Partito Democratico sono oggi attesi, ai «gazebo» della Primarie, per eleggere il nuovo segretario del Partito tra Nicola Zingaretti, Maurizio Martina e Roberto Giacchetti.

Già l’assenza di una donna, tra i tre sfidanti, da il segnale che nulla di nuovo si muove dentro quel Partito che vorrebbe porsi come alternativo a quelli al governo.

Tuttavia è entrando nel merito dei documenti, le cosidette mozioni, del tutto simili tra loro e per nulla generose di novità programmatiche, che si comprende che l’alternativa non esiste.

Lottà alla povertà: Abolire subito il Reddito di Cittadinanza

Nicola Zingaretti propone una, non meglio specificata, «riduzione delle agevolazioni fiscali di cui beneficiano» chi possiede redditi più elevati per allegerire «il carico sui redditi medio-bassi». Allo stesso fine, propone una «revisione degli estimi e dei classamenti catastali (a parità di gettito)» e «l’estensione della gratuità dei libri di testo».

Inoltre il futuro leader del Partito Democratico, Renzi permettendo, sostiene l’immediata soppressione del Reddito di Cittadinanza le cui risorse finanziarie andrebbero ristornate al ripristinando «Reddito di Inclusione» (REI) misura che prevede di restituire la gestione dei sostegni, degli intermediari e dei beneficiari ai sindaci.

Naturalmente, in merito al ripristino del REI (Atto Senato N. 473), la posizione di Maurizio Martina è la stessa. Giachetti è ugualmente categorico: Si torni al «REI [che] deve essere gestito dai Comuni».

Lavoratori: meno spazio ai Contratti Nazionali

«Permessi più generosi e paritari per i lavoratori genitori» sono prospettati sempre da Zingaretti; naturalmente per i lavoratori pubblici, dato che sappiamo che nel privato i Diritti sono solo sulla carta e al loro reclamo corrisponde il licenziamento. Un’altra proposta è rappresentata dal «salario orario minimo legale», ma solo «per i lavoratori non coperti da contrattazione collettiva». Per chi ha un contratto o fa il volontario, 2 o 3 euro all’ora possono bastare!

Una novità potrebbe essere rappresentata dal «incentivare la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, rivedendo la disciplina dei contratti di solidarietà espansivi». In sostanza, lo Stato regalerebbe soldi alle grandi imprese private che s’impegnino a redistribuire gli orari di lavoro tra più lavoratori.

Per Maurizio Martina anche lavoratori autonomi sono lavoratori come quelli dipendenti da un padrone e quindi hanno diritto a pari tutele, tra le quali un «assegno universale alle famiglie» (Atto Camera N. 687). Come Zingaretti, anche Martina sostiene che «dobbiamo introdurre un salario minimo legale (Atto Camera N. 947)» ma anche una contrattazione su più livelli («promuovere i contratti aziendali») che notoriamente nel privato vuol dire uno scadimento dei Diritti e dei salari. Sullo stesso livello può essere vista la proposta dell’esponente del PD di sopprimere le agevolazioni fiscali per i lavoratori (tassazione al 10%) per gli straordinari e tramutarle in permessi retribuiti da godere entro sei mesi.

Il candidato segretario Roberto Giachetti ritiene necessaria l’introduzione di un improbabile «salario minimo europeo». Giachetti non spiega se individuarlo sulla base degli attuali salari minimi Bulgari o Norvegesi. Essendo, allo stato attuale, impossibile prevedere che i salari bulgari s’innalzino almeno fino a quegli italiani, è difficile credere che il proposto «salario minimo europeo» possa rappresentare una buona notizia. Naturalmente di salario minimo nazionale neanche a parlarne. Anche Martina sostiene la «diffusione di relazioni industriali di secondo livello» che vuol dire indebolire i contratti nazionali e creare delle gabbie salariali nord/sud.

Da leggere:  Rapporto INPS 2019 : l’Italiano un popolo di truffatori

Pensioni: Per il PD la Fornero non si tocca

Il Zingaretti-pensiero sostiene i «fondi pensione integrativi» (spesso gestiti anche dai sindacati vicini al PD) ovvero un ulteriore esborso da parte dei lavoratori a favore delle assicurazioni private per ottenere quel che ieri era già un loro diritto!

Anche Maurizio Martina si tiene lontano dallo spinoso tema delle pensioni. Anche lui non sostiene il superamento della riforma Fornero ma si limita pensare ad una maggiore «generosità, durata e platea dei beneficiari» per l’APE social che oggi permette agli oltre 63 anni in particolari situazioni (cassaintegrati, lavori usuranti, ecc) di accedere ad una pensione anticipata.

Il termine «pensioni» è assente dalla mozione Giachetti.

Immigrazione, stessa posizione della Lega: Difendere i confini!

Zingaretti ammette che esiste «il problema dell’immigrazione» cui occorre «offrire risposte credibili» quali la «regolamentazione della presenza straniera nel Paese». Per l’esponente del Partito Democratico, occorre «potenziare lo strumento dei “corridoi umanitari” per l’ingresso legale di profughi e richiedenti asilo e riaprire i canali di immigrazione regolari per chi cerca lavoro». Anche qui occorre, da un lato, tornare a dare il governo della gestione, e quindi i finanziamenti, ai Comuni (SPRAR) impiegando i «volontari» delle ONG dall’altro «bisogna incentivare i rimpatri volontari assistiti» e il «rimpatrio coatto».

Maurizio Martina, nella propria mozione, accenna appena al tema, sostenendo la necessità di «scrivere un nuovo testo unico sull’immigrazione» di cui però non anticipa i contenuti.

Anche Roberto Giacchetti, salvo a sostenere le posizioni di Salvini in merito al maggiore coinvolgimento dell’Europa nella difesa dei «propri confini», si tiene al largo dal tema salvo anche qui difendere l’esperienza degli SPRAR.

Conclusioni

In definitiva il Partito Democratico non presenta alcuna discontinuità dalle politiche del loro dominus Matteo Renzi e continua a sostenere le politiche della Destra liberista. La scelta tra Zingaretti, Martina e Giachetti è apparente. Il progetto politico dei tre esponenti, sui temi più caldi della politica nazionale è lo stesso di sempre. La parola Sinistra è un termine che il PD usa solo per fare confusione e infangarla.

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