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Guerre & Disarmo

Siria, dopo 11 anni di guerra: situazione umanitaria devastante

15 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Dal marzo 2011 l’intero territorio della Siria è tutt’ora coinvolto in un complesso conflitto armato. « Sette milioni di siriani sono sfollati interni e sette milioni sono rifugiati » all’estero.

570.000 morti [ dati marzo 2019, NdR ], inclusi 112.000 civili e « 88.000 cittadini che sono stati uccisi sotto tortura nei centri di detenzione e nelle prigioni del regime », almeno due milioni i feriti sotto i bombardamenti, secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani [1].

Il rapporto ONU sulla Siria: diritti umani devastati anche dai cinque eserciti stranieri presenti

« Nei famigerati campi di Al Hol e Al Roj nel nord-est della Siria, sono internate quasi 60.000 persone, 40.000 dei quali bambini. Le popolazioni dei campi vivono in condizioni che equivalgono a trattamenti crudeli, inumani e degradanti, sotto il rischio costante di essere feriti, uccisi o trafficati »[2].

« Possibili crimini di guerra e altri incidenti che causano danni ai civili in Siria nel 2018-2019 da parte della coalizione guidata dagli Stati Uniti » non sono indagati, benché ripetutamente richiesto dall’ONU [2].

« L’economia è in caduta libera: si stima che il 90% della popolazione viva sotto la soglia di povertà ».

Questa la situazione della Siria, sinteticamente descritta nel nuovo rapporto, appena presentato dal Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite [3].

« Il rapporto documenta gravi violazioni dei diritti umani fondamentali e del diritto umanitario in tutto il Paese ».

Una situazione « devastante », ha commentato Paulo Pinheiro, presidente della Commissione internazionale indipendente d’inchiesta sulla Siria.

« La crisi nella Repubblica araba siriana – spiega il rapporto ONU – è esacerbata dalla presenza di cinque eserciti stranieri, vari gruppi armati non statali ed entitàdesignate quali terroristiche dalle Nazioni Unite ».

In particolare, nel Paese, sono impegnati:

  • la Federazione Russa,
  • il Regno Unito,
  • gli Stati Uniti d’America,
  • la Turchia,
  • e Israele.
  • Nonché gruppi che fanno riferimento ad Al-Qaida o al Da’esh.

Siria, paese laico a maggioranza di islamici diventicato dai media

Eppure di questa situazione siamo all’oscuro, nessun telegiornale dello stato italiano o delle tivù commerciali, nessun talk show, nessun titolo di giornale con foto dei bambini siriani è stato loro dedicato.

Forse perché la Siria è un Paese a maggioranza islamica?

Forse perché tra i colpevoli dei bombardamenti e di migliaia di morti, bambini inclusi, c’è la “Coalizione Internazionale” capeggiata dai dispensatori di democrazia, gli Stati Uniti?

–

Credits: Photo by aladdin hammami on Unsplash

Fonti e Note:

[1] Syrian Observatory For Human Rights, 15 marzo 2019, “More than 570 thousand people were killed on the Syrian territory within 8 years of revolution demanding freedom, democracy, justice, and equality”.

[2] Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, 9 marzo 2022, “Syria’s abyss: UN Syria Commission warns of escalating violence, plummeting economy and a humanitarian disaster”.

[3] Nazioni Unite, 9 marzo 2022, “Fears grow for Syria amid rising violence, deepening humanitarian crisis” [ PDF ].

Archiviato in:Guerre & Disarmo Contrassegnato con: Guerra, ONU, Siria

Papa Francesco in Iraq: la diversità è una risorsa

14 Marzo 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

papa_Francesco

Il recente viaggio di papa Francesco in Iraq è qualcosa di storico.

La missione, l’incontro con Ayatollah Al-Sistani, guida religiosa del Medio Oriente sciita, sono stati tuttavia sminuiti da qualcuno ad una semplice « richiesta a tutelare i diritti e la libertà dei cristiani perseguitati » [1].

« La vita dei cristiani è travagliata – certo ha ammesso il Papa –, ma non solo dei cristiani, abbiamo parlato dei yazidi » [ un popolo di etnia curda che vive in Iraq e professa un’altra religione monoteista, lo Yazidismo ].

In verità, si è trattato di un altro grande passo « sulla via della fratellanza » e per il « dialogo interreligioso ».

Papa Francesco: Tu sei un uomo, sei figlio di Dio e sei mio fratello, punto

Le parole di Francesco, anche riportate dal quotidiano leghista Il Giornale, infatti, possono essere lette in entrambi in sensi: « la diversità religiosa, culturale ed etnica, […] è una preziosa risorsa a cui attingere, non un ostacolo da eliminare. La coesistenza fraterna ha bisogno del dialogo paziente e sincero, tutelato dalla giustizia e dal rispetto del diritto ».

