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Giustizia

La Procura di Trapani spia/va i giornalisti

9 Aprile 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

L’inchiesta, il cui merito occorre riconoscere ad Andrea Palladino, è stata pubblicata su “Domani” [1], quotidiano edito da Carlo De Benedetti. Ha portato alla luce « centinaia di pagine di intercettazioni, trascritte e depositate nell’inchiesta sulle Ong della procura di Trapani, che riguardano i giornalisti. Nomi di fonti, contatti, rapporti personali, dati che il codice di procedura penale tutela come segreto professionale ».

« Non solo conversazioni telefoniche intercettate, a loro insaputa, tra i giornalisti e le loro fonti confidenziali, ma anche l’indicazione dei loro movimenti », precisa il quotidiano Avvenire [2].

Intercettazioni e pedinamenti digitali sarebbero iniziati sul finire del 2016 e durati anni.

Spiega sempre Andrea Palladino su Domani: « Le indagini sono state cruciali per legittimare la battaglia del ministro Minniti prima e di Salvini poi contro i “taxi del mare” » [3].

Un bel modo di fare politica, e di amministrare la giustizia?

La Procura di Trapani ha calpestato la Costituzione e i Diritti dell’Uomo?

Avvenire, uno dei giornali che ha maggiormente seguito la vicenda, aggiunge: « Non basta dire che le intercettazioni saranno distrutte, bisogna chiarire e spiegare perché numerosi giornalisti non indagati per alcun reato sono stati sottoposti a intercettazione, calpestando l’articolo 21 della Costituzione e il diritto alla protezione delle fonti » [4].

Scrive ancora il giornale: « Secondo la Corte di Strasburgo, le autorità inquirenti non solo non possono chiedere al giornalista il nome della fonte, ma non possono neanche cercare di assumere indirettamente, con sequestro di materiale o intercettazioni, notizie per identificare le fonti ».

« E’ una sicura violazione dell’articolo 10 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo che assicura il diritto alla libertà di espressione, con particolare riguardo alla libertà di stampa », conclude Avvenire.

Si tratta, insomma, di uno dei più gravi attacchi alla stampa nella storia italiana.

Ispezione del Ministero: far luce su attività della Procura di Trapani

Oggi, dopo la pubblicazione dell’inchiesta, il governo Draghi sembra sorpreso dalla vicenda e « la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha disposto accertamenti sull’inchiesta di Trapani sulle ong,. […] gli accertamenti saranno formalizzati settimana prossima dopo Pasqua e potrebbero portare all’apertura di un fascicolo » [5].

Sarebbe necessaria un’immediata e ampia trasparenza sulla vicenda.

Dovremmo poter conoscere il nome del magistrato che ha ordinato lo spionaggio e le sue giustificazioni.

Il caso dovrebbe riaprire il mai a sufficienza aperto dibattito politico sui limiti delle intercettazioni telefoniche che, per chi lo ignora, di principio, sono vietate dall’articolo 15 della nostra Costituzione (fatte salve le eccezioni).

« La libertà e la segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione sono inviolabili », recita la Costituzione.

Forse anche quest’articolo è un puro formalismo nello Stato poliziesco in cui viviamo?

–

Fonti e Note:

Credits: Photo by Hassan OUAJBIR on Unsplash

[1] Domani, 3 aprile 2021, “Nell’inchiesta sulle ong intercettati anche giornalisti mai indagati”.

[2] Avvenire, 3 aprile, “L’inchiesta. Giornalisti intercettati a Trapani: Cartabia dispone accertamenti”.

[3] Domani, 3 aprile 2021, “L’ordine di indagare sulle Ong è partito dal ministero dell’Interno”.

[4] Avvenire, 6 aprile 2021, “Ong. Giornalisti intercettati a Trapani, Cartabia incarica gli ispettori”.

[5] Domani, 3 aprile 2021, “Ministero della giustizia: verifiche su inchiesta di Trapani sulle ong”.

