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Covid-19 e cibo spazzatura : intervista al dietista Pipitone

21 Aprile 2020 by Natale Salvo 1 commento

cibo-spazzatura

I primi esami dell’Istituto Superiore di Sanità e lo studio delle cartelle cliniche delle persone decedute con coronavirus, hanno evidenziato la presenza in tali soggetti di multi-patologie, che – come vedremo – dipendono spesso dal consumo di cibo spazzatura.

Tra queste:

  • ipertensione,
  • diabete,
  • obesità,
  • epatiti,
  • BPCO (Broncopneumopatia cronica ostruttiva).

Di seguito uno stralcio della Tabella dell’Istituto Superiore di Sanità aggiornata al 16 aprile 2020.

PatologiaPresenza
in Donne
Covid-19

decedute
Presenza
in Uomini

Covid-19
deceduti
Presenza
percent.
Media

deceduti
Ipertensione74,2 %67,6 %69,7 %
Diabete tipo II30,7 %32,7 %32,0 %
BPCO13,2 %19,9 %17,8 %
Obesità13,9 %10,8 %11,8 %
Epatopatia cronica2,6 %4,6 %4,0 %

Volendo semplificare, probabilmente queste persone non sarebbero morte con coronavirus in assenza di tali patologie. Quest’affermazione, ovviamente da prendere con delicatezza, conduce a riscoprire l’importanza della professionalità del dietista.

La patologia BPCO e l’epatite sono, spesso (ma non sempre), connessi al fumo da sigaretta [1] e all’eccessivo e continuato consumo di bevande alcoliche [2]. Le altre patologie, invece, hanno un rapporto diretto con l’alimentazione e, in particolare, col consumo di cibo spazzatura.

Per questo motivo abbiamo pensato di intervistare un dietista, il dottor Carlo Pipitone, marsalese, con studio presso l’ambulatorio di Medica.it, e presidente Commissione d’Albo Dietisti della provincia di Trapani.

dottor Carlo Pipitone, dietista

Carlo Pipitone: il consumo del cibo spazzatura frutto del libero mercato e della ricerca del profitto

Fronte Ampio : Chi si rompe una gamba va dall’ortopedico, chi soffre di cuore dal cardiologo, chi è in gravidanza dal ginecologo. Chi sono, di norma, i soggetti che fruiscono della sua professionalità in termini di genere (sesso), età, condizione socio-economica ? Quali ostacoli intravede per un’universale fruizione dei servizi offerti dai dietisti? Quando, per quali patologie, sarebbe indispensabile fruire della sua professionalità?

dottor Pipitone : I miei pazienti appartengono a quasi tutte le età e classi sociali. Vi è una predominanza dei soggetti di sesso femminile. L’ostacolo maggiore per la fruizione dei servizi offerti dai dietisti è il fatto che quasi sempre vengono erogati in regime di solvenza, cioè il costo della prestazione non è rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale. Seguire una corretta alimentazione è utile a tutti, lo è ancora di più in caso di patologie o di soggetti non normopeso (sottopeso, sovrappeso o obesi). Il campo d’azione del dietista è molto ampio. Molte patologie possono essere seguite dal dietista: dal diabete alla disfagia, dai disturbi del comportamento alimentare, alle patologie oncologiche, dalla nutrizione artificiale domiciliare, alla fibrosi cistica ….

Fronte Ampio : Sappiamo del ruolo del dietista in termini di cura dell’obesità o, più raramente, della eccessiva magrezza. Ma che ruolo è permesso di svolgere, oggi, al professionista in termini di prevenzione tanto dello stato di obesità quanto di patologie quali l’ipertensione e il diabete tipo II ?

dottor Pipitone : La corretta alimentazione è utile per curare le patologie, ma lo è ancor di più per prevenirle. Ipertensione e diabete di tipo II sono le “patologie del benessere” che negli ultimi anni stanno assumendo un carattere sempre più epidemico nelle società economicamente sviluppate.

Fronte Ampio : Vediamo sempre più bambini obesi perchè sono indotti, dalla propaganda spesso, a consumare molto cibo spazzatura. Come valuta e come ipotizzerebbe un serio rapporto con le istituzioni scolastiche, sin dal primo ciclo elementare? Chi dovrebbe fare il primo passo per sviluppare tale rapporto? Il MIUR, il singolo dirigente scolastico, gli ordini delle professioni sanitarie?

dottor Pipitone : Il problema è così grande, specie nelle regioni del sud Italia, che ogni istituzione dovrebbe impegnarsi per prevenirlo. Anche nel caso dell’obesità la cura migliore è la prevenzione. Sicuramente il luogo migliore per fare educazione alimentare ai ragazzi è la scuola. L’approccio non dovrebbe essere estemporaneo, legato a singole iniziative dei dirigenti scolastici, ma pianificato dal MIUR, magari con il supporto degli ordini delle professioni sanitarie.

