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Ucraina

Chi è davvero Zelensky?

23 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Volodymyr_Zelensky

E’ apparso, via streaming, in molti parlamenti del mondo, anche in quelli italiano, israeliano e statunitense, perfino in una piazza di Firenze. Fino a pochi mesi fa, però, Volodymyr Zelensky era, almeno per noi, un personaggio totalmente sconosciuto: chi è davvero Zelensky, viene quindi naturale domandarsi.

Forse è meglio sapere qualcosa in più dell’ex attore comico e produttore Zelensky, dell’uomo che vuole coinvolgere l’Europa nella III guerra mondiale, della sua tanto improvvisa quanto esplosiva discesa in politica: da quasi signor nessuno a presidente dell’Ucraina, in quattro mesi.

I registi e pupari di Zelensky sono l’oligarca Kolomoisky e gli USA

Lo scrittore Roberto Vallepiano ( lui si definisce “agitatore culturale” ) ha pubblicato sul proprio profilo Facebook lo scorso 16 marzo 2022 un post, piuttosto documentato, intitolato “Chi è davvero Zelensky?“.

Roberto Vallepiano, in un successivo post sul suo profilo Facebook del 19 marzo 2022, aggiunge, a conferma, che « Anche la Repubblica involontariamente conferma ciò che abbiamo ricostruito nei giorni scorsi. Zelensky è un attore che interpreta una parte, quella del Presidente, scritta per lui da altri ».

« I suoi registi e pupari sono oligarchi ucraini del calibro di Igor Kolomoisky e il Dipartimento di Stato Americano. Ogni sua parola, movenza, espressione, capo di vestiario è parte di una sceneggiatura hollywoodiana costruita su misura per lui. Un format con cui stanno ipnotizzando e abbindolando il pubblico occidentale. Per colpa di una classe dirigente oscena, costituita da politicanti inetti e servili, dopo il collasso economico rischiamo di essere fagocitati tutti in una guerra che avrebbe ripercussioni devastanti ».

Nulla di nuovo, tutto confermato da giornali quali “Il Messaggero” che scrive di un vero e proprio «  format, quasi un copione » [1].

Zelensky, produttore e attore della serie tivù “Servitore del Popolo”

Quindi ritorniamo alla domanda di partenza: « Chi è davvero Zelensky, il comico ucraino divenuto beniamino della stampa occidentale e decantato come un’ eroe sulle copertine dei nostri settimanali e nei nostri Telegiornali? » .

Spiega ancora lo scrittore Roberto Vallepiano: « Sceglie la carriera di attore e comico, fonda il Kvartal 95 Studio e produce la Telenovela “Sluha Narodu” (Servitore del Popolo) [ la serie ha debuttato il 16 ottobre 2015 e si è conclusa a marzo 2019, NdR ] in cui lo stesso Zelensky interpreta l’uomo qualunque che stanco della corruzione politica che imperversa in Ucraina, viene inaspettatamente eletto presidente » .

Pare, sostiene Vallepiano, che « a Igor Kolomoyskyi – potente uomo d’affari dal triplo passaporto ucraino, cipriota e israeliano, fiduciario degli USA e principale oligarca di Ucraina – guardando la popolare telenovela venga la magnifica idea di trasformare la fiction in realtà e di far interpretare all’attore comico Zelenzky la parte del Presidente non soltanto in video ma anche nella realtà » .

In merito, si potrebbe pure giungere a credere che ciò fosse già stato deciso in precedenza e che la serie tivù non sia stato altro che un furbo sistema di lancio di una campagna elettorale.

Zelensky, fondatore e leader del partito populista “Servitore del Popolo”

Comunque sia, « Subito dopo Zelensky annuncia la fondazione di un partito [ 2 dicembre 2017, NdR ] che porta lo stesso nome della popolare telenovela: “Servitore del popolo” e, all’apice della sua popolarità televisiva [ 31 dicembre 2018, NdR ], annuncia la propria candidatura alle elezioni presidenziali dell’anno successivo [ meno di quattro mesi dopo, il 21 aprile 2019, NdR ] » .

« Da quel momento la sua società, la Kvartal 95, – sostiene lo scrittore Roberto Vallepiano – registrerà un anomalo flusso di finanziamenti, gestiti attraverso società off-shore con sedi in paradisi fiscali, per un ammontare di 40 milioni di dollari. Il principale sovvenzionatore della campagna di Zelensky è proprio il discusso oligarca Kolomoyskyi, proprietario di PrivatBank ».

Il 31 marzo 2019 Volodymyr Zalensky, a sorpresa, è il vincitore del primo turno elettorale ( 5 714 034 voti, il 30.24% ) e va al balloggio col miliardario e presidente uscente Petro Porošenko (3 014 609 voti, il 15,95% ). Resta fuori dal ballottagio un’altra miliardaria, Julia Tymoshenko [4] ( 2 532 452, il 13,40% ).

Di seguito i risultati pubblicati dal sito ufficiale dell’Ucraina [5].

Ballottaggio_elezioni_ucraina_2018

Al secondo turno, il 21 aprile 2019, recandosi al voto solo il 62,09% degli aventi diritto, Volodymyr Zalensky sbaraglia il presidente uscente Petro Porošenko: 13 541 528 voti ( 73,22% ) contro 4 522 450 ( 24,24% ).