Archiviato in:Giustizia & Carceri Contrassegnato con: Giustizia

Pino Maniaci: assolto lo “scassaminchia”

9 Aprile 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

Pino Maniaci « ha continuato a fare lo scassaminchia, senza guardare in faccia a nessuno, che si trattasse di Matteo Messina Denaro o di intoccabili colletti bianchi, denunciando tanto gli affari di mafia quanto gli interessi convergenti di amministratori locali, pezzi di magistratura, prefetti, professionisti a vario titolo. Come quelli al centro dell’indagine della procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni confiscati, uomini e donne di Stato solo sulla carta, ma in realtà al servizio di se stessi, di amici, di parenti ».

Così scriveva l’avvocato Antonio Ingroia di Pino Maniaci, il giornalista fuori dal coro, conduttore del telegiornale di TeleJato, l’emittente locale di Partinico.

« Era ovvio che prima o poi gli avrebbero presentato il conto e così è stato » [1].

Una bella mattina all’alba, il 22 aprile del 2016, infatti, Pino Maniaci fu arrestato in una retata che coinvolse pure una decina di presunti mafiosi.

Un’onta assurda!

Dopo aver ottenuto lo stralcio della sua posizione da quella degli altri imputati [2], ieri ha finalmente avuto riconosciuta la propria innocenza.

Pino Maniaci è stato assolto dall’accusa di estorsione [3], ma fino all’ultimo, per la Procura, era colpevole e andava condannato ad undici anni di reclusione.

« Pino avrebbe promesso un trattamento di favore da parte di Telejato in cambio di soldi. Per quanto? Per meno di 400 euro. Estorsione in saldi, evidentemente. Mancano però le prove », spiegava [1] ancora l’ex PM Antonio Ingroia che di Maniaci, assieme all’avvocato Bartolomeo Parrino, è stato il difensore.

Perché quell’inchiesta, allora?

Dopo l’arresto, Pino Maniaci: “Pago le mie denunce contro la Saguto”

L’avvocato Bartolomeo Parrino già nel 2015, commentando la pubblicazione di alcune intercettazioni tra un magistrato e un prefetto, suggerì un « l’ipotesi di poteri dello Stato che tramano non solo contro un libero cittadino ma per di più giornalista e quindi contro il diritto costituzionalmente garantito di legittima informazione » [4].

Poco dopo l’arresto Pino Maniaci confermò tutto all’agenzia Ansa [5]: « Pago le mie denunce contro la Saguto e la sua gestione della sezione misure di prevenzione del tribunale. Basta leggere le intercettazioni per capirlo: era lei a sollecitare che si indagasse su di me ».

La “lettera aperta” di Pino Maniaci ai “porgitori di microfono”

Così scrisse Pino Maniaci rivolgendosi ai propri colleghi giornalisti, in una famosa lettera aperta:

« La Procura di Palermo ha deciso di “impallinarmi”, assieme a nove mafiosi di Borgetto che con me non c’entravano niente, a nessuno di voi è venuto il minimo dubbio che ci fosse qualcosa che non quadrava. Conosco il vostro rapporto con i magistrati: sono loro che vi passano le notiziee il materiale per integrarle, quindi nessuno di voi oserebbe mettere in discussione l’operato di chi, alla tirata delle somme, offre gli elementi per mandare avanti il proprio lavoro, di chi vi fa campare » [4].

Il direttore di TeleJato poi così concludeva: « Cosa aggiungere? Che nessuno di voi, diversamente da quanto posso io fare, ha la piena libertà di scrivere ed esprimere i propri giudizi, dal momento che questi si uniformano a quelli di chi vi paga o vi da le informazioni? ».

Uno schiaffo alla “stampa positiva”, che vivacchia un po’ ovunque e si nutre dei frutti delle interviste “pattuite”, a quella stampa di quei giornalisti che Maniaci definisce [6] meglio come quella dei « porgitori di microfono », quella che pende dalle labbra del potente sindaco di turno, che non critica, che non svolge alcuna inchiesta che possa mettere in imbarazzo quei sindaci che poi, un pezzo di pane duro, sotto forma di pubblicità, possono sempre versarlo.

