Unità? No, meglio due Sinistre

« Divisi non si va da nessuna parte ». « Fare i duri e puri non serve a niente ». « Con lo zero virgola non si conta niente ». « Non ci sono alternative ».

Sono le affermazioni che in molti, a sinistra, sono soliti ripetere in prossimità di ogni competizione elettorale.

Il tema fu affrontato da Lorenzo Mortara del Partito Comunista dei Lavoratori in una lunga analisi poco prima delle politiche 2022 [1]. Proviamo a sintetizzare il ragionamento.

Mortara premette che: « l’ “unità della sinistra” è il programma dei comunisti. È un sentimento sano, che parte dalla voglia istintiva di dare il massimo di forza possibile ad un progetto ».

Quale sinistra? Riformista o rivoluzionaria?

Tuttavia – spiega -, « la sinistra radicale è divisa in due grandi categorie:

  • riformisti socialdemocratici da un lato,
  • comunisti rivoluzionari dall’altro ».

E ciò, naturalmente, già non tenendo conto delle « innumerevoli correnti e varianti ».

Deve essere chiaro quindi – prosegue Lorenzo Mortara – che « i riformisti non sono lumachine che vogliono procedere a piccoli passi di contro ai rivoluzionari che vorrebbero arrivare d’un balzo al socialismo ».

Si tratta proprio di due visioni politiche differenti.

Unità della sinistra? Si, ma chi … guida la coalizione?

L’attivista del Partito Comunista dei Lavoratori, tuttavia, non esclude che una collaborazione « con un fronte unico di lotta o addirittura con un cartello elettorale ».

Mortara spiega però quale sia allora il problema: « la collaborazione, non significa in nessun caso la subordinazione dei rivoluzionari ai riformisti. Una simile unità è tanto più irrazionale quanto più è unidirezionale ».

Chi deve stare « alla testa dell’unità », inteso come “capo politico”, rappresenta in sostanza la vera questione da cui scaturisce la mancata “unità della sinistra”. Tanto l’area riformista ( Rifondazione & co. ) quanto quella rivoluzionaria ( i trotskisti ) reclamano il ruolo di “garante” del programma politico.

Come sempre, in mezzo si dovrebbe trovare la soluzione.

Ma, evidentemente, Rifondazione non la vuole certa della propria autosufficienza ( salvo poi a raccogliere appena l’1,4% ).

Fonti e Note:

[1] PC dei Lavoratori, 17 agosto 2022, “Elezioni, prossime e future: unire la sinistra radicale o spaccarla in due?”.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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4 risposte

  1. Luca Abram (Rinascita & Unità. Per un'alternativa di Sinistra) ha detto:

    Peccato caro mio che lo stesso identico problema si possa rilevare guardando il pcl o qualsiasi altro partito . Perché ricordiamo che il problema a sentire rifondazione sarebbe proprio il pcl o chi per lui
    E così per tutti gli altri
    Onestamente non si può credere che siano i riformisti a essere gli unici a guidare
    Ma oltretutto io mi chiedo ha senso questa distinzione? Cioè davvero ci si illude al giorno d’oggi di poter attuare una rivoluzione e di poterla controllare?
    Secondo me le rivoluzioni vanno evitate, anche perché è pretenzioso pensare di poterle fare con partiti che del 1,4% o meno .
    Una rivoluzione intesa come rivolta Armata e “dittatura” in senso sovietico per me non è attuabile e spero non venga attuata mai più. E a ben pensarci è questo che letteralmente significa rivoluzione. Un qualcosa di improvviso spesso lacerante che mette in in moto cambiamenti rapidissimi e imprevisti che sconvolgono una società alle fondamenta
    E questo che vogliamo? Sapendo che è un rischio enorme e che non è nemmeno oggi possibile assaltare palazzi di inverno ? Se la Rivoluzione è invece qualcosa di diverso allora non è dissimile dalla politica dei piccoli passi , che comunque può anche essere fatta di grandi passi veloci.
    Secondo me quindi tutta sta storia di rivoluzionari e riformisti e un falso problema. Oltretutto una volta la differenza identificava Socialisti e comunisti. Questa distinzione oggi può avere senso riguardo alla propria identità e all traduzione di ognuno ma che la Sinistra Sia una questo è innegabile. Il problema è che proprio si divide su queste questioni di lana caprina. E sulle rivalità meschine in cui ognuno sfotte lo 0, degli altri. Marx parlava di “proletari di tutto il mondo unitevi” . Davvero possiamo bloccarci su questioni di individualismi piccolo borghesi co.e si sarebb

  2. Antonio Sena (Gruppo dei Comunisti senza partito) ha detto:

    La sinistra non è un soggetto politico, il PCI si. Occorre dare man forte al PCI,

  3. Max Bianco (Gruppo dei Comunisti senza partito) ha detto:

    Vedo soprattutto sinistra frocia (come direbbe Pasolinicchio) incapace di intendere e volere.

  4. Antonio Sena (Gruppo dei Comunisti senza partito) ha detto:

    Il PCI deve essere uno solo. I militanti dovrebbero seguire l’ideologia marxista leninista, che oggi più che mai è di attualità (e si sente la mancanza) nonostante i tentativi del mainstream che dice di essere anacronistico parlare di comunismo oggi. Chi si sente comunista deve iscriversi al PCI ed in seno al partito si deve confrontare con i compagni. Solo così possiamo costruire un grande Partito.

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