Strage di Ustica, 40 anni dopo: non c’è democrazia senza verità

aereo Italia abbattuto nella strage di Ustica

II prossimo 27 giugno cade l’anniversario, il quarantesimo, della strage di Ustica, di quella che può sicuramente essere definita, per le omissioni e le complicità che accompagnano la vicenda, una strage di Stato.

Era il 27 giugno del 1980, infatti, quando, sui cieli di Ustica, veniva abbattuto l’aereo civile della compagnia aerea Itavia che collegava Bologna a Palermo.

In quella strage, venivano uccisi 81 innocenti.

Quando si parla di Ustica, di quanto successe nei pressi dell’isola del Tirreno meridionale quella sera, ci si ferma al numero delle vittime.

Sulla strage di Ustica, un film per ricordare che non morirono numeri ma 81 persone

Quasi per caso, poche sera fa, ho visto il film “Ustica” diretto Renzo Martinelli, regista scomodo e coraggioso. Era la prima volta che vedevo il controverso film, anche se esso è datato 2016.

Il film, a metà tra finzione, ipotesi e ricostruzione storica, ha la capacità di ricordarci che a morire, nell’esplosione di quell’aereo civile, non furono dei numeri ma delle persone.

Lo fa raccontando la storia di una piccola vittima, Benedetta nella finzione cinematografica, la sofferenza della madre una volta avuto notizia della caduta dell’aereo e la difficile storia della ricerca della verità.

Furono tanti i bambini vittime di Ustica, undici, innocenti tra gli innocenti:

  • il fratellini D’Alfonso, Sebastiano e Francesca, di 4 e 7 anni;
  • Francesco Di Natale, di 2 anni;
  • i fratellini Diodato, Giuseppe, Antonella, e Vincenzo, rispettivamente di 1, 7 e 10 anni;
  • le sorelline Marfisi, Tiziana e Daniela, di 5 e 10 anni;
  • Alessandra Parisi, di 5 anni;
  • Nicola Zanetti, di 6 anni;
  • e Giuliana Superchi, 11 anni (la Benedetta protagonista del film, anche se la sua storia è totalmente inventata lì).

L’aereo abbattuto a Teheran : in 48 ore, in Iran si è saputa la verità

Per l’abbattimento dell’aereo ucraino con 176 persone a bordo, avvenuto nei pressi di Teheran lo scorso 9 gennaio 2020 in un momento di tensione militare tra Iran e Stati Uniti d’America – sono bastate 48 ore per giungere all’ammissione della verità. Fu la difesa aerea iraniana a colpire per errore perchè aveva scambiato il veicolo civile, appena decollato dal proprio aeroporto, per un bombardiere nemico in arrivo. Il giornale Il Fatto Quotidiano ci ricorda la recente vicenda.

Per il nostro aereo dell’Itavia, invece, dopo 40 anni, esistono poche certezze, nonostante indagini e sentenze della magistratura:

  • Non si sa ancora con esattezza cosa sia successo,
  • le forze armate a vario livello coinvolte nella strage (italiane, libiche, francesi e statunitensi) non hanno mai presentato le proprie scuse ufficiali,
  • né, tantomeno, la magistratura non ha mai individuato e condannato i colpevoli materiali della strage.

La strage di Ustica : un complesso ed oscuro intrigo internazionale

Il regista Renzo Martinelli, nel film, avanza una nuova ipotesi : lo scontro in volo dell’aereo Itavia con un caccia USA che, a sua volta, tentava di abbattere un aereo libico. Un verità poco diversa, in concreto, da quella attualmente ritenuta più credibile, ovvero un abbattimento causato da un missile lanciato da un caccia NATO (verosimilmente USA) che inseguiva un MiG libico.

La ricostruzione cinematografica, tuttavia, recupera la questione del caccia e del pilota libico ritrovati sui monti della Sila, in Calabria, ufficialmente solo il 18 luglio 1980. E, secondo la trama del film, invece, abbattuto dai caccia USA pochi minuti dopo l’abbattimento del volo Itavia. Una ricostruzione questa, tuttavia, all’epoca dell’uscita del film di Martinelli, contestata da altri giornalisti di Lettera 43.

Al di la del film, della sua trama e delle sue ipotesi, resta una certezza.

La certezza di un potere militare (aeronautica e servizi segreti italiani) e politico che hanno nascosto per 40 anni la verità sulla strage di Ustica. Depistando, cancellando prove, col silenzio, uccidendo/suicidando testimoni.

Una certezza che scaturisce dagli atti d’indagine, dalla sequenza logica degli indizi.

La sentenza del giudice Priore: lo Stato Maggiore ha insabbiato tutto

Di « dichiarazioni di una schiera di alti ufficiali [..] ai limiti del ridicolo, che hanno negato ogni evidenza, persino quelle documentali » scrive il 31 agosto 1999 il giudice istruttore Rosario Priore nella sua sentenza-ordinanza che dichiara il « non doversi procedere in ordine al delitto di strage perché ignoti gli autori del reato ».

Il magistrato, tuttavia, evidenzia una « miriade di condotte di ostruzionismo e di sprezzo della giustizia » nonché una vera e propria « risoluzione di occultare o distruggere qualsiasi documentazione » posta in essere da qualcuno.

Condotte che avevano un solo preciso obiettivo : « impedire ogni ricostruzione dei fatti ».

Infatti, « lo Stato Maggiore è sicuramente a conoscenza di tutto quanto è successo e s’è compiuto al riguardo sia della caduta del DC9 Itavia che di quella del MiG 23 » [l’aereo libico, NdR].

APPROFONDIMENTO : Sentenza Rosario Priore Strage Ustica - Considerazioni finali

In parole povere, lo Stato subì, coscientemente, da parte dei vertici militari, « l’equivalente di un colpo di stato » per la volontà, di tutti, di coprire le responsabilità degli alleati, la NATO, e del complesso quadro politico-militare internazionale dell’epoca.

Al di là delle sfacciate annuali commemorazioni politiche e dei messaggi di cordoglio scanditi dai presidenti della Repubblica, restano comunque registi come Martinelli, siti web come stragi80, l’associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, scrittori come Claudio Pizzi, che continuano a cercare la verità.

Ma uno Stato può ancora chiamarsi democratico se non racconta la verità al Popolo? Forse già dal 1980 la democrazia, in Italia, è divenuta una parola senza alcun senso o valore.

Credits : Photo by Piergiuliano Chesi, CC BY-SA 3.0

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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