La BBC così commenta l’esito del voto: « I suoi critici sono scettici sulle sue credenziali, con molti che esprimono preoccupazione per i suoi stretti legami con l’oligarca miliardario Ihor Kolomoisky » [6].

Kolomoyski, infatti, « possedeva il 70% del 1+1 Media Group il cui canale televisivo 1+1 trasmetteva ” Servant of the People “, la serie comica di Volodymyr Zelensky » [7] [8].

Ihor Kolomoyskyi finanziatore delle milizie naziste ucraine

« 𝗜h𝗼𝗿 𝗞𝗼𝗹𝗼𝗺𝗼𝘆𝘀𝗸𝘆 è 𝘀𝘁𝗮𝘁𝗼 𝘂𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗶 𝗽𝗿𝗶𝗻𝗰𝗶𝗽𝗮𝗹𝗶 𝗳𝗶𝗻𝗮𝗻𝘇𝗶𝗮𝘁𝗼𝗿𝗶 𝗱𝗶 𝗮𝗹𝗰𝘂𝗻𝗶 𝗱𝗲𝗶 𝗴𝗿𝘂𝗽𝗽𝗶 𝗽𝗮𝗿𝗮𝗺𝗶𝗹𝗶𝘁𝗮𝗿𝗶 𝗻𝗲𝗼𝗻𝗮𝘇𝗶𝘀𝘁𝗶 𝗲𝗱 𝘂𝗹𝘁𝗿𝗮-𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘀𝘁𝗶 che nel 2014 hanno prodotto il colpo di stato che ha rovesciato il legittimo governo del Presidente Janukovic innescando 8 anni di instabilità e guerra civile nella regione », sostiene sempre lo scrittore Roberto Vallepiano nel suo post Facebook.

Ed ancora: « L’oligarca Igor Kolomoysky, presidente di Parlamento ebraico europeo, padrino e finanziatore di Zelensky, ha forti interessi economici sul Donbass, motivo per cui il suo esercito privato di organizzazioni neonaziste, in parte inquadrate nell’Esercito ucraino, dal 2015 𝗵𝗮 𝘀𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮𝘁𝗼 𝗰𝗶𝗿𝗰𝗮 𝟭𝟲 𝗺𝗶𝗹𝗮 𝗿𝘂𝘀𝘀𝗼𝗳𝗼𝗻𝗶 𝗻𝗲𝗹 𝘀𝗶𝗹𝗲𝗻𝘇𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗶𝘁𝗮̀ 𝗶𝗻𝘁𝗲𝗿𝗻𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗮𝗹𝗲 ».

Invenzioni? Assolutamente no.

« Amnesty International ha riferito che il battaglione Aidar, anch’esso parzialmente finanziato da Kolomoisky, ha commesso crimini di guerra, inclusi rapimenti illegali, detenzioni illegali, rapine, estorsioni e persino possibili esecuzioni », scrive nel 2016, ad esempio, l’agenzia di stampa internazionale Reuters [9].

Nell’articolo, si precisa come « Il battaglione Azov, parzialmente finanziato da Taruta e Kolomoisky, usa il simbolo nazista Wolfsangel come logo e molti dei suoi membri sposano apertamente opinioni neo-naziste e antisemite » [9].

finanziamento_Zelensky

Ihor Kolomoyskyi finanziatore della campagna elettorale di Zelensky

Ufficialmente, Zelensky dichiara di aver versato nel “fondo elettorale” 156,4 milioni di hryvnia ( 4.800.000 di euro ) per la campagna elettorale del 2019. Di questa somma, 65,8 milioni di hryvnia sono stati ottenuti tramite fondi del partito ( 2.000.000 euro ), 7,1 milioni di hryvnia da fondi propri del candidato ( 220.000 euro ) e, infine, 71,7 milioni di hryvnia da contributi individuali di sostenitori ( 2.200.000 euro ).

Non si conosce come, in appena un anno di vita, il “Partito dei Servitori del Popolo” abbia potuto raccogliere questi finanziamenti, né, tanto meno, chi siano i sostenitori individuali della campagna elettorale di Zelensky.

Certo è, però, che The Guardian nel 2021 ha scritto [13] « durante la campagna, gli oppositori di Zelenskiy hanno affermato che 41 milioni di dollari riferibili a Kolomoisky sono passati, tra il 2012 e il 2016, in società offshore appartenenti a Zelenskiy e alla sua cerchia, tra cui Film Heritage » .

Zelesky e il suo partito-azienda, il “Kvartal 95 Studio”

« Anche come candidato alla presidenza, Volodymyr Zelensky aveva promesso che una volta diventato capo di stato, non avrebbe permesso il “nepotismo” nella politica del personale », raccontava il giornale “Pravda Ucraina” (“La Verità” ) [10].

Invece, rivelava lo stesso giornale, « tra le persone che aiuteranno il nuovo capo di Stato in carica, i suoi colleghi del “Kvartal 95 Studio“, l’avvocato dell’ oligarca Igor Kolomoisky ».

