Regionali: un disastro per il PCI e Unione Popolare

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L’esito delle elezioni volte al rinnovo del Consiglio Regionale del Lazio e di quello della Lombardia – che hanno segnato da un tasso di astensionismo assai rilevante, rispettivamente del 63% e del 59% – all’esame della Sinistra.

I numeri.

In Lombardia era presente solo Unione Popolare, la cui candidata presidente ha raccolto 49.514 voti (1,53%). Nelle politiche del 25 settembre 2022, tuttavia, il partito di De Magistris era andato meglio arrivando fino a 55.894 voti.

Nel Lazio, invece, la candidata presidente del PCI ottiene 16.932 voti e lo 0,98% ( il PCI aveva avuto però 17.950 voti alle politiche ), la candidata presidente di Unione Popolare, invece, va peggio e ottiene appena 15.331 voti e lo 0,88% ( UP aveva raccolto 42.115 voti alle politiche di pochi mesi fa ).

Insomma un disastro!

Specie se si considera che lo 0,98% è ottenuto confrontato su una base di soli 37% votanti.

Regionali, PCI: “siamo la prima forza della sinistra di alternativa”

Secondo la Direzione del PCI – Partito Comunista Italiano [1], i risultati sono ulteriore chiaro segnale del « progressivo scollamento tra istituzioni e cittadini, dell’allontanamento di quest’ultimi dalla politica ».

Nel merito del voto, il PCI, da un lato, « evidenzia l’insuccesso di Unione Popolare, propostasi come lista indistinta, che si è fermata all’1,53% dei consensi in Lombardia ed allo 0,88% nel Lazio ». Dall’altro lato, considera positivo il proprio risultato perché, « pur nel quadro di marginalità, ne fa, in termini assoluti e relativi, la prima forza della sinistra di alternativa, di classe, un risultato funzionale al progetto di ricostruzione del partito ».

Regionali, Acerbo (PRC): dobbiamo coalizzarci col M5S

« Unione Popolare è andata dignitosamente in Lombardia (anche se prendiamo 7000 voti in meno rispetto alle politiche), male nel Lazio », ammette Maurizio Acerbo [2].

Il leader di Rifondazione attribuisce l’insuccesso elettorale alla « mancata mobilitazione emotiva perché il risultato era scontato ».

In sostanza per il “leader” comunista, « dal 1994 con le leggi elettorali maggioritarie la gente si è abituata a votare “per vincere” non per essere rappresentata. Quindi se non c’è gara non ci si appassiona ».

Maurizio Acerbo ammette, seppur senza analizzarne le motivazioni: « trasformare la sfiducia in protesta e alternativa di sistema è il nostro compito. Ma non ci riusciamo ».

Sul futuro di Rifondazione – Unione Popolare, Acerbo ha però le idee chiare. Occorre « una linea più capace di interloquire all’esterno dei nostri ristretti ambienti »; in sostanza, diventare la ruota di scorta del Movimento Cinque Stelle.

« Il M5S può essere – secondo il comunista – un interlocutore sui temi sociali, ambientali e pacifisti della sinistra radicale. Il risultato lombardo dimostra comunque che l’abbraccio col PD non beneficia una formazione che era nata come anti-sistema. Sui territori ci sono molti attiviste/i che hanno una sensibilità che li avvicina a noi. Bisogna cercare di coalizzarci su programmi condivisi ».

Il motivo della proposta è presto spiegato: occorre “incidere”. « L’attuale sistema [maggioritario-bipolare, NdR] non contempla la possibilità di una sinistra radicale (cioè di una sinistra) autonoma e forte ma l’alternanza tra schieramenti che convergono sulle scelte di fondo », conclude Acerbo chiudendo la porta al PCI e alla sinistra in genere e volgendo lo sguardo alla propria destra.

Fonti e Note:

[1] PCI, 15 febbraio 2023, “Cosa ci dice il voto”.

[2] Rifondazione, 15 febbraio 2023, “Sul risultato delle elezioni regionali”.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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Una risposta

  1. Nicolò Vignanello ha detto:

    Intanto la bandierina di un partito Mati per rifondare ma che da 27 anni si autoglorifca non viene messa in discussione così come non si discute del motto “nessuno vede il re” anche quando “il re è nudo”

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