La crisi dell’agricoltura? tutta colpa del capitalismo

Da giorni, in Europa ma anche in Italia, gli agricoltori protestano. L’informazione di regime, però, non ci informa sulle motivazioni. Abbiamo indagato.

« Per quanto gruppi neofascisti e presunti sovranisti cerchino di cavalcare le proteste, quelle “dei trattori” sembrano andare ben oltre tali pagliacci e burattini nelle mani della classe dominante », premette Alfredo, un agricoltore intervistato dal podcast Gemini Network [1].

Allora che cosa sta succedendo?

Carenza di manodopera: ostacoli ai visti degli stranieri

Confagricolturalamenta la carenza di manodopera nei campi: « la componente di lavoratori stranieri nel comparto primario presenta un’incidenza superiore a tutti gli altri settori produttivi: quasi un terzo dei lavoratori agricoli presenti in Italia è infatti straniero, e la percentuale degli extracomunitari continua a salire. Per tale ragione, poter attingere alle quote di lavoratori extracomunitari per le attività stagionali, diventa assai importante, talvolta vitale per il buon andamento di alcune aziende »[2].

« Le maggiori criticità riguardano il rilascio dei visti d’ingresso da parte di alcuni Consolati Italiani nei Paesi di provenienza dei lavoratori extracomunitari. Ad esempio, in Marocco gli appuntamenti vengono fissati con gravissimo ritardo (a distanza di diversi mesi dal nulla osta) o addirittura non vengono fissati affatto » [2].

Distribuzione e industria impongono prezzi bassi

Ci si lamenta, poi, delle « pratiche sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agroalimentare relativamente ai contratti sul latte stipulati con gli allevatori italiani dalla multinazionale francese Lactalis ( che ha acquisito i marchi italiani Parmalat, Locatelli, Invernizzi, Galbani, ecc. ) », pratiche che si materializzano con la imposizione di prezzi « inferiori ai costi di produzione » [3].

A proposito dei ricavi, « la pressione competitiva sul mercato – l’arrivo a Bari di importanti quantità di grano dall’estero (da Turchia e Kazakistan) – ha contribuito a questo pesante crollo dei prezzi del frumento duro ha determinato una brusca flessione del listino della Camera di Commercio di Foggia (una delle borse merci italiane di riferimento per questo prodotto) ben 60 euro per tonnellata, da 460 a 400 euro, pari ad un 13 per cento di calo delle quotazioni ». Si tratta di « un livello di prezzo difficilmente sostenibile per gli agricoltori », aggiunge ancora la Confagricoltura[4].

« I produttori agricoli – quindi – chiedono un prezzo minimo che copra almeno i costi di produzione come prevede la legge di contrasto alle pratiche sleali e alle speculazioni. Per produrre cibo sano e di qualità serve una giusta remunerazione – sottolinea Coldiretti – un giusto reddito per gli agricoltori » [5].

Tutto questo ha un nome, spiega ancora Alfredo [1]: « dominio del capitalismo transnazionale ». Investimenti finanziari, specie USA, aggiunge, hanno condotto, ad esempio, la produzione dell’olio in nordafrica, in Marocco, Tunisia, Algeria: « dove puoi sottomettere la forza lavoro a costi più bassi». Oppure, « l’industria della pasta a importare grossi quantità di grano dall’estero ».

Se i nomi di coloro che stanno portando alla catastrofe l’agricoltura sono quindi i paesi dell’est Europa o del nordafrica, o, ancora del WTO, l’organizzazione mondiale per il commercio, il vero colpevole, conclude Alfredo, è « il modo di produzione capitalista ».

Ma, purtroppo, piuttosto che una lotta contro il capitalismo, gli agricoltori si accontentano di raccattare qualche contributo finanziario, pagato dalla fiscalità generale, che consenta loro di ottenere utili nonostante i prezzi spesso sottocosto. Insomma raccattano l’elemosina.

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Fonti e Note:

Credits: Foto di Randy Fath su Unsplash

[1] Gemini Network, 2 febbraio 2024, “Yesterday’s Papers – La verità sulla nostra agricoltura”.

[2] Confagricoltura, 23 ottobre 2023, “Carenza di manodopera: il problema dei tempi”.

