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Svizzera

Svizzera: calo vaccinazioni, i giovani scelgono i test rapidi

11 Luglio 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

svizzera

« Il ritmo delle vaccinazioni in Svizzera sta rallentando notevolmente. Il bacino delle persone che volontariamente chiedono il vaccino anti Covid sarà presto esaurito ».

A lanciare l’allarme è il giornalista Marc Renfer che così scrive su sito della RTS ( Radio Televisione Svizzera ) : « solo il 52% degli abitanti del paese abbia ricevuto almeno una dose. raggiungere l’80% di immunità sembra ormai irrealistico » [1].

Nelle ultime tre settimane, infatti, si è scesi dalle 650.000 alle 450.000 iniezioni settimanali, con un calo del 30%. « A meno che la situazione non cambi [come? NdR], il numero di prime dosi somministrate è in caduta libera », commenta il giornalista .

All’interno dell’articolo, il sito della RTS segnala anche le preoccupazioni per l’approssimarsi della data di scadenza dei sieri Pfizer e Moderna già acquistati dal governo elvetico ed accumulatisi nei suoi depositi.

In Europa, le vaccinazioni con almeno una dose a quota 56,8%

Si tratta di una situazione comunque comune a quasi tutti gli Stati europei. Secondo un grafico pubblicato proprio quest’oggi dall’agenzia Agenas [2], in media hanno ricevuto la prima dose di un vaccino anti Covid solo il 56,8% dei cittadini europei.

Esistono, tuttavia, elevate divergenze dei livelli di vaccinazione tra uno Stato e l’altro: dall’83% di Malta o il 65% dei Paesi Bassi e del Belgio fino a, scendendo, al 14% della Bulgaria o al 25% della Romania.

Fallisce il ricatto del Green Pass: per i giovani meglio il tampone che il vaccino

Tra i motivi che spiegherebbero il calo delle vaccinazioni, secondo Chams Iaz, redattrice del giornale svizzero Le Temps, ci sarebbe anche quello della disponibilità dei tamponi rapidi.

« Una parte della popolazione svizzera preferisce il tampone nel naso all’iniezione nel braccio », scrive la giornalista [3].

In parole povere, la colpa delle mancate vaccinazioni sarebbe, sorprendentemente, proprio del … Green Pass.

Infatti, dato che « solo le persone che sono già state vaccinate o che hanno un test negativo possono entrare nei locali notturni », i giovani hanno preferito la seconda chance ovvero quella di eseguire un test ogni week end.

Di conseguenza, « le farmacie sono quindi particolarmente occupate alla fine della settimana in modo che i festaioli possano godersi il loro fine settimana ».

Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, vien da commentare.

–

Fonti e Note:

[1] RTS, 8 luglio 2021, “La vaccination contre le Covid-19 bientôt au point mort en Suisse”.

[2] Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS), 11 luglio 2021.

[3] Le Temps, 9 luglio 2021, “Les jeunes ne veulent pas s’embarrasser d’un vaccin et préfèrent se faire tester”.

Archiviato in:Estero, Pandemia Sars-Cov-2 Contrassegnato con: Passaporto vaccinale, Svizzera, test diagnostici, Vaccino

Svizzera: In 8.000 protestano contro Lockdown

21 Marzo 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Proteste-Svizzera-Lockdown

Circa 8.000 persone – la maggior parte senza maschere protettive – hanno partecipato sabato a Liestal (BL) a una manifestazione autorizzata contro le misure anti-Covid-19.

« A Liestal, la polizia non è intervenuta per arrestare le persone che non indossavano maschere protettive. Invece, hanno cercato di assicurare che la manifestazione continuasse pacificamente. I manifestanti portavano cartelli con slogan come “La vaccinazione uccide” e “No ai test di massa” », riporta il giornale svizzero Le Temps [1].

La marcia è stata avviata dall’associazione “Protestation silencieuse“, che aveva già organizzato manifestazioni a Coira e Wohlen (AG) nelle ultime settimane.

Pochi giorni fa, il 6 marzo, erano stati invece in 4.000 a manifestare pacificamente a Coira contro le misure di lotta al coronavirus hanno manifestato sabato a Coira.

« Molti partecipanti indossavano tute bianche. Gli striscioni sostenuti dai manifestanti recitavano “Non abbiamo bisogno di uno stato di polizia” o “Stopp Diktatur” ( Stop alla dittatura ) », raccontava il giornale SwissInfo [2].

