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Camerun e Ambazonia: gli scontri sono figli del colonialismo

28 Ottobre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

guerra-colonialismo

Oggi, nell’occasione del drammatico massacro di Kumba, dove sono stati uccisi almeno sei scolari, ho scoperto dell’esistenza dell’Ambazonia. Una nazione, dentro la nazione del Camerun, in guerra dal 1° ottobre 2017 per l’indipendenza.

La storia dell’Ambazonia è lunga.

E’ figlia del colonialismo tedesco che occupò quest’area dal 1884 sino al termine della prima guerra mondiale quando la Lega delle Nazioni la sottrasse al Paese sconfitto e la divise tra la Francia e il Regno Unito nel 1919.

La divisione creò due gruppi linguistici e socio-culturali ben distinti : l’uno anglofono e l’altro francofono.

Il referendum che divise in due il Camerun Meridionale

L’indipendenza del Camerun concessa dai francesi l’1 gennaio 1960, secondo le decisioni delle Nazioni Unite, pose la colonia inglese davanti la scelta – visto che le Nazioni Unite le rifiutavano l’indipendenza – :

  • aderire alla Nigeria anglofono,
  • oppure aderire al Camerun francese.

Sotto l’egida delle Nazioni Unite, furono svolti due frettolosi plebisciti : l’uno per le province settentrionali del Camerun Meridionale, che scelsero di aderire alla Nigeria; l’altro per le provincie meridionali della stessa ex colonia inglese che invece aderirono al Camerun.

  • La Risoluzione ONU n. 1350 del 13 marzo 1959, che indice in Referendum nel Nord del Camerun inglese,
  • La Risoluzione ONU n. 1352 del 16 ottobre 1959, che indice in Referendum nel Sud del Camerun inglese.

La promessa di aderire come pari, all’interno di uno stato federale, si scontrò con il dispotismo del presidente camerunense Ahmadou Ahidjo. Gli anglofoni non solo non ebbero alcuna autonomia, ma, piuttosto, ottennero l’emarginazione.

Ambazonia-Wikipedia

Nell’ottobre 2016 esplode la protesta di insegnanti ed avvocati contro il progetto di integrazione che imponeva, anche nella parte francofona del Paese, la lingua e le leggi del Camerun francese. Le proteste – probabilmente macchiate di nazionalismo – e le conseguenti manifestazioni pubbliche vennero fermate dall’esercito, anche con l’uso della violenza e con numerosi arresti.

Il “nuovo” – dal 1982 – presidente Biya intendeva difendere l’unità del Paese e rifiutava di ammettere ogni tutela delle minoranze. Le manifestazioni, anche con vittime, continuano per mesi finché, il 1° ottobre 2017, avvenne l’auto proclamazione del nuovo stato, l’Ambazonia.

Gli scontri diventano quindi sempre più sanguinosi e, secondo un report del 2 maggio 2019, si contavano circa 1.850 morti, 530.000 sfollati, e 35.000 rifugiati nella vicina Nigeria. Oggi i numeri sono, purtroppo, ben più ampi : quasi raddoppiati.

L’arresto, nel gennaio 2018, del leader indipendentista dell’auto proclamato Stato di Ambazonia Sisiku Julius Ayuk Tabe poi condannato all’ergastolo nell’agosto 2019, piuttosto che porre termine alla guerra civile, ha aggravato la situazione sul terreno che vede, ora, i separatisti divisi in varie fazioni [ Seven Karta, Dragoni Rossi, Tigri, Forze di Difesa dell’Ambazonia (ADF), NdR].

La soluzione al conflitto non può che venire, che da un intervento internazionale che sostenga fermamente un cessate il fuoco ed il dialogo tra le parti.

L’Europa commercia col Camerun: nessun interesse a farsi mediatori

In particolare la Francia, ma anche l’Italia ( importa petrolio greggio ), che assieme alla Spagna, al Regno Unito ed alla Corea del Sud ha forti legami commerciali col Camerum, dovrebbero farsi da mediatori.

Ma l’interesse economico personale delle parti non agevola certamente una soluzione.

Sia pure non ne sia particolarmente ricco ( le riserve ammonterebbero ad appena 200.000.000 di barili ), l’oro nero, il petrolio, viene estratto dai pozzi che si trovano proprio nelle acque prospicenti la penisola di Bekassi nel Camerum meridionale.

Ciò rappresenta un valido motivo per non cedere alle richieste dei separatisti tanto più che la penisola di Bekassi – e quindi i giacimenti – è stata già difesa con un conflitto armato con la vicina Nigeria che la reclamava anch’essa ( 1994-2012 ).

Il Congresso USA : Risolvere i conflitti in maniera nonviolenta

La Camera dei Rappresentanti americana, sollecitata dall’ampia diaspora camerunense che vive negli Stati Uniti, è già intervenuta il 23 luglio 2019, condannando « gli abusi commessi nelle regioni anglofone del Camerun dalle forze di sicurezza e dai gruppi armati del governo del Camerun, comprese le uccisioni e le detenzioni extragiudiziali, l’uso della forza contro civili e manifestanti non violenti e le violazioni delle libertà di stampa, espressione e riunione ».

La camera bassa del Congresso americano ha quindi chiesto al regime di Biya di avviare « uno sforzo credibile […] per affrontare le lamentele e cercare soluzioni non violente per risolvere i conflitti e riforme costituzionali che proteggano le preoccupazioni delle minoranze », nonché di « rispettare i diritti fondamentali di tutti i cittadini camerunesi, compresi gli attivisti politici e i giornalisti ».

Silenzio, invece, dalla parte europea.

Ma, in ogni caso, Biya, il dittatore Biya, quello che usa il pugno duro pure nella parte francese del Paese, ascolterà mai gli appelli al dialogo ?

Perché dovrebbe se dal 1959 ad oggi, nulla è cambiato?

–

Credits : Photo by British Library on Unsplash

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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