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La senatrice denuncia : Ospedali già in crisi ogni anno per l’influenza

27 Marzo 2020 by Natale Salvo Lascia un commento

ricercatori-ospedali

« L’epidemia in corso ha evidenziato a tutti noi la situazione (carenze e deficit, anche di tipo organizzativo) del nostro Servizio sanitario nazionale ».

Ad evidenziarlo al popolo italico, lo scorso 4 marzo al Senato, la triestina Laura STABILE (Forza Italia), Direttore della Struttura complessa di Trieste. La stessa è pure medico ospedaliero, da più di trent’anni.

La stessa aggiunge: « Si tratta di un Servizio sanitario stressato da anni di tagli [1] :

  • abbiamo perso 37 miliardi di euro di finanziamenti in un decennio;
  • abbiamo perso quantità importanti di personale; adesso, in ritardo, affrontiamo il problema della carenza dei medici;
  • Abbiamo tagliato negli anni un numero importante di posti letto [2], tanto che in questo momento ci troviamo con poco più di tre posti ogni mille abitanti; facendo un confronto con altri Paesi europei, con una sanità pubblica simile alla nostra, la Francia ne ha sei per mille abitanti, la Germania otto ».

L’intervento, sia pure successivo, del grillino Iunio Valerio ROMANO, coordinatore dell’Ispettorato del Lavoro di Lecce, s’intreccia il predetto ragionamento della senatrice STABILE, pertanto coerentemente lo richiamo: « Provate a chiedervi – dichiara ROMANO – quanti letti per terapia intensiva ci sono nelle Province italiane e quanti di questi sono già giustamente occupati da pazienti che hanno subito operazioni chirurgiche, traumi, ustioni ».

Insomma ROMANO e STABILE sono in sintonia. In Italia pochi posti letto negli ospedali e, in particolare, pochi posti nei reparti di terapia intensiva (5.234 prima dell’emergenza, di cui 861 in Lombaria e 411 in Sicilia, secondo il Corriere della Sera).

L’enorme numero di anziani morti per epidemia influenzale ogni anno

La senatrice Laura STABILE aggiunge, poi, un’altra interessante dichiarazione : « Gli ospedali vanno già in crisi senza bisogno che arrivi il coronavirus; vanno in crisi tutti gli inverni con le epidemie influenzali. Tutti gli inverni, i reparti, in particolare quelli di medicina, viaggiano con un tasso di occupazione che va oltre il 100 per cento. Ciò significa che il reperto non solo è costantemente pieno, ma segue anche pazienti in sovrannumero, collocati nel reparto o disseminati nell’intero ospedale. È dimostrato che con questi tassi di occupazione il rischio per i pazienti incrementa, così come incrementa il rischio di infezioni, le temibili infezioni ospedaliere ».

A sottolineare come i reparti pneumatologia scoppiassero anche lo scorso inverno, per il comune virus dell’influenza, va letta, nella stessa seduta del 4 marzo, la dichiarazione del senatore Adolfo URSO (Fratelli d’Italia), giornalista – quindi informato e documentato – nonché presidente dell’associazione FareFuturo.

Egli aggiunge che : « uno studio scientifico pubblicato il 31 luglio del 2019, a firma di otto grandi luminari italiani (tra cui Walter Ricciardi), ci dice che […] negli anni 2013-2017 – lo dico quasi sottovoce – ci sono stati 80.000 morti in Italia come conseguenza dell’influenza, di cui 24.981 solo nell’ultimo anno analizzato (l’inverno del 2016-2017) » [3] [4].

24.981 morti.

Eppure allora non fu dichiarato lo “stato di emergenza” (o “stato di polizia” verrebbe da dire) e non furono chiusi gli uffici, le fabbriche, le scuole e aggiungo, ma non me ne vogliate, anche i bar e le taverne !

Il precariato nella ricerca affossa la medicina in Italia

Un ultimo interessante spunto dal dibattito avvenuto presso l’Aula del Senato lo scorso 4 marzo, l’ha fornito la senatrice, e medico, torinese Maria Rizzotti (Forza Italia) : « occorre un’epidemia per svegliarci e capire che i ricercatori italiani sono i migliori al mondo, sottopagati, e che non si investe nella ricerca del nostro Paese? Occorre un’epidemia per scoprire che le dottoresse che hanno isolato il virus in Italia sono precarie a 1.000 euro al mese ? ».

