Ricorso al Consiglio d’Europa contro il Lockdown: violati i Diritti Umani ?

Marija Pejcinovic Buric, Segretario Generale del Consiglio d’Europa

Un esposto al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, la cinquantasettenne croata Marija Pejčinović Burić, è stato notificato in questi giorni dall’Osservatorio permanente sulla Legalità Costituzionale, istituitosi presso il Comitato Rodotà, per denunciare la sospensione ( tuttora in corso causa il protrarsi dello stato di emergenza ) di diversi diritti e libertà individuali garantite dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo ad opera dello Stato Italiano, senza il rispetto dei limiti e dell’obbligo di preventiva notifica al Consiglio d’Europa, ai sensi dell’art. 15 CEDU.

« Si è inteso così attivare – spiegano i promotori – la procedura che consente di sottoporre all’esame del Segretario Generale la situazione, affinché possa essere accertata la violazione dei vari articoli della CEDU e possano essere assunte tutte le iniziative ritenute opportune nei confronti dello Stato italiano ».

L’esito dell’esposto appare tuttavia debole sia sul lato formale ( la CEDU ha spesso ammesso deroghe ) sia su quello sostanziale ( le sue procedure sono lentissime, durano anche decine d’anni ).

Tra le varie fonti riportate nell’esposto, si cita l’autorevole UK Human Rights Blog [1] [ ma interessanti anche i commenti sulla situazione inglese [2] [3], NdR ].

Con la quarantena, violati i Diritti Umani e l’Italia non ha chiesto deroga

Ho provato a leggere e tradurre il citato articolo firmato da, Niall Coghlan, un ricercatore universitario sui Diritti Umani, perché appare abbastanza interessante.

Lo studioso, in verità, ha riconosciuto come ammissibili le limitazioni alla libertà di circolazione perché « le eccezioni sono abbastanza ampie da permettere una certa parvenza [!!!, NdR] di vita e di contatto sociale ». Al contrario, ha contestato la base giuridica della quarantena ( per le persone che non sono accertate “infette” ): « gli obblighi di quarantena e di isolamento sono indistinguibili dagli arresti domiciliari di 24 ore. È quindi molto probabile che essi costituiscano una privazione della libertà », ha scritto.

Infatti, il ricercatore si domanda « come possono esistere adeguate salvaguardie contro l’arbitrarietà quando, nella maggior parte dei casi, non esiste alcuna procedura […] per contestare giudizialmente la loro detenzione ? ».

Inoltre, ha aggiunto Niall Coghlan, « l’Italia dovrebbe certamente mostrare come identifica e protegge le persone vulnerabili che sono maggiormente esposte al rischio della detenzione domiciliare ». Un mio pensiero va ai bambini innocenti detenuti a casa, senza diritto alla luce, al sole, al gioco ed alla socializzazione, ma anche, ad esempio ai diritti dei detenuti o degli anziani rinchiusi nelle RSA.

Lo studioso ha effettivamente evidenziato il fatto che l’Italia non abbia presentato comunicazione al Segretario Generale del Consiglio d’Europa sulla volontà di derogare alla CEDU : « ciò avrebbe comportato, ovviamente, il riconoscimento pubblico del fatto che le misure equivalgono ad una detenzione di massa ».

Niall Coghlan : Indispensabile una soft law che determini i diritti inalienabili

A parere del ricercatore, i fatti occorsi mostrano come ci sia « bisogno di una dettagliata soft law, redatta dagli organismi per i diritti umani, che chiarisca gli standard minimi che i diritti umani impongono durante le emergenze sanitarie ».

Quest’ultimo tema appare di urgente necessità.

Se il ricorso dell’Osservatorio permanente sulla Legalità Costituzionale possa essere di stimolo all’avvio di tale dibattito, avrà già raggiunto un sicuro successo.

Note:

[1] UK Human Rights Blog, 17 marzo 2020 : “Rights in a time of quarantine”,

[2] Ancora sul sito web del UK Human Rights Blog, 13 febbraio 2020: “Corona-vires: Has the Government exceeded its powers?

[3] Sempre sullo stesso sito web UK Human Rights Blog, 29 settembre 2020 : “Were the March 2020 lockdown restrictions lawfully imposed?

Credits : Photo by Consiglio d’Europa.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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