Distruzione totale o incarcerazione tecnologica, scelta ineluttabile?

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« A guardarsi intorno si fa fatica a trovare qualcuno che non si senta defraudato di un domani migliore, o almeno non peggiore del passato: giovani spremuti come limoni da un sistema sempre più competitivo, lavoratori precarizzati, minoranze costrette a difendersi ogni singolo giorno... il tutto senza dimenticare la tante guerre vecchie e nuove e la crisi climatica in corso » [1].

Ho recentemente scoperto questo bel blog, “Mondo in Frantumi”, che mi appare molto filosofico, introspettivo forse. Ma penso che le riflessioni che vi si colgono vadano condivise, possono essere utili a … “crescere”, a raggiungere l’agognata “saggezza”.

L’anonimo autore precisa come « nei momenti di maggiore ottimismo, pensavo di essere destinato a vivere in un Mondo sempre più libero e ricco di possibilità, sostenuto da tecnologie in grado di risolvere ogni problema o quasi, dalla povertà alle malattie più gravi ».

In pensiero comune, da giovani almeno.

Dopo, infatti, « gli anni e gli affanni hanno fiaccato questa visione, in modo sempre più rapido: crisi economiche, guerre, erosione dei diritti fondamentali, emergenza climatica, pandemia… il futuro pieno di promesse si è spostato sempre più in là, fino a scomparire oltre un orizzonte mai raggiungibile ».

« Sentirsi privati di ciò che sembrava già a portata di mano – prosegue l’autore – genera molte emozioni e reazioni, quasi tutte negative: rabbia, impotenza ».

La riflessione si conclude prospettando un “bivio”, un incrocio, che possiamo attraversare in maniera positiva con una scelta “collettiva” oltre che personale:

« Ora come ora il Mondo sembra ad un bivio tutt’altro che invidiabile:

  • Da un lato, soprattutto senza uno sforzo collettivo per il clima e per una pace duratura, ci attende la distruzione totale,
  • Dall’altro lato, invece, rischiamo una progressiva incarcerazione per mezzo di tecnologie create non per liberare ma per soggiogare, con esseri umani ridotti a macchine perfettamente “leggibili” e “programmabili” da governi autoritari e business con manie di grandezza; uno scenario che può sembrare preso da un romanzo di Orwell o Huxley, ma che già oggi è in parte realtà grazie a social media, algoritmi, e AI, e che rappresenterebbe comunque una morte se non fisica sicuramente mentale e morale per tutti noi ».

Una scelta tra due opzioni che appaiono entrambi negative, guerra (distruzione fisica) e omologazione (distruzione mentale), che però forse siamo ancora in tempo per evitare: « ma dobbiamo iniziare a prendere in mano il nostro presente, adesso », afferma l’autore del blog .

Fonti e Note:

[1] Mondo in Frantumi, 16 ottobre, “Siamo orfani del futuro?” .

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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