La manifestazione, qui come spesso altrove, è stata caratterizzata dalla presenza di politici della destra xenofoba, quali il deputato federale Ruedi Weber (SVP – UDC), già noti per « esigere l’apertura immediata di tutti i settori e le aziende che dispongono di misure di protezione » [3].

« Gli striscioni sostenuti dai manifestanti recitavano “Non abbiamo bisogno di uno stato di polizia” o “Stopp Diktatur” ». Condividi il Tweet

Pro e contro le violazioni dei Diritti Umani, anche in Svizzera sono divisi

Naturalmente c’è chi la pensa diversamente: « Com’è possibile? La terza ondata è qui dentro #Liestal e centinaia, se non migliaia, “passeggiano” senza maschere. La polizia sta guardando. Chi ne ha la responsabilità politica? », domanda un giovane su Twitter.

Subito ricevendo, per risposta: « Nasconditi a casa e aspetta che la decima ondata sia finita. Nessuno ti obbliga a prendere parte alla vita sociale ».

Oramai sembra che la gente si sia divisa in due partiti che non vogliono dialogare tra loro: pro e contro le restrizione ai Diritti Umani.

Berna ( Svizzera ): La polizia stronca la libertà di manifestazione

Nella città di Berna, invece, la polizia ha stroncato sul nascere ( “tué dans l’œuf”, ucciso nell’uovo, la colorita espressione usata dalla stampa francofona ) un tentativo di manifestazione che aveva lo scopo di protestare contro le misure sanitarie.

« Un movimento cittadino aveva convocato manifestazioni nel pomeriggio. “Tutti insieme per la nostra libertà”: questo slogan è stato stampato su un volantino, distribuito sui social network in francese e tedesco ma anche nelle cassette delle lettere della città di Berna », riporta il giornale svizzero La Liberté [4].

In ragione dell’attuale divieto di raduni di più di 15 persone in spazi pubblici, a mezzogiorno, poco dopo la chiusura del mercato, la polizia ha sigillato diverse piazze e bloccato i ponti che attraversano l’Aare conducono al centro cittadino.

« In un comunicato stampa di sabato sera – fa sapere ancora il giornale La Liberté -, la polizia cantonale di Berna ha dichiarato di aver presentato circa 600 denunce. La maggior parte di essi riguarda la violazione dell’ordinanza cantonale sul Covid-19. In tutto, 27 persone sono state portate alla stazione di polizia per ulteriori indagini. Sono stati tutti rilasciati la sera ».

Egualmente, a Berna, il giorno precedente era stata bloccata una manifestazione ambientalista di Friday for Future.

E’ chiaro che, in Svizzera, le manifestazioni sono “tollerate” secondo chi le promuove e a seconda di chi governa quel Cantone, e che la rabbia dei cittadini viene strumentalizzata da una parte politica e dall’altra.

–

Fonti e Note:

[1] Le Temps, 20 marzo 2021, “8000 personnes à Liestal contre les mesures anti-Covid”.

[2] SwissInfo, 6 marzo 2021, “Manifestation contre les mesures de protection à Coire”.

[3] SVP – UDC, 19 marzo 2021, “Quanto deciso dal Consiglio federale è uno schiaffo alla popolazione e alle imprese”.

[4] La Libertè, 20 marzo 2021, “Manifestations anti-mesures sanitaires à Liestal et à Berne”.

Archiviato in:Estero, Pandemia Sars-Cov-2 Contrassegnato con: Covid-19, Lockdown, Proteste, Svizzera

Svizzera, referendum: passa il divieto di velo

7 Marzo 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Niente più velo, niente burqa o niqab per le donne, in Svizzera.

Nella repubblica federale elvetica quest’oggi s’è votato per alcuni referendum, tra cui quello che prevedeva la possibilità di imporre, alle donne musulmane, il divieto di coprirsi il volto con un velo, come da loro tradizione religiosa.

L’iniziativa denominata “anti-burqa” è stata accettata dal 51,21% degli elettori.

Dopo il voto, diverse le voci che si sono alzate per commentare l’esito del voto popolare.

Pascal Gemperli, portavoce della Federazione delle organizzazioni islamiche in Svizzera, ad esempio, ha espresso « timori per la sicurezza dei musulmani in Svizzera. In Francia dopo il divieto, abbiamo visto un aumento della violenza » [1].

