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Islamofobia

21 settembre, giornata contro la discriminazione islamofoba

21 Settembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

moschea

Oggi è la “Giornata europea contro l’islamofobia”, ovvero contro quel sentimento di forte avversione verso la cultura e la religione islamica.

In Italia, il 69% delle persone ha un pregiudizio negativo contro i musulmani secondo una ricerca di Pew Reserch Center (2016). Ciò pone l’Italia al secondo posto in Europa, secondi solo all’Ungheria, come islamofobi. Si tratta di un sentimento diffuso, anche se tra gli elettori di destra (79%) tale sentimenti è più marcato che tra quelli di centro-sinistra (50%).

« L’ideologia non è però l’unica linea di demarcazione negli atteggiamenti europei. Su molte questioni, anche l’istruzione e l’età contano, con gli anziani e le persone meno istruite che esprimono opinioni più negative sui rifugiati e le minoranze », aggiungono ancora i ricercatori di PEW.

L’Islam ha avuto un ruolo nella civiltà europea, non va discriminato

L’evento della “Giornata contro l’islamofobia” prende spunto dalla Raccomandazione n. 5 della Commissione Europea contro il razzismo e l’intolleranza, datata 16 marzo 2000. Questa, dopo aver ricordato come « il giudaismo, il cristianesimo e l’islam si sono reciprocamente influenzati e hanno influenzato per secoli la civiltà europea », raccomanda di « accertarsi che le comunità musulmane non siano discriminate ».

In particolare, la Raccomandazione invita a « rivolgere un’attenzione particolare all’eliminazione degli ostacoli giuridici o amministrativi che frenano inutilmente la costruzione di luoghi di culto appropriati in numero sufficiente per la pratica della religione islamica, e per i suoi riti funebri ».

Dal punto di vista positivo, la Raccomandazione europea suggerisce « partendo dal presupposto che è più facile non avere paura di qualcosa che si conosce, si dovrebbero promuovere progetti scolastici che mirino alla comprensione di sistemi culturali diversi dal proprio ».

Naturalmente, invece, in Italia l’evento della “Giornata contro l’islamofobia” non è per nulla ricordato.

E il motivo c’è.

In Italia, si sa, « i migranti, per i quali l’essere musulmani è una circostanza aggravante, rappresentano il capro espiatorio perfetto per addossare la responsabilità di tutti i mali subiti dalla società dalla disoccupazione al presunto aumento della criminalità ».

Il rapporto : Il Giornale, Libero, la Lega e Fratelli d’Italia i dispensatori d’odio

Alfredo Alietti e Dario Padovan hanno firmato, per la Fondazione SETA, il rapporto 2018 su “Islamophobia in Italia”.

Nella ricerca spiegano che « si possono individuare due sentimenti anti-musulmani fortemente correlati:

  • il primo lo abbiamo chiamato “Islamofobia politica” definito dalle espressioni dei principali leader dei partiti e dei movimenti di destra e/o di estrema destra, fondate nei termini securitari, di criminalizzazione, di paura dell’Islam quale religione “terroristica” e di un attacco contro le moschee viste come una minaccia;
  • il secondo, denominato “Islamofobia culturale”, è relativo alle specifiche opinioni e cronache pubblicate principalmente dalla parte del sistema dei mass-media legata alla destra politica che rappresentano la comunità musulmana solo in relazione al fenomeno della migrazione e descrivono la cultura islamica come non integrabile e profondamente sessista ».

Dando nome alle cose, la ricercatrice Antonina Roberta Siino, nell’edizione 2019 del rapporto, precisa :

« In Italia […] ci sono diversi attori che giocano un ruolo fondamentale nella diffusione dei messaggi islamofobici. Tra questi spiccano pubblicazioni di destra come Libero e Il Giornale, sia su carta che online con pagine Facebook e account Twitter. […] A loro sono legati partiti e movimenti politici come Casa Pound, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Forza Nuova ».

Non vi erano dubbi in proposito, basta leggere alcuni “articoli” de Il Giornale e di Libero (ci sarebbe da aggiungere La Verità a quest’elenco “dell’orrore”) per “scoprire” come istighino commenti negativi se non di vero e proprio odio presso i lettori.