[3] Coldiretti, 2 febbraio 2024,“Proteste trattori: prima vittoria sul prezzo del latte”.

[4] Confagricoltura, 10 ottobre 2023, “Prezzi: grano duro in difficoltà, Schiavone: Mercato da regolare

[5] Coldiretti, 1 febbraio 2024, “Inflazione: +18,3% verdura, serve il prezzo minimo”.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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3 risposte

  1. Giuseppe Crimi ha detto:

    Il grande disegno del NWO satanista è in corso a 360 gradi spaziano all’agricoltura fino al l’identità digitale. D’altronde non hai bisogno di essere complottisti, basta leggere la bibbia che abbiamo in casa per comprenderne il perfido disegno

  2. Salvatore Colicchia ha detto:

    Condivido pienamente le idee del giornalista che scrive e condivido altrettanto pienamente le idee del Signor Alfredo.
    Il concetto di capitalismo è sempre stato fortemente interpretato e personalizzato attraverso varie teorie, ideologie e correnti di pensiero, talvolta anche opposte tra loro che lo hanno valutato come minarchismo, conservatorismo liberale, liberismo, neo-liberismo, neo-illuminismo, anarcocapitalismo ecc. ecc..
    Certo è che il “capitalismo moderno”, cioè quello attuale, quello che gestisce e governa il mondo delle produzioni e degli scambi in questo nostro momento storico, è sicuramente scellerato, sciagurato e perfido.
    Assistiamo costantemente a una crescente disuguaglianza e a una spietata efficienza nel capitalizzare su ogni opportunità di mercato. La disparità di ricchezza a cui periodicamente veniamo sottoposti non è solo preoccupante, ma anche indicativa di un sistema economico che sembra aver perso la bussola morale.
    Questo porta un continuo sconforto, uno smarrimento che rende l’uomo fortemente vulnerabile, perso in un vortice che lo porta ad accontentarsi rapidamente di briciole e alla ricerca di veloci soluzioni temporanee e approssimative che possano provvisoriamente tamponare il problema. Soluzioni rapide, di breve durata e poco efficaci nel tempo.
    Si vive alla giornata, senza obiettivi a lungo termine, dimenticandosi molto spesso che siamo esseri umani dotati di ragione predisposti all’evoluzione e al miglioramento della specie.
    E’ evidente che il sistema attuale necessita di un rinnovamento, dove il successo economico sia equilibrato da una maggiore responsabilità sociale.
    Forse, piuttosto che demonizzare la ricchezza potremmo aspirare a un modello di capitalismo più maturo e sostenibile che si impegni a reinvestire una parte di questo successo nella società. Questo implica un impegno deciso di tutti nella risoluzione delle questioni sociali e ambientali. In Italia , e a livello globale, questa transizione verso un capitalismo più responsabile dovrebbe non solo ridurre le disuguaglianze ma anche rafforzare la resilienza economica e sociale. L’obiettivo è un sistema in cui il capitalismo non sia solo un motore di ricchezza piuttosto un precursore di benessere collettivo e di sviluppo sostenibile.
    Il ruolo dei governi?
    GARANTIRE CHE I BENEFICI DEL CAPITALISMO SIANO PIU’ EQUAMENTE DISTRIBUITI.
    Come?
    UTILIZZANDO CORRETTAMENTE TUTTI GLI STRUMENTI DI :
    • DEMOCRAZIA DIRETTA;
    • DEMOCRAZIA PARTECIPATICA;
    • DEMOCRAZIA DELIBERATIVA.

  3. Apprezzo il commento, molto puntuale nell’analisi. Ma … « lo stato è una “dittatura della borghesia” », ci ricorda Lenin. Poi, sempre in “Stato e rivoluzione” (1917), riportando Engels, Lenin scrive: « la ricchezza esercita il suo potere indirettamente, ma in maniera più sicura, in primo luogo con la corruzione dei funzionari, in secondo luogo con l’alleanza tra governo e Borsa ».
    Quindi: nessuna speranza che il capitalismo lasci le briciole. E’ la sua natura.
    Che fare allora? Ci rivela Emma Goldman: « La vera liberazione dell’essere umano, a livello individuale e collettivo, consiste nella sua emancipazione dal potere e dalla fede stessa nel potere ».

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