–

Fonti e Note:

[1] TeleJato, 11 luglio 2017, “Pino Maniaci, da eroe a criminale”.

[2] BlogSicilia, 4 ottobre 2017, “Pino Maniaci non sarà giudicato insieme ai boss di Borgetto e Partinico”.

[3] TeleJato, 8 aprile 2021, “Pino Maniaci assolto dall’accusa di estorsione”.

[4] TeleJato, 21 ottobre 2015, “Saguto e Cannizzo contro Pino Maniaci. La replica dell’avvocato Parrino”.

L’enciclopedia Wikipedia alla voce “Pino Maniaci” dettaglia:

« Pare che l’inchiesta sui beni sequestrati condotta da Telejato abbia infastidito i membri del cosiddetto “cerchio magico” di Silvana Saguto, ex Presidente della sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Palermo, oggi accusata di corruzione, induzione, abuso d’ufficio. In una intercettazione, l’ex giudice parla della TV di Partinico, Telejato, con l’ex Prefetto Cannizzo, che le chiede “che tempi abbiamo”. La risposta: “Appunto, quello dice: ha le ore contate” – riferendosi proprio a Pino Maniaci. E il 14 maggio la Saguto dichiara in un’altra conversazione privata resa pubblica dagli inquirenti: “Se questi si spicciassero a fare le indagini che stanno facendo, noi non avremmo bisogno di fare niente. Se quei co*****i della procura indagassero su Maniaci l’avrebbero già arrestato”[88]. Le intercettazioni sono state trasmesse dal programma televisivo Le Iene, in un servizio di Matteo Viviani e Riccardo Spagnoli del 10 dicembre 2019[73], in cui viene descritto il processo Maniaci, partendo dalle indagini su Silvana Saguto, che al telefono con Cappellano Seminara, diceva: “Quello che non capisco è per quale ragione ancora nessuno si muove ancora contro questo str***o di Telejato” ».

[5] Agenzia Ansa, 6 maggio 2016, “Maniaci, contro di me vendetta per caso Saguto”.

[6] TeleJato, 28 settembre 2016, “Lettera aperta di Pino Maniaci ai colleghi giornalisti”.

Archiviato in:Giustizia & Carceri, Informazione Contrassegnato con: Giustizia, Informazione

Sentenza: vaccino anti-Covid obbligatorio per i dipendenti

23 Marzo 2021 by FronteAmpio.it 3 commenti

giustizia

Il vaccino anti-Covid obbligatorio? No, ma i lavoratori dipendenti di fatto non possono rifiutarsi di sottoporvisi!

Questa, in sostanza, la massima della sentenza del giudice del lavoro di Belluno Anna Travia che ha confermato la sospensione senza stipendio per due infermieri e otto operatori sanitari, tutti dipendenti di RSA, che lo scorso febbraio avevano rifiutato di sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid col Pfizer.

Per il medico competente della RSA di Belluno il vaccino anti-Covid è obbligatorio

Il “medico competente” delle aziende, una figura interna prevista dalla normativa sulla Sicurezza sul Lavoro, li aveva quindi “inidonei al servizio” « permettendo così ai vertici delle case di riposo di allontanarli dal luogo di lavoro senza stipendio per impossibilità di svolgere la mansione lavorativa prevista », spiega oggi il quotidiano Corriere del Veneto.

Ciò perché, secondo il magistrato, il titolare dell’impresa deve tutelare l’idoneità fisica dei lavoratori sulla base dell’articolo 2087 del Codice Civile [2].

La Sentenza: Lavoratori sospesi fino a vaccinazione o termine epidemia

Spiega il giornalista Alessio Antonini del Corriere del Veneto: « la sentenza – prima di questo tipo nell’Italia della pandemia – è destinata a fare da pilota per i prossimi ricorsi anche se va detto che difficilmente potrà essere applicata nei grandi ospedali. Il giudice infatti conferma la sospensione senza stipendio dei dieci operatori sanitari spiegando che non c’era alcun modo di ricollocarli all’interno della struttura lavorativa ».