Amnesty: il voto in Svizzera viola la libertà di religione e di espressione

« Il divieto di coprirsi il viso non fa nulla per liberare le donne, al contrario. È una manovra politica che gioca sui simboli, che discrimina le donne interessate e viola la loro libertà di opinione e di religione », aveva già dichiarato Cyrielle Huguenot, responsabile dell’ambito Diritti delle donne di Amnesty International Svizzera [2].

« Proibire a una persona di esprimere un’affiliazione religiosa indossando determinati abiti nello spazio pubblico – ha aggiunto – viola la sua libertà di religione e la sua libertà di espressione ».

« Molti uomini e donne musulmani in Svizzera percepiscono i divieti sui simboli religiosi non come misure volte a promuovere l’integrazione, ma come un rifiuto delle loro comunità e della loro religione. Questo alimenta inutilmente i conflitti ».

«Proibire a una persona di esprimere un'affiliazione religiosa viola la sua libertà di religione». (Amnesty International) Condividi il Tweet

Svizzera: i Verdi faranno ricorso alla Corte di Giustizia Europea

Oskar Freysinger (UDC) è esponente del partito che sosteneva l’iniziativa.

« La condizione della donna riflessa nel velo non è compatibile con i nostri valori », ha commentato.

Diverso l’avviso dei Verdi.

L’esito del voto – ha spiegato Nicole Baur – « è il risultato dell’aggiunta di voci contrarie all’Islam radicale e di altre, presentate come femministe, che vogliono impedire alle donne musulmane di coprirsi il viso ».

Più dura la posizione dei Giovani Verdi che hanno annunciato battaglia che si dichiarano « pronti a combattere in tribunale contro l’attuazione del divieto del velo e per le libertà delle donne direttamente colpite » [3].

« Che una maggioranza attacchi i diritti fondamentali di una minoranza con il voto è preoccupante e pericoloso – commenta Oleg Gafner, co-presidente dei Giovani Verdi della Svizzera – L’iniziativa “Sì al divieto di nascondere il viso” è un’incursione nella libertà individuale, nella libertà di religione e nella libertà di coscienza ».

–

Fonti e Note:

Credits: Photo by Avi Waxman on Unsplash

[1] Le Temps, 7 marzo 2021, “Votations fédérales, élections cantonales et communales du dimanche 7 mars”.

[2] Amnesty international, Svizzera, 8 febbraio 2021, “un’iniziativa inutile e discriminatoria nei confronti delle donne musulmane”.

[3] Jeunes Vert-e-s Suisse, “Divieto del burqa: i giovani verdi difendono i diritti fondamentali e annunciano un’azione legale, se necessario fino a Strasburgo”.

Archiviato in:Diritti Civili, Estero Contrassegnato con: Referendum, Religione, Svizzera

Svizzera: Referendum contro l’emergenza Covid

24 Gennaio 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Il referendum contro la “legge Covid” in Svizzera si farà : i cittadini e le associazioni promotrici hanno raccolto circa 90.000 firme [1], quasi il doppio delle 50.000 che erano sufficienti, e le hanno depositate lo scorso 12 gennaio presso la Cancelleria federale di Berna.

Il comitato referendario vuole evitare che la legge d’emergenza sia prolungata fino alla fine del 2021.

Svizzera : dal Popolo Sovrano il potere è passato agli “Esperti”

« Per anni, il potere del popolo sovrano è passato al Parlamento, al governo e agli esperti. Di conseguenza, sempre più persone senza legittimità politica prendono decisioni che sono di grande importanza per tutti noi », lamenta l’Associazione “Amici della Costituzione”, la principale sostenitrice del referendum No-Covid.

« Il Parlamento – continua la copresidente Marion Russek – non si oppone affatto a questa situazione, anzi, in una certa misura ne trae vantaggio. I partiti politici rappresentano interessi in ogni caso. Il popolo è ignorato ».

Lo scorso ottobre, in occasione presentando il referendum, il giornale svizzero Le Temps [2] scriveva : « Marion Russek ha anche sottolineato che l’estensione delle ordinanze di necessità rappresenta un pericolo. Ha sottolineato che l’esperienza degli anni 1930-1945 aveva dimostrato che un ritorno alle normali procedure democratiche era difficile ».

Fa loro eco il deputato di Zurigo Urs Hans, che è anche fondatore di “Public Eye on Science”. Intervistato da le Temps, ha sostenuto: « attraverso la loro fede negli esperti, i politici sono tenuti in ostaggio dall’OMS e dall’industria farmaceutica ».