Da leggere:  Domenica 20 votiamo al Referendum e votiamo SI

A Cesare quel che è di Cesare, quindi le conclusioni di questo ragionamento devono essere affidate solo ad un medico e docente universitario, quale è, una tra tante, la senatrice Paola BINETTI (Forza Italia), che ha suggerito di pensare « piuttosto a quanto dovremo fare per gestire le prossime epidemie ».

Credo che abbia ragione. Questa pandemia passerà, presto o tardi, ma meglio presto, tuttavia facciamo tesoro di questa triste vicenda per massimizzare l’esperienza e per non ripetere i medesimi errori.

La vita continua !

—

Note :

[1] Secondo quanto riporta l’Agenzia AGI il 6 marzo 2020, « nel 2018 l’Italia ha destinato risorse pubbliche alla sanità per un valore pari al 6,5 per cento del Pil, una percentuale vicina alla media Ocse (6,6 per cento) ma più bassa di quella di altri grandi Paesi europei come Germania (9,5 per cento), Francia (9,3 per cento) e Regno Unito (7,5 per cento). Questo dato oltretutto è in calo rispetto al 2010, quando si era attestato intorno al 7 per cento ».

[2] « tra il 2000 e il 2017 (ultimo anno disponibile) nel nostro Paese il numero dei posti letto pro capite negli ospedali è calato di circa il 30 per cento, arrivando appunto a 3,2 ogni 1.000 abitanti, mentre la media dell’Unione europea è vicina a 5 ogni 1.000 abitanti », naturalmente con una notevole variabilità da una regioen all’altra : « nel 2017 i posti letto nelle strutture pubbliche andavano dai 3,9 per 1.000 abitanti del Molise (prima in classifica) ai 2,0 per 1.000 abitanti della Calabria (ultima in classifica ». (Fonte : Agenzia AGI).

[3] Un estratto del rapporto firmato dai dottori Rosano (ISS), Bella (ISS), Gesualdo (Ospedale Bambin Gesù di Roma), Acampora (Università Cattolica del Sacro Cuore), Pezzotti (ISS), Marchetti (ISTAT), Ricciardi (Policlinico Universitario A. Gemelli) e Rizzo (Ospedale Bambin Gesù di Roma) è pubblicato sul sito internet del National Center for Biotechnology Information (U.S. National Library of Medicine) e così, in sintesi, riporta : « Abbiamo stimato decessi in eccesso di 7.027, 20.259, 15.801 e 24.981 attribuibili alle epidemie di influenza nel 2013/14, 2014/15, 2015/16 e 2016/17. Oltre 68.000 decessi sono stati imputabili a epidemie di influenza nel periodo di studio. L’eccesso di morti osservato non è del tutto inatteso, dato l’elevato numero di fragili soggetti molto vecchi che vivono in Italia. Il tasso medio annuo di eccesso di mortalità per 100.000 variava da 11,6 a 41,2 con la maggior parte dei decessi associati all’influenza all’anno registrati tra gli anziani » .

[4] I dati della ricerca, però, sembrerebbero cozzare con quelli dell’Istituto Superiore di Sanità che, sul proprio sito internet Epicentro, scrive di soli 230 casi gravi e 68 decessi nella stagione 2016/2017 “per” influenza; la questione del “per” e “con” salta fuori sempre. Interessante, infine, rilevare che « il 100% dei decessi presentava almeno una patologia cronica pre-esistente (malattie cardiovascolari 74%) » nonché osservare la mappa dei morti per influenza : sempre Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna in testa. Perché ?

I casi gravi, sempre secondo i dati ufficiali reperibili sul sito internet Epicentro dell’ISS, erano 485 e i decessi 163 nella stagione influenzale 2014/2015, mentre erano 764 i casi gravi e 173 i deceduti nella stagione influenzale 2017-2018.

stagione influenzale 2016/2017 : regioni con più casi gravi (più scure) – Fonte : ISS (Epicentro)

Credits : Photo by National Cancer Institute on Unsplash

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