Quest’ultimo è Andriy Bohdan, nominato capo dell’amministrazione presidenziale. Tra i colleghi della tivù, promossi nel suo staff, invece:

  • Sergei Trofimov, produttore esecutivo dello studio Kvartal 95, oggi promosso vice capo dell’amministrazione presidenziale;
  • Serhiy Shefir, co-fondatore dello studio Kvartal 95 e uno dei leader del quartier generale elettorale, è stato nominato primo aiutante del presidente, insomma il suo portavoce ufficiale;
  • Yuriy Kostyuk, uno degli sceneggiatori e produttori creativi della serie “Servant of the People” e responsabile dei media e della creatività durante la campagna elettorale di Zelensky, anch’egli nominato vice capo dell’amministrazione presidenziale.

« Ivan Bakanov, già Amministratore Delegato della società, diventa il capo dei Servizi Segreti », svela inoltre lo scrittore Roberto Vallepiano.

Effettivamente, Ivan Hennadiyovych Bakanov è un amico d’infanzia di Volodymyr Zelensky, hanno studiato assieme, e, assieme al futuro presidente ha lavorato alla creazione della “Kvartal 95 Studio“. Dal 2017 al 2019 è stato il leader del Partito Servitori del Popolo e, infine, ha fatto parte della squadra di Volodymyr Zelensky durante la campagna presidenziale del 2019. Altro ancora accumuna i due uomini: I Pandora Papers dell’ottobre 2021 hanno rivelato che Bakanov, Zelensky e il suo assistente capo, Serhiy Shefir, gestivano una rete di società offshore nelle Isole Vergini britanniche, a Cipro e in Belize [11].

In ogni caso, una “laurea in relazioni sociali e del turismo” non sembra un titolo idoneo a ricoprire un incarico delicato quale quello di capo dei Servizi Segreti ucraini.

Tutto l’agire di Zelensky, ricorda tanto Silvio Berlusconi e il suo partito-azienda Mediaset.

Zelensky milionario evasore: i suoi depositi nei paradisi fiscali

« Il 3 ottobre l’ International Consortium of Investigative Journalists (ICIJ) ha svelato i Pandora Papers, una gigantesca inchiesta basata su 11,9 milioni di documenti su beni registrati offshore, cioè in territori dove vigono legislazioni particolarmente permissive per quanto riguarda il fisco, di alcune delle persone più ricche e potenti del pianeta », spiega il giornale Internazionale [12]. 

« Dai Pandora Papers emergono parecchie informazioni sull’economia offshore globale, che permette a miliardari, politici e criminali di riciclare denaro, nascondere l’entità della propria ricchezza e pagare poco o nulla di tasse. Secondo il Fondo monetario internazionale, il ricorso ai paradisi fiscali equivale a una perdita di almeno 600 miliardi di dollari di tasse all’anno », aggiunge ancora Internazionale.

L’indagine porta alle dimissioni dei primi ministri di Islanda e Pakistan, anch’essi coinvolti nell’inchiesta.

Non si dimette Zelensky, benchè « i documenti Pandora Pampers, … suggeriscono che Zelenskiy è piuttosto simile ai suoi predecessori », precisa Il Guardian [13].

« I file rivelano che Zelenskiy ha partecipato a una rete tentacolare di società offshore, in comproprietà con i suoi amici di lunga data e partner in affari televisivi », denuncia il giornale inglese.

Una di queste aziende, registrata in Belize, è la Film Heritage, in comproprietà con la moglie Olona, anch’essa ex scrittrice di “Kvartal 95 Studio“. Questa, come una matrioska, è proprietaria al 25% di Davegra, una holding di Cipro. « Davegra a sua volta possiede Maltex Multicapital Corp, un’entità precedentemente sconosciuta registrata nel paradiso fiscale delle Isole Vergini Britanniche (BVI) ». 

Zelensky, e i suoi soci in “Kvartal 95 Studio“, detenevano ciascuno una partecipazione del 25% in Maltex.

« I sostenitori di un altro ex presidente, Petro Poroshenko hanno accusato Zelensky di evasione fiscale », riporta il giornale Al Jazeera subito dopo. In particolare, spiega il giornale arabo: « “Lui e i suoi complici hanno impiegato fondi offshore senza pagare tasse al bilancio ucraino”, ha scritto su Facebook Iryna Gerashchenko, una deputata della fazione di Poroshenko » [14].

Solo nel 2021, gli Stati Uniti scaricano l’oligarca Ihor Kolomoyskyi

Il segretario di stato americano Anthony Blinken nel 2021 scarica però Ihor Kolomoyskyi: « Desidero esprimere preoccupazione per gli sforzi attuali e in corso di Kolomoyskyy per indebolire i processi e le istituzioni democratiche dell’Ucraina, che rappresentano una seria minaccia per il suo futuro » [15].

Blinken aggiunge: « Nella sua qualità ufficiale di governatore dell’oblast di Dnipropetrovsk in Ucraina dal 2014 al 2015, Kolomoyskyy è stato coinvolto in atti di corruzione che hanno minato lo stato di diritto ». 