Alcuni esempi di notizie gettate lì per scatenare commenti islamofobi

Alcuni esempi :

  • “Festa del Sacrificio senza regole: allarme contagi tra gli islamici” (29 luglio 2020, Il Giornale). Tra i commenti : “Lo vogliono fare ma lasciatelo fare MA A CASA LORO……perchè vengono a casa mia a fare i loro porci comodi con una religione ambigua e piena di difetti ?”, “Incivili, come del resto i comunisti e sodali. Gente che vuol portarci indietro di 500 anni”.
  • “Coronavirus, gli islamici in festa: “Una punizione contro la Cina” (2 febbraio 2020, Il Giornale). Tra i commenti : “Arguta e slendida la coniazione del CORANOVIRUS”, “Se non fosse per il petrolio, i mussulmani sarebbero ancora con i cammelli!”,
  • “Londra, attacco ai passanti. È un islamico uscito di cella” (3 febbraio 2020, Il Giornale),
  • “Monza, centro islamico degli orrori: schiaffi e minacce ai bambini” (20 gennaio 2020, Il Giornale). Tra i commenti : “L’islam E` IL CULTO CHE SCHIFA LE DONNE MA ACCONSENTE L’ACCOPPIAMENTO TRA UOMINI, CON ANIMALI E CON BAMBINI!! FUORI DALL’ITALIA QUESTA SETTA DI TAGLIAGOLE INCOMPATIBILE CON LA DEMOCRAZIA E I NOSTRI VALORI!!”,
  • “Botte agli alunni del centro islamico: indagati due supplenti dell’imam” (4 febbraio 2020, Il Giornale). Tra i commenti : “le scuole islamiche sono legali in Italia? considerando le metodologie di apprendimento….”,
  • “Immigrazione, l’islamico chiede l’elemosina davanti alla chiesa a Verona e invoca Allah” (31 agosto 2020, Libero ). Tra i commenti : “Impacchettatelo e speditelo nel Sahara”, “Agli idioti che gli fanno lofferta, va bene così. Quando saranno sgozzati, andranno in paradiso”,
  • “Immigrazione, Fratelli d’Italia contro il governo: Migliaia di islamici in strada così, scandaloso” (31 luglio 2020, Libero). Tra i commenti : “Evviva, continuano ad appestarci ma va tutto bene…..forse è sempre colpa di Salvini?”,
  • “Silvia Romano, i social arabi celebrano la conversione della cooperante italiana” (11 maggio 2020, Libero).

Risulta grave, a mio modo di vedere, che dei professionisti possano diffondere mistificanti idee islamofobiche.

L’Università di Trento, in proposito, ha preparato un progetto (Hatemeter) di misurazione dei “discorsi di odio” in Rete e un bel video:

L’Ordine dei giornalisti e la legge troppo morbidi coi dispensatori d’odio

Ricordo, in proposito, che all’articolo 9 del loro Codice deontologico sta scritto come « nell’esercitare il diritto-dovere di cronaca, il giornalista è tenuto a rispettare il diritto alla persona alla non discriminazione per razza, religione, opinioni politiche … ».

Le sanzioni inflitte ai giornalisti dall’Ordine professionale tuttavia spesso sfociano appena nella censura o nel avvertimento, molto di rado nella sospensione. Insomma, a certe firme, l’Ordine non fa neanche il solletico.

Sull’altro versante, quello politico, dovrebbe intervenire la Legge.

Tuttavia, anche qui, la legge 24 febbraio 2006, n. 85, all’articolo 7, ha notevolmente alleviato le pene per coloro che « pubblicamente offendono una confessione religiosa, mediante vilipendio di chi la professa », sostituendo alla reclusione una semplice sanzione amministrativa di un migliaio d’euro.

Insomma, le armi contro la islamofobia sono spuntate. L’unica su cui poter fare affidamento è quella della cultura. E per quella ci vuole tempo e pratica.

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Si possono offendere e discriminare le minoranze etniche o religiose?

10 Settembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Quali limiti devono o non devono essere posti alla libertà di espressione di un parlamentare nel momento in cui rischia di agitare l‘ordine pubblico ? Era il tema di un processo a carico di Geert Wilders che si è concluso lo scorso venerdì presso il tribunale di massima sicurezza di Schiphol, vicino Amsterdam.