Dovrebbe valere, insomma, anche in quell’occidente a maggioranza cattolica dove le costruzioni delle moschee vengono ostacolate, i minareti vietati, i simboli religiosi islamici posti in votazione [2], i fedeli musulmani considerati dei terroristi, l’islamofobia è diffusa [3].

Pur conscio di non essere sempre compreso, anzi di essere da qualche parte indicato come eretico, Papa Francesco, in un’intervista al quotidiano Avvenire [4] è stato chiaro, riportando le parole del leader religioso sciita: « gli uomini sono o fratelli per religione o uguali per creazione ».

In sostanza, sintetizza il Papa: « Tu sei un uomo, sei figlio di Dio e sei mio fratello, punto ».

« Tu sei un uomo, sei figlio di Dio e sei mio fratello, punto » (Papa Francesco in Iraq) Condividi il Tweet

Migrazione: è un doppio diritto, a migrare e non dover migrare

Dentro lo stesso ragionamento non può che incanalarsi il tema della migrazione.

Coi giornalisti ha insistito: « La migrazione è un diritto doppio: diritto a non migrare, diritto a migrare. Questa gente non ha nessuno dei due, perché non possono non migrare e non possono migrare perché il mondo non ha ancora preso coscienza che la migrazione è un diritto umano ».

Papa Francesco ha riferito dei tanti giovani osservati in Iraq e ha condiviso la domanda che si è posto: « qual è il loro futuro? Dove andranno? In tanti dovranno lasciare il Paese ».

« Ci vuole urgente misura perché la gente abbia lavoro al suo posto e non abbia bisogno di migrare e anche misure per custodire il diritto di migrazione », ha quindi insistito.

La migrazione oltre che un diritto umano è una risorsa ha fatto osservare e ribadito: « mi diceva un sociologo italiano parlando dell’inverno demografico in Italia: entro 40 anni dovremo importare stranieri perché lavorino e paghino le tasse delle nostre pensioni ».

In proposito, Papa Francesco ha espresso il proprio chiaro disappunto quando ha ammesso come spesso oggi « la migrazione, la si vive come una invasione ».

Non è stato però duro, ha concesso delle attenuanti ai fratelli che mestano nella xenofobia: « È vero che ogni Paese deve studiare bene la capacità di ricevere, perché non è soltanto ricevere e lasciarli sulla spiaggia ma anche accompagnare, farlo progredire e integrarli ».

Disarmo, Papa Francesco: chi vende le armi ai distruttori?

Anche il tema del disarmo, e quindi della pace, è apparso evidente quando papa Francesco, rivolto ai giornalisti, ha raccontato un’altra sua riflessione del viaggio in Iraq.

« A Mosul mi sono fermato davanti alla chiesa distrutta, non avevo parole. Da non credere, da non credere la crudeltà umana nostra… Anche le altre chiese, anche una moschea distrutta. Una domanda che mi è venuta in mente nella Chiesa era questa: ma chi vende le armi a questi distruttori? Perché le armi non la fanno loro a casa… Ma chi vende le armi? Chi è il responsabile? ».

Covid-19, Papa Francesco: col lockdown mi sentivo imprigionato

Il Papa, infine, rientrando in Italia s’è soffermato anche sull’attualità, sull’epidemia dell’influenza da Sars-Cov-2 per la quale il governo ha imposto le restrizioni al diritto umano di circolare liberamente.

« Io mi sento diverso quando sono lontano dalla gente nelle udienze. Io vorrei ricominciare le udienze generali al più presto », ha auspicato.

« Adesso ho cominciato in piazza a dire l’Angelus, con le distanze si può fare. Ma dopo questi mesi di prigione, che davvero mi sentivo un po’ imprigionato, questo è per me rivivere », ha confessato senza per questo criticare le Autorità statali.

Pace, fratellanza, disarmo, rispetto, libertà. Come si può sostenere, difronte a questi temi sollevati da papa Francesco, che lui sia un eretico e non un santo?

–

Fonti e Note:

[1] Il Giornale, 6 marzo 2021, “Il Papa blindato in Irak tra martiri e silenzi Le armi devono tacere”.

[2] FronteAmpio, 7 marzo 2021, “Svizzera, referendum: passa il divieto di velo”.

[3] FronteAmpio, 21 settembre 2020, “21 settembre, giornata contro la discriminazione islamofoba”.

