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Giornata della Democrazia : L’Italia una democrazia incompiuta

19 Settembre 2020 by Natale Salvo Lascia un commento

Democrazia e manifestazione Libertà di opinione

L’Italia è una “democrazia imperfetta”. Lo stabilisce il giornale inglese The Economist che, dopo aver stabilito sessanta parametri oggettivi, ha inserito il nostro Paese in questa categoria e solo al 35° posto ( indice 7,52 ) della classifica stilata, il “Democracy Index”.

L’Italia, comunque, si trova in ampia compagnia : « nel mondo esistono ancora 52 regimi autoritari e solo 19 Stati possono dirsi “completamente democratici” », spiega il giornale The Economist.

La notizia è riportata dal TG24 di Sky, in occasione della “Giornata Internazionale della Democrazia” che si è svolta lo scorso 15 settembre.

La “Giornata della Democrazia” è un evento ufficiale, deliberato con la risoluzione delle Nazioni Unite n. 62 del 13 dicembre 2007. La data prescelta è quella della data della Conferenza dell’Unione interparlamentare (IPU) del 1997 che, a Il Cairo, in Egitto, sottoscrisse la “Dichiarazione Universale sulla Democrazia”.

Giornata della Democrazia : Il silenzio di governo e media

Ad evidenziare quanto quest’esigenza di democrazia sia sentita in Italia: il silenzio assordante sui media di regime.

Nessun discorso ufficiale degli oligarchi nazionali e quindi nulla pubblicato sui loro organi di stampa : Repubblica, Corriere della Sera, etc. Sul web si rintraccia qualche rigo su qualche media di provincia, se si esclude un articolo sul TG24 di Sky che si limita a spiegare che tale giornata « ha lo scopo di far riflettere sullo stato di salute dei sistemi democratici ».

Uno stato pessimo, oggi, per l’emergenza Covid-19 che consente agli Stati di attivare una « ampia gamma di modi [per] minare la democrazia e aumentare l’autoritarismo », come ammette il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres. Dal rinvio delle elezioni all’aumento della sorveglianza web, fino all’arresto di oppositori politici e giornalisti con l’accusa d’aver diffuso false informazioni, spiega ancora Guterres in un comunicato apparso sul sito dell’ONU.

« Anche se le misure coercitive possono essere giustificate in certe situazioni, possono avere un effetto contrario se applicate in modo pesante e sproporzionato », ammettono sempre le Nazioni Unite in un documento dello scorso aprile.

Sono i Paesi Scandinavi, quelli più democratici

Tornando alla classifica de The Economist, il fatto che esistano 52 Paesi definiti non democrazie, ovvero governati da regimi autoritari, è un’interessante risposta a chi, parlando dei migranti, ripete il matra “ma da quale guerra fuggono” ? Fuggono dall’assenza di “libertà democratiche” nel proprio Paese d’origine.

Certamente sarebbe invece giusto domandare “ma dove fuggono” se l’Italia si posiziona al 35esimo posto ?

Esaminando il grafico pubblicato, è chiaro che sono i paesi scandinavi (Norvegia, Svezia, Finlandia) quelli che guidano la classifica di paesi con democrazia pienamente sviluppata. In mezzo a loro l’Irlanda e la Nuova Zelanda.

Cosa determina una democrazia compiuta ? Il rispetto delle minoranze.

Perché l’Italia è solo una “democrazia imperfetta” ?

Perché non risulta possedere sufficienti indici alle voci del “funzionamento del governo”, “partecipazione politica” e “cultura politica democratica” [1].

Il TG24 di Sky, infatti, sbaglia, quando riporta semplicisticamente l’articolo 21.3 della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” [2] quasi a significare il sillogismo democrazia = elezioni.

In verità, la “Dichiarazione Universale sulla Democrazia” definisce democratico quel sistema dove, tra l’altro:

  • esiste « il rispetto della pluralità delle opinioni » (nei limiti dei valori costituzionali, naturalmente),
  • si accetta « la diversità delle esperienze e delle particolarità culturali »,
  • si promuovono « i diritti fondamentali della persona »,
  • si garantisca che « l’esercizio e l’alternanza del potere permettano la libera concorrenza politica »,
  • esistano il « diritto di tutti a partecipare alla gestione degli affari pubblici » nonché « condizioni favorevoli all’esercizio effettivo dei diritti di partecipazione »,
  • « un Parlamento sia rappresentativo di tutte le componenti della società ».
Da leggere:  Volt Italia : liberalizzare cannabis per difendere salute e rilanciare economia

Condizioni non tutte presenti in Italia dove esiste una forte discriminazione contro « le particolarità culturali » quali quella islamica e quella rom e dove, ad esempio, a causa dello sbarramento elettorale voluto dai governi delle Larghe Intese e un sistema elettorale di tipo maggioritario, il Parlamento non è « rappresentativo di tutte le componenti della società » e il sistema dei mass media filo governativi, con la censura verso i partiti minori, di fatto non permette « la libera concorrenza politica ».

In poche parole, tanto più ampi sono gli spazi per le minoranze culturali e politiche, tanto maggiore è la democrazia in un dato paese.

–

Credits: Photo by Maria Oswalt on Unsplash

Note:

[1] Seguendo le spiegazioni del Democracy Index 2017 , probabilmente, per la prima voce (“funzionamento del governo”), giocano un effetto negativo :

  • la mancanza di effettiva supremazia del potere legislativo su quello esecutivo (il 75% delle leggi sono di iniziativa governativa, c’è un esagerato ricorso ai decreti legge ed ai decreti legislativi, nonché al voto di fiducia e ai maxi-emendamenti per accelerare il voto favorevole del Parlamento),
  • l’insufficiente equilibrio tra i poteri dello Stato, basta pensare a quello giudiziario su cui influisce pesantemente – vedi nomine CSM – il potere politico,
  • il potere religioso che determina a volte le scelte politiche,
  • la corruzione politica, ancora pesantemente percepita dai cittadini (nel 2019, l’Italia è al 51° posto, lontanissima dai soliti paesi scandinavi, dalla Germania e dai Paesi Bassi), >>> APPROFONDISCI QUI,
  • l’insufficiente fiducia dei cittadini rispetto all’operato del governo (scesa dal 58% al 43% nel 2019, secondo quanto riporta l’AGI, ed ora a 40,8%, secondo WallStreetItalia) e la convinzione che la volontà popolare non abbia un’effettiva incidenza sulle scelte politiche.

Per la seconda voce (“partecipazione politica”), invece, vengono probabilmente calcolati negativamente:

  • il basso interesse generale dei cittadini alla politica,
  • l’insufficiente sforzo delle Autorità per promuovere la partecipazione.

Risultano positivi, invece, gli indici della :

  • la buona affluenza alle elezioni politiche nazionali ( 72,93% alle politiche 2018, quindi oltre il 60% indicato da “The Economist” come minimo ),
  • la sufficiente rappresentazione delle donne in Parlamento ( 35%, contro un 20% indicato già come sufficiente ).

Anche il desiderio, da parte della popolazione, di un “leader forte” come il credere necessario un governo “tecnocrate” sono sinonimi di bassa “cultura politica democratica” e quindi una democrazia debole.

Infine, seguendo i parametri indicati da The Economist, anche una scarsa diversità di opinioni sui media, la o una scarsa tolleranza verso le diverse pratiche religiose, sono segnali di carenze delle “libertà civili” e quindi di democrazia.

[2] l’articolo 21.3 della “Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo” così riporta : “La volontà popolare è il fondamento dell’autorità del governo; tale volontà deve essere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale ed eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione“.

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