Vallepiano: Zelensky non un eroe, ma solo un turpe personaggio

I legami tra il presidente Zelensky e l’oligarca Ihor Kolomoyskyi, che come scritto ha notevoli interessi economici sul Donbass, sono « anche il motivo per cui Zelensky alle trattative di pace rifiuta le richieste russe di riconoscimento delle Repubbliche Popolari del Donbass ed è disposto a continuare la guerra con ogni mezzo, cercando in tutti i modi di coinvolgere la NATO e allargarla al resto d’Europa », ipotizza sempre nel suo post Facebook lo scrittore Roberto Vallepiano.

« Viene da chiedersi se il presidente ucraino sia davvero l’eroe che i mass media europei stanno rappresentando, se i politici e i mezzi di informazione occidentali si rendano si rendano conto di quale grumo di affarismo e corruzione si celino dietro questo turpe personaggio », conclude.

—

Fonti e Note:

[1] Il Messaggero, 22 marzo 2022, “Zelensky, chi scrive i discorsi al presidente ucraino? Ecco il team di sceneggiatori dietro il successo del leader-attore“.

« Parole appassionate e d’impatto ma mai casuali. (…) Un format, quasi un copione riadattato di volta in volta in base all’audience e studiato nei minimi dettagli che il presidente ed ex-attore recita magistralmente davanti ai parlamenti di tutto il mondo e sui social dove ormai è una star da milioni di followers. 

Dietro le parole del presidente c’è la firma del team di sceneggiatori professionisti di Kvartal 95 studio, la casa di produzione cinematografica fondata nel 2003 dallo stesso presidente. Molti di loro sono gli autori della serie comica cult “Servant of the People” prodotta da Netflix in cui Zelensky interpreta un professore di liceo che viene eletto al governo e inizia una “rivoluzione” per il bene del popolo.

Nel “format Zelensky” che appare in videoconferenza da Kiev sui maxi schermi dei parlamenti di tutto il mondo nulla è lasciato al caso. Il presidente è rigorosamente vestito di verde militare richiamando immediatamente l’idea di un leader che combatte in prima persona accanto al suo popolo, in opposizione a Putin che si mostra sempre in giacca e cravatta (…)».

[2] Wikipedia, “Kvartal 95 Studio“.

[3] Wikipedia, Partito politico “Servitore del Popolo“. Sito ufficiale del Partito: “Servitore del Popolo” (EN, RU, UA).

[4] Biografieonline, ricorda che « il 28 luglio del 2005 infatti, la rivista statunitense Forbes ha inserito Julia Tymoshenko al 3° posto tra le donne più influenti e potenti del pianeta, subito dopo l’allora segretario di stato americano, Condoleezza Rice, e la vice-primo ministro cinese Wu Yi, […] che è una delle donne più ricche del mondo. Il 24 gennaio del 2005, dopo aver guidato la cosiddetta Rivoluzione Arancione, Julija Tymoshenko viene nominata per la prima volta Primo Ministro dal neo eletto presidente Viktor Juščenko. [candidata alle presidenziali], perde al ballottaggio del 7 febbraio del 2010, contro l’eterno rivale Viktor Janukovič; quest’ultimo ottiene la vittoria con un rotondo 48,95%, rispetto al 45,47% della Tymoshenko ».

[5] Elezioni presidenziali Ucraina.

[6] BBC, 22 aprile 2019, “Ukraine election: Comedian Zelensky wins presidency by landslide“.

[7] Wikipedia, “1+1 Media Group“, è una rete ucraina di 8 canali televisivi.

[8] Wikipedia, “Ihor Kolomoyskyi“. Nel marzo 2012 Forbes lo ha collocato 377° degli uomini più ricchi del mondo con 3 miliardi di dollari, nonché come la terza persona più ricca in Ucraina.

[9] Reuters, 5 maggio 2015, “In the battle between Ukraine and Russian separatists, shady private armies take the field“.

[10] Pravda Ucraina, 22 maggio 2019, “Зе!Банкова. Кого Зеленський призначив в Адміністрацію президента“.

Sempre secondo questo giornale ucraino, tra i componenti dello staff del presidente Zelensky, troviamo:

  • Kyrylo Tymoshenko, giornalista televisivo, fondatore e produttore di “Good Media“. Secondo i giornalisti investigativi, è stata GoodMedia a creare i contenuti video per Zelensky e lo stesso Tymoshenko sarebbe stato sotto l’influenza di Igor Kolomoisky. Oggi anche lui è vicepresidente dell?Amministrazione Presidenziale;
  • Mikhail Fedorov, consigliere del presidente. Si è occupato della creazione e promozione dei canali di Zelesnkysu tutti i social network: YouTube, Instagram e Facebook, Telegram.

[11] Wikipedia, “Ivan Bakanov“.

[12] Internazionale, 6 ottobre 2021, “Cosa sono e chi coinvolgono i Pandora Papers“.

[13] The Guardian, 3 ottobre 2021, “Revealed: ‘anti-oligarch’ Ukrainian president’s offshore connections“.

[14] AlJazeera, 4 ottobre 2021, “Pandora Papers: Ukraine leader seeks to justify offshore accounts“.