[4] Avvenire, 8 marzo 2021, “Conferenza stampa. Il Papa: dopo mesi di “prigione”, in Iraq mi sono sentito rivivere”.

Archiviato in:Guerre & Disarmo, Migrazioni Contrassegnato con: Irak, Papa Francesco

Ebam, Camerun: l’esercito violenta 20 donne

26 Febbraio 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

L’organizzazione non governativa Human Rights Watch ha denunciato quest’oggi [1] che soldati regolari del Camerun avrebbero assalito, derubato, aggredito, torturato e violentato gli abitanti del villaggio di Ebam, nella regione sud-occidentale del Paese.

L’attacco di cui si ha notizia solo oggi, sarebbe avvenuto il primo marzo dello scorso anno, e s’inserisce nell’ambito della guerra civile che dal 2016 coinvolge il Camerun e in particolare la sua area occidentale che chiede il riconoscimento della propria indipendenza.

In particolare, afferma Human Rights Watch, una cinquantina di soldati camerunesi avrebbero sarebbero entrate in tutte le 75 case del villaggio, saccheggiandole e poi violentato almeno venti donne, arrestato 35 uomini e ucciso un altro. Nel corso dell’arresto, poi, gli uomini sarebbero stati picchiati e torturati.

Le forze militari – secondo quanto riferirebbero dei testimoni – avrebbero chiesto informazioni sulla presenza di ribelli nel villaggio e, non ottenutele, avrebbero attivato l’odiosa ritorsione.

« L’attacco – precisa l’ONG – è rimasto in gran parte non denunciato per un anno, in parte a causa dello stigma e della paura di rappresaglie che scoraggiano le sopravvissute alla violenza sessuale dal parlare di ciò che hanno vissuto ».

Camerun: una guerra civile dimenticata dai Potenti del Mondo

La guerra civile, in quattro anni, ha causato oltre 3.500 vittime e 700 mila sfollati ed è caratterizzata, aggiunge Human Rights Watch, « da diffuse violazioni dei diritti umani da parte sia delle forze governative che dei separatisti armati ».

Da un lato, le forze regolari camerunesi « hanno ucciso civili, raso al suolo centinaia di case, aggredito sessualmente donne e arrestato e torturato arbitrariamente centinaia di presunti combattenti separatisti ».

Dall’altro lato, i separatisti armati dell’Ambazonia « hanno anche ucciso civili, attaccato operatori umanitari e scuole, rapito centinaia di persone, compresi studenti e insegnanti, distrutto case e torturato coloro che erano considerati oppositori ».

E’ del 24 ottobre 2020, tra gli episodi cruenti maggiormente cruenti, l’assalto alla scuola di Kumba, nella regione sud-occidentale, dove furono uccisi sette scolari e feriti altri tredici. Assalto di cui non è stata mai chiarita la matrice.

Il 10 gennaio 2021, invece, i soldati dell’esercito hanno ucciso almeno nove civili nel villaggio di Mautu, sempre nella regione sud-occidentale.

Negli ultimi mesi il presidente Paul Biya, nell’intento di favorire un “dialogo nazionale” ha avviato degli incontri con la controparte anglofona, concesso uno “statuto speciale” alle due province anglofone, e rilasciato centinaia di detenuti politici.

L’attività del Ministero degli Esteri italiano in Camerun …

In tutto questo, l’Italia, col suo ministro degli esteri è assente.

Se andiamo a leggere la relazione ministeriale 2018 [2], l’ultima esistente in quanto presentata il 22 giugno 2020, l’attività del ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione a favore del Camerun si segnala per:

  • l’acquisto di 5 zanzariere per scuola impregnate di repellente e distribuzione nelle scuole di materiali divulgativi per bambini in tema di igiene e gestione dei rifiuti ( erogato 24.000 euro );
  • l’erogazione di contributi sulla tassa di iscrizione all’Università degli Studi di Pavia per 13 rifugiati di otto Paesi tra cui il Camerun ( 5.000 euro );
  • una borsa di studio per un dottorato di ricerca in scienze politiche presso la Scuola Normale di Pisa ( 16.486 euro );
  • il sostegno al progetto per lo sviluppo di un test per la diagnosi precoce della malaria ( 41.000 euro ).

Un po’ pochino mi sembra per poter far sostenere al ministro Luigi Di Maio che “gli aiutiamo a casa loro”.

L’operatrice umanitaria Ilaria Allegrozzi sostiene, in un post twitter del 2017, che l’Italia ha in verità ben altri interessi … “loschi” in Camerun.

Ilaria Allegrozzi in Camerun

Ma un recente post twitter dell’Ambasciata italiana in Camerun smentisce l’amica Ilaria: agli italiani interessa … il Festival di Sanremo, mica di contribuire a risolvere i problemi di quel martoriato Paese.

