L’on. Eleonora Evi lascia i Verdi: partito patriarcale!

Anche i Verdi, il partito “di Angelo Bonelli” potremmo forse dire meglio, soffrono della malattia tipica di questi tempi: si chiama « deriva autoritaria e autarchica del partito » [1].

Almeno secondo il “medico” che li ha … “visitati”, Eleonora Evi, deputata e co-portavoce (da oggi ex co-portavoce ed ex-Verdi) degli stessi Verdi italiani.

In premessa, occorre precisare come la Evi approda nei Verdi. Eletta nel 2014 e poi nel 2019 deputata al parlamento europeo per il Movimento Cinque Stelle, sul finire di quello che doveva essere il suo secondo e ultimo mandato secondo la regola del movimento grillino, a fine 2020 lascia il partito per i Verdi. Diventa quindi una europarlamentare dei Verdi. Ciò consentirà a questi ultimi di partecipare alle politiche senza raccoglie le necessarie firme, essendo gli stessi da tempo assenti dal parlamento nazionale. I Verdi, quindi “in cambio” nel 2022 la candidano alle politiche in Italia – in tre collegi, ricorda Il Dubbio [2] – consentendole un terzo mandato politico-istituzionale consecutivo impossibile con il “vecchio amore” M5S.

Eleonora Evi, il precedente: quando lasciò i Cinque Stelle con un duro documento

L’abbandono del Movimento Cinque Stelle, non della ricca poltrona parlamentare, fu allora spiegato in un post su Facebook [3]. Qui ricordò « i primi cedimenti, TAV, TAP, ILVA, [quando] il M5S inizia a indietreggiare sulla difesa di battaglie storiche e inizia ad inseguire Salvini addirittura sui suoi temi, come l’immigrazione ».

E poi anche lì, « è accaduto che i cosiddetti “vertici” [ Luigi Di Maio, NdR ] hanno deciso deliberatamente di calpestare la democrazia interna nel M5S ».

All’epoca – non senza ragioni, anzi con tantissime valide ragioni che elencava nel lungo post – così sbatteva la porta a Conte & co.: « non sono cambiata io. E’ il Movimento ad aver tradito le sue battaglie e la sua identità ».

Eleonora Evi, il duro atto di accusa contro il capo dei Verdi Angelo Bonelli

Ora, dicevo, tocca ai Verdi.

Eccolo, allora, il “Je accuse” di Eleonora Evi contro il suo stesso nuovo (ex) partito, quello dei Verdi, atto che lei stavolta ha affidato al proprio blog [1]: « dopo le politiche 2022 qualcosa ha scatenato un corto circuito quasi indecifrabile. I vecchi dirigenti hanno iniziato a fare muro contro di me, e questo perché avevo idee diverse e pretendevo, da Co-portavoce nazionale, di essere a conoscenza, ad esempio, delle decisioni politiche sulle liste, sulle alleanze e sulle strategie della campagna elettorale ».

La deputata ambientalista poi così continua: « per un partito che tra i suoi obiettivi ha quello di difendere la biodiversità, quale elemento preziosissimo per la stessa sopravvivenza del pianeta, è decisamente deludente constatare che questo valore non si riesca ad applicarlo all’interno del partito stesso, schiacciando e mortificando così una sana e costruttiva dialettica interna, anche e soprattutto quando questa prende forma da istanze territoriali ».

In buona sostanza, sintetizza la deputata, « dunque, nel corso di questo ultimo anno, la mia figura è stata sempre più oscurata e così, di fatto, è stato annullato il ruolo della Co-portavoce femminile del partito, sul piano politico e comunicativo ».

Lo sfogo si conclude con le conseguenziali decisioni di Eleonora Evi: « non intendo dunque continuare a ricoprire il ruolo di Co-portavoce femminile che, nei fatti, è ridotto a mera carica di facciata. Per questo rassegno le mie dimissioni da Co-portavoce pur restando fermamente convinta della necessità di un progetto ecologista italiano coraggioso e contemporaneo, e non l’ennesimo partito personale e patriarcale ».

Nulla di nuovo: scrivemmo tempo fa dei partiti dove democrazia e competenze sono piegati ai SignorSì.

O, se preferiamo le parole del grande William Godwin: il partito vuole « fondere tutti gli intelletti in una massa unica ».

Che dire? Eleonora Evi ha probabilmente ragione – a vedere la solidarietà nel partito (vedi post Twitter del giornalista Alessandro Milia) -; i partiti soffrono un po’ tutti di questa auto referenzialità dei Capi. Tuttavia è facile sbattere le porte e restare sempre “in sella” alla poltrona; e quando avviene ciò la propria credibilità va in picchiata al di la di meriti e competenze che – a giudicare dalle condivisibili posizioni politiche più volte dalla stessa espresse – riconosciamo.

Fonte e Note:

[1] Eleonova Evi, “Mi dimetto. Non sarò la marionetta del #pinkwashing”.

[2] Il Dubbio (AdnKronos), 30 novembre 2023, “Europa Verde: Evi a Bonelli, ‘unico collegio blindato per Verdi lo hai avuto tu”.

[3] Facebook, profilo Eleonora Evi

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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