La guerra di Trump a Huawei occasione per uscire da Matrix?

Google dovrà cancellare il proprio supporto ai telefonini del gigante mondiale Huawei. Lo ha deciso, ci ricorda Courrier International, lo scorso 15 maggio, come ulteriore passo nella sua guerra economica alla Cina, il presidente americano Ronald Trump. Stop agli aggiornamenti del sistema operativo Android o delle applicazioni Gmail, YouTube, Google Map e Chrome per i possessori del marchio cinese.

Il decreto del presidente Trump, sia pure poi sospeso per novanta giorni, evidenzia la grande pervasività che hanno nella nostra vita quotidiana telefonini e applicazioni e il pericolo rappresentato dal monopolio dei colossi informatici statunitensi (Alphabet-Google ma anche Apple, Amazon, Microsoft, Facebook).

Huawei ha subito risposto, secondo quanto riporta Courrier International: «i politici americani attualmente sottovalutano la nostra forza», anticipando come l’azienda cinese sia pronta a sostituire le app americane con altre alternative. Ma, per l’inglese The Economist, Huawei è effettivamente «vulnerabile»: i suoi potenziali clienti difficilmente accetterebbero d’acquistare uno strumento limitato.

Prigionieri di Matrix, un mondo di applicazioni proprietarie!

In effetti, noi utenti, noi cittadini, siamo pronti oggi a fare a meno di applicazioni quali Gmail, YouTube, Google Map e Chrome? E magari anche di Skype, Whatsapp, Instagram, Facebook?

E’ chiaro a tutti che il controllo sull’accesso a questi servizi è anche una questione di libertà di circolazione delle informazioni, delle opinioni, in definitiva di democrazia.

Ma la questione non è solo quella della disponibilità del servizio. Esistono gravi riconosciuti problemi di riservatezza dei dati.

Non dobbiamo dimenticare la denuncia di Edward Snowden pubblicata da The Guardian: l’esistenza di Mystic, di Prism, di Tempora, cioè di programmi segreti di sorveglianza globale che consentivano (consentono ancora?), alla statunitense NSA e all’inglese GCHQ di spiare ogni comunicazione telefonica e internet (anche con la collaborazione di Skype, Google, Gmail, Youtube, Facebook, Yahoo, Hotmail) in qualsiasi paese.

Per approfondire, esistono due film: “Snowden” e “Citizen four“.

Anche il segreto sistema di algoritmi che governa la promozione di un’informazione piuttosto che un’altra, che cancella arbitrariamente un “account” o un “canale”, è un’ulteriore questione che ci obbliga a riflettere sull’opportunità di uscire da questa Matrix, da questo mondo proprietario (di altri), in cui siamo oggi prigionieri.

Esistono applicazioni alternative a quelle dei colossi USA?

Sì, è possibile uscire dalle applicazioni made in USA, anche se scomodo perché comporta cambiare le nostre abitudini.

Il motore di ricerca francese Qwant, alternativo a Google, promette di assicurare la nostra riservatezza e risultanti neutrali.

Firefox e Opera sono due programmi di navigazione che certamente consentono di fare a meno di Chrome. Da non sottovalutare la proposta di riservatezza offerta da Tor.

Anche Maps ha le sue alternative: Open street map e Map quest (basato sul primo ma più performante) o l’italiana Via Michelin.

La chat Whatsapp ha un’alternativa parzialmente open source in Telegram.

In luogo di Skype è possibile utilizzare Tox. YouTube ha nella francese un’alternativa in Daily Motion sia pure si tratti di un’offerta qualitativamente inferiore.

La scelta c’è sempre: ed è sempre la stessa pillola rossa o pillola blu?

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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