Come si è concluso il processo durato ben 25 udienze ? E, soprattutto, chi è e cosa sostiene – legittimamente o meno – Geert Wilders ?

Geert Wilders, leader dell’estrama destra xenofoba olandese, è un amicone stretto di Matteo Salvini ma non dell’Italia, come ci racconta l’esperienza del dibattito europeo sul Recovery Fund : pronunciò la frase « non daremo un centesimo all’Italia », ricorda il Corriere della Sera.

Il programma politico di Wilders : prima gli olandesi e via gli islamici !

Wilders è un tipo coerente. Prima, e anche dopo, solo gli olandesi.

Xenofobia pura condita in salsa anti-islamica.

Le prime righe del programma elettorale del suo PVV (“Partito della Libertà”) spiegano meglio d’ogni altra cosa le sue idee.

« Ecco come farà il PVV:

  • de-islamizzare i Paesi Bassi,
  • zero richiedenti asilo e niente più immigrati da paesi islamici: chiudere le frontiere,
  • ritirare tutti i permessi di soggiorno già concessi per l’asilo per un periodo di tempo limitato,
  • chiudere le AZC [i 51 centri di accoglienza per i richiedenti asilo, NdR],
  • vietare l’uso dei foulard islamici negli uffici pubblici,
  • rinchiudere preventivamente i musulmani radicali,
  • denaturalizzare e deportare i criminali con la doppia nazionalità,
  • impedire ai siriani di tornare nei Paesi Bassi,
  • chiudere tutte le moschee e le scuole islamiche,
  • vietare il Corano ».

Il 13% conseguito dal PVV alle ultime elezioni politiche del 2017, ottenuto con questo programma, ha consegnato a Geert Wilders la leadership dell’opposizione parlamentare.

Di queste dichiarazioni è piena la carriera politica di Wilders, sin dal 2006, quando apparve per la prima volta sulla scena politica dei Paesi Bassi.

Per lui, e per chi l’ascolta, evidentemente, non è vera l’affermazione che « anche la discriminazione anti islamica é violenza », sostenuta al Forum contro le violenze urbane cui personalmente assistetti a Madrid nel 2018.

Viceversa, chi l’ascolta, sotto sotto, è tra i “suprematisti bianchi” islamofobi che condividono la “Strage alla moschea di #Christchurch”.

6.500 cittadini olandesi d’origine marocchina avevano denunciato Wilders

L’ultima bravata gli è costata due processi, che lui, naturalmente, definisce politici.

L’ultimo si è concluso la scorsa settimana.

Durante un comizio del 2014, si era reso colpevole del delitto di “offesa ad un gruppo di minoranza” così come deciso da due tribunali olandesi dopo « una denuncia per incitamento all’odio, alla discriminazione e all’insulto » presentata da 6.500 cittadini olandesi d’origine marocchina.

Ecco come il giornalista francese Jean-Pierre Stroobants, per Le Monde, racconta i fatti accaduti : « Durante la campagna elettorale per le elezioni comunali del 2014, il deputato xenofobo aveva arringato la folla poi chiedendo loro se voleva più o meno marocchini in questa città e nei Paesi Bassi. Gli spettatori avevano risposto: Meno!, ripetendolo sedici volte. In un altro incontro elettorale, Wilders ha promesso una città con meno tasse e, se possibile, con il minor numero possibile di marocchini ».

Qualcosa che mi ricorda la Bibbia e la famosa domanda di un tal Ponzio Pilato.

Una condanna, comunque, quella espressa dalla Corte d’Appello olandese, che è, di fatto, una vittoria : non gli è stata comminata alcuna pena.

I commenti della stampa internazionale alla condanna di Wilders

Wilders, d’altro canto, « voleva sollevare un problema sociale », ha minimizzato il quotidiano tedesco DW.

« Il processo di Wilders è stato visto come una contrapposizione tra il diritto alla libertà di parola e il diritto delle minoranze etniche e religiose a non subire abusi verbali e discriminazioni », ha spiegato più asetticamente l’emittente inglese BBC.

La vittoria di Pirro è stata comunque commentata anche dalla stampa araba.

Per le Matin, quotidiano marocchino, la pubblica condanna è comunque ragione di soddisfazione. Lo si evince dal titolo del giornale : « Paesi Bassi: Geert Wilders condannato in appello per “insulto collettivo” contro i marocchini ».