« I sanitari no-vax non sono stati licenziati – conclude il giornale –, ma soltanto sospesi. Ciò significa che nel momento stesso in cui dovesse cessare il pericolo per la salute – cioé se si vaccineranno o se sparirà il Covid dalla faccia della Terra – potranno essere reintegrati nei loro posti di lavoro con effetto immediato », conclude beffardamente il quotidiano.

–

Fonti e Note:

[1] Corriere del Veneto, 23 marzo 2021, “Covid, no vax sospesi: il giudice dà ragione a due Case di riposo”.

[2] articolo 2087 del Codice Civile: « L’imprenditore è tenuto ad adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro, l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro ».

Le misure che il datore di lavoro deve adottare sono distinte in:

  • quelle tassativamente imposte dalla legge;
  • quelle generiche dettate dalla comune prudenza;
  • quelle ulteriori che in concreto si rendano necessarie.

Sul piano sistematico è stato rilevato il collegamento della norma in commento con le norme costituzionali poste a difesa del diritto alla salute (32 Cost.) e del rispetto della sicurezza e della libertà e dignità umana nell’esplicazione dell’iniziativa economica (41 Cost.).

I beni tutelati dalla norma sono l’integrità fisica e la personalità morale del lavoratore ( Fonte: Brocardi ).

Archiviato in:Giustizia & Carceri, Pandemia Sars-Cov-2 Contrassegnato con: Covid-19, Giustizia, Vaccino

Il caso Vioxx: il farmaco che uccise decine di migliaia di pazienti

7 Gennaio 2021 by FronteAmpio.it Lascia un commento

« Forse 500.000 o più morti americane premature possono essere state causate da Vioxx, una cifra sostanzialmente più grande dei 3.468 decessi di individui nominati riconosciuti da Merck durante la definizione della sua causa. E quasi nessuno tra le nostre élite politiche o mediatiche sembra conoscere o interessarsi a questa possibilità », ha scritto Ron Unz, redattore di “The American Conservative” [1].

Vioxx, la nuova Aspirina ma che causava trombi, infarti ed ictus

Vioxx – nome commerciale della molecola Rofecoxib – fu un farmaco « per il sollievo dai segni e sintomi di osteoartrite, per la gestione del dolore acuto negli adulti e per il trattamento dei sintomi mestruali (ossia dolori mestruali) » scoperto nei laboratori di ricerca dalla società farmaceutica americana Merck. Una sorta di nuova “Aspirina”.

Dopo aver superato gli studi clinici senza problemi e l’approvazione della FDA, l’agenzia del farmaco americana fu immesso sul mercato nel 1999.

« Con un budget pubblicitario televisivo medio di cento milioni di dollari all’anno, Vioxx divenne rapidamente uno dei bestseller di Merck » [1].

La Merck ne ottenne una vendita annuale di 2,5 miliardi di dollari.

Un vero e proprio farmaco di successo.

Il farmaco, infatti, aveva avuto successo con la maggior parte dei pazienti nell’alleviare il dolore.

L’azienda farmaceutica tuttavia aveva ignorato l’impatto dell’inibitore Cox-2, presente nel farmaco, rispetto a possibili disfunzioni cardiovascolari ovvero, a causa di formazioni di trombi, all’incremento del rischio di infarto e di ictus. E ciò nonostante che l’azienda ne fosse perfettamente a conoscenza.

Al « Centre for Drug Evaluation and Research hanno scoperto che chi assumeva il Vioxx aveva il 34% di probabilità in più di contrarre una malattia coronarica rispetto agli altri antidolorifici », riportò nel 2005 il quotidiano inglese The Guardian [4] in un articolo dal titolo che fa molto riflettere: “Come possiamo impedire che il disastro di Vioxx si ripeta?”.