Ambasciata Italiana in Camerun

–

Fonti e Note:

Credits: Photo by Maxim Hopman on Unsplash

[1] Human Rights Watch, 26 febbraio 2021, “Cameroon: Survivors of Military Assault Await Justice”;

[2] Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione, 22 giugno 2020, “Relazione annuale 2018” [PDF].

Archiviato in:Estero, Guerre & Disarmo Contrassegnato con: Camerun

24 marzo 1999, D’Alema dava il via alle bombe su Belgrado

4 Aprile 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

L’anniversario del 24 marzo è passato sostanzialmente dimenticato.

In questi giorni in cui tutta l’informazione gira attorno alla faccenda #coronavirus, le altre notizie passano, sulle TV di regime soprattutto, in secondo piano. Ancora meno lo spazio per gli anniversari, specie per quelli di cui ci si dovrebbe vergognare.

Solo un paio di giornali online, e non certo di primo piano a ricordare quel 24 marzo del 1999, ventuno anni fa.

Un articolo di Gianmarco Pisa su Pressenza, ad esempio.

L’aggressione NATO alla Jugoslavia violò la Carta ONU e fu un crimine di guerra : 2.500 morti sotto bombe!

« L’aggressione della NATO contro la Jugoslavia, la Repubblica Federale di Jugoslavia, ventuno anni fa (24 Marzo 1999), è stata un vero e proprio crimine contro la pace e, nel suo complesso, ha rappresentato di fatto un crimine contro l’umanità: l’attacco è stato condotto senza approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, al di fuori di qualunque mandato di legittimità internazionale, facendo strame della giustizia internazionale, e in violazione della Carta delle Nazioni Unite, riportando la guerra nel cuore dell’Europa ».

« Si stima siano state uccise 2.500 persone (secondo altre fonti, il totale di morti fu di 4.000), con 89 bambini, e più di 12.500 persone ferite ».

« Durante l’aggressione, furono effettuati 2.300 attacchi aerei su 995 strutture in tutto il Paese; furono sganciati 420.000 missili per complessivi 22.000 tonnellate; e ancora, sempre per restare in tema di intervento “umanitario”, 37.000 “bombe a grappolo”, e furono anche usate munizioni, vietate da tutte le convenzioni internazionali, con uranio impoverito. Il danno da contaminazione continuerà a mietere vittime nel corso delle generazioni ».

Rossi : D’Alema chiese agli USA di poter diventare presidente del consiglio in cambio bombardamenti

« Al di là del numero dei morti, per intensità e potenza militare la aggressione contro la RFJ è stata la più pesante operazione militare dalla fine della II Guerra Mondiale », spiega l’ex-senatore comunista Nando Rossi in un racconto autobiografico pubblicato sul proprio blog personale.

Racconta anche un inquietante aneddoto Rossi : « D’Alema si era preventivamente dichiarato favorevole non solo all’uso delle basi italiane ma anche all’impiego dell’Esercito Italiano, per la ipotetica guerra alla Jugoslavia, se gli USA lo avessero fatto eleggere alla Presidenza del Consiglio, al posto del riottoso Prodi ».

A seguito della decisione della NATO, il nuovo governo D’Alema (21 ottobre 1998 – 26 aprile 2000) autorizzò l’utilizzo dello spazio aereo italiano, delle basi aeree presenti sul territorio nazionale, e mise a disposizione un’aliquota di cacciabombardieri e di caccia intercettori per le operazioni aeree. Fu il secondo intervento militare italiano a carattere offensivo dalla fine della seconda guerra mondiale (il primo era stato la guerra del golfo contro l’Iraq nel 1991).

« L’entusiasmo del governo italiano diretto da Massimo D’Alema è stato certamente encomiabile [satira, NdR]. L’Italia è stata seconda solo agli Stati Uniti per il numero di aerei impiegati e ha messo al servizio della campagna aerea 19 aeroporti e tutti i servizi necessari (meteo, rifornimenti di carburante, ATC – controllo del traffico aereo ecc., 24 ore al giorno). Il costo delle sole missioni dell’Aeronautica Militare è stato di 65 miliardi e mezzo di lire », scrive Rodrigo Andrea Rivas in un documentato reportage su Il Periodista.

La Jugoslavia era un Paese socialista ma non allineato, andava abbattuto!

