Fondazione Germani suggerisce un governo stile “1984”

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Il maggiore problema dell’Italia sarebbe rappresentato dalla « disinformazione e propaganda filo-Cremlino ». A sostenere, questa curiosa tesi è nientepopodomenoché la finora sconosciuta Fondazione Germani.

Con tre rapporti prodotti lo scorso anno e con le relative conferenze di presentazione degli studi, i ricercatori che si intestano i lavoro per la Fondazione lamentano che « un settore significativo della società italiana, anche se per ora minoritario, sembra abbracciare alcuni dei più importanti miti della propaganda russa sulla guerra ».

A supporto di questa tesi, la Fondazione Germani riporta un sondaggio Eurobarometer del maggio 2022 ( quindi piuttosto datato ) che avrebbe rilevato come « il 21% degli italiani non ritiene che la responsabilità primaria per la guerra sia da attribuire alla Russia; mentre il 34 % non condivide la scelta di finanziare la fornitura di armi per l’Ucraina ».

L’asserzione più bizzarra del lavoro degli “studiosi” è quella di ritenere che le convinzioni di questo 21% di italiani sarebbero generate da soggetti affetti « da ideologie anti-moderne, tuttora molto influenti in Italia, ostili al liberalismo, al libero mercato e alla scienza ».

Peccato che questi cittadini poi, sembra, non votino: altrimenti ci ritroveremmo con un partito anticapitalista al 21% !

I ricercatori Massimiliano Di Pasquale e Luigi Sergio Germani poi rileverebbero come « molte narrazioni strategiche promosse dal Cremlino mirano anche a spargere sfiducia e ostilità nei confronti dell’Occidente, degli Stati Uniti, della NATO e dell’Unione Europea, nonché a delegittimare e screditare la democrazia liberale ».

Anche qui gli “studiosi” non comprendono che la “democrazia” liberale ( detta altrimenti “governo della borghesia” ) si scredita da sè col proprio autoritarismo e disprezzo dei bisogni reali della popolazione.

Fondazione Germani: come battere la disinformazione filo-Clemlino

Curiosa la “soluzione” proposta dai ricercatori della Fondazione Germani per superare questa sfiducia: non certo rendere veramente democratico lo stato, diffondendo magari strumenti di “democrazia diretta”; semplicemente denigrando quelle che loro definiscono « potenze autocratiche revisioniste » vale a dire la Russia, la Cina e l’Iran.

L’obiettivo proposto dalla ricerca è la « diffusione, nell’opinione pubblica, di una maggiore conoscenza e consapevolezza » [ alias manipolazione dell’opinione pubblica, NdR ] che questi stati, e alcuno dell’Occidente naturalmente, rappresenterebbero « delle minacce per i diritti umani dei propri cittadini, e potenzialmente anche per la pace e la sicurezza internazionale ».

Questi “studiosi” sembra che non abbiano mai letto i rapporti di Amnesty su Israele ( stato in “guerra” contro i palestinesi e accusato oltre che di Apartheid di “presunto” genocidio ) o i rapporti sugli Stati Uniti d’America (che mostrano le violazioni dei Diritti Umani negli USA e dagli USA).

Secondo gli “studiosi” della Fondazione Germani sarebbe altresì necessario intervenire sul « mondo della scuola, nelle università e nel sistema mediatico » per istillare « una moderna cultura della sicurezza nazionale ».

Che la gente possa aver un proprio bagaglio culturale, un proprio senso critico e comprenda le nefandezze di organizzazioni guerrafondaie come la NATO o le politiche ultra-liberiste e globaliste della Commissione Europea e del WTO che producono solo una vita da lavoratori precari sfruttati non è ammesso dagli “studiosi” della Fondazione Germani.

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Fonti e Note:

[1] Fondazione Germani, febbraio 2023, Massimiliano Di Pasquale e Luigi Sergio Germani, “ Fondazione Germani - Dezinformacija e misure attive : le narrazioni strategiche filo-Cremlino in Italia sulla guerra in Ucraina”.

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Natale Salvo

Nato e cresciuto nella terra del “Gattopardo”, la Sicilia. Ha dedicato la propria esistenza all'impegno sociale. Allenatore di una squadretta di calcio di periferia, presidente del circolo di Legambiente, candidato sindaco per il Partito Umanista. Infine blogger d’inchiesta; ha pagato le sue denunce di cattiva amministrazione con una persecuzione per via giudiziaria. E' autore del libro "La rivoluzione copernicana chiamata Reddito di Base", edito da Multimage, Firenze.

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