[15] Dipartimento di Stato Stati Uniti, 5 marzo 2021, “Public Designation of Oligarch and Former Ukrainian Public Official Ihor Kolomoyskyy Due to Involvement in Significant Corruption“.

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Ucraina, ecco Diia: ID Digitale, nonostante la guerra

19 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

« Cosa pensi di questo passaggio alla tecnologia digitale? Pratico o preoccupante? », domanda ai lettori l’autore di un articolo sulla diffusione dell’Identità Digitale ( ID Digitale ) in Ucraina pubblicato su un sito francofono.

« Abbiamo scoperto che l’Ucraina è un campione digitale. In una mossa per digitalizzare e centralizzare tutto, il 6 febbraio 2020 il governo ha lanciato un’applicazione chiamata “Diia” [“Azione”, in italiano, NdR] che riunisce carte d’identità, passaporti, licenze, registri di vaccinazione, registrazioni, assicurazioni, rimborsi sanitari, prestazioni sociali. Un modello che finora era conosciuto solo in Cina con il famoso credito sociale », prosegue l’articolo [1].

Già da due anni, gli ucraini possono scaricare l’applicazione statale “Diia”, che propone i servizi sopra accennati e tanti altri.

Il progetto della “Diia” è frutto dell’impegno del giovanissimo Mykhailo Fedorov, ministro ucraino per la “trasformazione digitale” appena trentenne.

Di Fedorov esiste persino una “scheda” sul sito del Word Economic Forum (WEF) dove si spiega che « il suo progetto dello “stato in uno smartphone”, mira entro il 2024 ad avere il 100% di tutti i servizi governativi disponibili online, con il 20% dei servizi forniti automaticamente senza l’intervento di un funzionario » [2].

Un modello che finora era conosciuto solo in Cina con il famoso credito sociale: lo "stato in uno smartphone" Condividi il Tweet

Diia, lo stato nello smartphone: cosa chiede, cosa offre

“Diia” è stato scaricata, ci conferma il Google Play, da oltre 10 milioni di persone. Molti, se si considera che l’Ucraina conta solo 42 milioni di abitanti e che non è destinata ai soggetti di età inferiore ai 14 anni.

Inquietante certo che l’app “Diia” si autodefinisca “lo stato nello smartphone” e, tra i vari dati di cui chiede l’autorizzazione all’accesso ci sono quelli biometrici delle impronte digitali.

L’app memorizza la tua foto legale.

Con “Diia” puoi anche:

  • prenotarti per la vaccinazione Covid-19 e mostrare il tuo “greenpass”,
  • pagare le tasse o le multe,
  • firmare petizioni online (e-Democracy).
  • L’app vale pure come “carta dello studente” per accedere ai servizi scolastici,
  • e, persino, tramite il sistema BankID e il chip NFC puoi autorizzare dei pagamenti della banca.

Non è tuttavia tutto rose e fiori con “Diia”.

L’app ha un pessimo voto, solo 3.6 su 5, e le recensioni degli utenti non sono tutte positive. C’è chi si lamenta del mancato funzionamento che lo priva della disponibilità della “carta d’identità” o del “codice QR del greenpass” e chi non riesce più nemmeno ad “aprire l’app della banca”.

Tutta l’Europa corre verso l’ID Digitale e forse verso i crediti sociali

« I governi vogliono andare verso la digitalizzazione della vita quotidiana raggruppando quasi tutti i servizi sul telefono – conclude il sito web IphoneSoft sul quale abbiamo scoperto la notizia – ».

« Anche la Polonia – conclude il sito – ha un’applicazione mobile simile a quella dell’Ucraina, che è stata lanciata alla fine del 2019. In Estonia, il 70% della popolazione usa carte d’identità digitali, mentre il 99% dei servizi pubblici sono disponibili online. In Cina, infine, i cittadini hanno accesso a carte d’identità virtuali incorporate in un’applicazione mobile. Gli utenti possono usarli per identificarsi quando fanno il check-in in un hotel o per accedere a certi servizi governativi, con un sistema a punti che permette di ottenere ulteriori diritti per “buona condotta” ».

L’Italia è in ritardo, ma il ministro Vittorio Colao assicura che per il 2026 anche lo stato italiano raggiungerà l’obiettivo del pieno controllo delle informazioni dei cittadini.

–

Fonti e Note:

[1] IphoneSoft, 16 marzo 2022, “En Ukraine, un air de crédit social avec l’application Diia”

[2] Word Economic Forum (WEF), “Mykhailo Fedorov”.

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Donetsk (Donbass): missile ucraino causa carneficina

16 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

« Donbass, il giorno dopo la tragedia nel cuore di Donetsk. Tra i fiori e le candele spicca un foglio su cui è riportato: “perché nessuno ascolta Donetsk?” », scrive, commentando la foto sul suo seguitissimo canale Telegram ( oltre 27.000 iscritti, [1] ) Angelo Rangeloni un italiano che da anni vive in Donbass,

Il giorno prima, sempre Rangeloni, ha denunciato come un « missile balistico “Tochka U” [sia caduto] sul pieno centro di Donetsk. Sono morte almeno 23 persone, altrettanti sono i feriti gravi. Molti gravissimi, alcuni dei quali già deceduti nel viaggio in ambulanza verso l’ospedale. Si tratta principalmente di pensionati in coda al bancomat per ritirare la pensione e di persone a bordo delle auto e degli autobus che transitavano lungo una delle vie principali della città, in pieno giorno. L’esercito ucraino quasi quotidianamente impiega questo tipo di armamenti contro gli obiettivi strategici delle repubbliche del Donbass ».