La « Jugoslavia ha avuto l’economia socialista più sviluppato del mondo », scrive Aleksandar Šarović, in un racconto poi tradotto su Geopolitica. Ma « nel 1990 un’aggressione è stata commessa sulla Jugoslavia. E’ durata per 10 anni ». Su tale sito, salvo qualche pecca nella traduzione, la vicenda è raccontata sin dalla prima secessione della Slovenia dalla Jugoslavia avvenuta nel 1991.

Oggi la Jugoslavia non c’è più. Ci sono solo sette piccole repubbliche invise tra loro.

Divide et impera, il motto latino sempre seguito dagli imperialisti USA.

—

Credits : Photo by Jordy Meow on Unsplash

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L’Italia ha dimenticato di ricordare le vittime di Hiroshima

8 Agosto 2019 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Il 6 e il 9 agosto sono due date immortali per l’Umanità. Sono le date nelle quali, su ordine del presidente americano Harry Truman, le forze armate degli Stati Uniti d’America sganciarono le famigerate bombe nucleari: prima su Hiroshima e poi su Nagasaki.

Era il 1945 e la seconda guerra mondiale era ormai segnata; ma gli americani avevano fretta di finirla. I libri di storia raccontano che, oltre delle distruzioni materiali, le due bombe furono causa immediata di un numero elevatissimo di morti, letteralmente inceneriti, calcolato tra i 129.000 ed i 226.000. I feriti ed i mutilati, non sono precisati.

La giornata dell’olocausto nucleare non è stata ricordata da alcun comunicato né dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, né del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Un pessimo segnale.

Tuttavia, nel Paese, si sono svolti 20 eventi che hanno ricordato la “tragedia”. Tra gli altri, ricordo quello di Roma, dove si è svolto il saggio di danza “la morte del cigno”; di Taranto, dove è stato proiettato il film “The Day After”; e di Padova, dove alle ore 8:15 – orario dell’esplosione nucleare – sono stati ripetuti 43 rintocchi di campane per ricordare i secondi dal lancio all’esplosione.

14.000 bombe nucleari nel mondo

Da allora, certo, sono passati 74 anni. Ma la corsa alla produzione e allo stoccaggio di armi nucleari, naturalmente ancora più potenti degli storici ordigni, è tutt’altro dall’essersi arrestata. Sono quasi 14.000, le armi nucleari pronte ad essere utilizzate. A parte gli Usa e la Russia, dispongono di armi nucleari Inghilterra, Francia, Cina, India, Pakistan, Israele e Corea del Nord. Armi USA, tuttavia, sono stoccate anche in Belgio, Paesi Bassi, Germania, Turchia e Italia.

25 Paesi per proibire le armi nucleari; tra loro, non c’è l’Italia

Il sindaco di Hiroshima, Kazumi Matsui, martedì, nel proprio discorso commemorativo, ha espresso la propria preoccupazione perché «oggi, in tutto il mondo, vediamo un nazionalismo egocentrico in ascesa, tensioni accentuate dall’esclusività e dalla rivalità internazionale, con il disarmo nucleare a un punto morto». Al contrario, egli ha invitato, il governo giapponese, ovvero del Paese che ha già sperimentato, a proprio danno, l’uso delle armi nucleari, a voler sottoscrivere il trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari (TPNW).

Ad oggi, sono 25 i Paesi che hanno ratificato il trattato anti-nucleare. Proprio nella giornata del ricordo di Hiroshima, è stato il turno Bolivia. Ma il numero deve giungere a 50 affinché esso possa avere una validità legale. Dal 2017, pertanto, procede una campagna di ICAN per stimolare gli stati alla sua ratifica.

Il trattato ONU per la proibizione delle armi nucleari (TPNW) afferma che «qualsiasi uso di armi nucleari sarebbe inaccettabile anche alla luce dei principi dell’umanità e delle esigenze della coscienza pubblica». Inoltre, che lo stesso «è essenziale per promuovere la pace e la sicurezza internazionale».

La posizione dell’Italia, che non ha né firmato né ratificato l’accordo, al contrario, – ricorda ICAN – è quella di sostenere che «le armi nucleari statunitensi sono essenziali per la sua sicurezza».

In Italia almeno 70 bombe nucleari

Uno studio americano sostiene che sono 20 bombe nucleari stoccate a Ghedi (Brescia); la rivista Panorama, invece, segnalava la presenza di ulteriori 50 ordigni ad Aviano (Pordenone). Il quotidiano La Sicilia, lo scorso 10 luglio 2019, ipotizzava che nelle caverne di Lentini/Augusta vi siano “depositati” ulteriori missili nucleari statunitensi.

Secondo l’osservatorio Milex, per il solo stoccaggio e la messa in sicurezza dei siti nucleari, l’Italia spende 20 milioni di euro l’anno.

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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