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Dopo Verona, riaprire dibattito sulla 194: IVG fallimento dello Stato Sociale

8 Ottobre 2018 by Natale Salvo Lascia un commento

difensori-194

La recente mozione del 4 ottobre scorso che proclama il Comune di Verona «Città a favore della vita» ha suscitato un vespaio di polemiche. La stessa delibera impegna, pure, la Giunta a prevedere in bilancio «un congruo finanziamento ad associazioni e progetti» che operano in tal senso nel territorio.

Probabilmente le polemiche strumentalizzano il documento votato dal locale Consiglio comunale oltremisura rispetto al reale contenuto dell’atto [puoi scaricare qui la Mozione pro-life Verona per un tuo esame non mediato].

Purtroppo, a 40 anni dall’approvazione della legge 194/1978, periodicamente si ripropongono campagne anti-abortiste nonostante la legge sia passata indenne da un referendum abrogativo (ricordiamo come il 17 maggio 1981 oltre 21 milioni di italiani, il 68% dei votanti, respinsero la proposta avanzata dall’associazione “Movimento per la vita” tendente a restringere tempi e casistiche per il diritto all’aborto).

La verità è che un tema come la maternità non dovrebbe essere strumentalizzato per fini politici. A mio parere, la gravidanza deve essere una scelta consapevole della coppia e, soprattutto, della donna stessa. Una gravidanza non si può di certo imporre! Come anche vero che l’aborto non è, a sua volta, imposto ad alcun sostenitore del movimento per la vita!

Oggi c’è troppo silenzio rispetto alla povertà estrema in cui vivono milioni di bambini o nei confronti delle azioni di guerra che sterminano centinaia di migliaia di uomini di tutte le età.  Invece, poi si ascolta tanta demagogia nei confronti di cellule che in uomo devono ancora formarsi.

IVG: La 194 è una legge incompiuta e inattuata

Bisognerebbe, tuttavia, ricordare loro come l’aborto non nasce con la legge 194, che c’era da prima, da sempre! Solo che era un aborto clandestino e metteva in serio pericolo la salute delle donne.

Le recenti polemiche, però, possono non essere inutili. Servono a scoprire dei numeri e dei fattori di debolezza nell’applicazione della norma che vanno affrontati e risolti, questi sì, dalla politica: la 194 è una legge ancora incompiuta, una legge che si fa ancora fatica ad applicare.

Restano tutti da sciogliere i nodi sugli obiettori, sui finanziamenti e sulle attività dei consultori, sulle attività informative che sarebbero poste a carico delle Regioni.

Da leggere:  Proteste No Pass: L’elitè non si ferma e raddoppia

L’interruzione di gravidanza, nelle attuali condizioni di squilibrata presenza nelle strutture pubbliche di ginecologi e anestesisti obiettori (oltre 70% tra i ginecologi, con punte del 93% in Molise), diventa, per la donna, un calvario, come denunciato da Non una di meno lo scorso maggio con un corteo a Roma.

Risultano imbarazzanti le azioni educative nelle scuole secondarie superiori promosse dalle Regioni. Il risultato? Il 10,8% delle IVG sono compiute da studentesse, evidentemente non preparate davanti a temi quali l’educazione sessuale e la contraccezione.

Sono fallimentari le azioni di sostegno assistenziale e sociale promosse da Consultori, Enti locali e Strutture sociali territoriali. Lo attestano le 87.639 IVG annui in Italia. In sostanza, il 14% delle gravidanze si conclude con l’interruzione volontaria regolata dalla legge 194.

La verità è – per come riporta la mozione di Verona – che la 194 all’art. 1 scrive chiaramente: «L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite». Visti i dati, l’aborto appare solo un estremo espediente cui sono costrette le donne quando i servizi dello Stato sono inadeguati o assenti.

IVG: la politica tenga conto del dibattito sociale

«Le donne non sono messe in condizione di avere figli, lo si vede dalle scelte politiche, da quelle economiche, dalla precarietà del lavoro, dai tagli ai servizi, da una scuola in perenne difficoltà, dallo scarso o nullo coinvolgimento degli uomini nell’esperienza della genitorialità, dai prezzi delle case e degli asili nido», hanno denunciato – infatti – CGIL, UIL, UDI, Laiga (Libera Associazione Italiana Ginecologi per Applicazione legge 194), e tante altre sigle, sempre a maggio, in una lettera inviata alle donne che oggi siedono in Parlamento.

L’incontro della Rete Nazionale Molto+di194 tenuto lo scorso 28 settembre, “Giornata internazionale per l’aborto libero e sicuro”, presso la Camera dei Deputati, lascia sperare che la Politica possa riprendere a fare il proprio percorso.

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