Fronte Ampio : La prevenzione si fa anche con una giusta conoscenza di elementi culturali quali “razione giornaliera” (di sodio, di zuccheri, di carboidrati in generale, di proteine, ecc). Ma quanti conoscono tale importanza e quanti leggono le etichette e le comprendono? Cosa si può e dovrebbe fare in proposito, secondo lei per evitare di consumare troppo cibo spazzatura?

dottor Pipitone : Le etichette alimentari sono scarsamente comprensibili per il cittadino medio. Ci sono delle etichette particolari, a “semaforo”, che rendono più facile interpretare le informazioni nutrizionali delle etichette. Purtroppo l’Italia non le adotta e si batte in Europa per evitare il loro utilizzo. Il tutto è finalizzato alla difesa di alcuni prodotti nazionali come ad esempio la famosa crema di nocciole, che verrebbe penalizzata da un’etichetta che evidenzia gli eccessi di grassi e zuccheri semplici di questo prodotto.

etichette-a-semaforo
esempio di etichettatura “a semaforo”

Fronte Ampio : Non ritiene che la prevenzione, svolta dal dietista o dalla semplice etichetta sul prodotto, sia insufficiente? Non ritiene utile che la politica intervenga per regolamentare la produzione di alimenti industriali secondo, ad esempio, confezioni mono-porzione, o, ancora, con limiti restrittivi sulla presenza in termini percentuali di sodio e dolcificanti aggiunti (zucchero, ect)? Gli ordini delle professioni sanitarie, cosa fanno o potrebbero fare in proposito?

dottor Pipitone : Sicuramente l’intervento della politica avrebbe un impatto positivo nel campo della prevenzione. Disincentivare la produzione del “Junk food” cioè del cibo spazzatura ed adeguare le porzioni dei prodotti alimentari alle esigenze nutrizionali dell’uomo moderno sono dei provvedimenti auspicabili. Anche gli ordini delle professioni sanitarie, in quanto enti pubblici, possono svolgere un ruolo attivo nell’ambito della tutela della salute.

Fronte Ampio : Per contrastare il fumo della sigaretta, attivo e passivo, si è intervenuto, da anni, col divieto della pubblicità e con l’apposizione di formule ed immagini dissuasive (può nuocere alla salute, può indurre al tumore, ect). Personalmente, come valuta tale ipotesi riferita ai prodotti ad alto contenuto di sodio (le patatine industriali, ad es.) o di zucchero (aranciate, coca cola ect)? Che ostacoli intravede su tale proposta?

dottor Pipitone : Ridurre l’apporto quotidiano di sodio e degli zuccheri semplici ridurrebbe drasticamente l’incidenza delle patologie di cui abbiamo parlato in precedenza. Gli ostacoli sono quelli del libero mercato e della ricerca del profitto che spesso sono in contrasto con la salute delle persone e dell’ambiente.

Il Covid-19, come tutte le patologie, si vaccinano con la Prevenzione

Il dottor Carlo Pipitone ha centrato il problema. La politica italiana, tanto quella liberista quanto quella populisto-sovranista, preferiscono farci ammalare di obesità, di ipertensione, di diabete per poi venderci la cura a base di farmaci vari piuttosto che prevenire la malattia.

Nascondersi dietro il libero mercato o la tutela del made in italy è un modo come un’altro per non fare l’interesse della popolazione.

Le posizioni politiche italiane, quando si è cominciato a parlare di una “tassa sulle zucchero” sono state semplicemente : Per Matteo Salvini « è una roba da matti », per Matteo Renzi una follia.

E’ troppo facile, poi, recludere a casa i cittadini dietro la paura – ad esempio del Covid-19 -, da parte di chi è colpevole di mancata attuazione di politiche di prevenzione.

A proposito soprattutto di ipertensione e cibo spazzatura (il cibo industriale, in particolare) ne scrissi in “I complici del Coronavirus sono anche a casa tua !”.

Non lo dice però solo un blogger, ma lo dicono … gli scienziati !