La FDA si scusò, la Merck pagò dei risarcimenti, ed il Vioxx sparì

Solo dopo l’avvio di migliaia di cause legali da parte di pazienti del Vioxx, nel settembre 2004, la Merck ritirò il farmaco dal mercato.

« Il richiamo – rivela il giornale The Week – arrivò pochi giorni dopo che Merck scoprì che un’importante rivista medica stava per pubblicare uno studio di un investigatore della FDA (Food and Drug Administration) che indicava che il farmaco in questione aumentava notevolmente il rischio di infarti ed ictus fatali e che probabilmente era stato responsabile di almeno 55.000 morti americane durante i cinque anni in cui era stato sul mercato. Ben presto si è scoperto che Merck era a conoscenza di potenziali effetti collaterali letali anche prima del lancio di Vioxx nel 1999, ma aveva nascosto tutti questi inquietanti test sotto il .. tappeto » [1].

« Una ricerca pubblicata in seguito sulla rivista medica Lancet stima che 88.000 americani hanno avuto un attacco di cuore a causa dell’assunzione di Vioxx, e 38.000 di loro sono morti » [3].

Nel 2007, l’azienda pagò « 4,85 miliardi di dollari per controversie e cause legali intentate contro di essa. Ha anche pagato altri 950 milioni di dollari al governo degli Stati Uniti per essersi dichiarato colpevole della promozione illegale del farmaco e per aver ingannato il governo americano sulla sua sicurezza » [2].

Quando Big Pharma da più valore agli utili che alla salute pubblica

Ci fu chi, come « Eric Topol, Presidente della Cardiologia della clinica di Cleveland, si è spinto al punto di affermare che Merck ha dato più valore alle vendite che alla salute pubblica » [2].

Stessi problemi in Regno Unito, e analoghi commenti riportati da The Guardian: « L’autorità di regolamentazione statunitense non ha agito per conto della salute pubblica, ma per gli interessi delle aziende. Era consapevole della portata del problema nel giugno 2000, ma ha aspettato due anni per fare qualcosa » [4].

« Gli alti funzionari della FDA si scusarono per la loro mancanza di una supervisione efficace e promisero di fare meglio in futuro » [1].

« La UK Medicines & Health Care Products Regulatory Agency – scrive ancora The Guardian – difende il sistema, di cui fa parte, dicendo: “Non importa quanto estesi siano gli studi clinici sui pazienti, alcuni effetti avversi possono non essere rilevati fino a quando un numero molto elevato di persone non ha ricevuto il farmaco” » [4].

Qualcosa che ci ricorda le rassicurazioni di oggi delle agenzie del farmaco sui vaccini anti-Covid.

All’epoca, la vicenda incrinò parecchio la fiducia dei consumatori nell’industria farmaceutica, la Merck poi ritirò pure « il Fosamax, un farmaco per l’osteoporosi femminile ».

Ma il tempo non aiuta la memoria dell’uomo.

Il giornalista Ron Unz, commenta la vicenda sarcasticamente. I politici americani avrebbero dovuto « distribuirlo gratuitamente a tutti, in dosi massicce, a partire dal 65° compleanno. Forse avrebbero anche dovuto renderlo obbligatorio. A livelli sufficientemente elevati di consumo nazionale, Vioxx avrebbe potuto eliminare quasi da solo tutti i nostri gravi problemi di deficit di bilancio » [1].

Eliminando i pensionati ed il relativo costo per le casse pubbliche, cioè.

—

Fonti e Note:

[1] The Week, 27 aprile 2012, “When half a million Americans died and nobody noticed”

Interessante appare rilevare, come sempre The Week riporti questo passaggio: « Non è facile dimostrare le cause e gli effetti … [ma] l’anno dopo che il Vioxx è stato ritirato dal mercato, il New York Times e altri mezzi di comunicazione hanno notato che il tasso di mortalità americano ha subito un calo sorprendente e del tutto inaspettato. Tipico è stato il titolo di un breve articolo apparso nell’edizione del 19 aprile 2005 di USA Today: “USA Records Largest Drop in Annual Deaths in at Least 60 Years”. Durante quell’anno, i decessi americani sono diminuiti di 50.000 unità, una strana anomalia, che è stata guidata da un brusco calo di attacchi cardiaci mortali ».

