Coronavirus : c’è preoccupazione per la raccolta dell’ortofrutta

serra con ortofrutta

La notizia era stata diffusa pochi giorni addietro dalla stampa alternativa, ma ora è giunta anche su quelle filo-regime, oppure volendo, filogovernative.

Esiste il problema dei raccolti e, quindi, degli approvvigionamenti, nei mercati ancora aperti al consumo pubblico, di ortaggi freschi e dei prodotti della madre terra, in genere.

Vige il diktat governativo però ed, in particolare, il divieto d’ingresso di persone da altri Paesi, ma anche il divieto di spostamento tra un Comune e l’altro, se non per lo svolgimento di lavoro “regolare”.

Tutto ciò rende difficoltoso il reclutamento della manodopera alle aziende agricole al nero” – lo si intenda come si vuole – per il successivo impiego fino allo sfruttamento nei campi, con orari di lavoro e relative paghe, da schiavi dell’epoca moderna.

Da qui quella che oggi si chiama “preoccupazione”, ma che una volta si chiamava “allarme”, vocabolo oggi proibito nell’uso corrente del linguaggio rinnovato – nel film “1984” si sarebbe detto “neolingua” – imposto dal regime.

Byoblu : ora reperire mano d’opera straniera è complicato, e i raccolti ?

Proprio ieri, il videoblog di ByoBlu ha intervistato Antonio Boschetti, Direttore de L’Informatore agrario, storica rivista del settore, per ascoltarlo su « uno dei tanti impatti che il coronavirus ha generato nei settori economici, compreso quello agricolo ».

Boschetti, sia pure pacatamente, era stato chiaro : « una fortissima preoccupazione è quella di avere a disposizione la mano d’opera per la campagna di raccolta. A breve parte la raccolta delle fragole, degli asparagi, dei carciofi, di tanti altri prodotti freschi e, come voi sapete, noi utilizziamo tantissima mano d’opera straniera. Soprattutto, per quanto riguarda il Nord, proveniente dal centro Europa [Romania, ecc, NdR] e, per il Sud Italia, proveniente molto dall’Africa. E’ evidente che, in queste condizioni, il reperire mano d’opera è piuttosto complicato ».

« Il rischio è quello che i prodotti rimangano nei campi », ha precisato. Poi così concludendo: « Ovviamente sia le forze politiche e sia le rappresentanze di categoria degli agricoltori stanno lavorando freneticamente per affrontare questo problema e cercare di risolverlo » .

Per Coldiretti servono 370.000 stranieri per il raccolto, e subito

Alla “preoccupazione” di Boschetti su Byoblu, gli fa eco il giornale filo-confindustriale Repubblica. « L’allarme di Coldiretti » (sì, i giornalisti professionisti possono usare il vocabolo invece proibito ai comuni mortali ).

Mancano i « lavoratori agricoli stranieri per le imminenti campagne di raccolta nelle campagne. Più di un quarto del Made in Italy a tavola – spiega il giornale vicino all’attuale regime – viene raccolto nelle campagne da mani straniere che, con 370mila lavoratori, che arrivano ogni anno dall’estero ».

Su “Il Giornale”, la ministra Teresa Bellanova (Italia Viva) precisa : « Non solo l’ortofrutta, ma anche l’allevamento ».

Io aggiungo il caso dell’allevamento di maiali a Salemi (TP) fuggiti dall’azienda per fame.

Porti chiusi : e chi raccoglie frutta e verdura dai campi ? Gli italiani ?

Insomma “Porti aperti” ai “negri” per sfruttarli nei campi visto che gli italiani non accettano evidentemente le condizioni di lavoro disagiato, pesante e magari forzoso nel settore agricolo ma, poi, pretendono di comprare frutta e verdura fresca a due lire, pardon a due centesimi ?

La Bellanova assicura di no : « Regolarizzare subito i lavoratori stranieri », dichiara sempre a “Il Giornale”. Ciò, sostiene, consentirebbe di « sconfiggere caporalato e clandestinità, impedire che nei ghetti, […] ci siano emergenze sanitarie, garantire alle imprese manodopera ».

L’Italia del coronavirus scopre, al di la della demagogia populista della Lega e del Movimento Cinque Stelle, che “Porti chiusi” proprio non conviene.

Credits: Photo by Daniel Fazio on Unsplash

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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