Seguono le raggelanti immagini e i video della strage di Donetsk pubblicati dallo stesso Rangeloni, che, scrive, era passato da quella strada appena dieci minuti prima.

Proviamo sconcerto a vederle.

La stampa di regime italiana strumentalizza la strage di Donetsk

Più sconcerto, però, a vedere come la propaganda italiana strumentalizzi quelle immagini e quei morti capovolgendo la realtà.

Roba da regime dispotico stile “1984” di Orwell.

La Stampa, uno dei quotidiani edito dal gruppo GEDI, ovvero dalla famiglia Agnelli, oggi infatti pubblica in prima pagina un titolo eclatante, “la carneficina” e un’immagine violenta: una serie di corpi distesi per terra, morti o feriti gravemente.

Gravissimo che l’immagine sia decontestualizzata. Il lettore disinformato è naturalmente portato a credere che si riferisca all’Ucraina, alla città di Kiev magari, e individui nei russi, in Putin, il colpevole della carneficina.

Ci troviamo, invece nel Donbass e più precisamente a Donetsk la capitale della repubblica indipendente filo-russa e quei morti sono conseguenza di un attacco missilistico ucraino.

Tanti i commenti oggi su Twitter che denunciano la “malafede senza dignità” e la “carneficina dell’informazione” ad opera de “La Stampa”, ma anche del TG5 di Mediaset.

« Almeno 20 morti e 28 feriti si sono registrati in seguito alla caduta di un missile su Donetsk, nella zona dell’Ucraina orientale controllata dai separatisti filo-russi », aveva ammesso il giorno prima Repubblica [2],

Ma la testata giornalistica sempre di proprietà del gruppo Gedi – Agnelli aveva subito precisato: « Ne è conseguito uno scambio di accuse tra russi e ucraini sulla responsabilità ». Insomma, nessun colpevole.

Noi proviamo solo sincero disgusto a leggere Repubblica.

Silenzio dai politici filo-guerra. Proteste solo di Acerbo e Donato.

Dal mondo della politica giungono solo due commenti, quello di Maurizio Acerbo (Rifondazione): « Le vite dei russi delle repubbliche del Donbass non contano? La loro morte non commuove? Bisogna fermare questo massacro e raccontare all’opinione pubblica tutta la verità. I torti e la barbarie non stanno da una parte sola » [3].

E poi quello, su Twitter, di Francesca Donato, la deputata europea dimessasi dalla Lega Nord: « Vediamo chi si straccerà le vesti per questi civili ucraini uccisi dall’esercito di Kiev. Con un missile fornito dall’UE, magari? ».

Stampa russa: le vittime di Donetsk colpite da schegge missile ucraino

La verità? Indubbiamente la riporta un giornale russo, Смотрим: « Secondo le autorità del DNR, 20 persone sono state uccise e 36 ferite. Il portavoce del ministero della Difesa russo Igor Konashenkov ha detto che il Tochka-U è stato sparato su aree residenziali di Donetsk dalla direzione nord-ovest, dal distretto di Krasnoarmeysk, che è controllato da unità nazionaliste ucraine. Il portavoce della milizia popolare DNR, Eduard Basurin, ha chiarito che la granata è stata distrutta a mezz’aria, altrimenti “ci sarebbero state molte più vittime” » [4].

In definitiva, i morti e i feriti sarebbero stati colpiti dalle schegge del razzo ucraino.

Intanto, ci aggiorna sempre il canale Telegram di Angelo Rangeloni, « ieri sera, verso le 21:30 (ora locale), la contraerea della Repubblica Popolare di Donetsk ha intercettato un nuovo missile balistico “Tochka U” nei cieli sopra Makeevka. I resti del missile sono precipitati sul quartiere “Solnechny”. In quel momento le strade erano semi-vuote. Due negozi sono completamente distrutti dalle fiamme e molte palazzine hanno riportato danneggiamenti. I civili feriti sono 6, tra cui tre minorenni, ha riportato il ministero della salute di Donetsk ».

–

Fonti e Note:

Credits: photo e video by canale Telegram di Angelo Rangeloni.

[1] canale Telegram “Rangeloni News“.

[2] Repubblica, 14 marzo 2022, “Missile su Donetsk, almeno 20 morti. Scambio di accuse tra Russia e Ucraina sulla responsabilità”.

[3] Rifondazione, 14 marzo 2022, “Acerbo (Prc-Se): nessuno condanna strage di civili a Donetsk. le vite dei russi non contano?”.

[4] Смотрим, 14 marzo 2022, “В ДНР заполучили украинский ноутбук с данными о целях ударов “Точкой-У””.

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Mariupol, Ucraina: una fakenews le bombe sui bimbi

12 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Ricordate la straziante “notizia” del presunto bombardamento russo sull’ospedale pediatrico di Mariupol (Ucraina), amplificata da tutti i media e i lacrimevoli talk show italiani?

