Dio denaro: il capitalista più che ateo, è pagano!

« L’accumulo indiscriminato di denaro è l’unica cosa che conta nell’economia capitalistica ». Anzi, « il denaro è la divinità spasmodicamente ricercata e venerata nel capitalismo ». Questo, in soldoni, il succo di un nuovo articolo di Riccardo Sasso.

Sasso è solo uno studente di filosofia dell’Università di Trieste. Sconosciuto ai più. Ma ho già apprezzato in passato le sue acute analisi come quando, lo scorso maggio, ne ho sintetizzata un’altra nell’articolo “Capitalismo = fascismo, distrazione più che manganello” – che invito vivamente a rileggere -.

Nulla di nuovo e rivoluzionario, per carità, scrive oggi in “Crisi e fine del capitalismo” [1]. Ma dentro la semplicità dell’esposizione di questo giovane triestino sta tutto il problema della crisi economica, sociale, psicologica dell’umanità.

L’unica alternativa al capitalismo è una società senza il dio denaro

Afferma, infatti, l’autore: « il fatto che sia così difficile pensare ad un’alternativa al capitalismo, più difficile che immaginarsi la fine del mondo, è dovuto all’irrevocabilità e alla necessità che è stata attribuita al denaro. Poiché non si riesce a pensare alla propria vita senza un soldo in tasca, non si riesce a pensare a un mondo alternativo al capitalismo ».

Il denaro, e il “bisogno” di suo accumulo, sono l’essenza del capitalismo. Ma il denaro è anche il “cancro” del sistema. « Il desiderio smodato di denaro, la progressiva mercificazione della realtà, lo sfruttamento estremo della natura e degli uomini sono orientati all’accumulo di denaro, ma il consumo sta conducendo la realtà al logoramento », scrive Riccardo Sasso.

« È indiscutibile – scrive Sasso rispondendo anticipatamente ai suoi possibili critici – che il capitalismo abbia portato a notevoli innovazioni tecnologiche e culturali. La questione è che, tutte queste innovazioni, apportate dal capitalismo, non vengono all’essere direttamente per migliorare la vita degli individui e, in generale, migliorare il mondo. Esse nascono per un solo ed un unico scopo, l’accumulo indiscriminato di profitto ».

Il capitalismo è anche il sistema sociale della diseguaglianza

La cosa più grave, spiega lo studente di filosofia, è che « il capitalismo non è solamente un sistema economico, esso è anche un sistema sociale. Per questa ragione, oggi si tende a parlare sempre di più di società di mercato e, sempre meno, di economia di mercato. Il denaro, nel capitalismo, è l’unica cosa importante ».

Riccardo Sasso poi produce, a sostegno tesi, un’interessante osservazione del filosofo statunitense Micheal Sandel: « se il solo vantaggio della ricchezza fosse la possibilità di comprarsi yacht, auto sportive e vacanze esclusive, le disuguaglianze di reddito e di ricchezza non importerebbero molto. Man mano però che il denaro arriva a comprare sempre più cose – l’influenza politica, una buona assistenza sanitaria, una casa in un quartiere sicuro, l’accesso a scuole d’élite – la distribuzione del reddito e della ricchezza assume un ruolo sempre maggiore. Laddove tutte le cose sono comprate e vendute, avere i soldi fa la differenza ».

Nel sistema capitalista, carità, bene, giustizia, non contano nulla

E in questa “società” esiste solo l’individuo, solo l’egoismo. Il capitalista è più che ateo, è pagano!

« Nel capitalismo, la carità, il bene e la giustizia, che religione e filosofia sono solite chiamare Dio, non contano più nulla. Nel capitalismo vige la regola del mors tua vita mea. Devo eliminarti per poter vivere, perché la mia vita è determinata dalla quantità di denaro che possiedo: il denaro che tu possiedi è qualcosa di tolto a me. Tu devi soccombere perché io viva. Ecco come il denaro diventa la fonte generatrice di tutti i valori e non può esistere altro che questo ».

Non c’è, nella società capitalista, ad esempio, un “diritto” al cibo, al massimo la carità alimentare.

Ma questa situazione non è destinate a restare in perpetuo: « la fine del capitalismo – scrive Sasso – si gioca nel progressivo annichilimento della realtà sociale che impedirà allo stesso capitalismo di esistere ».

L’autore conclude l’analisi sostenendo che davanti a questa crisi abbiamo ancora una scelta:

  • smantellare il sistema di mercato e deporre i suoi idoli,
  • o lasciare che il nichilismo trionfi definitivamente sulla nostra civiltà.

Scegliamo.

Fonti e Note:

Credits: Foto di Alexander Grey su Unsplash

[1] Gazzetta Filosofica, 13 ottobre 2023, Riccardo Sasso, “Crisi e fine del capitalismo”.

Nella sua analisi, Riccardo Sasso, ci fornisce due definizioni, quella di Capitale e quella di denaro.

CAPITALE ( secondo la formula adottata da Marx ): « Il capitalismo è un sistema fondato sull’investimento di una certa quantità di denaro (capitale) e che viene orientato alla produzione di una specifica merce, la quale sarà poi messa sul mercato al fine di acquisire una quantità di denaro superiore a quella investita (profitto). Questo sistema economico, poi, per poter funzionare, abbisogna della proprietà privata dei mezzi di produzione e della concorrenza tra gli individui (e le attività economiche) che li detengono ».

DENARO: « Cos’è il denaro? La risposta è che il denaro non è nient’altro che una convenzione sociale. Il denaro è solamente un prodotto umano, una realtà concettuale ed evanescente. Esso, con il tempo, si è sedimentato e l’essere umano ha scordato che esso sia una mera invenzione e non ha più osato metterne in discussione l’irrevocabilità. Il denaro, in ultima analisi, non è altro che un feticcio ».

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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