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Ti trovi qui: Home / SALUTE / Pandemia Sars-Cov-2 / Coronavirus : il giorno in cui fu sospesa la Democrazia

Coronavirus : il giorno in cui fu sospesa la Democrazia

3 Maggio 2020 by Natale Salvo Lascia un commento

recinzione

Come è stato per il 25 aprile, quest’anno la scadenza del Primo Maggio ha assunto un senso diverso; se in tempi di sospensione delle libertà civili diventa simbolicamente importante celebrare chi è morto per conquistare quelle libertà, allo stesso modo la festa dei lavoratori è l’occasione per ricordare che gli interessi dei padroni, nella gestione grottesca e criminale dell’emergenza, hanno avuto fin dall’inizio un ruolo cruciale.

Le due questioni,

  • annullamento dei diritti civili, e
  • prevalenza degli interessi economici,

vanno assieme, sono una complementare all’altra.

Tutte le famiglie hanno sofferto gli arresti domiciliari in appartamenti piccoli, affollati, poco ventilati, dove bambine e bambini hanno avuto enormi difficoltà a seguire la didattica a distanza. Lo abbiamo detto più volte: lo #stareincasa non è mai stato uguale per tutti, fin dall’inizio quella narrazione ha avuto uno sfondo classista, escludente, discriminatorio. Lo sa bene chi ha legami col mondo della scuola.

I lavoratori impiegati nelle attività essenziali risultano essere il 51,5% dei lavoratori dipendenti permanenti, al netto delle deroghe. Più di sette milioni e mezzo di persone, sempre secondo l’INPS.

Sul piano della salute, proprio i lavoratori essenziali sopra i cinquant’anni, che hanno più probabilità di sviluppare la malattia in modo grave, sono rimasti al loro posto.

Morale: da un lato ci sono i lavoratori più esposti al rischio di contagio; dall’altro quelli che sono rimasti a casa e possono solo sperare di trovarlo ancora, un lavoro, quando la pandemia sarà passata. E se lo troveranno, difficilmente sarà alle stesse condizioni. Nel frattempo, fanno la fame. Su 2,3 milioni di persone che attendono la cassa integrazione in deroga, meno di 29mila l’hanno ricevuta.

Mentre accade tutto questo, il famigerato comitato tecnico-scientifico consulente del governo si arrovella per stabilire fino a dove i cittadini potranno spingersi fuori di casa o quali attività all’aria aperta potranno svolgere, come se dirigesse un asilo infantile grande quanto l’intera penisola.

Il lockdown all’italiana è consistito in uno scambio spettacolare, che ha consentito di mantenere produttivi i lavoratori dei settori essenziali, senza alcuna reale garanzia di sicurezza, mentre il resto della popolazione veniva blindato in casa, arruolato in un patriottismo da divano (o da balcone) e aizzato contro capri espiatori paradossali.

Controlli dello Stato sui cittadini, Fiducia dello Stato sulle Imprese

Il lockdown all’italiana ha consentito di mantenere produttivi i lavoratori dei settori essenziali, senza alcuna reale garanzia di sicurezza, mentre il resto della popolazione veniva blindato in casa, arruolato in un patriottismo da… Condividi il Tweet

Nel triste teatro politico degli ultimi due mesi, la sospensione indiscriminata dei diritti civili è andata di pari passo con la deroga al diritto alla salute di milioni di lavoratori.

Ci spingiamo fino a dire che la prima ha reso possibile la seconda.

La caccia all’untore per le vie ha funzionato da spettacolo di copertura, distogliendo l’attenzione da ciò che avveniva nel mondo del lavoro.

Da leggere:  PdAC, i comunisti contro i “negazionisti” e pro-lockdown

Ancora una volta, occorre ignorare il teatro per scoprire come stanno le cose.

Per due mesi abbiamo assistito all’esaltazione massmediatica dei controlli delle forze dell’ordine sui privati cittadini e delle pene per i furbetti, con corollario di:

  • posti di blocco,
  • elicotteri che scacciano singoli bagnanti dalle spiagge,
  • poliziotti che inseguono podisti solitari,
  • anziani multati perché stazionavano su panchine invece di circolare, ecc.

Ben poco è filtrato sui media mainstream rispetto a quella che dovrebbe invece essere la preoccupazione maggiore: i controlli nelle aziende.

Il sito del ministero dell’Interno precisa che « le verifiche da parte di task force appositamente costituite in prefettura hanno riguardato 116.237 comunicazioni (su 192.443) ed hanno portato all’adozione di 2.631 (2,3%) provvedimenti di sospensione ».

È grottesco doverlo precisare, ma si tratta appunto di verifiche burocratiche, fatte « in prefettura », mentre il dato sui controlli  eseguiti nelle aziende non viene fornito. Questo a dispetto invece della pubblicazione, sullo stesso sito, giorno per giorno e settimana per settimana, dei dati sui controlli effettuati dalle forze dell’ordine sui privati cittadini e sugli esercizi commerciali.

Tra l’11 marzo e il 27 aprile ci sono stati oltre dieci milioni di controlli sulle singole persone in strada, quasi seimila denunce e 386.872 (3,5%) sanzioni a privati cittadini.

La percentuale di multe irrogate in strada (spesso per motivi assurdi) è superiore di un terzo a quella dei provvedimenti di sospensione nei confronti delle aziende che hanno continuato a lavorare e non avrebbero dovuto (e in questo caso, visto che si tratta di un controllo d’ufficio, è molto probabile che il dato reale degli abusi sia ben superiore).

Sempre il sito del Ministero dell’Interno precisa che:

« per permettere la rapida ripresa delle attività economico-produttive, è stata prevista una procedura semplificata, che fa affidamento sul senso di responsabilità dei singoli imprenditori e che consente l’immediato avvio dell’attività con la preventiva comunicazione al prefetto che è chiamato a verificarne i presupposti ».

MINISTERO DELL’INTERNO

Chiaro, no? Mentre le forze dell’ordine vengono sguinzagliate a pattugliare piazze, strade, stradelli e spiagge… il governo si affida al « senso di responsabilità » degli imprenditori, che a quanto pare sono gli unici cittadini italiani considerati in grado di esercitarlo.

—

Note:

* Tratto da “Primo Maggio 2020. La pandemia, il pandemonio, le lotte sul lavoro nella Fase 2”, pubblicato lo scorso 1 maggio 2020 sul sito Wumingfoundation.com sotto Licenza CC BY-NC-SA 3.0.

Credits : Photo by Milad B. Fakurian on Unsplash

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