Era una fakenews e oggi ci sono le prove.

Onore a Simone Di Stefano che su “Romalife”, per primo e con grande coraggio, si era « posto qualche domanda rispetto alle foto e ai filmati del bombardamento dell’ospedale » [1].

Di Stefano, ad esempio, si chiese se « qualcuno può spiegare il nesso temporale e la congruenza fra il barbecue improvvisato dai soldati/soccorritori che si vede alla sinistra della foto? ».

Il Mariupol News annunciava chiusura ospedale già il 24 febbraio

Oggi però, inclemente, giunge la conferma.

Si tratta di un vero e proprio autogol ucraino.

Una veloce ricerca in rete, infatti, ci conduce sulle pagine di Mariupol News, un giornale locale ucraino, che il giorno 24 febbraio 2022, alle ore 15:19, aveva pubblicato la notizia della chiusura di tutti i policlinici di Mariupol e del trasferimento dei ricoverati in strutture di emergenza o direttamente presso le proprie abitazioni per l’avvio di cure ambulatoriali [2].

La propaganda di Zelenskyy, Azov e stampa italiana russofobica

“Colpito l’ospedale dei bimbi”, “Bombe sui bambini”, si erano affrettati però a titolare in maniera cubitale rispettivamente il Corriere della Sera e La Stampa, il 10 marzo 2022, mostrando emblematiche immagini, sulle prime pagine degli organi di propaganda del regime Draghi e annuncianti il criminale bombardamento russo sull’ospedale pediatrico di Mariupol, in Ucraina.

Il presidente fantoccio ucraino Zelenskyy, dal proprio profilo Twitter, da attore qual è, aveva diffuso uno straziante lamento corredato da un video: « Mariupol. Attacco diretto delle truppe russe all’ospedale di maternità. Persone sotto le macerie. Bambini sotto le macerie. Questa è atrocità! Per quanto ancora il mondo sarà complice nell’ignorare il terrore? ».

La terribile armata nazista Azov, sostenitrice di Zelenskyy e colpevole del massacro di 48 ucraini di sinistra del 2 maggio 2014 ad Odessa [3] [4], precisava che nell’attacco aereo russo all’ospedale pediatrico ci sarebbero stati 17 feriti e 3 morti, tra cui una bambina.

Le ambasciate russe: immagini ospedale ciniche e menzognere

Tutto orchestrato per sollevare, difronte alla morte di innocenti bambini, la russofobia e, di conseguenza, predisporre l’opinione pubblica verso sanzioni e azioni militari contro il popolo russo.

Inutilmente l’ambasciata russa in Italia si era lamentata: « il tentativo di gonfiare lo scandalo attorno alla presunta distruzione da parte della Russia dell’ospedale di Mariupol è il massimo del cinismo e delle menzogne sulla nostra operazione militare speciale in Ucraina ».

Anche l’ambasciata russa nel Regno Unito si era affettata a denunciare su Twitter come fosse Marianna Podgurskaya « una modella e una beauty blogger [ad] interpretare » il ruolo della donna ferita apparsa sui giornali.

Il tweet sul tema dell’Ambasciata russa nel Regno Unito è stato rimosso dal social network.

Chiaramente i russi non sono credibili, anche quando dicono la verità, come per il mai avvenuto attacco alla centrale nucleare di Zaporizhzhia ( sud Ucraina ).

La prima teppistica reazione non si è fatta attendere con il lancio di un paio di bombe molotov contro il consolato Bielorusso – noto alleato di Putin – a Roma.

La via della pace, Bennett (Israele) a Zelenskyy: arrenditi!

Dove vogliono arrivare Zelenskyy, la Nato, l’Italia con la continua diffusione di queste fakenews? Ad una terza guerra mondiale?

Mentre l’Europa soffia sul fuoco, è il primo ministro israeliano Naftali Bennett, come riporta il “Jerusalem Post” [5], che si è fatto portavoce nei confronti del presidente ucraino dell’unica via d’uscita dalla situazione.

Bennett, in particolare, avrebbe sostenuto, secondo quando riferisce un funzionario ucraino al giornale, di « accettare l’offerta fatta dal presidente russo Vladimir Putin per porre fine alla guerra – che include molti sacrifici ucraini -. Se fossi in te, penserei alla vita del mio popolo e accetterei l’offerta ».

–

Fonti e Note:

Credits: Photo by Daniel Klein on Unsplash

[1] RomaLife, 10 marzo 2022, “Le foto del bombardamento a Mariupol: le incongruenze che scatenano i dubbi”.

[2] Mariupol News, 24 febbraio 2022, ore 15:19, “Поликлиники Мариуполя закрыты, а все больницы переведены в ургентные”. Link su WebArchive, qualora il primo venisse cancellato.

[3] Wikipedia, “Strage di Odessa”.

