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Serve un “Diritto al cibo”, non la carità alimentare

23 Febbraio 2023 by Natale Salvo 1 commento

Il giornale online “AltraEconomia” ci ricorda oggi come il governo Meloni, accogliendo una richiesta del Partito Democratico, nella scorsa “legge di bilancio” abbia destinato una somma per avviare, sperimentalmente nelle città metropolitane, la « distribuzione di pacchi alimentari, realizzati con prodotti invenduti, alla popolazione in condizione di vulnerabilità socioeconomica ».

Il nuovo “Reddito Alimentare” – così è impropriamente chiamato l’istituto – sembra destinato a sostituire, in maniera sempre più magra, il “Reddito di Cittadinanza” per aiutare chi vive la soglia di povertà assoluta (5,6 milioni di individui, secondo AltraEconomia).

Piuttosto che fornire un Reddito Base minimo su cui costruirsi un’autonomia lavorativa integrativa per raggiungere un reddito dignitoso, si preferisce la strada del “pacco alimentare” che consente il controllo politico degli individui ( chi stabilirà se sei “povero” se non il Comune, ovvero il sindaco di fatto? ).

Siamo ancora in attesa del decreto del Ministero del Lavoro che definisca le modalità operative della “sperimentazione”, quali, appunto le « forme di selezione dei beneficiari » [1].

Di certo, al momento, si sa solo che « il pacco alimentare potrà essere prenotato dagli aventi diritto mediante una app e poi ritirato presso un centro di distribuzione ».

Alcuni milioni di euro sono destinati a retribuire i “volontari” che gestiranno il ritiro dei « prodotti invenduti » dalla GDO e la “concessione” al popolo.

ONU: « Il governo italiano dovrebbe capire che la carità alimentare non va confusa con il diritto al cibo ». Condividi il Tweet

Diritto al cibo e criticità del “Reddito Alimentare”

AltraEconomia, qui sta la parte interessante, sottolinea come studi accademici su iniziative simili evidenziano:

  • « l’inadeguatezza nutrizionale o culturale del pacchetto di prodotti offerto, con conseguente riproduzione delle ineguaglianze (si pensi alla salute) » [2].

« La scelta di cosa e come consumare viene di fatto scollegata dalla volontà e dalla possibilità di autodeterminazione di chi riceve », commenta criticamente AltraEconomia.

Ancora, riporta uno studio di ActionAid [3] che denunciava:

  • i « criteri di selezione fortemente discrezionali da parte dei Comuni » ( buoni per il clientelismo politico-elettorale piuttosto che per affrontare la povertà ).
Da leggere:  Bruxelles: achACT denuncia lo sfruttamento delle lavoratrici Uzbeke e Indiane

La “bollinatura” della bocciatura del progetto del partito unico PD-FdI viene da un’ultima considerazione:

  • « questo tipo di intervento rischia di allontanarci da una concezione di ridistribuzione fondata su un approccio al cibo come diritto e abituarci a considerare soluzioni quelli che sono in realtà parziali palliativi, in un sistema nel quale non vengono intaccate le condizioni strutturali dell’ingiustizia sociale » [1].

« Il governo italiano dovrebbe capire che la carità alimentare non va confusa con il diritto al cibo », chiosa Hilal Elver, relatrice speciale dell’ONU sul diritto all’alimentazione [4].


–

Fonti e Note:

Credits: Foto di Maria Lin Kim su Unsplash

[1] AltraEconomia, 21 febbraio 2023, Maria Vasile – Arianna De Conno (UniPisa), “Reddito alimentare: l’importanza di un dibattito critico”.

[2] Agriregionieuropa, giugno 2016, Sabrina Arcuri, Francesca Galli, Gianluca Brunori (UniPisa ), “Lotta allo spreco, assistenza alimentare e diritto al cibo: punti di contatto e controversie”.

« Secondo Alexander e Smaje (2008), è possibile che gli obiettivi dichiarati del recupero del surplus – ovvero ridurre lo spreco nella distribuzione, provvedere a una dieta sana e completa per gli utenti finali dell’assistenza e fornire alle associazioni caritative cibo a sufficienza perché queste possano spostare risorse su altre attività – entrino in conflitto tra loro ».

« Uno degli aspetti critici dei programmi alimentari d’emergenza è legato, in particolare, all’imprevedibilità dell’offerta, che rende le operazioni dipendenti dalle donazioni e dalla disponibilità di surplus più che dal bisogno dei riceventi, compromettendo così la continuità e la qualità nutrizionale del servizio (Vlaholias et al., 2015; Loopstra, Tarasuk, 2015; Midgley, 2014; Webb, 2013; Tarasuk, Eakin, 2005) ».

[3] ActionAid, ottobre 2021, “La fame non raccontata” [PDF].

[4] ONU News, 31 gennaio 2020, “Do not confuse food charity with ‘right to food’, UN expert tells Italians, labelling food system exploitative”.

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Commenti

  1. Nicolò Vignanello dice

    12 Marzo 2023 alle 3:21 PM

    Unaltra democristiana misura di controllo del voto. Devo solo capire se mi fa più paura tornare ad avere le “porte aperte” (opera di Sciascia) oppure l’ignoranza di chi permette che si passino nuovamente i diritti per favori.

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