La pandemia per Luciano Nardozza: da ‘Zona Rossa’ a ‘Rana Bollita’

il cantautore Luciano Nardozza

Che l’attualità ispiri gli artisti non è una novità. Non poteva essere da meno la vicenda dell’epidemia da coronavirus. Ma se qualche creativo ha trovato l’occasione solo per far da gran cassa alla narrativa dominante, e qualche altro l’ha messa sul ridere, c’è stato pure chi ha invece denunciato i lati oscuri dell’azione mediatica governativa.

E’ il caso del cantautore Luciano Nardozza, ad esempio, che a fine ottobre ha pubblicato il brano “Rana bollita” [1].

La ritmica, tra il rap ed il metal, di Nardozza propone certamente « uno stimolo alla riflessione ».

In merito alla scelta tecnica del rap, l’artista spiega : « ci sono volte in cui usare il rap diventa la scelta più naturale, anche per chi rapper non è affatto. Del resto, non si può girare una vite con una chiave a brugola, ci vuole un cacciavite. Occorre scegliere l’utensile giusto ».

Un brano sulle etichette assegnate a chi fa domande scomode sulla pandemia

« I never felt so angry I never felt so bold » ( Non mi sono mai sentito così arrabbiato, Non mi sono mai sentito così audace ), è il ritornello del brano che vuole, in fondo, semplicemente sostenere « la legittimità del farsi domande, anche scomode, senza dover essere per forza ‘etichettati’ ».

Le etichette di complottista, come quella di negazionista, sono invece abusate in questo periodo.

« Oggi – spiega il cantautore – , la parola all’ordine del giorno è ‘negazionista’, utilizzata per la prima volta contro coloro che negavano un qualcosa di orrendo e purtroppo reale come l’olocausto, ma allargata in questo momento storico – non si sa perché – a coloro che in modo pacifico mettono in discussione anche solo la gestione sanitaria e politica della ‘pandemia’ ».

Un brano sull’utilizzo delle parole, « che soprattutto oggi ha assunto la valenza di vera e propria arma di ‘distrazione di massa’ – spiega Luciano -. Basti pensare al termine ‘complottista‘, messo in giro nel ’63 proprio quando la versione ufficiale della commissione Warren sul caso Kennedy veniva messa in dubbio da taluni sulla base di evidenti falle e incongruenze. La parola divenne quindi il mezzo tramite cui i poteri forti potevano far sì che la massa percepisse ogni dubbio sulla verità ufficiale come assurdo e totalmente infondato, ridicolo ».

E « complottista » è il termine con cui Luciano Nardozza inizia il brano, dopo averci fatto ascoltare la voce del presidente del consiglio Giuseppe Conte illustrare « i favolosi effetti dell’introduzione del cashback con addirittura lotterie e premi degni dei migliori imbonitori, dimenticando che la gente, per spendere del denaro – sia esso fisico o virtuale – deve prima possederlo ».

Il brano Rana Bollita è condiviso sulle principali piattaforme digitali, quale tra le altre ( Spotify, Itunes, Instagram ), YouTube; eccolo :

“Rana Bollita” di Luciano Nardozza

Una visita al canale Youtube ci consente di apprezzare altri testi del cantautore e chitarrista. Tra questi sicuramente “Zona Rossa”, brano forse più commerciale, molto sentimentale, nato e registrato in quella che fino a pochi giorni fa era la prima zona rossa italiana, nel lodigiano, « una riflessione sulla condizione di recluso e sulla vera libertà dell’individuo ».

“Zona Rossa” di Luciano Nardozza

Fonti e Note:

[1] Perché “Rana Bollita” ? Lo spiegavo su FronteAmpio l’11 aprile in “Giuseppe Conte e la rana bollita di Noam Chomsky”.

Natale-Salvo-BN

Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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Una risposta

  1. marco1964 ha detto:

    Come dargli torto?
    Intanto complottista è una definizione impropria perchè complottista, nella lingua italiana, è colui che i complotti li fa, non chi li denuncia.

    In un altri miei commenti su questo blog, che mi stupisce favorevolmente per trasparenza,
    https://www.fronteampio.it/listat-ammette-in-13-regioni-su-20-nel-2020-meno-morti/#comment-199

    ho accennato le tecniche di manipolazione attualmente in atto che, a dire il vero coinvolgono tutti gli aspetti delle Architetture Umane:
    Economica, Scientifica, Politica, Teologica, Militare, Esoterica, Psicologica…

    L’autore della canzone Rana Bollita fa evidente riferimento alla metafora offerta dal neurolinguista Noam Chomsky e ad una delle sue celeberrime 10 regole del controllo sociale: la tecnica della gradualità.

    Il finedi questa manipolazione, per chi riesce a comprendere è chiaro: modificare la stessa antropologia umana.
    https://giuliochinappi.wordpress.com/2019/07/31/le-10-regole-della-manipolazione-mediatica-noam-chomsky/

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