Perché è necessario il voto ai cittadini ultra 14enni

Perché i partiti, la Destra oppure la Sinistra, non s’intestano una battaglia per allargare il diritto al voto ai giovani, anche minorenni?

In tema non è di secondo piano.

« Democrazia significa identità di governanti e di governati – scriveva Hans Kelsen -, di soggetto e di oggetto del potere, governo del popolo sul popolo ». E « gli uomini entrano in campo come soggetti del potere, solamente in quanto partecipano alla creazione dell’ordine statale ».

Al Senato, il 35% degli elettori sono ultra 65enni

L’Italia è un Paese di vecchi. Circa 14 milioni ( su 59 milioni di abitanti ) sono gli ultra 65enni.

Gli ultra 65enni, insomma, rappresentano circa il 29% dell’elettorato maggiorenne, alla Camera. Per il voto del Senato, dove solo gli ultra 25enni possano votare, l’elettorato “maturo” rappresenta quasi il 35% di quello potenziale.

Conseguenza di questo fattore demografico è che i partiti, famelici di voti, concentrano il loro impegno politico a favore dei pensionati o dei lavoratori prossimi alla pensione:

  • aumento pensioni,
  • abbreviazione età pensionabile,
  • potenziamento ordine e sicurezza per difendere le proprietà,
  • riduzione delle tasse,

sono i ritornelli che sentiamo sempre in campagna elettorale, specie a Destra.

La Destra non ha interesse a muovere questo status quo dato che più la popolazione invecchia più aumenta il suo target elettorale, gli anziani.

I 14enni hanno doveri ma non hanno diritti politici

Al contrario, solo 3 milioni sono i giovani tra i 14 e i 18 anni. Diversamente dai minori di 14 anni che sono legalmente definiti “incapaci”, i minorenni ultra 14enni hanno doveri e responsabilità:

  • ad esempio, come tutti i « cittadini » devono « osservare la Costituzione e le leggi » ( articolo 54 della Costituzione ) e sono legalmente imputabili nel caso dovessero commettere un reato;
  • possono perfino riconoscere un figlio naturale;
  • se lavorano o hanno una rendita, devono pure « concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva » secondo la previsione dell’art. 53 della Costituzione che non fa sconti ai minori.

Nei fatti, tuttavia, non hanno diritti e non sono ascoltati. La politica non propone nulla di loro interesse, né li consulta, ad esempio nelle frequenti riforme scolastiche, ma neanche su temi quali l’ambiente o il clima.

Questo perché non hanno diritti politici, non hanno diritto, insomma, al voto. Non contano, non possono incidere sull’esito elettorale, non hanno potere negoziale in sostanza.

La riforma costituzionale potrebbe portare aria nuova in politica

L’articolo 48 della Costituzione stabilisce infatti che « sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la maggiore età ». Solo una riforma costituzionale consentirebbe di riequilibrare l’attenzione dei Partiti nei confronti dei nostri piccoli cittadini.

Diversamente il progresso del Paese si fermerà e saremo condannati dal conservatorismo a un sempre più veloce declino.

Ma se alla Destra non conviene, la Sinistra sta muta.

Credits: Photo by Sam Balye on Unsplash

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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