[2] The Future of Healthcare, 9 marzo 2020, “Merck: Vioxx Case Study”

[3] Un’interessante e dettagliata cronologia dei fatti è reperibile su NPR, 6 febbraio 2019, Snigdha Prakash e Vikki Valentine. “Timeline: The Rise and Fall of Vioxx”

[4] The Guardian, 27 gennaio 2005, Hsiao-Hung Pai, “How do we stop the Vioxx disaster happening again?”

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TAR Lazio boccia i DPCM di Conte : non sono motivati

6 Dicembre 2020 by FronteAmpio.it 72 commenti

Tre duri colpi, in punta di diritto, sono stati assestati all’avvocato “del popolo” Giuseppe Conte dalla prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) per il Lazio con l’ordinanza n. 7468 pubblicata lo scorso 4 dicembre.

I suoi DPCM sono “carenti d’istruttoria”, “carenti di motivazioni” quando non riportano almeno in sintesi i testi degli appena citati verbali del Comitato tecnico-scientifico e, soprattutto, per la loro reiterazione, potrebbero violare la Costituzione.

Gli avvocati: Finisce l’arbitrio del premier Conte

Come spiegano gli avvocati Francesco Scifo e Linda Corrias presentatori del ricorso ai microfoni del canale Youtube “dentro la notizia” [1], « da oggi è finito l’arbitrio del governo Conte, perché questa decisione dice chiaramente che il governo deve fare un’adeguata istruttoria nei suoi prossimi DPCM, e dovrà esibire, per ragioni di ovvia trasparenza, tutti gli atti sui quali, in qualche modo, si fondano questi DPCM ».

La denunciata “carenza di motivazioni” dei DPCM si basa sul fatto che tali atti amministrativi si fondano su pareri formulati dal Comitato Tecnico Scientifico (CTS) che non vengono immediatamente resi pubblici, ma rimangono ingiustificatamente secretati per almeno 45 giorni.

La “carenza d’istruttoria”, invece, sarebbe connessa al fatto che le obbligazioni imposte dal presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte non sarebbero adeguamento motivate, ma solo giustificate con inutile rinvio ai verbali del CTS che, come detto, non vengono allegati, neppure come estratto di sintesi.

Essendo il DPCM un provvedimento amministrativo, in carenza di adeguate motivazioni, si mostra come atto ingiustificato, se non addirittura arbitrario.

Ordinanza TAR Lazio 4.12.2020

Obbligo uso delle mascherine nelle scuole primarie non è motivato

Nel caso specifico, i Magistrati ritengono meritevole di approfondimento giuridico l’imposizione a « l’uso della mascherina, in modo incondizionato sul tutto il territorio nazionale, – durante l’intero orario scolastico – anche ai bambini di età compresa fra i sei e gli undici anni ».

« Dal DPCM impugnato – proseguono i Magistrati – non emergono elementi tali da far ritenere che l’amministrazione abbia effettuato un opportuno bilanciamento tra il diritto fondamentale alla salute della collettività e tutti gli altri diritti inviolabili, parimenti riconosciuti e tutelati dalla costituzione, fra cui primariamente il diritto alla salute dei minori di età ricompresa fra i 6 e gli 11 anni, sì da poter connotare di ragionevolezza e proporzionalità l’imposizione a questi ultimi dell’uso di un dispositivo di protezione individuale in modo prolungato e incondizionato, anche “al banco” e con distanziamento adeguato ».

Nello specifico, sempre in riferimento all’obbligo di mascherina per i bambini della scuola primaria (under 11), il TAR del Lazio sostiene che nei provvedimenti del premier Conte è assente « specifica istruttoria [basata] sulla “situazione epidemiologica locale” di ciascuna regione, sul “contesto socio-culturale” in cui i bambini vivono, come suggerito dal CTS nel verbale n. 104 ».