Svizzera : Due terzi sono contro vaccino obbligatorio

Un’altra preoccupazione dei referendari è rappresentata dal cosiddetto vaccino anti-Covid.

« Secondo gli “Amici della Costituzione” – spiega ancora Le Temps [2] – , la legge Covid-19 renderebbe obbligatoria la vaccinazione [3], utilizzando vaccini non provati. Quest’ultimo potrebbe essere approvato con una procedura accelerata: “il popolo sarebbe allora ridotto al ruolo di cavia“, ha detto Marion Russek ».

Sul sito web appositamente aperto per informare sul referendum, le motivazioni sono più dettagliate. Tra gli altri, si contestano i sussidi a favore dei giornali che che « seminano la paura » e che « sostengono le misure di emergenza del Consiglio federale ».

In proposito, per rilevare la sensibilità dell’opinione pubblica svizzera al tema, basta ricordare :

  • la manifestazione anti-mask di Ginevra del 12 settembre [4],
  • he solo poco più della metà degli svizzeri sono disponibili a vaccinarsi ( il 54%, ma le donne sono solo il 48% ),
  • e che due terzi degli elvetici sono contro un eventuale obbligo vaccinale secondo i sondaggi [5].

–

Fonti e Note:

Credits : Photo by Arnaud Jaegers on Unsplash

[1] Amici della Costituzione

[2] Le Temps, 6 ottobre 2020, “Le référendum contre la loi Covid-19 est lancé”

[3] Camera Federale, Loi sur les épidémies del 12 settembre 2012,

Articolo 6 : « Il Consiglio federale può, dopo aver consultato i cantoni: dichiarare le vaccinazioni obbligatorie per i gruppi di popolazione a rischio, in particolare per le persone esposte e per quelle impegnate in certe attività »,

Articolo 22 : « I cantoni possono dichiarare le vaccinazioni obbligatorie per i gruppi a rischio, per le persone particolarmente esposte e per le persone che esercitano determinate attività, a condizione che sia accertato un grave pericolo ».

Consiglio Federale, Loi Covid, 25 settembre 2020

Articolo 4 : « Il Consiglio federale può ordinare misure per proteggere i lavoratori vulnerabili e, in particolare, imporre obblighi in tal senso ai datori di lavoro ».

[4] RadioLac, 31 agosto 2020, “Les anti-masques manifesteront le 12 septembre à Genève”

[5] RadiolLac, 4 ottobre 2020, “Covid-19: Plus de la moitié des Suisses se feraient vacciner”

Archiviato in:Estero, Pandemia Sars-Cov-2 Contrassegnato con: Covid-19, Referendum, Svizzera

Si o No all’acquisto di nuovi caccia ? La Svizzera va al referendum

13 Settembre 2020 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Volete voi spendere il denaro delle vostre tasse per permetterci di acquistare nuovi aerei militari da combattimento ?

Questa è, in sostanza, il quesito del referendum cui sono chiamati a rispondere gli elettori svizzeri che, domenica 27 settembre, si recheranno alle urne.

Lì, « il Consiglio federale e il Parlamento intendono acquistare nuovi caccia per un valore di 6 miliardi di franchi [circa 5,6 miliardi di euro, NdR] a partire dal 2025 », scrive il giornale elvetico Le Nouvelliste. Ma, aggiunge, « oltre ai costi di acquisizione, saranno necessari altri 12 miliardi di franchi per la manutenzione dei jet per tutta la loro durata ».

La Sinistra : uno spreco di denaro, e raccoglie 50.000 firme per il referendum

Ma non han fatto i conti con il Partito Socialista, quello dei Verdi e, soprattutto, col l’associazione “Groupe pour une Suisse sans Armée” (Gruppo per una Svizzera senza l’esercito) che han raccolto le 50.000 firme sufficienti per imporre un referendum. Il secondo referendum sul tema, dopo che già nel 2014, la popolazione aveva già bocciato (col 53,4%) una spesa di tre miliardi di euro per l’acquisto di nuovi caccia.

« Questo è un enorme spreco di denaro. Questo denaro sarebbe molto meglio investito per garantire posti di lavoro o per combattere il cambiamento climatico – soprattutto ora, nel contesto della crisi del coronavirus », commenta Fabien Fivaz, consigliere nazionale dei Verdi.

« Per effettuare missioni di polizia aerea, possiamo acquistare aerei da combattimento leggeri, che sono molto più economici [1] dei caccia di lusso, ma anche più ecologici e più silenziosi », ha invece sostenuto Carlo Sommaruga, consigliere socialista.