Al convegno “Obesità e Disturbi del Comportamento Alimentare”, il dottor Francesco Branca, Direttore Dipartimento della Nutrizione per la salute e lo sviluppo OMS, sostenne una serie di punti da attuare per attuare la prevenzione delle patologie attraverso la cura dell’alimentazione:

  • la promozione, protezione e supporto dell’allattamento al seno;
  • Ridurre la promozione attraverso i media tradizionali; liberare gli ambienti scolari dalla vendita attraverso i distributori automatici;
  • l’uso di politiche dei prezzi, come ad esempio l’imposizione di tasse e accise su bevande e alimenti a elevato contenuto di grassi e zuccheri;
  • l’uso di etichette interpretative;
  • la creazione di infrastrutture che favoriscano l’attivita’ fisica nel tempo libero e incoraggino forme di trasporto attivo;
  • adeguato counselling sulla dieta e l’attivita’ fisica.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità chiede la tassa sullo zucchero

In Italia entrerà in vigore da ottobre una “tassa sulle zucchero”. Ma eccessivamente bassa : 10 centesimi al litro sopra i 25 grammi. Negli altri Paesi non è prevista la soglia dei 25 grammi. Nei Paesi dove è stata attuata, i produttori di bevande addizionate da zucchero (la stessa aranciata Fanta) oggi inseriscono meno zucchero rispetto ai Paesi dove questa non è tassata.

39 grammi di zucchero (8 cucchiaini) stanno nella lattina da 330 ml. di Fanta venduta in Italia. Invece, 21 grammi (4 cucchiaini) in quella venduta in Francia ed appena 15 grammi di zucchero (3 cucchiaini), Paesi dove esiste – come in Svezia, Norvegia, Portogallo, ect – la “tassa sulle zucchero”. Lo evidenzia una bella inchiesta di Milena Gabanelli per la rubrica Dataroom del Corriere della Sera.

La tanto decantanta Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO), sin dal 2016, chiede « politiche fiscali che determinano un aumento di almeno il 20% del prezzo al dettaglio delle bevande zuccherate » al fine di combattere l’obesità (ne è colpita il 39% della popolazione oltre i 18 anni) e il diabete di tipo 2. Al contrario, propongono « sussidi per frutta e verdura fresca che riducono i prezzi del 10-30% possono aumentarne il consumo ».

« Numerosi Paesi – conclue il comunicato del WHO – hanno adottato misure fiscali per proteggere le persone da prodotti nocivi. Tra questi, il Messico, che ha applicato un’accisa sulle bevande analcoliche con aggiunta di zucchero e l’Ungheria, che ha imposto un’imposta sui prodotti confezionati con alti livelli di zuccheri, sale o caffeina ».

E l’Italia ? Sta chiusa in quarantena in attesa della nuova pillola salvifica.

—

Note :

Credits : Photo by Robin Stickel on Unsplash

[1] Tra i fattori ambientali, numerosi studi indicano che il principale fattore di rischio per lo sviluppo della BPCO è il fumo di tabacco, in particolare quello di sigaretta (meno quello di sigaro e pipa), che accelera e accentua il decadimento naturale della funzione respiratoria. Anche il fumo passivo può contribuire parzialmente allo sviluppo della malattia, in quanto favorisce l’inalazione di gas e particolato. Gioca un ruolo determinante anche l’esposizione a polveri, sostanze chimiche, vapori o fumi irritanti all’interno dell’ambiente di lavoro (per esempio silice o cadmio).

[2] L’epatite alcolica si verifica generalmente nei soggetti che consumano grandi quantità di alcol per molti mesi o anni. L’alcol, dopo essere stato assorbito dal tratto digerente, viene trasformato (metabolizzato) nel fegato. Durante la sua metabolizzazione si formano sostanze in grado di danneggiare il fegato.

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Commenti

  1. Natale Salvo dice

    21 Aprile 2020 alle 8:20 AM

    Coloro che tengono alla propria salute di solito sono in gran parte informati di quanto esposto dal dietista. Faccio notare che in TV da quando vige il “resta a casa”, non ho capito mai perché si insisteva e si affermava spesso, che stando a casa appunto si consuma più cibo, che è secondo me, l’esatto contrario, perché materialmente non si lavora e in generale si fa meno movimento, quindi si consumano meno calorie. Semmai sarebbe stato esatto dire che c’è la tendenza a consumare più cibo e quindi assieme alle precauzioni per il Coronavirus, aggiungere di stare attenti anche a riconsiderare le quantità di cibo da consumare; cosa mai rilevata personalmente.

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