Mancano, altresì, nei DPCM di Conte, valutazioni scientifiche sulle « ricadute di tale imposizione sulla salute psico-fisica dei minori in una fase della crescita particolarmente delicata ».

In definitiva, imporre la mascherina ai bambini nelle “zone gialle” sarebbe attualmente scientificamente ingiustificato.

Il TAR Lazio: DPCM seriali hanno perso requisito della temporaneità

Degno di nota dell’ordinanza firmata dal presidente del TAR Lazio, Antonino Savo Amodio, e dal magistrato relatore, Laura Marzano, è il passaggio che adombra profili di incostituzionalità dei DPCM seriali : « le misure finora assunte per fronteggiare l’epidemia da covid 19, di cui la difesa erariale enfatizza la temporaneità, nei fatti risultano avere sostanzialmente perso tale connotazione stante la rinnovazione di gran parte delle stesse con cadenza quindicinale o mensile », e pongono, pertanto, secondo il Collegio giudicante, « numerose e complesse questioni, anche di illegittimità costituzionale ».

Quale sarà la risposta di Conte lo vedremo alla scadenza del nuovo DPCM, il prossimo 15 gennaio. Per l’udienza di merito del TAR, invece, dovremo attendere il successivo 10 febbraio 2021.

–

Note & Fonti :

[1] video integrale del canale Youtube “dentro la notizia”, i “Giuristi per la legalità” sono gli avvocati: Avv. Lucia Deiana, Avv. Sebastiano Cheri, Avv. Linda Corrias, Avv. Alberto Appeddu, Avv. Marcello Colamatteo , Avv. Francesco Scifo.

[2] testo dell’ Ordinanza TAR Lazio del 4.12.2020 sull’obbligo di mascherine per i bambini d’età inferiore agli 11 anni [PDF]

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No al green pass della vergogna!

Petizione contro il "green pass della vergogna" indirizzata ai Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera dei deputati.

Sì, firmo ora!
440 firme

No al green pass della vergogna

Ai Sigg. Presidenti dei Gruppi Parlamentari della Camera

Sig.ra/Sig. Presidente,

da oltre un anno e mezzo il popolo italiano subisce limitazioni radicali a diritti e libertà considerate fondamentali dalla Costituzione, dalla Cedu e dalla Dichiarazioni dei diritti fondamentali dell’uomo.

Se accettiamo che i principi fondamentali dello Stato di diritto possano essere sospesi oggi, in nome della gestione della pandemia, dobbiamo sapere che stiamo consegnando al futuro la possibilità di prendere direzioni diverse dalla democrazia in nome di qualsiasi altra minaccia che dovesse presentarsi, di origine umana o naturale

Il green pass colpisce una categoria di persone che esercita una libertà costituzionalmente garantita [non vaccinarsi], che viene penalizzata in quanto tale, per via di una propria qualità personale, di una propria condizione e di una libera scelta

Il “green pass” della vergogna viola:

  • l’articolo 1 della Convenzione ONU sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione,
  • gli articoli 2 e 3 della Costituzione italiana,
  • l’articolo 21 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE,
  • l’articolo 2 e 7 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo,
  • l’articolo 14 della Convenzione Europea sui Diritti Umani,
  • l’articolo 10 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea,
  • e, infine, la Risoluzione 2361 del Consiglio d’Europa approvata il 27/01/2021 che, al punto 7.3, vieta ogni forma di discriminazione per chi scelga di non vaccinarsi.

Le ragioni emergenziali non possono essere utilizzate come scudo per sospendere e annullare diritti considerati intangibili dai Padri Costituenti e dalla comunità internazionale

Pertanto, si chiede che l’emergenza sanitaria sia affrontata senza derogare di un passo dal percorso della civiltà del diritto.

**la tua firma**

Questa petizione è chiusa.

Data di scadenza: Sep 10, 2021

Firme raccolte: 440

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