Una giuria popolare per le balle dei media

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Il 3 maggio era la Giornata mondiale della libertà di stampa, istituita nel 1993 dall’Assemblea Generale della Nazioni Unite per plaudire all‘importanza della libertà di stampa e per ricordare ai governi che è loro dovere sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall’articolo 19 della del 1948.

In tanti, siano politici o giornalisti, hanno diffuso i loro messaggi per ricordala. Si tratta di messaggi d’occasione, purtroppo, i peggiori :

  • Luigi Di Maio, uno tra questi : « abbiamo bisogno di stampa, di una stampa libera al servizio dei cittadini »,
  • il vice ministro Matteo Mauri (PD) : « le minacce alla libertà di stampa rappresentano un attacco ai valori fondanti della democrazia »;
  • Pietro Grasso (Liberi & Uguali) : « abbiamo il dovere civico di difendere l’informazione sana e libera »;
  • il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico (M5S) : « la libertà di stampa è uno strumento irrinunciabile di conoscenza e emancipazione di ogni comunità civile ».

Potrei anche continuare … con le belle frasette preconfezionate per l’occasione, ma preferisco evitare di irritare i vostri padiglioni auricolari.

Naturalmente, non manca il messaggio del sottosegretario all’editoria Andrea Martella (PD) che inneggia alla « stampa LIBERA e AUTOREVOLE », ovvero quella mainstream de La Repubblica o La Stampa, ambedue testate della famiglia Agnelli-Fiat, Il Giornale, Libero, etc.

L’avversario dell’informazione libera : il politico di professione!

Nessuno di loro che abbia evidenziato, però, i reali problemi della libertà di stampa qui, proprio in Italia, nessuno che abbia avanzato soluzioni o che si dia impegnato a sostenere le inascoltate proposte già da tempo formulate dalle associazioni dei giornalisti (ad esempio Ossigeno per l’Informazione).

« Le querele pretestuose siano usate strumentalmente a scopo intimidatorio e ritorsivo come un vero e proprio bavaglio contro i giornalisti che pubblicano notizie scomode … non hanno niente a che fare con la tutela della reputazione personale. Questi abusi fanno girare la macchina della giustizia a vuoto e la trasformano in uno strumento di intimidazione e ricatto », dichiarava già nel 2016 proprio la testata “Ossigeno per l’Informazione” nel report “Taci o ti querelo!”.

Insomma, ipocrisia allo stato puro quella dei parlamentari di tutti gli schieramenti politici.

E quando si sono ammessi i rischi del mestiere di informare da uomini liberi, ci si è riferito solo alle minacce provenienti dalla criminalità.

L’esempio-tipo: l’ex Rifondazione Comunista, poi PD, ora non so se sia renziano con Italia Viva, il sempreverde Gennaro Migliore : « I giornalisti vanno sempre difesi da persecuzioni e intimidazioni. Senza se e senza ma. Non c’è democrazia senza stampa libera. Oggi il mio pensiero va ai tanti, troppi, giornalisti italiani minacciati dalla CRIMINALITA’ ORGANIZZATA E DI MATRICE TERRORISTICA » (??).

L’Italia al 41° posto per Libertà di Stampa, quint’ultima in Europa

In verità, non mi aspettavo nulla d’altro.

L’Italia, secondo l’annuale rapporto 2020 di Reporters Sans Frontieres, proprio di recente pubblicato, si trova al 41° posto per libertà di stampa.

E, se è vero che è migliorata di due posizioni rispetto alla classifica dell’anno precedente, è anche vero che ha perso 1,29 punti in termini di libertà. Inoltre, all’interno dell’Unione Europea, l’Italia è fanalino di coda in termini di libertà. Peggio di lei solo la Romania (48° posto), Polonia (62°), Grecia (65°), e Malta (81°).

« A Roma, i professionisti dell’informazione nell’esercizio delle loro funzioni sono stati aggrediti verbalmente e fisicamente da attivisti di gruppi neofascisti, ma anche da membri del Movimento delle 5 Stelle (M5S), che fa parte del governo. Sebbene i politici italiani siano nel complesso meno virulenti verso i professionisti dei media rispetto al passato, alcune recenti decisioni del governo, come la possibile riduzione dei sussidi pubblici ai media, possono indebolire la professione ».

Così Reporters Sans Frontieres (RSF) spiega il suo giudizio sull’Italia.

Col nuovo governo, il Conte II, a trazione PD (oltre che con la scorta M5S), le cose non stanno andando certo meglio :

sono cose di … ieri, mica del secolo scorso.

Oggi, lo dobbiamo scrivere a lettere cubitali, l’unica informazione ammessa dal governo sembra essere solo quella mainstream, filo-potentati economici e politici.

L’obiettivo oramai chiaro, quasi spudoratamente dichiarato, è la manipolazione delle masse.

L’unica stampa che ammette il regime; quella della minchiate di distrazione di massa è questa :

Non possiamo non notare, in proposito, la capovolta proprio dei Cinque Stelle.

Grillo : Giornali e TG fabbricano Fake News per sostenere Governo

Solo tre anni fa, il 3 gennaio 2017, non nel secolo scorso, l’allora apparente leader dei Cinque Stelle, il comico Beppe Grillo, dal blog dei Casaleggio così pontificava :

« Tutti contro Internet. Prima Renzi, Gentiloni, Napolitano e Pitruzzella, poi il ministro della Giustizia Orlando e infine il Presidente Mattarella nel suo discorso di fine anno. Tutti puntano il dito sulle balle che girano sul web, sull’esigenza di ristabilire la verità tramite il nuovo tribunale dell’inquisizione proposto dal presidente dell’Antitrust. Così il governo decide cosa è vero e cosa è falso su internet».

E alle balle propinate ogni giorno da tv e giornali chi ci pensa?

« I giornali e i tgcontinuava il leader Cinque Stellesono i primi fabbricatori di notizie false nel Paese con lo scopo di far mantenere il potere a chi lo detiene. Sono le loro notizie che devono essere controllate ».

Il famoso sfogo di Beppe Grillo così concludeva : «Propongo una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media ».

Oggi che i Cinque Stelle sono al governo … “tutto va bene, madama la marchesa” [1].

Purtroppo per i grillini proprio la Rete internet non perdona, ed il post di Grillo, ancora non cancellato, oggi è un atto d’accusa anche contro i Di Maio & Soci.

Note :

Credits : Photo by Adeolu Eletu on Unsplash

[1] L’espressione “tutto va bene, Madama la Marchesa” si usa in genere in senso ironico, per indicare una situazione molto negativa, in cui non va bene nulla, ma che si cerca invano di minimizzare. la frase deriva dal titolo della versione italiana (interpretata tra gli altri da Nunzio Filogamo) di una canzone francese del 1934: Tout va très bien, Madame la Marquise. Il testo racconta di una nobile che si informa al telefono sulla situazione al suo castello, ricevendo paradossali rassicurazioni dal maggiordomo che intanto descrive una situazione catastrofica con incendi e suicidi in atto.

La canzone è tutta da ascoltare :

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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