Al contrario, l’emittente Al Jazzera ha versato benzina sul fuoco dando evidenza al commento di Wilders sulla sentenza : Lui condannato, « mentre i marocchini che danno fuoco alle nostre città di solito la fanno franca e non vedono mai l’interno di un tribunale ».

Personalmente sostengo sempre la libertà d’opinione e d’espressione :

  • quindi come il signor Wilders può legittimamente credere che tutti i marocchini siano dei criminali da rispedire a casa loro,
  • io, da parte mia, posso legittimamente credere che il signor Wilders sia solo un maiale (senza per questo voler offendere i simpatici porci).

Ognuno dei lettori, a sua volta, è libero di dare ragione a lui, a me, o … ad entrambi.

–

Credits : Photo by Fahrul Azmi on Unsplash

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Je suis Charlie, cinque anni dopo: libertà d’espressione o blasfemia?

6 Settembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Libertà d’espressione o provocazione ?
La ripubblicazione delle vignette dileggianti il profeta Maometto da parte del settimanale satirico francese Charlie Hebdo, lo scorso 2 settembre, in occasione dell’inizio del processo per la strage del 7 gennaio 2015, è un atto di coraggio ? Oppure, piuttosto, è un comportamento incosciente, offensivo e di sfida contro la comunità musulmana mondiale ?

APPROFONDIMENTO >>> “Attaccata la redazione di Charlie Hebdo : è strage a Parigi” (2015, blog Natale Salvo).

La stampa filo-regime in silenzio, ma per l’Avvenire i colleghi francesi sono irresponsabili.

La vicenda non ha molto interessato l’Italia, da sempre poco attenta a quel che accade al di fuori dei propri confini nazionali. Poche righe di cronaca senza commento su La Repubblica.

Tuttavia, il quotidiano cattolico Avvenire, in un editoriale di Giuseppe Della Torre condannava, sia pure coi toni moderati propri del giornale, la condotta dei colleghi francesi : « È davvero difficile essere d’accordo con questa sorta di entusiastico consenso che accompagna la ripubblicazione delle controverse caricature di Maometto da parte della rivista satirica Charlie Hebdo ».

Ciò, spiegava il giornalista, per « il principio di responsabilità » ed evocando, altresì, l’eventuale commissione del « delitto di blasfemia ».

Il silenzio mediatico è stato forse influenzato dalle dichiarazioni del presidente francese Emmanuel Macron, riportate dal giornale France24, che ha sostenuto la scelta del settimanale satirico e difeso « la libertà di bestemmiare » che esiste in Francia.

Il mondo islamico protesta e condanna: offendere il Profeta non è una libertà di espressione

Che i musulmani si siano irritati lo dimostrano le manifestazioni di Islamabad dove decine di migliaia di persone hanno sfilato per le strade della città pakistana protestando.

« Un atto deliberato volto a ferire i sentimenti di miliardi di musulmani non può essere giustificato come un esercizio di libertà di stampa o di espressione », ha detto un tweet postato da un portavoce del Ministero degli Esteri pakistano, secondo quanto riporta il giornale tunisino La Press. « Tali atti minano le aspirazioni globali alla coesistenza pacifica e all’armonia sociale e interreligiosa », ha aggiunto.
Proteste anche da parte del ministero degli esteri turco.

Su Facebook, l’Osservatorio per la lotta all’estremismo di Al-Azhar con sede a Il Cairo, in Egitto, ha bollato – come riporta l’Agenzia d’informazione Iqna – come « atto criminale » la nuova pubblicazione di Charlie Hebdo.

« Offendere il nostro Profeta non fa parte della libertà di parola, ma piuttosto un incitamento all’odio, alla violenza e al desiderio di essere liberi da tutti i valori umani e civili. Giustificare questo atto con la tutela della libertà di espressione è un fraintendimento della differenza tra il diritto umano alla libertà e il crimine contro l’umanità in nome della tutela delle libertà », ha categoricamente dichiarato, su Facebook, il Grand Imam di Al Azhar prof. Ahmed At-Tayyeb.

La stampa tunisina: a chi giova la nuova provocazione di Charlie Hebdo?