« La strage di Odessa è un massacro avvenuto il 2 maggio 2014 ad Odessa presso la Casa dei Sindacati, in Ucraina, ad opera di estremisti di destra, neonazisti e nazionalisti filo occidentali ucraini ai danni dei manifestanti sostenitori del precedente governo filo russo, che si opponevano al nuovo governo instauratosi nel Paese. Nel rogo, preceduto e seguito da linciaggi e violenze nei confronti degli aggrediti, trovarono la morte almeno 48 persone tra impiegati della Casa dei Sindacati, manifestanti contrari al nuovo governo, o favorevoli al separatismo, simpatizzanti filo-russi e membri di partiti di estrema sinistra ».

[4] Huffington Post, 5 luglio 2014, “La strage di Odessa e la stampa italiana: censura di guerra?”.

[5] Jerusalem Post, 11 marzo 2022, “Bennett advises Zelensky to surrender to Russia, Zelensky refuses”.

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Ucraina: come uscire dal conflitto Occidente-Russia?

11 Marzo 2022 by FronteAmpio.it Lascia un commento

guerra-armi

“Come uscirne” è l’unica domanda che non si pongono politici, esperti o presunti tali e giornalisti, che s’alternano nel circo mediatico che sta vendendo lo spettacolo della guerra sulla tivù nazionale.

“Come uscirne” è però il titolo dell’editoriale che Fausto Sorini ha firmato sulla rivista online “Marx21” che cerca darsi una risposta « senza farsi intimidire da una campagna politica e mediatica in corso per cui ogni tentativo di spiegare – senza allinearsi all’isteria anti-russa – viene bollato come “putiniano” e messo al bando ». [1].

Riteniamo utile per il lettore condividerne i punti salienti.

I fatti precursori del conflitto: Da caduta muro Berlino a piazza Maidan

Certamente, per individuare una via di fuga dalla crisi in corso tra Russia e Ucraina e che rischi di coinvolgere, sta coinvolgendo, l’intera Europa occorre partire dalle cause che l’hanno scatenata.

“Marx21” parte dall’inizio, da quell’anno 2014 quando « un colpo di Stato in Ucraina destituì con violenza il presidente Yanukovic, designato da elezioni regolari internazionalmente riconosciute e poi costretto a fuggire all’estero per non essere ucciso. Il golpe fu organizzato da formazioni neo-naziste sostenute sul campo dall’Ambasciata americana di Kiev e sostenuto, in piazza Maidan, da rappresentanti dell’amministrazione USA e dell’UE ».

Ma potrebbe partire anche da prima, dall’anno 1989, quando « dopo la caduta del Muro di Berlino (1989) i leader dei maggiori paesi NATO avevano promesso a Mosca che l’Alleanza atlantica non sarebbe avanzata verso Est “neppure di un centimetro”. Una promessa smentita dai fatti, visto che da allora ben 14 paesi dell’ex Patto di Varsavia sono passati alla Nato ».

« Per molto meno Kennedy – ricorda Fausto Sorini su “Marx21” – aveva annunciato l’attacco nucleare all’Unione Sovietica se essa non avesse ritirato i suoi missili da Cuba ».

Il voto dell’Assemblea ONU segna l’arretramento dominio USA

Fausto Sorini non manca di ricordare come « nell’Assemblea generale dell’Onu, nella votazione su una più blanda mozione che non “condanna”, ma “deplora” l’intervento russo, questa è passata con 141 voti a favore, mentre i contrari e le astensioni sono stati 40 (5 no, 35 astensioni) ».

Ma, sottolinea il giornale, « l’articolazione degli schieramenti non può essere valutata solo in termini numerici: il voto dell’India non pesa come quello del Lussemburgo. Più rilevante è che i 40 voti contrari o astenuti esprimono la maggioranza assoluta della popolazione del pianeta e un PIL (a parità di prodotto) pari a circa la metà di quello mondiale ».

Segnale, secondo Fausto Sorini, che « arretra il dominio unipolare USA ».

Soluzione al conflitto Russia – Ucraina? Neutralità e Patti di Minsk

Quindi la soluzione al conflitto, per ritornare al focus dell’articolo?

“Marx21” sposa la proposta di Pino Arlacchi, già vice-segretario Onu, pubblicata su “Il Fatto Quotidiano” dello scorso 4 marzo 2022.

« L’unica strada percorribile – scrive questi – è un accordo che fornisca alla Russia le garanzie di sicurezza che richiede senza successo da trent’anni, in cambio della cessazione dell’attacco e di un impegno a lungo termine per il rispetto della sovranità dell’Ucraina. Ciò può avvenire per iniziativa europea, può includere

  • la ripresa degli accordi di Minsk,
  • ed anche la creazione di uno status di neutralità dell’Ucraina.

L’Ucraina ha diritto alla sua sovranità. La Russia non deve più sentirsi in pericolo. E l’Europa dovrebbe smetterla di scherzare con il fuoco solo per compiacere il suo padrone d’oltreatlantico ».

In sostanza, conclude “Marx21”, « una via d’uscita che … riconosca la sua sostanziale sovranità politica (quindi non un Presidente fantoccio, Zelensky ), la sua neutralità militare, e ne consenta negli anni una ... riconciliazione nazionale e di cooperazione pacifica con tutti i Paesi vicini ».

–

Fonti e Note:

[1] Marx21, 6 marzo 2022, Fausto Sorini, “Perché la crisi ucraina e come uscirne. Editoriale”.

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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