Levrat (PS) : i caccia pensati per le guerre del passato, oggi c’è la cyberwar !

Per il presidente del Partito Socialista (PD) Christian Levrat, intervistato dalla tivù svizzera RTS « i nuovi jet da combattimento non hanno posto nel sistema di sicurezza della Svizzera : non sono adatti alle minacce di oggi, sono sovradimensionati e troppo costosi ».

« Il rapporto sulla sicurezza del Dipartimento militare federale – spiega Levrat – individua tre minacce principali per la Svizzera:

  • il terrorismo,
  • la guerra cibernetica,
  • e i disordini legati al clima ».

« In questi scenari, non c’è il rischio di una guerra territoriale che comporterebbe i classici scontri in Europa . È ragionevole – prosegue – avere un esercito adeguatamente equipaggiato per affrontare le sfide dei tempi. La sfida principale in termini di sicurezza aerea è la polizia aerea. I jet di cui parliamo qui sono chiaramente sovradimensionati per questo ».

Sarebbe molto meglio che il denaro stanziato fosse investito in settori in cui le esigenze sono più pressanti, come ad esempio il rischio di un attacco informatico « dove la Svizzera è ormai del tutto obsoleta », dice Christian Levrat.

Il “Gruppo per una Svizzera senza l’esercito”, infine, è ancora più fermo : « in un momento in cui i tagli al bilancio stanno imperversando in settori chiave come la sanità e l’istruzione, il [governo] sta gettando i soldi dei contribuenti fuori dalla finestra. È rivoltante! ».

La Destra : senza nuovi caccia, la Svizzera alla mercé degli aerei nemici

Al contrario, i partiti borghesi (bourgeois), come li chiama il giornale Le Nouvelliste, sostengono l’acquisto dei jet – tra i 36 e i 40 -. In realtà, il governo non ha ancora scelto quali. Sul tavolo le offerte del caccia francese Rafale (Dassault), del tedesco Eurofighter (Airbus) e, sul versante americano, il successore dell’F/A-18, il Boeing Super Hornet e il Lockheed-Martin F-35A.

Per il ministro della difesa Viola Amherd – per come riporta sempre il sito della tivù RTS -, infatti, la Svizzera ha bisogno di nuovi aerei da combattimento per proteggere la popolazione dalle minacce aeree. La minaccia cambia continuamente e « il mio dovere è quello di proteggere la popolazione da questi imprevedibili attacchi », ha detto.

Non ha tuttavia precisato da quali Paesi temi gli attacchi aerei. Dall’Italia ? Dalla Croazia ? Dall’Algeria ? Dall’Albania ? Dalla Russia ? Dall’Iran ? Dagli USA ? Mah !

Gli altri quattro referendum sui cui voteranno domenica gli svizzeri

Sempre domenica 27 settembre gli svizzeri torneranno a votare sulla proposta, avanzata dall’UDC, di « rinegoziare con l’Unione Europea la libera circolazione delle persone » al fine di « limitare » la presenza di lavoratori stranieri che ridurrebbero le opportunità di lavoro agli svizzeri costretti oggi ad un tasso di disoccupazione elevato per i loro standard ( 4% !).

Secondo i sondaggisti, se per l’acquisto dei nuovi caccia l’opinione pubblica sarebbe questa volta leggermente favorevole ( 58% ), rispetto la proposta nazionalista dell’UDC ci sarebbe un forte fronte per il NO.

Ulteriori schede proporranno il voto sulla nuova legge sulla caccia, e poi sui concedi parentali e sulle detrazioni fiscali per i figli.

—

Credits: un caccia F-15 in una Photo by DON JACKSON-WYATT on Unsplash

Note:

[1] Nel merito delle esercitazioni aeree – ha spiegato il governo -, oggi un’ora di volo costa circa 50.750 franchi svizzeri (per il jet F/A-18 C/D), e le ore complessive sono state circa 33.000.

Le sole munizioni impiegate sono costate 1.952.330 franchi svizzeri nel 2018 (circa 2 milioni di euro). Esistono, poi, problemi di rilascio di CO2 nell’aria (12.220 kg per ora di volo per gli F/A-18) e, naturalmente, di inquinamento acustico specie nelle aree vicine agli aeroporti militari.

Archiviato in:Estero Contrassegnato con: Referendum, Spesa militare, Svizzera

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

IL FORUM DI FRONTEAMPIO

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