Interessanti la riflessione che si pone il giornalista tunisino Abdel Aziz Hali, sempre su La Press : « La domanda è: che senso ha un atto del genere che potrebbe […] dare false argomentazioni ai fanatici islamisti? A cosa serve agitare il coltello? È una provocazione di troppo?
Certo, la libertà di espressione è sacra. Ma troppe provocazioni svuotano la libertà di parola della sua nobiltà ».

Domande e riflessioni legittime e condivisibili. Fatto salvo, naturalmente, che la violenza e l’omicidio non sono mai giustificabili, neanche in caso di blasfemia.

—

Alcuni esempi di satira di Charlie Hebdo:

Nell’immagine in testa all’articolo: il publisher/editor di Charlie Hebdo Stephane Charbonnier (“Charb”)

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Islamofobia: Parigi, poliziotto uccide colleghi? La stampa fa terrorismo!

4 Ottobre 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

A Parigi, dentro la sede della Prefettura, ieri si è consumato un dramma: un poliziotto amministrativo ha ucciso quattro colleghi a coltellate. Mentre si allontanava dal luogo della strage, è stato intercettato da un ulteriore collega che gli ha sparato e lo ha ucciso. Il giornale non utilizza questa parola: ne uso uno più di moda, meno violento: «è stato abbattuto».

FIgaro-Attacco-alla-Prefettura

Il motivo di questa pazzia? Non è conosciuto. Subiva una sorta di mobbing?

La stampa, alla ricerca di sensazionalismo e click sulla propria pagina web titola: «attacco alla Prefettura».

Del presunto “assalitore” si sa che aveva 45 anni, lavorava in Prefettura da 16 anni, sempre con una condotta tranquilla, era sposato e aveva due figli piccoli. Infine, era pure sordo-muto e pativa un altro piccolo handicap. Un profilo certamente non da “terrorista”.

Però la stampa francese, segnatamente “Le Figaro”, ritiene utile pubblicare la notiziona che lui, lo stragista, 18 mesi fa avrebbe abbracciato la religione dell’Islam. Il giornalista poi annacqua lo “scoop” con «non si sa se c’è un legame tra questa conversione e l’azione criminale».

In una sorta di “doccia scozzese”, ancora, “Le Figaro” aggiunge che la moglie sarebbe stata «fermata» per informazioni. E, indagato tra i vicini di casa, il giornalista avrebbe scoperto un secondo scoop: anche la moglie è sordo-muta e addirittura sarebbe pure «musulmana»!

Col classico “tam-tam” del “copia ed incolla”, anche in Belgio, “Le Soir” riporta la notizia.

Il messaggio avvelenato è stato lanciato. I musulmani sono pericolosi.

La stampa dovrebbe informare, dovrebbe collaborare a formare il cittadino. Oggi la stampa è, spesso, solo un pericoloso veicolo di diffusione di odio e discriminazione.

“Anche la discriminazione anti islamica é violenza“, scrivevo in merito ai dati emersi dallo studio dell’Osservatorio Islamofobia presentato al “Forum sulle violenze urbane e la convivenza civile e la pace” svoltosi a Madrid lo scorso anno.

Gli effetti dell’islamofobia li abbiamo conosciuti a marzo scorso; ricordo, in proposito: “Strage alla moschea di #Christchurch: un pericoloso cocktail di armi e islamofobia“.

Cui prodest questa “informazione“?

Seneca, nella Medea, scriveva: “cui prodest scelus, is fecit”, cioè “colui al quale il crimine porta vantaggi, egli l’ha compiuto“.

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Strage alla moschea di #Christchurch: un pericoloso cocktail di armi e islamofobia

17 Marzo 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

strage Christchurch
strage Christchurch

La nuova strage di Christchurch, in Nuova Zelanda – dove, un “suprematista” bianco penetrato nella Moschea, ieri ha ucciso 49 persone – invita a delle riflessioni.

