La Cub: la scuola sia libera del dominio GAFAM

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« Google e Microsoft, le due principali multinazionali big-tech mondiali, sono sempre più presenti nelle scuole in Europa, mettendo le mani sui dati anagrafici degli studenti e dei loro genitori ».

L’avvertimento arriva sempre da più parti; i rischi dovrebbero essere sempre più evidenti. Tuttavia politica e mondo della scuola sembrano disinteressarsene.

Almeno in Italia. Finora.

Nel resto del continente, invece, per come riporta il giornale online francese Basta! [1], « genitori, insegnanti e attivisti per la libertà digitale stanno anche cercando di sfidare la morsa delle aziende sugli studenti ».

« All’inizio della pandemia, quando è stato necessario decidere con quali mezzi attuare la scuola a distanza, ogni istituto ha fatto quello che poteva. Non c’erano criteri per la scelta degli strumenti, nemmeno la protezione dei dati », commenta, intervistato da Basta!, un genitore tedesco.

I garanti della privacy bloccano Microsoft Teams e Google Education

In Germania, però, prosegue il giornale, « sono stati i sindacati degli insegnanti a dire molto presto che qualcosa non andava (…) molti dati sensibili di minori sarebbero finiti su questo software ».

Fino al punto che « l’ufficio per la protezione dei dati personali del Baden-Württemberg – una regione della Germania – ha vietato l’uso del pacchetto Microsoft in tutte le scuole della regione. Anche la Renania-Palatinato ha bandito lo strumento di videoconferenza Microsoft Teams dalle scuole, sempre per motivi di protezione dei dati degli studenti. In Danimarca, l’ufficio nazionale per la protezione dei dati ha dichiarato Google for Education non conforme al regolamento generale europeo sulla protezione dei dati (GDPR) ».

Esistono già strumenti alternativi a Gafam disponibili per le scuole.

GAFAM, la Cub: il sindacato metta in discussione uso dati nostri figli

In Italia, il sindacato Cub Scuola Ricerca e Università ha sollevato la propria attenzione sul tema durante il proprio recente Congresso nazionale.

Stefano Barale spiega come sia stato generato « un primo dibattito sulla legittimità delle scelte operate da dirigenti scolastici troppo spesso “soli al comando” ».

In particolare, occorre « controllare il rispetto dell’articolo 68 del Codice Amministrazione Digitale » [2]. Per tale operazione, spiega Stefano Barale, è sufficiente utilizzare « la normativa FOIA » [3] per richiedere l’accesso alle informazioni.

In tale maniera, prosegue Stefano Barale, è possibile « mettere in discussione l’uso “spensierato” dei dati dei nostri figli, messi in mano senza alcuna discussione alle solite due o tre Big Tech ».

« La scuola sta per essere investita a breve dai fondi del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza. Il PNRR tratta però la scuola solo come un enorme laboratorio di sperimentazione in cui allievi e docenti sono trattati come cavie senza alcun potere né diritto di parola. [ Il sindacato deve ] portare tale dibattito sia nei Collegi Docenti che nei Consigli d’Istituto », conclude il dirigente del sindacato di base CUB.

Fonti e Note:

[1] Basta!, 15 settembre 2022, “Profs, parents d’élèves et activistes se bougent pour libérer l’école de l’emprise de Google et Microsoft”.

[2] Decreto Legislativo 7 marzo 2005, n. 82, “Codice dell’amministrazione digitale”.

Articolo 68: « Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi nel rispetto dei principi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra … software libero o a codice sorgente aperto [oppure] software di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso ».

[3] FOIA, “Normativa”.

Articolo 1: « La trasparenza è intesa come accessibilità totale dei dati e documenti detenuti dalle pubbliche amministrazioni, allo scopo di tutelare i diritti dei cittadini, promuovere la partecipazione degli interessati all’attività amministrativa e favorire forme diffuse di controllo sul perseguimento delle funzioni istituzionali e sull’utilizzo delle risorse pubbliche ».

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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