Per Giorgio Beretta, uno degli analisti di OPAL Brescia, l’Osservatorio sulle armi leggere, centro di documentazione sul tema tra i più qualificati al mondo, non ci sono dubbi: «Una strage simile potrebbe succedere da un giorno all’altro anche in Italia. Ci sono tre elementi che accumunano questi attentati ma anche altri simili stragi avvenuti negli Stati Uniti e in Canada evocati dallo stragista Brenton Tarrant. Il primo è costituito dall’odio razziale di stampo suprematista, il secondo è rappresentato dalla fascinazione di tipo nazifascista e il terzo elemento – e questo è troppo spesso dimenticato dai commentatori – è tutti costoro che hanno fatto stragi e attentati con armi che detenevano regolarmente in quanto legali detentori di armi. In altre parole, la miscela esplosiva di odio razziale e di pulsioni nazifasciste è stata legalmente armata dallo Stato che permette detenere armi col pretesto della passione sportiva o della legittima difesa».

Nell’intervista rilasciata a Olivier Turquet dell’agenzia Pressenza, Giorgio Beretta analizza dettagliatamente la questione.

Xenofobia e Islamofobia, scintilla per le stragi

Twitter su strage ChristchurchIn merito all’islamofobia, c’è un commento di Ahmed el Tayyeb, il Grande Imam che a inizio anno è stato protagonista negli Emirati di un abbraccio con papa Francesco per sancire la fratellanza tra cristiani e musulmani e il rifiuto della violenza in nome della religione.

«Il massacro di Christchurch è un chiaro indicatore delle conseguenze dei discorsi di odio e xenofobia e del diffondersi dell’islamofobia in diversi paesi europei, anche in quelli noti per la forte coesistenza tra le diverse comunità», sostiene secondo quanto riportato da Nena News.

«El Tayyeb – scrive ancora l’Agenzia – chiede di criminalizzare l’islamofobia e non nasconde il disappunto per il trattamento iniziale riservato all’autore della strage di Christchurch definito da molti “estremista di destra” e non “terrorista” mentre in casi di attacchi commessi da musulmani si parla sempre di terrorismo e si prende subito di mira la religione islamica».

Giornali anti islam strage Christchurch

Pericolo stragi: Troppo facile avere un arma

Armi Civili stimate 2017E’, invece, il sito web svizzero “Small arms survey” a fornire dei dati raccapriccianti sull’impressionante circolazione di armi tra la popolazione civile.

Secondo una ricerca di Aaron Karp, “Estimating global civilian-held firearms numers”, pubblicata nel giugno 2018, c’è un rapporto di 26,3 armi possedute da civili per ogni 100 abitanti in Nuova Zelanda. Non si tratta del valore più alto: negli Stati Uniti il rapporto raggiunge 120,5 armi ogni cento abitanti. Per quanto riguarda l’Europa, in Montenegro esisterebbero 39,1 armi per abitante. Nei Paesi culturalmente più vicini (Francia, Germania e Portogallo) il numero si aggira sui 20 per abitante.

In Italia il rapporto è stimato in “sole” 14,4 armi per 100 abitanti.

Se dal numero percentuale ci si sposta, però, in termini assoluti, ecco che il dato appare in tutto il proprio pericolo: in Italia circolano 8.600.000 armi (di cui 2.000.000 registrate); più che in Iraq (7.600.000 totale stimate), Ucraina (4.400.000) o Afghanistan (4.300.000) Paesi notoriamente belligeranti.

Giorgio Beretta, nella propria intervista a Pressenza, spiega come sia facile, in Italia, «detenere tre pistole o revolver con caricatori da venti colpi, dodici fucili definiti da “uso sportivo”, e relative munizioni, contemporaneamente»; compresi «i semiautomatici AR-15, quelli più usati nelle stragi in America». Un AR-15 costa 1.650 euro, una cifra accessibile per un appassionato. Ma, volendo, ci si può sempre indirizzare al modello entry level M4 da 999 euro!

fucile semi-automatico M4
fucile semi-automatico M4,di libera vendita in Italia

Ieri il quotidiano “Le Monde” precisava che il primo ministro neozelandese aveva annunciato, dopo la strage di Christchurch, di voler provare ad adottare un “irrigidimento” della legge sul porto d’armi che, in quel Paese, ne consente la disponibilità già a 16 anni. Si tratta, spiega il giornale, del terzo tentativo. Nei precedenti casi, il Parlamento ha bocciato l’iniziativa di limitare l’uso delle armi semi-automatiche.

In Italia, con la nuova legge che modifica la vigente sulla legittima difesa, sembra che si voglia percorrere la strada opposta. Quella di diffondere sempre più le armi nell’illusoria convinzione che più armati siamo tutti più sicuri.

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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